XXIV. INTERAMENTE DI DIO (1)La cerimonia che abbiamo compita adesso (a) è tutta un dialogo fra il Signore e l'anima, e poi tra quanti assistono e Gesù buon Pastore. In primo luogo c'è il concetto generale della funzione, e cioè la scena che è avvenuta fra Gesù e san Pietro.
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Pietro aveva veduto che il giovane ricco non aveva corrisposto alla vocazione che Gesù gli aveva <af> data.
E Pietro aveva sentito poi l'espressione penosa del Maestro divino: «Quanto è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli!» [cf. Mt 19,24]
Allora Pietro si fece avanti e affermò la sua prontezza nel seguire Gesù: «Ecco-- dice a nome dei dodici - noi ti abbiamo seguito, e allora che cosa ne avremo? Che vantaggio?» [cf. Mt 19,27]. E Gesù promise a Pietro e a tutti gli apostoli - ma si rivolgeva anche a coloro che in tutti i tempi [e] in tutti i secoli [lo avrebbero seguito e] anche a voi che /oggi siete state/ (a) qui ed avete emesso la professione -: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo [e] possederete la vita eterna» [cf. Mt 19,29].
E Gesù fa l'elenco delle cose lasciate, e cioè dice: «Chi avrà lasciato la casa, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre o moglie, o figli o i campi per amore del mio nome riceverà il centuplo, possederà la vita eterna» [cf. Mt 19,29] (b).
Questo è il concetto generale.
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E allora si passa al dialogo, cioè una delle aspiranti, delle candidate alla professione, fa la domanda. E cioè dice che, terminato l'anno di noviziato in cui si sono apprese tutte le cognizioni che riguardan la vita religiosa, si è andata formando una insistenza o meglio un orientamento sempre più veduto con entusiasmo: la vita di consecrazione, il desiderio di emetter la professione, conoscendo[ne] gl'impegni e i vantaggi.
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La Chiesa, se per il battesimo si contenta che facciano la domanda del battesimo e le promesse i padrini, qui no. E designa anzi che chi sceglie questo stato abbia /raggiunto/ (a) una certa età, possa rendersi responsabile della sua vita futura e della scelta che fa. Sì. Con piena conoscenza perciò. Piena convinzione anzi.
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E allora ancora il sacerdote interviene e domanda se si conoscono i doveri della vita religiosa e se le candidate <si> sentono l'impegno, la forza di perseverare sino al termine. E s'invitano le candidate a pensare ancora, a riflettere: «Fin che avete tempo, pensate, riflettete» (a). E poi, dopo una certa pausa, il sacerdote riprende: «E se siete decise, fate il passo avanti» (a). Quello è il passo decisivo della vita! Cioè si passa da uno stato all'altro.
Perché sono tre gli stati di vita, e cioè lo stato del buon cristiano, e poi lo stato religioso, e poi lo stato sacerdotale.
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Prima della professione: cristiane buone. Fatto il passo: religiose. Passate a uno stato superiore.
Immensamente superiore questo stato! Il quale mette su una via non soltanto di salvezza, ma una via più sicura, una via dove si raccoglieranno più meriti, e cioè la vita religiosa, la vita consecrata al Signore.
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Ecco allora la professione: «Ad onore della santissima Trinità!». Tutto è a onore di Dio. Sembra che in quel momento Gesù dal tabernacolo guardi e quasi tenda l'orecchio per sentire non solo la voce, ma i palpiti del cuore, del cuore generoso che vuole offrirsi tutto a lui. Ed egli accetta: «Tutta mi dono, offro, consacro». Tutto!
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Che gioia esser totalmente di Dio! Totalmente, non qui [...] divisus est [1Cor 7,33] come s'esprime san Paolo. Non è colui il quale ha il cuore diviso fra le cose del mondo e le cose di Dio, no! Solo di Dio, sempre di Dio: in vita, in morte, in eternità.
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Se tutti gli uomini conoscessero i beni della vita religiosa, bisognerebbe fabbricare molti conventi, perché tanti tanti di più aspirerebbero a partecipare a quei beni, che già si godono <su questa vi> in questa vita un po', ma si godono pienamente in cielo.
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Allora, se l'anima è generosa, Gesù risponde per mezzo del sacerdote e risponde con le parole già pronunciate a san Pietro: «Riceverete il centuplo» [cf. Mt 19,29]. Che immenso guadagno si fa il giorno della professione! Il centuplo vuol dire cento volte di grazie.
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Entrando in questa vita religiosa tutto è per Dio, tutto è indirizzato a Dio, tutto porta ad una letizia /e/ (a) il mondo non capisce niente, eh, di questo. Il mondo pensa le suore tristi, malinconiche. Eh! se sapessero l'intimità della gioia che domina l'anima che vive la sua consecrazione a Dio... Cento volte tanto. Quante grazie di più! Quante comunicazioni di più!
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Oh, in questi giorni vi ho ricordato la scala dei gradi dell'orazione. Vi siete messe su questa scala, e state facendo gradino per gradino di questa scala. Il nono grado, eh? Il grado di unione con Gesù non solo, ma di lasciare che Gesù domini la vita, domini i pensieri, domini i sentimenti. E domini la volontà e tutto l'essere, anche il corpo! Quello che è indicato con le parole di san Paolo: «Vivo ego/ (a) [Gal 2,20], non son più io che vivo, sebbene sia ancor io, ma vive in me il Figlio di Dio incarnato, Gesù Cristo.
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Portarlo nel cuore /Gesù come/ (a) sta nel tabernacolo: lì sacramentalmente, nel cuore vostro spiritualmente, sempre però lo stesso Gesù. E avrete la vita eterna.
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Sulla terra c'è un'eredità che i genitori possono lasciare alle figlie così ricca? Mai! E anche avessero, i genitori, la facoltà di lasciare il mondo intiero a una figlia: Quid [enim] prodest homini, si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur? [Mt 16,26]. Che cosa importa guadagnare anche tutto il mondo? Eh!
Minacciano le guerre per conquistare altre terre. E quando abbiamo conquistato tutto? Basteranno due metri di terra per seppellire tutto il cadavere e si mette una pietra sopra: sempre. Per sempre!
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E beato chi, avendo lasciato tutto, conquista in quel giorno tutto, il giorno della morte. Perché la suora va sempre giorno per giorno arricchendosi, un merito dopo l'altro.
Nel registro della vita eh, son segnati i minuti santificati per il Signore, per l'eternità. E alla fine quale somma? «E possederete la vita eterna» [cf. Mt 19,29]. Che improporzione!
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San Paolo oggi nell'epistola della messa (a) ci ammoniva: «Chi segue lo Spirito acquista continuamente beni e mentre che avete tempo, non perdetelo questo tempo, perché viene il termine del tempo. Si chiuderà la vita e allora arriverete alla messe. Perché chi ha seminato del bene nella vita, raccoglierà, sarà la mietitura in quel gran giorno! E non perdete il tempo, aggiunge. Si chiuderà la vita e allora arriverete alla messe. Perché chi ha seminato del bene nella vita, raccoglierà, sarà la mietitura in quel gran giorno! E non perdete il tempo, aggiunge. Sì: dum /tempus/ (b) habetis (c) [Gal 6,10], mentre avete tempo».
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Ora poi il sacerdote ancora ammonisce. E d'altra parte, perché la suora sia fortificata a mantenere i suoi impegni e sia nello stesso tempo ammonita, la croce viene consegnata. La croce: Gesù conforto. Gesù conforto e compagno e premio della vita <religio> del religioso, della religiosa. Ecco. E serve anche nello stesso tempo di divisa. Quel crocifisso da una parte ricorda Gesù, dall'altra parte ricorda Maria madre del buon Pastore.
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Allora dunque, quest'oggi è la giornata più bella della vostra vita. E godere ed esser grate. Godere per il gran bene, ed essere grate per tutte le grazie ricevute dal Signore, per tutti i beni che vi son venuti dai parroci, dai confessori, dai predicatori, prima ancora dai genitori: dalla mamma, dal papà; [per] <tut> tutto quel bene che vi è venuto attraverso a tante vie nella nostra gioventù, sì. Pregare per tutti. Siate grate!
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Nello stesso tempo i genitori si allietino. La consolazione maggiore che avranno in punto di morte, dopo quella di aver fatto bene <i loro> i loro doveri, sarà questa: «Ho dato un fiore a Dio. Per questo spero un paradiso maggiore, un paradiso più bello». E sapere che dopo la morte vi saranno preghiere molto efficaci, perché saranno preghiere di una figlia consecrata a Dio. Sì.
Allora conchiudiamo con la benedizione su tutti.
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Ho scritto ieri sera a tutte le case (anche a tutte le case dell'istituto, della Famiglia Paolina, anche alle vostre, le Suore del buon Pastore) perché dedichiamo una giornata di preghiere col Santissimo esposto e succedendosi in adorazione, per la pace del mondo. Sì. Perché il Signore voglia risparmiare all'umanità tutto quel cumulo di pene che è sempre una guerra, e tanto più quando la guerra si fa sempre più disastrosa, rovinosa, sì.
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In secondo luogo pregare per tutta la vostra famiglia, pregare per i vostri parroci, pregare per tutte le vostre case, per le singole suore.
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La benedizione discenda sopra i vostri propositi e sulla vostra volontà ferma e decisa.
Questa benedizione discenda su tutti, specialmente i presenti, e sia preludio di quella benedizione finale, quella che aspettiamo: «Venite, o benedetti. Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio» [cf. Mt 25,34].
E allora tutti assieme ci alzeremo incontro al buon Pastore Gesù: «Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio» [cf. Mt 25,34].
Ora la benedizione.
Albano Laziale (Roma)
3 settembre 1961
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(1) Albano Laziale (Roma), 3 settembre 1961.
661 (a) Celebrazione della professione religiosa. Le prime professioni furono 38 e le professioni perpetue 14.
662 (a) R: siete oggi state.
(b) cf. Rituale, pag. 31ss.
664 (a) R: raggiunta.
665 (a) cf. Rituale, pag. 33.
671 (a) R: che.
672 (a) V: autem.
673 (a) R: come Gesù.
676 (a) Domenica XV dopo Pentecoste. Cf. Messale, pag. 713.
(b) R: tempum.
(c) V: habemus.