Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VIII. PRATICA DI RIPARAZIONE (II)(1)
Avete /finito/ (a) la lode con: "Un guardo di pietà". Pensavo se questo è per l'esame (b). Avete bisogno di pietà per l'esame? Oh, siete sicure, avete studiato, no? Sì? Studiate. Avete studiato tutte bene? Sì! Abbiate anche fiducia nella Madonna Sedes sapientiae, Mater boni consilii, Regina apostolorum. Ecco.
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Voi avete da riparare i peccati che si commettono contro Gesù buon Pastore, contro Maria la madre del buon Pastore, e contro i buoni pastori, cioè san Pietro, san Paolo e tutti i sommi pontefici, i pastori delle parrocchie. Riparare le offese che vengono fatte. Sì.
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La riparazione è fatta in tre maniere. Un poco l'ho già spiegato (a), però è bene che si penetri sempre un po' meglio. La redenzione del mondo si fa con la passione di Gesù Cristo, ecco. Quindi la riparazione! E poi con l'applicazione della redenzione.
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Allora, ci vuole: in primo luogo riparare i peccati, e in secondo luogo portare il bene, cioè la grazia alle anime, la fede alle anime, la buona volontà, la buona vita portare. La riparazione è quindi il primo passo.
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Adesso che siete qui: riparate e cioè offrendo quello che state facendo e vivendo la vita che avete qui attualmente. Qui si fa la riparazione; poi dopo si porterà la grazia. Cioè si porterà l'istruzione catechistica, si porterà l'assistenza ai fanciulli, alle giovani, agli ammalati. E si pregherà per tutti, si otterrà la grazia e le grazie che son necessarie per tutti, quando condurrete i bambini al confessionale, i bambini alla balaustra, ecc. La riparazione.
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Può essere di preghiera la riparazione.
E può essere invece di azione, ecco, di opere.
E può essere di vita.
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La riparazione con la preghiera. Far bene i primi venerdì del mese in riparazione e, come Gesù ha chiesto, la comunione riparatrice specialmente ai primi venerdì del mese. La preghiera tutta può essere offerta come riparazione, specialmente la messa. Nella messa vi è il sacrificio di Gesù: è Gesù crocifisso portato sugli altari nostri. Allora la riparazione con la preghiera: tutte potete farla. Sì.
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Secondo: vi è la riparazione di opere. Chi fa i catechismi ripara; chi assiste la gioventù femminile ripara; chi governa i bambinetti piccoli e fa loro la scuola ripara. E tutto il lavoro pastorale che compite nelle parrocchie è riparazione. Ma anche qui, per coloro che insegnano o che governano l'istituto: tutto questo è azione, riparazione di opere.
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Poi: vi è la riparazione della vita, con la vita cioè. Con l'osservanza della povertà si riparano i peccati contro la giustizia, contro il settimo comandamento, contro i ladronecci, contro l'avarizia, il lavoro festivo, l'inganno nei contratti, i soprusi contro i poveri, ecc. Eh, questa è una concupiscenza che è proprio l'avarizia: concupiscentia oculorum. E per guadagnare qualche cosa, farebbero qualunque torto e danno. Infelici! E poi in punto di morte cosa portano appresso? Niente!
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Vale niente farsi fare un sepolcro tutto coperto di marmi e magari anche con delle figure, dei ritratti ecc. Ma se l'anima va all'inferno, cosa valgono quei sepolcri belli, quando [sono] sepolcri imbiancati, e dentro <sono> invece coprono, racchiudono una persona che non ha fatto niente.
Con lo spirito, col voto di povertà e con la pratica della povertà quotidiana c'è la riparazione.
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Chi sa moderarsi e regolarsi bene <nel va> nel vitto, chi sa regolarsi e far bene per riguardo al riposo giusto e le cure che si devono avere per la salute e tuttavia non abusare, chi lavora, chi tiene da conto del tempo, e tiene da conto delle cose: tutta riparazione. E poi chi fa il voto di povertà ripara quei peccati che son contro il settimo comandamento e cioè concupiscentia oculorum.
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Poi, vi /sono/ (a) inoltre i peccati che dipendono dalla lussuria, quindi concupiscentia carnis: tutti i disordini a questo riguardo, che derivano da questa concupiscenza. Ecco.
Allora col voto di castità e con la purezza si riparano questi peccati. Chi custodisce gli occhi, custodisce l'udito, custodisce la lingua, custodisce il tatto; chi è rispettoso ed ha coscienza delicata, tutto questo: riparazione.
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E poi in terzo luogo, riparazione con l'obbedienza, riparazione dalla superbia vitae. Tanti disordini per la superbia, per la disubbidienza, le mancanze di carità! La superbia si mostra nelle disubbidienze e si mostra nel trattar male le persone. Riparazione con l'obbedienza che è umiltà. Quindi riparazione della vita.
Perciò ci sono tre ordini di riparazione: di preghiera, di azione e di vita. Sì.
Oh, questa parte dell'apostolato vostro va molto considerata. Sì, è più facile che si consideri la parte di azione; ma preceda sempre, invece, la riparazione che può esser per tutti.
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Anime che arrivano fino a questo punto: <di consecra> di offrire la loro vita in riparazione; offrirsi vittima. Ma questa offerta va sempre fatta con prudenza, perché ci vogliono già certe disposizioni dello spirito e una certa maturità. Quindi /non fare mai/ (a) le cose così, precipitosamente, perché impegnano poi la vita.
In ogni modo, <la ri> l'offerta come vittima non vuol dire che io muoia presto, no. Vuol dire che viva a lungo (b) e che lavori, faccia dei sacrifici. Lavori per le anime, senza guardar te stesso: sacrificarti per le anime. Sì. Non intendere l'offerta di vittima come: eh, stasera lo faccio, doman mattina son morto (c). Sì, il Signore ti allunga la vita invece, che poi la spenda tutti i giorni non <per amor> nell'amor proprio, in cose di amor proprio, <ma> ma in quello che riguarda la salute delle anime.
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Sentite le anime? Avete amore alle anime? La comunità è un orto chiuso - diciamo - hortus come dice la Scrittura, un orto riservato, chiuso, oh, in cui Gesù viene consolato, in cui Gesù s'intrattiene con le anime che gli vogliono bene e con cui Gesù vuole comunicarsi, vuole stabilire una conversazione, un colloquio. Ecco quindi: un riposo, una specie di clausura, - orto chiuso vuol dire - in cui l'anima s'intrattiene con Gesù, e Gesù espone all'anima <le of> le offese, le trafitture, i chiodi che gli vengono dai cattivi. E voi con cuore sensibile, delicato offrirgli la vostra riparazione. La nostra riparazione quotidiana, sì!
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Oh, ecco, Pietro e Paolo: uno crocifisso e l'altro decapitato. Ecco la riparazione. Prima però, Pietro quanti anni ha sofferto e lavorato per le anime! E Paolo quanti anni ha sofferto e lavorato per le anime! E quindi riparazione, in primo luogo per i peccati, e in secondo luogo per l'applicazione della grazia: dare alle anime la luce e la salvezza.
253
Come vi preparate alla vostra missione?! Se voi foste tante e arrivaste a tutto! Tutti i piccoli, tutta la gioventù femminile e a tutti coloro a cui secondo il vostro apostolato, le costituzioni [dovete] arrivare! Oh, il Signore si aspetta tante anime.
254
E voi aiutate le vocazioni. Il tempo poi seguente, il periodo estivo può servire molto per chiamare vocazioni e per esercitare in sostanza l'apostolato vocazionario nelle maniere che v'insegnano le madri.
Quante siete qui? Ne farete venire una per una?
255
Quest'oggi sono arrivati dall'India, per fare un mese di esercizi, tre indiani che sono paolini: <faccia scu> faccia nera, ma anime <belle> bianche. Oh. Il superiore che era presente e che me li ha presentati - oggi sono dodici gli indiani, a Roma, paolini - il superiore che me li ha presentati - erano i tre ultimi arrivati -: questo <è venu> è entrato a san Paolo fra i primi. Eh, fra i primi. Sembrava mica un ragazzo tanto tanto sveglio, tanto intelligente; ma ne ha fatto venire sei!
Nelle vacanze ne ha fatto venire sei. Poi l'altro <che me l'ha> che era in seguito: questo cinque! <Questo cinque>. E poi l'altro: non ricordo bene il numero, in sostanza, fra /quei/ (a) tre che erano presenti e alcuni altri che non erano presenti: ventiquattro. E' un bel numero, eh? Ventiquattro! Voi <quante s> quante siete? Vi siete già contate? Avete contato i letti almeno? (b). O i piatti a tavola? Fare il conto, ecco.
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Allora, siete migliori degli indiani? Migliori, no? Lo sarete! Non volete esserlo? Eh sì! Ma non dirlo solo eh: farlo, farlo! E almeno avere lo zelo da arrivar fino lì: ognuna che ne produca una. Valgono di più le vostre lettere che scrivete: mi trovo bene. Mi faccio buona... Son contenta che mi avete mandato... Carissimo arciprete, me ne mandi un'altra compagna. Oppure la... come la chiamate quella che assiste le beniamine? (a) Delegata! Allora: cara delegata. Ecco. Questa è una grande riparazione, eh? E' una grande riparazione, sì.
257
Che un giorno abbiate nel paradiso un reparto speciale, eh? Tutto vostro, delle pastorelle, delle piccole, delle grandi: tutte felici in paradiso. Ma se siete voi a dire: "Questa l'ho portata io" sarete contente allora. Sarete contente allora: "Questa è una mia vocazione". E in quel reparto, sì, se invece di una, ne avrete di più? Ognuna coglie poi anche i meriti dell'altra, cioè di colei che fu chiamata, che è sua vocazione: gode in parte i meriti dell'altra.
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Perciò l'estate, mentre che c'è un qualche - diciamo - tempo di riposo, fate questo lavoro quanto potete: in semplicità, in umiltà, ma anche in generosità questo apostolato vocazionario.
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Eh, facciamo delle mostre vocazionarie. E per questo si cerca di suscitare nel popolo <la> l'idea vocazionaria, perché poco capiscono e spesso si oppongono.
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Adesso allora: tre pensieri. Prima: prego per i vostri esami (a), poi mi direte i risultati; la madre me li dirà. Secondo: riparare. Terzo: vocazioni. Vocazioni, neh? E avete bisogno di qualche cosa qui che vi ricordi sempre le vocazioni. Il lavoro vocazionario, che consiste nel reclutamento, ma poi nella formazione. Ma questa parte la formazione. Prima il reclutamento, cioè raccoglierle le vocazioni.
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Il buon Pastore vi benedirà e tutto il bene che fate agli altri, alle altre, verrà a voi. Verrà a voi, certamente: in grazie e benedizioni qui sulla terra, e poi in gloria e felicità in paradiso.
Sapete cosa vuol dire: piantare il chiodo? (a) Cosa vuol dire? Fissarsi! Alla mostra vocazionaria in Alba, dicevano: il nostro vescovo ha un chiodo piantato nella testa: è quello delle vocazioni. L'avete voi? (b).

Albano Laziale (Roma)
17 giugno 1962

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238 (a) R: finita.
(b) In tono scherzoso con risata da parte delle uditrici, particolarmente di quelle che si preparano per gli esami scolastici.
(1) Albano Laziale (Roma), 17 giugno 1962

240 (a) Cf. par. 222ss.

249 (a) R: è.

251 (a) R: non mai fare.
(b) In tono allegro.
(c) In tono allegro e scherzoso con risata da parte delle uditrici.

256 (a) R: quelli.
(b) In tono scherzoso con partecipazione delle uditrici.

257 (a) Risposta: delegata.

261 (a) Le interessate rispondono: Deo gratias.

262 (a) In tono scherzoso che suscita ilarità.
(b) Questo ultimo paragrafo è stato aggiunto dal Fondatore dopo il solito saluto di commiato: Sia lodato Gesù Cristo.