Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XIX. UNITI PER ESSERE SANTI (1)
*** consiglia questo: di tanto in tanto, anzi possibilmente ogni giorno interrogarsi: Ad quid venisti? E cioè: perché sei creato? Perché mi son fatto religioso. Per che scopo sono entrato? La risposta allora è molto semplice, viene dal profondo della nostra anima: per farmi santo. Che cosa vale tutto il resto se non raggiungiamo la santità? La santità.
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Passato il tempo della nostra vita - può essere un po' più lungo, può essere un po' più breve - ecco, ci porteranno nel sepolcro e tutto tace. A che cosa è servita la vita? E' servita a farsi santi? E' servita allora bene. Ma se non è servita a farci santi, per tutta l'eternità cosa sarà di noi?
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Perché raggiungiamo la santità occorre che ci sia sempre ciò che è detto, e cioè: entrati nella vita religiosa, fatta la professione per l'amore a Gesù e per il paradiso e sostenuti ogni giorno dall'amore a Gesù e dal desiderio di santità, cioè di felicità eterna... Ecco: sostenuti ogni giorno. Ogni giorno perché...
Ma non solamente - volevo dire - la santità individuale, ma la santità dell'istituto.
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In questi giorni passati si è celebrato in Spagna specialmente e poi in tutti i conventi di vita carmelitana più stretta, <di maggior> di osservanza più stretta, perché santa Teresa - abbiamo fatto la festa il 15 - santa Teresa ha riportato le suore nello spirito dell'istituto, perché a poco a poco si era rilassato...
L'istituto può esser fervoroso e può essere invece un po' inclinato alla tiepidezza, per cui le osservanze eh, non sono più così precise: <le> dispensarsi in questo:... dispensarsi in quello... adesso c'è la tal ragione, vi è maggior debolezza di salute, vi sono le circostanze esterne... Hanno un bel dire, ma trovarci poi invece come ci troviamo... fuori dell'istituto, nelle varie case...
E così la vita si era un po' rilassata, ed ecco che il Signore ha suscitato tre anime a rinvigorire di nuovo quell'osservanza originale, /che c'era/ (a) al principio dell'istituto: santa Teresa d'Avila, san Giovanni della Croce e san Pietro d'Alcantara che celebriamo oggi: la festa [è] oggi. Il consigliere di san Teresa è colui che (san Giovanni della Croce) ha portato anche il nuovo fervore nella vita carmelitana.
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Però la vostra vita non è solamente la parte di santificazione, la parte che riguarda la contemplazione, ma anche la parte di apostolato. La vita religiosa vostra ha questo di grande bene: la contemplazione cioè la pietà intima che porta a far meglio l'apostolato, a progredire nell'apostolato. Non si può rimaner sempre fermi! Lo spirito è sempre uguale, ma abbiam da vedere <come pro> come opporci al male, e come adoperare i mezzi che la Chiesa, la gerarchia ci propone per il progresso /anche nell'apostolato/ (a).
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/Quindi/ (a) <la vita> la parte della vita contemplativa opera sulla vita apostolica. Quando poi si fa l'apostolato bene, si sente più bisogno di Dio, di raccoglimento e opera e influisce sulla vita di contemplazione cioè di preghiera.
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Sono destinati a unirsi i due fini e si sostengono e nello stesso tempo portano la gioia, la serenità della vita religiosa.
Quando non c'è l'uno o non c'è l'altro è il cuore che si pascola di... di che cosa? Di panna montata! E cioè si pascola di fumo: fantasie, cose, chiacchere, parole inutili pensieri, vaghi, fantasie, memorie, immaginative. E poi si viene anche un po' così attaccati all'amor proprio che non si vede più altro che noi.
Ma quando si ha la giusta pratica della pietà e la giusta vita di apostolato, allora si cammina <so> con due piedi. E un passo nella vita interiore, un passo nella vita esteriore, ecco: si va avanti, avanti.
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Bisogna che pensiamo così: che l'esservi unite in vita comune, e cioè sotto una regola comune, in un apostolato comune, in uno spirito comune, in un complesso di regole cioè delle costituzioni ordinate alla vita comune, questo è per aiutarvi vicendevolmente.
593
Ad quid venisti? Da me mi sentivo debole, dice l'aspirante, e allora son venuta a cercare aiuto. E che cosa è un istituto religioso? E' una società per aiutarsi. E' una famiglia in cui aiutarsi. La società: ha un fine la società.
594
Ogni istituto, si chiami congregazione, si chiami famiglia religiosa, si chiami società è sempre l'unione di persone che hanno un fine. Perché ci stanno il padre e la madre? Per i figli. E i figli per essere educati. E i genitori per dare l'aiuto, quando occorre, /ai genitori/ (a).
595
Si mettono in società molte persone, ad esempio voi: per aiutarvi. In che cosa? Aiutarvi a conseguire il fine. E il fine qual è? Il fine è determinato dal primo articolo delle costituzioni, e cioè perfezionamento, santificazione. "Ma potevi rimanere sola!" "Ah, ma sentivo il bisogno di aiuto, di guida" Ecco allora la vita religiosa in comune. E' anche in comune in un certo senso nel senso formale, <per l'isti> per ogni istituto religioso secolare.
596
Ma per voi [la vita comune] è non soltanto formale, ma è anche materiale. E cioè: abitate insieme, avete una cucina comune. Avete un orario comune. Avete <una> una pratica della pietà del tutto comune. E ognuna prende l'ufficio che viene assegnato. L'unione: per santificarsi.
597
Ci sono nel mondo delle unioni, delle società a delinquere, cioè a fare il male. Si associano giovanotti: <quind>, diciotto, vent'anni, venticinque a rubare, poi mettono insieme e dividono.
Associazioni a delinquere proprio: pervertire i fanciulli. Questo particolarmente <ci co> ci viene dal comunismo e viene dall'ateismo, sì, che ha un riflesso doloroso anche nella nostra Italia. Oh.
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Allora, se vi sono società a fare il male... E ci son proprio le scuole a rubare, come usare gli artifici, e rubare a man salva cioè senza essere incarcerati. E quando c'è uno che viene incarcerato, eh, non ha saputo rubar bene - dicono - oh, e che bisognava che facesse due cose: rubar molto e non andare in prigione. Ah, ecco le scuole che tengono la sera <le scuole>.
599
Cosa dire poi della stampa, dell'immoralità, cosa dire di certe pellicole che son proprio fatte allo scopo di far denaro sfruttando la passione umana... Allora, voi vi siete radunate per santificazione.
600
La santificazione sì, ma con quali mezzi aiutarvi? I mezzi sono quelli che dà la congregazione, e cioè le costituzioni e il governo. <Ma venendo a quello che> Oltre a tali mezzi che abbiam già ricordati, vi sono tre, quattro altri mezzi che bisogna ricordare stamattina.
601
Primo: pregare a vicenda, perché tutte le sorelle si santifichino, e voi insieme. Ciascheduna insieme alle sorelle: una lega, una società di che cosa? Osservanza della carità come avete sentito, e progredire. Unione a progredire.
E se invece la macchina [di essere a] cinquecento, <e invece> è a millequattrocento, ecc. ecco, il progresso sarà molto migliorato, e cioè una macchina /porterà/ (a) anche dei grandi pesi, - eh, vi sono i camion che portan duecento quintali, di più -.
Aiutarvi con la preghiera. Vi stanno a cuore tutte le sorelle.
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Tutte per una e una per tutte. Tutte per una: è tanto bello che nella circolare si ricordino le case che sono stabilite e anche le case nuove. Che ognuna sappia come vive la famiglia, la famiglia delle suore di Gesù buon Pastore: quali pene ha, quali consolazioni, quali progressi. Conoscere anche le sorelle. Conoscere: e quante persone ha il noviziato quest'anno, quante aspiranti ha avuto nella tal casa, potrebbe essere l'Australia, potrebbe essere in Brasile, può essere specialmente l'Italia.
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Ieri [ci] son stati sette vescovi a parlarmi di voi, uno dopo l'altro: mi hanno impegnato più di mezza la giornata! Oh, vocazioni! Aiutarvi! Aiutarvi! (a) Un parroco - e anche un altro vescovo - mi ha scritto: "Non cominci a dirmi che non avete personale da /mandare/ (b), perché lo vogliamo assolutamente". "Prendetelo se c'è. Allora mandatecelo. Siete voi che fate il rifornimento".
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E allora, se c'è il rifornimento, credo che in casa madre ci sia grande impegno a formarle e formarle bene: spiritualmente, intellettualmente, apostolicamente, umanamente. Date e dabitur vobis [Lc 6,38], date e vi sarà dato. Non voglion sentire che non ci sono, perché per me si fa eccezione, dice ognuno. Ma l'eccezione allora diventerebbe la regola, se fosse possibile. Oh, aiutarvi.
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In ogni vostra casa si lavora per le vocazioni? Si dirà: <le vo> le vocazioniste ci sono. Ma le vocazioniste compiono la loro opera, il loro ufficio santo, però il vederle le persone un giorno, vederle una seconda volta è certamente utile, ma chi le vede continuamente le figliuole della parrocchia ogni giorno, ogni settimana almeno, ogni mese, può meglio conoscerle. Ma non basta conoscerle, bisogna formarle.
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Cominciare dai tre anni a formarle. Ah, la mamma come non ha aspettato a dirci: chiama Gesù, fà il segno della croce! E se non eravamo buoni a /farlo/ (a), ci prendeva la mano e ci faceva fare il segno della croce. Così e dall'asilo, e dalle beniamine, e avanti: formare.
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Si è /fatta/ (a) una statistica delle vocazioni maschili, in una grande diocesi: su cinquecento sacerdoti giovani e religiosi giovani, su cinquecento interrogati come è nata la loro vocazione, trecentosessanta hanno dichiarato: la mia vocazione è cominciata a sette, otto anni. Prenderle bene. Seguirle. Aiutarle. Animarle alla pietà, specialmente la divozione alla Madonna che è la Regina delle religiose. Aiutarle. Oh.
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Primo: per il progresso [e] la santificazione: la preghiera era vicendevole. Sì: una per tutte - ho detto - tutte per una. E ognuna che va <alla> alla comunione porti nel suo cuore tutta la congregazione. Io <nella mat> nella mattina quando salgo l'altare, tengo presente tutti e tutte e come se fossero tutti attorno all'altare a offrire il divino sacrifizio, sì, ecco, ciascheduna di voi.
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Specialmente quando si ha una responsabilità: pregare più per le più vicine. E cioè se sei in una casa che ha tre suore, che ha quattro suore, che ha cinque suore: quella in modo speciale. E la superiora ha particolarmente questo ufficio primo di pregare. Perché se io devo celebrar la messa, devo celebrarla per la congregazione.
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E voi, se siete la madre <in un is> in una casa determinata o in generale: per quelle pregare! Per quelle offrir la messa. Per quelle le intenzioni della comunione, perché non avete lo scopo soltanto di comandarle, ma di santificarle! E che il Signore ispiri bene le parole da dire. E che <il Signore vi sia vi> sia sempre con voi quella grazia di esemplari!
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Dar l'esempio così che possa dire: "Se /fa/ (a) come faccio io la casa va bene, la congregazione va bene. Ma se non faccio bene, cosa succede? E se gli altri imitassero me, la congregazione o la casa in particolare progredirebbe?
Quindi, la preghiera vicendevole.
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Secondo: (a) il buon esempio vicendevole. E' brutto quando si raccomanda agli altri e non facciamo noi. Ci mettiamo allora anche in ridicolo. E cioè ci guardano con occhi maliziosi: Medice, cura teipsum [Lc 4 ,23], o medico cura te stessa che sei malata. E raccomanda la mortificazione e il raccoglimento, ma bisogna che si dia l'orario e si dia l'esempio di raccoglimento abituale. Sì, l'esempio.
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Non tanti avvisi e consigli. Eh, non tante insistenze, ecc. su certi punti. Ma vedi: fa bene! La predica è la più efficace, quella dell'esempio, sì. La prima in tutto, non con il bel nome. La madre non è la figliuola. La madre deve dar buon esempio, e le figliuole impareranno dalla madre. Impareranno dalla madre.
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L'esempio. Oh, questo poi procede anche da altre cose, voglio dire dalla vita quotidiana: come si parla? Quali sono i discorsi più frequenti in casa, a tavola specialmente, nei tempi liberi ? Sono sempre edificanti? Portano sempre a letizia e nello stesso tempo a un miglior apostolato? e a un'affezione, sempre più intima alla congregazione, l'amore sempre più intimo alla casa madre, alle costituzioni, alla vita propria [?]. Il fervore.
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Il fervore! E che se non c'è, eccitarlo il fervore. E che specialmente al mattino si faccian le pratiche di pietà bene. Perché, dice san Francesco di Sales: "Se giochi alla palla e lanci la palla con la forza della tua mano e del braccio, la palla volerà in alto quanto è la forza che hai impresso <col> con la mano e col braccio. <nella> La forza impressa <nella pal> nella palla. Questa, man mano che sale, diminuisce la forza. E a un certo punto cessa, è esaurita <la fo> la forza impressa dalla mano e dal braccio quando è stata gettata la palla. E comincia a discendere allora e cade a terra.
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Sempre il rinnovamento di spirito al mattino, ogni giorno, ogni visita al santissimo Sacramento, possibilmente non alla sera, ma quando siete occupate nella giornata allora non vi è possibile tramandar tutto alla sera, allora si otterran le grazie e il fervore anche per il giorno seguente. Perciò l'esempio buono. L'esempio buono.
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Prima di rilevare i difetti altrui ricordiamo sempre i nostri. Ricordiamo sempre i nostri. Ho già detto una volta e non ricordo più se è molto tempo o poco: santa Teresa d'Avila dà delle istruzioni per le visitatrici; tra le altre cose dice che è tanto facile che le suddite si lamentino della superiora e la superiora che si lamenti delle suore. Oh, dice poi san Teresa: "Noi monache siamo /inclinate/ (a) a trovar sempre delle scuse e delle ragioni: perché ho fatto questo... perché vivo così... e c'è la salute,... e in questo caso c'è la tal difficoltà... e le suore non fanno bene, ecc. Noi <suo> monache - dice - siamo così abituate e astute nel trovar delle scuse, delle ragioni. E se c'è qualche male, è degli altri, procede da altri. E se c'è qualche bene, procede da noi".
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Le suore poi parlano una volta sola con la visitatrice; ma la superiora, la madre parla forse più volte, come avviene generalmente. E allora vediamo di aver luce. E in primo luogo esaminiamo noi stessi.
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Poi si esaminerà ognuna sopra l'ufficio che ha. Esempio: i discorsi della giornata, il comportamento, come fa il catechismo, come si comporta coi bambini, come vive nella comunità. Vi è la convivenza serena, il compatimento vicendevole, la bontà con tutte? Si corregge un po' il carattere, [o] lo si scusa dicendo: "Ma son fatto così...?" Eh. siamo fatti secondo Adamo, ma Gesù Cristo è l'uomo nuovo, l'Adamo nuovo. E bisogna vivere come Gesù, non come <l'Adamo> l'uomo vecchio che è Adamo.Oh, allora, [a] poco a poco sempre, perché si contribuisce così al bene della congregazione, di tutte.
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Poi, oltre a questo, mostrare e insegnar la pietà. La madre ha da pensare /alle/ (a) responsabilità che ha sulle figliuole: preghiera, buon esempio, buona convivenza, incoraggiamento, sostegno specialmente in principio quando escono <dalla> dal noviziato e hanno emesso la professione.
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In quei cinque anni continua il noviziato, un noviziato più largo. Sì, è vero che si fa la preparazione poi diretta alla professione perpetua, ma sono i cinque anni che preparano, non i sei mesi soltanto, alla professione perpetua.
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Si aiutano proprio le suore che escon dal noviziato? Si fa un ambiente che, in sostanza, è una continuazione del noviziato nella casa? Quindi aiutarsi in conclusione. Tutte per la santificazione.
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Ma, e dell'apostolato? L'apostolato vien di conseguenza! Farà una di più alle volte, perché è sempre in cucina, l'apostolato della pazienza <e del suo apostolato> e della vita interiore e del buon esempio e della preghiera; e l'altra farà forse la vita più esterna, e cioè negli apostolati vari che ci sono in parrocchia.
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Ma tante volte influisce di più veramente sulle anime quella che è più nascosta, quando ha pietà, ha umiltà. Influisce di più! Ma non predica, non fa conferenze... Vi è qualche cosa di intimo! Perché, chi pensi che converta le anime se non Dio? Se non è lui che opera sulle anime, anche usando la tua parola? Ma quante volte non c'è bisogno di parlare, ma quell'atto di virtù, quell'atto di obbedienza, quanto merita davanti a Dio e che apostolato è!
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Dice santa Teresa: "Vale più un atto di sottomissione e di obbedienza che costa, che non diecimila atti o di dolcezza spirituale o di cose fatte in pubblico per cui hanno avuto le lodi magari e i battimani". Cosa volete batterci le mani? Non batteteci le mani.
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Vediamo di eccitare il fervore. E pensare che lo spirito, la grazia non va a battimani o a lodi e [a] cercare la benevolenza con arte della superiora. Dubitate sempre di quelle che vi vengono troppo attorno. Dubitate sempre, sì. E vigilate perché non si cada nella debolezza di attirarsi l'affezione a sé. A Dio (a) portar l'amore e i cuori! E dubitare perché ci può essere astuzia, oh, che qualche volta influisce anche nelle decisioni, nelle relazioni che si danno.
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Una è antipatica, per quello, eh, si vede sempre con lo sguardo, con gli (a) occhiali verdi o rossi. E l'altra si vede sempre con gli occhiali bianchi. S'interpreta tutto in bene e si scusa anche il male. Siamo retti nei giudizi, non influenzati dai sentimenti o dalle cose: vedere la realtà.
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Vale più un atto di serena e costosa obbedienza che diecimila di queste cose esteriori, che son poi vuote. La sentimentalità: magari che piangono dopo la comunione, ma che dopo non c'è la testa col cuore. Perché noi viaggiamo tutte e tre assieme e bisogna che ci accompagnamo: la mente, il cuore, la volontà! E con esse: mente, volontà e cuore, il servizio che si ha dal corpo! Il corpo che è unito con l'anima.
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Quanto son contento dei vostri progressi e delle buone notizie che ricevo qua e là! Questo vuol dire che l'istituto piace a Gesù buon Pastore, piace <ad> a Maria madre del buon Pastore, piace alla Chiesa. Non insuperbirvi. Ma siete piccole!
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Non so quante persone siate tutte insieme, e il contarle non lo faccio facilmente se non vengo interrogato dai superiori. Ma bisogna dire che noi siamo piccoli <e po> e pochi! Quanto avete ancor da camminare e da progredire! Ma l'istituto è in progresso.
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E ho detto: preoccuparvi non soltanto della santificazione di ognuno di noi e neppure della casa soltanto, della casa in cui si vive, ma santificare l'istituto! Che piaccia sempre più a Gesù. Allora vi manda le vocazioni, perché è lui che le manda. Selezionatele bene: veramente anime che cercan la santità e che son portate <alle re> ai voti dall'amore a Gesù. E se ognuno è un membro sano, il corpo è sano. E si hanno anime vive ed operanti nell'istituto. E l'istituto stesso è vivo. Non che si /trascina/ (a). E' vivo ed operante: operante per il progresso e secondo gli attuali bisogni delle anime, della società.
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Vi dò la benedizione. Jesu bone Pastor... Mater divini Pastoris... Sancti Apostoli Petre et Paule... Benedictio Dei omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat semper Amen.
Benedico anche le corone perché di tanto in tanto viene qualcheduna a chiedere, così non c'è bisogno di venire una per una.
Ad laudem et gloriam Dei et Virginis Mariae in memoriam vitae, mortis et resurrectionis eiusdem Domini nostri Jesù Christi benedicantur et santificentur haec sacratissimi Rosarii coronae in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen! Prego per voi e voi pregate anche per me.
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Ricorderete che il 26 dicembre vi è un corso di esercizi di Orientamenti nella vita, quindi vi possono prender parte dai 14-15 anni fino ai 28-30, perché l'orientamento è per tutta la vita, secondo che il Signore destina un'anima. E che siano figliuole buone e quindi vogliono fare un breve corso di esercizi per conoscere la via a cui il Signore le chiama. Dal 26 dicembre prossimo in questa casa!

Ariccia (Roma)
19 ottobre 1962

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(1) Ariccia (Roma), 19 ottobre 1962

589 (a) R: cioè la quale era.

590 (a) Così T. Omette R.

591 (a) Così T. Omette R.

595 (a) Nostra congettura: ai figli.

602 (a) R: apporterà.

604 (a) In tono sentito.
(b) R: mandarsi.

607 (a) R: farla.

608 (a) R: fatto.

612 (a) R: faccio.

613 (a) E' un "secondo" che nell'ordine seguito corrisponde a un "terzo" punto che potrebbe esser anche collocato al par 612.

618 (a) R: inclinati.

621 (a) R: le.

627 (a) In tono profondo e sentito.

628 (a) R: l'.

632 (a) R: strascina.

634 * Questo paragrafo è aggiunto dopo il consueto saluto di commiato: sia lodato Gesù Cristo.