III. IN MODO ORDINARIO (1)Aver fiducia nelle grazie di ufficio e nelle grazie che rispondono ai doveri. Il Signore, quando dispone secondo la sua provvidenza le cose, quando ordina un'anima ad una missione, ad una vocazione propria, quando le persone si trovano in quelle necessità per quanto è loro affidato, la provvidenza di Dio c'è. La grazia di Dio c'è e accompagna.
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Il Signore aiuta certamente a compiere la sua volontà. Cioè, quando una disposizione viene da lui, quando un ufficio è secondo il volere di Dio, quando una si trova in necessità per quello che è il suo dovere, sempre il Signore interviene.
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Aver fede. Perché? Perché il Signore non contraddice se stesso. Se vuole che una persona compia un determinato ufficio e questa persona vi mette la buona volontà, egli interviene con la sua grazia. Ecco, allora si ha da applicare questo principio a tutto quello che vi riguarda.
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Vi è chi compie l'ufficio di direzione, d'insegnante, di maestra, vi è chi invece è alunno, alunna e deve attendere agli studi, vi è chi si trova nel corso del noviziato, altre nel corso di aspirandato, postulato, altre già hanno fatto la professione perpetua. In tutte queste cose, in tutti questi uffici, in tutte queste condizioni che sono <secordine> secondo l'ordine della provvidenza, la grazia di Dio [non] manca mai, se mettiamo la nostra parte.
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E cioè:
1° accettare quello che viene disposto in spirito di obbedienza perché piace al Signore;
2° portare in quello che si ha da fare - supponiamo nello studio, nella formazione - portare la volontà buona: dedicarsi con santo impegno. E allora, la rettitudine che si ha nelle intenzioni e lo stato e la disposizione che si ha nel compier il volere di Dio, questo assicura sempre la grazia del Signore.
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Voglio dire: non affannatevi e preoccupatevi troppo, ma più fede sì! Più fede sì!
Dice il Signore nel santo Vangelo <che>: «Perché vi preoccupate di quello che mangerete, del modo con cui vestirete, ecc.? [cf. Mt 6,25]. Il Signore Dio sa quello che vi occorre» [cf. Mt 6,32], però sempre che la persona, che noi facciamo la nostra parte.
Se c'è il campo da seminare e il contadino non lo semina, non troverà il pane sulla tavola. Ma se il contadino fa la sua parte, umilmente prega, la benedizione di Dio viene sicuramente o da una parte, dal campo, o da un'altra.
Non vidi iustum derelictum [Sal 36,25] super terram, non ho visto il giusto abbandonato sulla terra, nec semen eius quaerens panem [Sal 36,25], e neppure che i suoi figli manchino di pane.
La provvidenza vi è!
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Non dobbiamo esigere che giorno per giorno noi troviamo qualche progresso straordinario, qualche grazia straordinaria. Il Signore in necessariis non deest, nelle cose necessarie non viene a mancare; nelle cose superflue invece non abbonda: In superfluis non abundat.
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Generalmente le cose devono crescere come crescono le piante: prima si getta il seme il quale, stando qualche tempo sotto terra, si sviluppa; poi cresce un'erbetta, e poi un piccolo ramo il quale va crescendo e ingrossando, e poi ad un certo punto mette i rami, le foglie, i fiori e i frutti. E la pianta continua a crescere, chissà per quanti anni!
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Non si ha la pretesa che tutto proceda così improvvisamente. Le cose la provvidenza di Dio le fa in modo ordinato e generalmente in modo ordinario. In modo ordinario: come fanno a crescere <le pers> le piante, come fanno a crescere i bambini, i fanciulli. Crescono in età e in statura e, se sono buoni, anche in grazia e sapienza, e cresceranno fino alla maggior età.
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Bisogna sempre pregare e aver fiducia. E ogni giorno che si prega, ogni giorno si ottiene un pochetto. Come si ha da crescere nella virtù? Tutti i giorni un tantino.
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Crescere un tantino ogni giorno. Non propositoni grossi, non pretendere che una cambi carattere dalla sera al mattino, no. Le cose in modo ordinario conforme <alla di> alla provvidenza, perché allora c'è da una parte la nostra azione, che merita presso Dio e merita la grazia, e dall'altra parte c'è Dio che dà la vita, dà la grazia, dà la luce, dà la forza. Sì.
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Studenti che devono pensare: ho questo lavoro da compiere, ho questo <dover> dovere da fare: studiare! Rendermi capace della mia vocazione. Rendermi capace di compiere un giorno quello che è nel voler di Dio.
Se uno venisse soltanto per studiare e non per vocazione, eh, sbaglierebbe strada. E allora non c'è da stupire che le cose non riescano. Può anche avvenire che riescano un po' nello studio perché ci son le qualità <di> intellettuali. Ma occorre crescere in equilibrio per chi ha vocazione, e cioè: in sapienza, età, grazia. Sì. Non che noi eleggiamo il nostro stato, ma che noi assecondiamo il volere di Dio.
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Quante volte si son vedute già anche in congregazione, qui, delle difficoltà nello studio e difficoltà che sembravano insormontabili; eppure c'è stato il buon esito. C'è stato veramente l'intervento di Dio, visibile anche, almeno in parte.
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Così, ognuna ha la volontà, il desiderio di osservare i propositi, di crescere nella virtù e vincere i suoi piccoli o gravi difetti. Se c'è il lavoro interiore, l'impegno e si prega, ecco, ci vogliono sempre due volontà assieme: volontà nostra e volontà di Dio.
Lì è come dire per ottenere il perdono dei peccati: ci vuole il pentimento e ci vuol la misericordia di Dio. Il pentimento /dalla/ (a) nostra parte e le lacrime /dalla/ (a) nostra parte, e il sangue di Gesù Cristo che ci lava.
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Così quando si è nell'aspirandato, così quando si è nel noviziato: il noviziato ha da trasformare, ma <se ci> se ci si mette la buona volontà e si prega, il Signore dà la grazia che il noviziato sia ben riuscito. Naturalmente ci vuole <la volon> la buona volontà.
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In questi giorni sentivo parlare di noviziato che hanno avuto /pochi/ (a) risultati - non riguardo a noi, [ma] tutt'altro istituto e tutt'altra nazione - e di noviziati che hanno dato molto buon effetto. Ma la novizia ci metta tutta la volontà e confidi in Dio. Confidi nel Signore.
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Così in quell'ufficio che è assegnato, quando si è <mandati in> mandati in una parrocchia, quando si è dato un incarico particolare ad una persona: buona volontà e preghiera, pietà. E aver fiducia! Non è l'affannarsi, non è il correre, non è [il] preoccuparsi eccessivamente: l'impegno sì, ma calmo.
Ma ciò che possiamo mettere <assai di più> assai di più è la confidenza, la fede. Questa fede, che così con facilità si dice di averla! Oh, bisogna vedere se in fondo al cuore si crede realmente!
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Vi sono grazie che il Signore non concede, e cioè quando chiediamo grazie che son contro il suo volere, contro i suoi disegni, i disegni di Dio.
Eh, quando il Signore chiamerà vostro papà, vostra mamma, e se è il disegno di Dio che arrivi al cielo in quel dato tempo, si prega: «Se vuoi, puoi. Se vuoi puoi, o Signore. Puoi guarirla la mamma, poi guarirlo il papà, ma: se vuoi» Perché [?].
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Il Padre celeste aveva mandato il suo Figlio a salvare il mondo e proprio morendo sulla croce, Gesù nell'orto del Getsemani prega il Padre che se può, se vuole gli risparmi il calice della passione, la passione dolorosissima che stava per iniziarsi: «Se vuoi, se è la tua volontà», ma riprendeva subito Gesù: «Non la mia /volontà, ma la tua/ (a) sia fatta!» [Lc 22,42].
E allora il Padre celeste effuse nella sua anima un'ondata di Spirito Santo maggiore, ed ecco <che> la notte dolorosa, la mattinata del venerdì santo dolorosa e poi le tre ore di agonia: e il mondo fu redento, perché era la volontà del Padre questa.
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Sempre presente: sia fatta la volontà di Dio come in cielo, così in terra. Chiedere al Signore, se questa è la vostra vocazione, se questo è il vostro desiderio: buona, santa pastorella. Allora il Signore interviene. Interviene, sì!
Interviene e a poco a poco l'obbedirai. Camminerai avanti e, finalmente, arriverai a compiere bene il tuo ufficio dove sarai mandata e accumulerai tanti meriti per l'eternità. E il buon Pastore e la madre del divin Pastore e i santi apostoli Pietro e Paolo ti aspettano in paradiso.
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Aver fiducia nella vocazione! Il Signore, quando manda qualcheduno a fare una cosa, non lo manda soltanto, ma gli dà i mezzi. Il Signore è sapiente, è buono.
Se dovete andare a fare una spesa, ecco, chi vi manda provvede il denaro necessario, perché questo appartiene <all'uf> alla provvidenza: provvidenza divina e provvidenza umana.
Dio tanto più è buono, immensamente più buono di noi!
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Gesù diceva: «Se voi - si rivolgeva ai padri, sì, diceva - se il vostro figlio vi chiede un pane, gli darete forse una pietra? Se il vostro figlio vi chiede un pesce per il companatico, gli darete forse un serpe?» ecc. [cf. Lc 11,11]. E aggiungeva: «Se voi che pur siete cattivi, sapete far parte dei vostri beni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste» [cf. Lc 11,13].
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Chiedere la grazia di imparare, la grazia di una delicatezza grande, la grazia di vincere quei difettucci o difettoni che sono, la grazia di acquistare la virtù, lo spirito della pastorella, un desiderio sempre <più> più vivo di anime, <un> uno spirito tutto conformato al divino Pastore. «Chiedete e otterrete» [cf. Mt 7,7 e par]. Lì è certo, se c'è la vocazione, <certo> certamente otterrete, perché entra nella volontà di Dio questo, per chi ha la santa vocazione.
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Fiducia dunque. Non agitatevi troppo. Operare in calma e applicazione, particolarmente sapere conservare il raccoglimento in calma, serenità, fiducia. Calma e serenità nell'applicarsi, e fiducia nella grazia di Dio.
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Ma vorrei che crescesse proprio questo spirito di fede. Perché? Perché siete all'inizio della vostra istituzione. Eh, voi direte: «Ma ha anche già parecchi anni la nostra istituzione». Eh, <prima che> prima che abbia raggiunto il suo meriggio, ce n'è tanto cammino ancor da fare.
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Oh, occorre che la Famiglia Paolina, tutta assieme, raggiunga uno sviluppo abbondante, più abbondante, molto abbondante, e che sulla terra le varie nazioni - i continenti - siano punteggiate di case della Famiglia Paolina e punteggiate da piccoli gruppi e specialmente <se> segnate da tanti tabernacoli dove abita Gesù il quale sta in mezzo a noi: Vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi [Mt 28,20].
Il tabernacolo eretto ovunque c'è un gruppo, c'è un piccolo reparto, piccolo o grande, della Famiglia Paolina.
Crescete in pace. Sempre in umiltà, sì, ma fiducia nella grazia di Dio. Fiducia nella grazia del Signore. Sì.
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Il libro I Promessi Sposi ha una tesi da dimostrare, <il> l'autore, <il Manzoni> Alessandro Manzoni, questa: che la provvidenza c'è. E la conclusione quasi delle avventure a cui andarono incontro Renzo e Lucia, quando Renzo si trovò là e disse: la provvidenza c'è. Ecco la conclusione. Fidarsi molto, molto di Dio, per ciascheduna e per l'istituto, per la congregazione.
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Ma quanto bene da fare! Ci sono 28.000 parrocchie solo in Italia. Quante ne avete <da> voi da curare? 28.000! E allora, vedete che, alzando la testa, vi accorgerete che la messe è molta e che gli operai son pochi [cf. Mt 9,37 e par]. Ma se il Signore destina la congregazione a portare aiuto ai parroci, al clero in generale, ai vescovi, nelle opere di ministero e di apostolato, nelle opere parrocchiali specialmente, se il Signore ha questo volere - e lo ha dimostrato: ci sono le prove! - non mancherà mai con la sua grazia.
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Non cacciamo via il Signore mai col peccato, ma facciamo sempre posto alla grazia di Dio con l'umiltà del cuore e la fiducia dello spirito.
Fede: «Signore, questo devi darmelo, perché mi è necessario; io mi sono messo nelle condizioni di riceverlo. So che tu mantieni ogni parola, <che> ogni promessa che hai fatto. Allora mi riposo serenamente». Riposarsi così.
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Se basta questo paragone: quando la persona va a confessarsi e mette le sue disposizioni moralmente bene - perfettamente non facciam mai niente noi, eh; facciam sempre così: quando abbiamo impegno, moralmente bene si fa -, <ma> e si confessa e <si> riceve l'assoluzione, ma l'anima se ne torna nel banco tranquilla: «Son perdonata!». E non ci mette dubbio. Ecco lo stesso [avviene] nelle cose che riguardano questa corrispondenza alla vocazione, alla volontà di Dio sopra ciascheduna che porta impegno e ha fiducia in Gesù, nella sua grazia.
Albano Laziale (Roma)
13 marzo 1961
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(1) Albano Laziale (Roma), 13 marzo 1961.
47 (a) R: da.
49 (a) R: poco.
52 (a) ma la tua volontà.