Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXI. SETACCIANDO I GIORNI (1)
Una delle ragioni per cui amare il vostro istituto <si> è proprio lo spirito che lo anima e lo guida e lo santifica. Questo amore a Gesù eucaristico, il buon Pastore che nutre di sé le sue pastorelle, come nutre le pecorelle e nutre gli agnelli. La divozione a Maria, madre del buon Pastore, la divozione ai santi apostoli Pietro e Paolo, poi quell'amore al Vangelo, quell'amore alle anime, lo spirito di fede e di umiltà. Oh, vi sono nell'istituto delle ricchezze che si conosceranno soltanto e [si] apprezzeranno come si deve nell'eternità.
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Questa sera una parola in particolare sopra l'esame di coscienza, ma in un senso particolare.
Vi è la comunione sacramentale, quando si va a ricevere l'Ostia santa. E vi è la comunione spirituale quando invece l'anima si unisce a Gesù spiritualmente. La prima è sacramentale, questa è spirituale: unione di cuore, unione di mente e unione di volontà con Gesù.
Così vi è una confessione sacramentale e vi è una confessione spirituale.
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La confessione sacramentale è la principale tra le confessioni. Ma poi vi sono le confessioni spirituali, quando nell'esame di coscienza noi confessiamo a noi stessi, riconosciamo noi stessi, in noi stessi degli errori: che troppo si è parlato, che in qualche cosa si è mancato all'umiltà, in qualche cosa allo spirito di pietà, ecc. Allora lo confessiamo a noi stessi e lo confessiamo anche al Signore con l'esame di coscienza.
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Vi sono confessioni spirituali continuate.
Persone che hanno sempre <un ce> un abituale raccoglimento per cui si controllano. Si controllano nel comportamento esteriore: nel parlare, negli sguardi, negli atteggiamenti, nel compimento dei doveri, supponiamo doveri interni e doveri di apostolato.
Persone che sorvegliano sempre il proprio cuore: dove stai? In questo momento che cosa senti? Quali sono le tue aspirazioni?
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Persone che controllano la fantasia, controllano l'immaginativa, la mente, le aspirazioni, le intenzioni E allora ogni volta che vedono, trovano una debolezza, una qualche mancanza, qualche fragilità, allora <si> confessano l'errore e lo confessano a se stesse e lo confessano anche al Signore: confessioni spirituali. Oh!
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Però la principale confessione spirituale è quella che chiamiamo esame di coscienza. E l'esame di coscienza, in modo particolare si prolunga nella visita. Vi sono anche altri esami lungo la giornata, ma quello della visita generalmente è il più lungo.
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L'esame di coscienza è una confessione e si può fare addirittura con gli atti della confessione. Come si fa la preparazione alla confessione sacramentale? Ecco, in primo luogo noi ci raccogliamo, ci mettiamo alla presenza di Dio: Gesù mi guarda, egli vede l'interno dell'anima mia. Gli uomini possono <vede> conoscermi dalla faccia. Ma Dio scruta il cuore: «Signore, fate che io vi conosca e fate che conosca anche me». Un'invocazione!
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In secondo luogo la confessione richiede cinque cose. E così l'esame di coscienza ben fatto ha le cinque cose, le cinque parti.
In primo luogo riconoscere i benefici di Dio, le grazie che abbiamo avuto nella vita o nell'anno, particolarmente nella giornata che si sta percorrendo: «Stamattina [c']è stata la comunione, che grande grazia. Stamattina ho avuto molte buone ispirazioni. Stamattina la meditazione è stata fervorosa: mi ha portato a buone risoluzioni. Tutte grazie! Ho avuto un avvertimento, una correzione: grazie.
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Conoscer le grazie per lodarne Iddio. E conoscer le grazie, perché? Perché il peccato, il male è non corrispondere alla grazia. E più le grazie sono state abbondanti, e più dev'essere perfetta un'anima e più deve progredire.
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Conoscere le grazie e quindi ringraziare: «L'anima mia loda il Signore». Perché? «Perché mi ha dato grandi grazie - diceva Maria -. Mi ha fatto grandi cose. Perché ha guardato alla nullità della sua serva» [cf. Lc 1,47-48]. Ecco: che abbiamo il coraggio di riconoscer le grazie. Sì, avere il coraggio di conoscere le grazie. E allora le nostre mancanze hanno una responsabilità maggiore se le grazie son state tante: «Voi così buono, io così cattivo».
Primo ringraziare.
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Secondo: allora che mancanze ci sono state? Ce ne sono? Non andare troppo al minuto scrupolosamente e non /ritornare sempre/ (a) sopra le medesime cose che già abbiamo accusato e di cui già abbiam fatto la penitenza. Ma però, se non dev'essere scrupolosa l'anima che si esamina, non deve però anche essere negligente. Ci vuole la diligenza buona, delle anime che son buone in sostanza.
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E qualche volta giova notare, e particolarmente all'inizio della vita spirituale. Giova, per fare il confronto da un mese all'altro. Perché se una persona si confessa <cinquanta volte du> cinquantadue volte all'anno, alla fin dell'anno deve aver trovato qualche progresso, in un anno. Non sarà moltissimo, ma se ogni anno noi estirpiamo un vizio, un difetto, presto ci faremo santi. Supponiamo che l'esame sia particolare sulla pietà, o supponiamo che l'esame sia generale sopra tutte le cose della giornata e sulle varie virtù. Sì.
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Tuttavia, non arrestarci solamente a conoscere gli errori, a conoscere <la> gli atti buoni fatti. E allora ecco: «Se qualche bene ho compiuto, eh, ve lo offro, o Signore. Perdonatemi il male commesso».
Ringraziare il Signore se siamo stati buoni. E poi domandare al Signore perdono delle mancanze commesse.
Entra anche nell'esame di coscienza questo ringraziamento? Sicuramente!
Ringraziare il Signore dei benefizi. Ringraziarlo della grazia di aver corrisposto ai benefici ricevuti.
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Oh, quanto poi alle mancanze: eccitarsi al pentimento. Eccitarsi al dolore, e particolarmente pensando a motivi alti: il Signore mi ha voluto bene, ed io? Come ho corrisposto? Come lo ho amato? Sono chiamata alla santità: ed io a che punto mi trovo? Io dovevo dare molta gloria a Dio: ma forse non sono stata indifferente? Come ho trattato Gesù buon Pastore? Come ho trattato Gesù? Certo, c'è da sperare che non si arrivi al peccato mortale; ma alle venialità? deliberate? <Aggiungergliele> Aggiungergli <le nostre> le spine per parte nostra, dargli dispiaceri...
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Persone che son delicate, figliuole che non darebbero mai un dispiacere alla mamma: ma quanto a dispiacere a Gesù forse non son così delicate. Oh! Eccitarsi quindi al pentimento anche ricordando che si son perduti dei meriti, ricordando anche che c'è il purgatorio e ricordando anche che c'è l'inferno, e ricordando che la vita passa e può riempirsi di meriti, e la vita passa e può invece non riempirsi di meriti, ma di responsabilità.
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Quando poi un'anima si accorge che comincia a entrar la tiepidezza, bisogna dare il grido di allarme, perché quell'anima va incontro a dei pericoli gravi. Nella tiepidezza, quanti errori! Quanto male possiamo poi commettere! Basta un piccolo buco, alle volte, perché l'acqua entri nella nave e la metta in pericolo di essere sommersa. Sì.
In modo particolare [esaminarsi] sullo stato dell'anima: sono fervoroso? Sono tiepido? Sono unito a Dio? Faccio i miei doveri con diligenza? Amo la mia vocazione? Vivo lo spirito di religioso? ecc. Lo stato dell'anima, ancor più che le particolari mancanze!
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Allora dal dolore nasce il proposito: non voglio commettere mai più. Sì. E i propositi generalmente sono quelli che si sono preparati negli ultimi esercizi spirituali oppure nell'ultimo ritiro mensile. Rinnovarli! Rinnovarli prendendo anche i mezzi per praticarli.
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Fuggire le occasioni che possono portare al male: qualche volta è solamente un sentimento troppo umano di affezioni e la persona non si accorge che va disfacendo la sua vocazione. Il cuore! Il cuore quando finisce col dominare e sovrastare alla volontà, il cuore è cieco <e> e può trascinare là dove non si vorrebbe arrivare.
Il dolore, col proposito!
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Poi allora, che cosa avviene? Se noi andiamo a confessarci, ci presentiamo al ministro di Dio. La confessione la facciamo a Dio attraverso al sacerdote. Questa è la confessione sacramentale.
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Ma noi possiamo confessarci direttamente a Gesù: confessione spirituale. «Mi confesso - e si può recitare la preghiera - a Dio /onnipotente/ (a) ecc.». Poi proprio accusare le mancanze: raccontargliele a Gesù, proprio come se dovessimo parlare col confessore. E raccontargli anche se abbiamo evitato le occasioni, se abbiamo preso i mezzi per crescer nella virtù. E domandargli la luce. Dopo un anno di vita religiosa, di professione, dopo il noviziato, quale progresso posso constatare? Ecco.
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Molte anime poi ricorrono a dei mezzi che non valgono: consigli di qua, consigli di là. Andate da Gesù! Pregate che vi infonda lo spirito di pietà e di fervore, allora è facile vincere queste varie difficoltà.
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Confessarsi a Gesù. Dopo stare in silenzio e aspettare che Gesù ci parli al cuore, come il confessore che dà gli avvisi. Non parlerà Gesù? Ma sì che parla all'anima, con parole che vanno dirette al centro del cuore! E siccome <al sacer> al tabernacolo, a Gesù ci confessiamo con tutta sincerità, così egli trova la nostra anima più disposta e muoverà alcuni richiami, incoraggerà l'anima, la istruirà circa i mezzi da adoperare: là c'è quell'occasione, ad esempio.
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Oh! E dopo dovrebbe venire l'assoluzione. Il confessore dà l'assoluzione; e Gesù non la dà? Gesù la dà, perché il confessore la dà a nome di Dio, ma Dio può darla anche direttamente! E cioè, se c'è il dolore perfetto, ecco che tutto è scancellato. E se ci fosse anche un peccato grave, questo viene cancellato quando il dolore è perfetto, rimane però l'obbligo di accusarsene poi, prima di fare la comunione. Quando poi sono venialità, con un atto sincero di pentimento, con un caldo bacio al crocifisso, con un «Gesù mio misericordia», ecc., con una comunione spirituale, le venialità vengono scancellate. Quindi c'è proprio anche l'assoluzione.
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E la penitenza? La penitenza è bene che ce la prendiamo noi. E' chiaro! Generalmente giova la penitenza che il confessore ci ha dato l'ultima volta in cui ci siam confessati. Anzi giova domandare questo al confessore, almeno una volta in vita: che dia il valore di penitenza sacramentale anche a tutto il bene che si farà e a tutte le pene che si subiranno nella vita.
Allora, la penitenza dell'ultima confessione.
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Ma la penitenza più valida, che viene proprio anche a esser medicinale è questa: di fare <al> il contrario di quanto abbiamo fatto peccando.
Se hai parlato troppo o fuori tempo: adesso modera la lingua e parla solo a tempo, cioè quando vi è il permesso.
Se hai seguito un po' l'umore della giornata, o tristezza o malinconia, e poi ti sei lasciata sopraffare da pensieri tristi, allora rimetter lo spirito nelle mani di Dio e finché il nostro spirito resta atteggiato a serenità.
Se non si è studiato, e dopo s'impegna il tempo a studiar bene: quella è penitenza.
Se si è mancato un po' nella preghiera per tiepidezza, ora, come penitenza, quest'oggi prega meglio: prega in fervore. E così: fare il contrario di quello che si era commesso peccando.
Allora: ecco la confessione sacramentale, ecco la confessione spirituale.
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Questa confessione - che ho detto - spirituale può essere brevissima, sì. Uno sguardo che penetri l'anima: anima mia come stai? In questa mattinata, che cosa c'è che ti domina? L'amore a Dio? La luce di Dio? O vi è un tormento, che procede da qualche passione, da qualche dispiacere che non hai ricevuto bene, che non hai saputo offrire al Signore, ecc.?
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Allora, ecco: confessione spirituale, che è poi l'esame di coscienza. Sì. Provarsi perché l'esame di coscienza sia fatto in questa maniera nella visita al santissimo Sacramento: se ne vedrà facilmente il frutto.
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Oh, vi sono sempre dei mezzi per procedere, per camminare avanti nella santità. Le persone che son diligenti, fanno continue invenzioni amorose, suggerite dalla diligenza, per trovare i mezzi, per aggiungere meriti a meriti, virtù a virtù.
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Potete anche insegnare, in generale, nei catechismi questo esame di coscienza a modo di confessione spirituale. Sarà molto utile. Almeno alla sera, prima di andare a letto, questi buoni cristiani che entrino un momento in se stessi, riconoscano il male commesso: «Se qualche male ho commesso, perdonami; se qualche bene ho fatto, accettalo, o Signore, e la grazia vostra sia sempre con me». Tanto giova questo. Ma non che tirino la conseguenza che basti la confessione spirituale: ci vuole anche la confessione sacramentale!

Albano Laziale (Roma)
28 agosto 1961

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(1) Albano Laziale (Roma), 28 agosto 1961.

570 (a) R: sempre ritornare.

579 (a) R: onnipotenti.