Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XX. UN NECESSARIO ATTACCAMENTO (1)
Con tanta gente (a) <che> attirate le grazie dal cielo. Va bene! Le grazie saranno allora abbondanti e già lo avete potuto constatare.
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Ecco, un pensiero solo per questo incontro spirituale ed è il seguente: per segno e come segno principale della vocazione è l'amore all'istituto. E come quello è segno per entrare nell'istituto, così il mezzo principale per essere fedeli alla vocazione, [cor]rispondere alla vocazione, vivere bene la vocazione, qual è? E' ancora amore all'istituto.
L'amore all'istituto vi porta alla professione; l'amore all'istituto vi fa vivere la professione.
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Ora si può domandare: che cosa significa attaccamento? Attaccamento? Ci sono i marmi: sono attaccati ai muri. Vuol dir così? Mica che voi abbiate il cuore attaccato ai muri! Anche un po', perché amate anche la casa materiale, no? E vi piace! ve l'han fatta bella! Sì? Ci state volentieri? Qualcheduna mette le lacrime a partire (a). E' buon segno. E' buon segno: è segno che si è un po' attaccati. Ma qualche volta, quando c'è una ferita e allora viene fasciata e bisogna togliere poi la fasciatura e tirando via la fasciatura: ahi ahi ahi! Oh.
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Qualche volta c'è un affetto che [è] un poco naturale anche. E tuttavia non è cattivo quell'affetto all'istituto ancorché sia un po' naturale. Perché il Signore ama ciò che è naturale buono, e ciò che è soprannaturale buono. Ciò che è naturale perché la legge di natura è da Dio: i comandamenti son di Dio. E poi ciò che è soprannaturale viene dalla grazia del Signore.
Che cosa vuol dire attaccamento? Già capito: attaccamento naturale, attaccamento soprannaturale.
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Attaccamento naturale: quello che avevate in famiglia: papà, mamma, le vostre cose, la vostra casa, ecc., quello che è secondo la natura e, se si conserva con retta intenzione, è buono. E' buono!
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Però voi avete scelto il meglio, e cioè: <Chi non a> «Chi non ama me sopra il padre, sopra la madre, sopra i fratelli, le sorelle, i parenti, ecc. non è degno di me» [cf. Mt 10,37]. E voi, che siete state degne di Gesù, avete amato di più, vi siete attaccate di più a Gesù, distaccandovi da quello che sarebbero gli affetti naturali.
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Che cosa allora significa l'attaccamento religioso? Parliamo di quello religioso. L'attaccamento religioso è quello che è ispirato dalla fede e sostenuto dalla speranza e che si risolve poi in amore. Sì.
Attaccamento religioso che cosa significa? Significa amare la vita delle suore pastorelle. Amare la vita! La vita cioè che è descritta nelle costituzioni: la vita che si vive quotidianamente in quell'ordine, in quelle obbedienze, in quell'osservanza della carità, in quelle attività e quegli impegni, quegli uffici che si hanno.
Ecco: attaccamento religioso alle costituzioni.
Attaccamento religioso alle occupazioni e cioè a quegli uffici che son dati, assegnati.
Attaccamento religioso ai voti: proprio alla povertà, [al]l'obbedienza, [al]la castità: tutto quel che è descritto nelle costituzioni, nel modo di osservare questi santi voti.
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Attaccamento all'apostolato pastorale, e cioè collaborazione al ministero sacerdotale, specialmente nelle opere parrocchiali.
Attaccamento. Sì.
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Non che sia, l'attaccamento, il voler bene a una persona più che a un'altra, simpatie. Non che sia questo: che non si hanno certe pene, certe preoccupazioni, certe fatiche che c'erano in casa. Non che si ami la congregazione perché la suora evita - lasciando il mondo - evita tante pene, fastidi, fatiche, no! Non per questo, ma per maggior santità.
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Attaccamento naturale. Qualcheduna potrà domandare: ma io sto volentieri in casa perché avevo confidenza con la madre, confidenza con la maestra delle novizie, ecc. Sta bene. Tuttavia, non che il Signore si serva solo di un mezzo; ma si può servire di tanti altri mezzi; e come c'era l'aiuto delle persone che guidano l'istituto, così [ci] sarà quest'aiuto: o verrà direttamente da Gesù, o verrà <da> attraverso altre vie.
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Attaccamento all'istituto. Sì. Dopo che alle costituzioni, alle occupazioni, anche - sì - a tutti gli usi che ci sono in casa: a tutta la pietà che si pratica in casa, a tutte le sorelle con cui si convive, senza distinzione dell'una dall'altra; a tutte le madri che guidano, in quanto rappresentano Dio, non per un affetto naturale - l'attaccamento -, ma perché sono mezzi e sono le persone destinate dal Signore per guidarvi nella via della santità.
Questo attaccamento spirituale.
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Oh, quando poi si lascia la casa [e] si arriva in qualche parrocchia, l'ambiente è tanto cambiato. E spesso il passaggio dall'ambiente regolare nella vita quotidiana della casa madre, eh, non si trova più. Bisogna essere a servizio: a servizio di Gesù, a servizio delle anime.
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Ciò che guida è sempre il Signore o nell'osservanza di una regolarità quale si trova in casa madre o nel servizio delle anime.
E' un'altra regolarità e cioè: non facciamo altro che servir le anime. Siamo a loro servizio, come Gesù: è venuto per servire e non per essere servito [cf. Lc 22,27].
Per servire. Di modo tale che chi comanda, in tante cose, sono proprio le anime, i bisogni. Bisogna interrompere, bisogna adattar l'orario, bisogna qualche volta anche far precedere le opere di zelo /alle/ (a) pratiche di pietà. Tante cose si incontrano!
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Allora siccome l'attaccamento di un'anima veramente pia, di un'anima veramente religiosa, l'attaccamento è a Gesù, come si faceva bene in casa madre così si fa bene nelle case singole, nelle case piccole. Perché l'attaccamento è poi uno solo in fondo: a Gesù, al Signore, al buon Pastore. Ecco.
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E allora: come si obbediva a Gesù buon Pastore che <si> manifestava il suo volere per mezzo di chi guida, così è ancora Gesù che manifesta il suo volere attraverso ai ministri di Dio, ai parroci e attraverso alle anime che chiedono, ai bambini che aspettano, ai fanciulli a cui bisogna somministrare il pane della parola di Dio, il nutrimento spirituale. E diventate serve <di tante> di tanti padroni, e son tutte le anime che ci stanno nella parrocchia.
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Che bella cosa servire Gesù Cristo nelle anime!
«E qualunque cosa che avete fatto a uno di questi piccoli, dice Gesù, lo ritengo fatto a me stesso» [cf. Mt 25,40].
L'attaccamento è sempre a Gesù. Le varie cose sono i mezzi per mostrare la nostra prontezza, il nostro amore al Signore e alle anime.
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Oh! Quando si ha questo attaccamento, il cuore si rivolge alla casa madre. Quando si ha un problema, si pensa a casa madre, perché sia risolto. Quando si ha un fastidio: a casa madre si scrive, [ci] si rivolge. Come si ha da fare? Come ci han insegnato a casa madre. Cosa ci han detto nelle varie circostanze? E allora si pensa come si pensava a casa madre e come a casa madre si è insegnato, in modo che non avete molti consiglieri.
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Avrete molte persone che vi vogliono far da maestri, ma uno solo è il Maestro: è il buon Pastore! E una sola la madre vostra: la casa madre! La quale vi ha formate religiose. Quindi può dire: Per Evangelium /genui vos/ (a) [1Cor 4,15] - come diceva san Paolo dei suoi fedeli -, vi ha generato alla vita soprannaturale, spiegandovi, comunicandovi il Vangelo.
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E così, considerandola la vera casa, così da sentire il desiderio di ritornarvi, così da gioire quando viene una circolare da casa madre, così da leggerla subito e per quanto si può davanti al santissimo Sacramento, davanti a Gesù buon Pastore. Così prender tutte le cose in senso soprannaturale. E' la voce che è stata ispirata da Dio, è il volere di Dio che mi si comunica: son pronto, ecco!
E quando invece le difficoltà, le confidenze si vanno a esporre fuori si perde già il cinque su dieci, se poi non si finisce col perdere il sette, l'otto su dieci.
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Quando vi danno un ordine, vi chiedono una cosa e siete in dubbio se quella è secondo la vocazione e secondo <le istitu> le costituzioni, allora: cosa ci hanno insegnato in casa madre? E in questo caso, in questa <di> circostanza particolare come regolarmi? Il consiglio, l'indirizzo deve venire da casa madre.
Sopra le circolari di casa madre c'è da fare anche la meditazione tante volte. Altre volte è più lettura spirituale, secondo i casi.
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L'attaccamento è vivere. Sentirvi società perché [gli] istituti religiosi son tutti società. Sono unioni cioè di anime che vogliono fare lo stesso cammino sulla terra e aiutarsi nel perfezionamento quotidiano. Ma nella famiglia religiosa vi è sempre chi ha da guidare.
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Come si forma questo attaccamento? Questo attaccamento si forma in primo luogo con la mente: una grande serenità di spirito, un grande amore alla verità, alla sincerità, un'apertura chiara verso chi guida. Persone che han due o tre consiglieri, persone che distinguono tanto facilmente tra confessore e confessore, no! Sincerità, schiettezza in tutto.
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Quando si entra e poi tanto più nel cammino della vita, del periodo di vita di perfezionamento: molta apertura! Se si entra con una certa diffidenza, se si distingue tra cose da dirsi a chi guida e cose da non dirsi, allora l'attaccamento è impossibile.
«Ma se mi spiego, se dico, ecc., che cosa succederà?». E si teme.
Ma perché si teme? Perché l'intenzione di chi guida è solamente di aiutare. «E però se mi escludesse dalla vocazione?». E se invece non l'avessi la vocazione? E non sarebbe una grazia che ti venisse detto chiaramente, <per non> per non pentirti più tardi quando il pentimento porta tante conseguenze e difficoltà della vita? Schiettezza! Sincerità. Apertura di animo. Sì, sì; no, no! [Mt 5,37], non tanti ragionamenti.
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Alle volte ho poco tempo di sentire <eee> cose che pur devo sentire, ma devo anche conservare il tempo per coloro che pure aspettano. Quando si incontra una persona schietta, sincera, si risolvono le cose in poche parole. Quando vedo che cominciano dei discorsi con dei ma, dei se, vorrei, ho visto, mi sono trovato, eh, non la si finisce più. E poi alla fine non si sa che cosa veramente volevano dire e da quel lungo parlare se si riesce a cavare il sugo del discorso e se si è tranquilli nel dire una parola oppure non dirla.
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Schiettezza! Apertura sincera di animo. Perché, se nascono quelle certe difficoltà in giro, non ricorrete a coloro che hanno le grazie di ufficio? Con questo non voglio dir che già non lo facciate; <ma co, ma> ma mi rivolgo a qualcheduna che non lo facesse.
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Chi ha le grazie di ufficio, le grazie di ufficio non solo, ma anche di vocazione e di impegno, può capirvi. E anche se qualche volta si risponde con delle parole che sembrerebbero non rispondere al quesito in fondo in fondo rispondono. E <s> tante volte non si parla della difficoltà, ma si danno i mezzi per superare le difficoltà che s'incontrano.
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[In] primo luogo ci vuol sincerità. Diversamente si è in casa, ma non si vive della casa. Cioè: si è nell'istituto, ma non si vive dell'istituto. Vivere proprio nell'istituto col pensiero in primo luogo.
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Secondo: formare il cuore all'amore all'istituto. Interpretare e vedere tutto in bene e amare tutto quel che c'è. Il cuore: interpretare in bene e vedere che tutto è ordinato alla formazione e alla santificazione delle singole persone.
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Persone che sono inclinate a rilevare più i difetti che il bene. Queste o hanno perduto l'affetto già dell'istituto o stan perdendolo, e stanno anche comunicando il loro stato di /animo/ (a) ad altre persone. Sì.
Interpretare in bene.
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Quando uno ama una persona, scusa la persona persin negli sbagli. Ma quando non si ama, alle volte facesse anche dei miracoli, s'interpretano in male.
Eh, Gesù cacciò il diavolo da un ossesso, e la conseguenza dei farisei? Che cosa dissero? «Eh, dev'essere il principe dei diavoli lui, perché caccia gli altri; dunque è quel che comanda i diavoli, cioè il principe dei demoni: belzebub» [cf. Mt 12,24].
Oh, l'affetto, l'amore, che si mostra e si conosce in noi stessi da quello spirito per cui tutto si vede in bene; e secondo: perché a tutto si porta il bene, si aggiunge il bene.
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Quella persona che ama l'istituto, e lo difende! E quando viene fatta un'osservazione, è pronta a parlare a favore dell'istituto, sì. Non che sia facile ad arrendersi; eh, difenderà l'istituto. Persone... Mi diceva una in un caso: «Mah! Stavolta ho fatto una sgridata, ma con tutta la forza! E <son venu> sono uscita fino fuori di me, quando mi toccano l'istituto!». Eh! Non bisogna uscir fuori di noi, <ma> ma fare ciò che dobbiamo fare e ciò che abbiamo in cuore!
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E così, non si amano facilmente le uscite: quando si vuol bene all'istituto si ama la vita ritirata. Non si prendono relazioni né con <don> don tale o don tal altro fuori che nelle cose che son di apostolato e di vostro ministero. E si ha persino pena che ci sian le vacanze, alle volte, che ci siano quei permessi di andare in famiglia: si va proprio, perché? Eh, perché è dovere qualche volta: supponiamo che la mamma sia grave!
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Si prende parte alle funzioni, si prende parte anche ai sollievi. Qualche volta fate dei teatrini che fan ridere! Ma son così semplici e vi partecipate così di cuore, che fa vedere che tutto è interpretato in bene nell'istituto. Non dividere il cuore, mai! E' di Gesù, solo di Gesù.
Oh, quindi primo mezzo riguarda la mente: sincerità.
Secondo mezzo, il cuore. Poi vi sono dei pretesti per le divisioni del cuore: eh quella è preferita... E questa non è considerata...
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Terzo mezzo per l'amore all'istituto, qual è? Collaborare!
Primo: cercar vocazioni! Sempre questo pensiero presente per scoprire quando qualche fanciulla mostra tendenza alla vita religiosa o che qualche fanciulla, che ha buon carattere, può essere lavorata se mai il Signore le farà sentire la sua voce.
Collaborazione.
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Secondo: contribuire alla formazione. Contribuire alla formazione negli studi, nella pietà e nella preparazione all'apostolato, corrispondendo alle cure che ci sono nell'istituto: per lo studio, per la pietà, per la formazione religiosa, per la cura anche fisica delle persone, cioè della salute.
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Collaborazione. Sempre collaborare con chi guida: o la casa generalizia o le case singole. Stare uniti. E, se anche <se> si ha in qualche caso un pensiero diverso, si preferisce sempre quello di chi guida. Sì! E lo si segue.
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Collaborazione di preghiera. Pregare costantemente per l'istituto. Come della vostra casa, come [per] la vostra famiglia. Perché la fanciulla che si sposa dopo deve fare una vita comune nella nuova famiglia che si sta costituendo o che si è costituita. Il cuore, l'azione, gli interessi son lì. Di che cosa si dovrebbe interessare? dei nipoti?
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Se si è veramente distaccati, se veramente si ama Gesù più che il padre e la madre, i fratelli e le sorelle, come sarà il comportamento? Ecco: collaborazione col buon esempio. Sì. Chi vive bene, [chi] vive la sua vita religiosa, la sua osservanza religiosa, sempre dà buon esempio.
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Poi ci vuol tanta pazienza per collaborare. Poi ci vuol sempre una carità lieta o una letizia caritatevole. Saper portare in comune e in letizia i nostri pesi. E non considerare così facilmente quello che gode il mondo, guardando il mondo dalla finestra, quel mondo a cui si è rinunziato; ma guardando sempre che il vostro cuore è nel tabernacolo, col cuore del buon Pastore.
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Attaccamento, che è il gran mezzo e il gran segno della vocazione. Attaccamento che vi assicura di corrispondere nella vostra vita alla vocazione.
L'attaccamento che vi ha portato alla professione sarà ancora l'attaccamento che vi farà vivere la professione con amore.

Albano Laziale (Roma)
28 agosto 1961

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(1) Albano Laziale (Roma), 28 agosto 1961.
520 (a) Sono le partecipazioni al 2° corso di esercizi spirituali tenuti ad Albano.

522 (a) In tono lieto che suscita risata.

532 (a) R: dalle.

537 (a) V: ego vos genui.

548 (a) R: anima.