34. FESTA Dl SANTA LUCIA: COMMENTO AL VANGELO
Meditazione alla Comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 13 dicembre 19601
È cosa equa e salutare celebrare l'onomastico delle persone care, tanto più, poi, quando si tratta di persone che si trovano in posizione più elevata.
1. Per riverire l'autorità che è l'autorità di Dio che siede, che si esercita per mezzo di una persona.
2. Per contribuire con le preghiere, perché la persona che esercita questo ufficio, possa compierlo utilmente, santamente, tale ufficio.
3. Per impegnarci nel dovere che abbiamo, rispetto alla persona stessa. Preghiera, quindi, e collaborazione e serena dipendenza, dipendenza che sia tutta di spirito soprannaturale .
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Quando si sceglie un nome per la Professione, il nome, in generale,
1) dev'essere corrispondente alla vita, al programma di vita che si ha da condurre e perciò va sempre, in qualche maniera, conformato a quel programma di vita che s'intende di abbracciare, a quel genere di vita in cui la persona vuole santificarsi e vuole prepararsi alla vita eterna;
2) per avere in cielo un protettore, una protettrice, la quale interceda per colei, per colui che sceglie il nome, che sceglie il protettore, la protettrice;
3) poi, l'impegno a imitare colei o colui di cui si è scelto il nome. Imitarlo nelle virtù che sono state esercitate dal santo, dalla santa e che vogliamo esercitare noi medesimi. Il nome deve corrispondere un po' alla natura, deve dire qualche cosa, non cercare un bel nome elegante, soltanto. Un nome che è un programma, un nome che assicura un protettore, un nome di persona che intendiamo imitare perché santa.
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Ecco, allora, il Vangelo di questa mattina ci dice tante cose a questo riguardo.
Primo: il Vangelo dice che un uomo cercava delle perle preziose, commerciante, e trovatane una preziosissima, vendette quanto aveva per acquistarla, la perla. Diede tutto, ma poi con quella sola perla era ricco1.
Così la vita religiosa, così la vita di santa Lucia. La perla preziosa che l'anima religiosa cerca, è proprio quella che è di infinito valore: Dio, Dio solo. Il resto è tutta creatura di Dio. Ma la perla preziosa che cerca l'anima che si consacra a Dio, è il Signore, Dio, e il suo paradiso. E allora, la persona che si consacra a Dio, vende tutto, cioè lascia tutto, sacrifica tutto, pure di acquistare Dio, possedere Dio, possedere lui e il suo paradiso.
Lasciare tutto, sì, veramente lasciare noi stessi, in primo luogo, noi stessi, il nostro amor proprio, quanto possa vivere totalmente Iddio in noi e cioè, che egli occupi tutto il nostro cuore, che occupi tutta la nostra mente, tutte le nostre attività, tutta la nostra volontà. E questo è il gran lavoro della vita. Sostituire all'io, Dio, il gran lavoro della vita. Sostituire ai beni presenti, a ciò che presenta il mondo, sostituire il pensiero, la ricchezza che si vuol conquistare: il paradiso.
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[Secondo:] un uomo scoprì, in un campo, un tesoro e con diligenza lo ricoperse con terra e poi si recò dal padrone del campo e negoziò l'acquisto. E per poter arrivare a possedere quel campo, vendette quanto aveva e acquistò il campo, allora fece suo anche il tesoro che vi era entro1.
Così è la persona che si è consacrata a Dio.
Vedete santa Lucia, vergine, tutta di Dio; martire, consuma la vita attraverso ai tormenti, l'anima sua inondata dallo Spirito Santo. E come difese, e come Dio intervenne perché fosse difesa la sua castità, la santità del suo animo, perché il cuore fosse tutto posseduto dallo Spirito Santo.
Ecco, la verginità, il gran dono che Dio concesse a Maria miracolosamente; il martirio, gran dono che il Signore concede ad anime che vuole in cielo onorate insieme del giglio e della palma.
E questo si può ottenere in un altro modo, non soltanto col martirio violento, anzi, può essere che si guadagni più merito, pur vivendo lungamente e senza subire un martirio violento, un martirio di sangue, quando ogni giorno noi immoliamo un po' di noi stessi al Signore, compiendo momento per momento il dovere quotidiano, quello che è la volontà del Signore in ogni circostanza della vita, in ogni tempo. Sì, vi è un martirio che è più lungo e lento, ma quanto arricchisce l'anima di meriti! E se c'è tale disposizione quale è nei martiri, i quali hanno dato la vita, può arrivare anche, uno, a maggiore merito, a maggior santità di un martire, di una martire.
Il martirio quotidiano: l'impegno a[d] assecondare tutto ciò che è disposto da chi guida; ciò che è disposto negli orari, nell'ufficio, nell'apostolato; uniformità a quello che Dio permette o dispone e in riguardo alla salute e in riguardo alle varie occasioni, circostanze, in riguardo alle relazioni e al compimento e ai sacrifici che richiede un ufficio, una posizione. Perché, poi, il volere di Dio si manifesta in tante maniere, maniera più chiara quando lo conosciamo da quello che Iddio ha stabilito: i comandamenti, i consigli evangelici; e maniera che viene presentata in una certa forma da quanto Dio dispone o permette.
Il sacrificio continuo, il martirio quotidiano. Non ornarci di belle parole, ma di umiltà nel compiere i nostri piccoli sacrifici della giornata; nell'immolare un po', giorno per giorno, un po' delle nostre forze, della nostra volontà, dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, dei nostri gusti, delle nostre preferenze. Sacrificio e martirio quotidiano. Ed ecco, allora, più facile conservar l'umiltà perché non ha esteriormente quella solennità che si riconosce in un santo che dà la vita per un martirio violento.
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[Terzo:] il regno di Dio, poi, è anche assimilato a una rete che viene immessa nel mare, la quale raccoglie pesci e buoni e cattivi; poi la rete è tirata sulla sponda e viene fatta la scelta dei pesci e cioè: i buoni sono conservati e i cattivi vengono gettati. E così sarà nella consumazione dei secoli, quando gli angeli distingueranno i pesci che son rassomigliati e rassomigliano, secondo il Vangelo, agli uomini1. «Vi farò pescatori di uomini»2, ecco. Allora i pesci cattivi sono buttati. E non c'è quasi niente di più schifoso che il pesce cattivo quando si è buttato e va, poco per volta, in fradiciume.
Una religiosa che non corrisponde... I pesci buoni, la religiosa che corrisponde al divino volere e che al giorno del giudizio verrà invitata alla destra, dagli angioli, sì.
Può essere che vi sia una persona che non comprenda bene la sua vocazione. E vedete, sì, vi sono persone le quali non capiscono la loro vocazione e non entrano in quella vita a cui il Signore le chiama e allora una grande responsabilità pesa sulla loro vita. Che se poi una entra e non corrisponde, un'altra responsabilità di un altro genere, ma sempre responsabilità.
Oh, che avendo conosciuto quel che il Signore vuole da noi, piegarci, abbracciare volentieri quello che il Signore vuole da noi. Perché? Perché quello è il segno di amare Iddio, non a parole, ma con la vita amare il Signore. Quando si fa volentieri quello che il Signore vuole da noi, allora si cammina avanti nella perfezione e si acquistano innumerevoli meriti, poiché allora si compie sempre... si è, quindi, sempre uniti a Dio, si compie sempre la sua volontà e si vive uniti a Dio. Non dobbiamo guardare quello che è disposto per noi, ma guardare di accettarlo con amore e, quanto più vi è di amore, tanto più vi è di merito.
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Ora siamo nel periodo in cui la Chiesa ci ha fatto celebrare la festa dell'Immacolata e sta per prepararci, anzi stiamo per prepararci, presto è la novena, al santo Natale. È qui che Maria esercita il suo apostolato. Ella, come Immacolata, ci dà Gesù. Ella era stata preparata a diventare il tabernacolo del Figlio di Dio incarnato, ed è là, Maria, nel presepio che mostra il suo Bambino ai pastori, ai magi e quindi al mondo, lo rivela al mondo ebreo e al mondo pagano. Esercita il suo apostolato.
Sempre abbiamo da considerare, nel mese di dicembre, questo aspetto completo dell'apostolato di Maria: Maria che offre il suo Bambino al mondo. E le immagini sono tanto espressive quanto mostrano, queste immagini, l'offerta, la presentazione che Maria fa di Gesù al mondo, a noi. Riceverlo perciò il Bambino dalle mani di Maria in santa umiltà e per questo penetriamo bene il senso del presepio: se non vi farete come questo bambino, non c'è posto per voi nel regno dei cieli1, ecco. E Gesù, prima di dirlo lo ha fatto. Si è fatto bambino.
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Se vogliamo piacere a Gesù: la santa piccolezza. Ma non quella piccolezza esteriore soltanto di atteggiamenti e di parole, ma la mitezza e l'umiltà del cuore, la convinzione. Quando saremo arrivati a crederci i maggiori peccatori, allora incominciamo la via che sale, che sale verso la perfezione. Perché non dev'essere l'umiltà soltanto di un abito perché è nero, è diverso da quello che portano le signore ambiziose e la santa umiltà di chi si protesta di non avere questo, di non avere quello. Ma bisogna che l'umiltà stia bene nel cuore, sia nel cuore; l'umiltà che procede dal riconoscimento che tutto è di Dio e che da nostra parte c'è la incorrispondenza, la miseria. Dio santissimo e noi ancora tanto macchiati che abbiam sempre bisogno dell'atto di dolore, dell'esame di coscienza e della confessione.
Allora questa, questo senso, meglio, del presepio, intendiamolo bene. Se arriverete, in questo tempo, a disporre il vostro cuore in questa santa umiltà, quale mostrò Maria per ricevere Gesù: «Ecco l'ancella del Signore»1, allora avremo capito, sì, il presepio, non solo, la lezione grandissima che il Signore ci dà all'entrare nel mondo, a mostrarsi a noi, ma avremo trovato la via sicura della santificazione, della corrispondenza alla vocazione, piena.
Molte anime non si accorgono che non corrispondono del tutto, perché il Signore le vede un po' piene di sé e allora esse restano un po' nell'ombra, un po' nelle tenebre e neppure sospettano che avrebbero potuto far di più. E molte anime, invece, perché vivono nell'umiltà, son guardate con occhio di amore da Gesù Maestro, da Gesù Bambino del presepio. Ah, se arriviamo a farci piccoli! Ma nel senso di Gesù, la santa piccolezza. Il Signore, allora, farà di noi tutto quello che egli ha disposto o che è nei suoi disegni sopra di noi. Chi sa quanto impediamo, per parte nostra, al compimento dei disegni di Dio! Stiamo sempre umili perché, dice san Paolo: «Non conosco, ma non per questo son giustificato, mi posso tener sicuro» 2.
Non conosco che vi siano in me incorrispondenze, può pensare l'anima, ma non per questo son del tutto sicura, perché può essere che io abbia impedito molte grazie nella mia vita.
Allora facciamoci piccoli piccoli. E di tali è il regno dei cieli, dei piccoli è il regno dei cieli3. Di tali e cioè, non di quelli che hanno statura piccola, ma di quelli che sono piccoli santamente. La santa piccolezza, sì, quella che è la prima lezione, che è il primo senso del presepio.
Oh, allora, considerare il presepio sotto questo aspetto e prepararci con l'esercizio dell'umiltà, specialmente durante la novena, a capire quanto sia grandea la piccolezza, grande davanti a Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 36/f (= cassetta 84/a). - Per la datazione, cf PM: «Ècosa buona... celebrare l'onomastico delle persone care...». (Era la festa di Santa Lucia, 13 dicembre, onomastico di Madre Maria Lucia Ricci, allora Superiora Generale). - dAS, 13/12/1960: «Va [il PM] in via Portuense per gli auguri a Madre Maestra. Tiene meditazione».
1 Cf Mt 13,45-46.
1 Cf Mt 13,44.
1 Mt 13,47-50.
2 Mt 4,19.
1 Cf Mt 18,3.
1 Lc 1,38.
2 Cf 1Cor 4,4.
3 Cf Lc 18,16.