Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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20. ATTENZIONE ALLE PICCOLE COSE

Esercizi Spirituali (11-19 agosto) alle Pie Discepole del Divin Maestro addette al servizio sacerdotale.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 18 agosto 19601

Abbiamo considerata la essenza della Professione e, quindi, l'essenza della vita religiosa. La vita religiosa è per la perfezione, per l'acquisto della perfezione, progredendo ogni giorno, almeno un tantino.
Negli Esercizi si può riflettere e si può anche constatare se qualche passo in avanti si è dato, sì. Certamente la vostra buona volontà non è mancata, è, anzi, stata costante. E non è stata una volontà teorica, ma una volontà pratica, una volontà che è stata accompagnata oltre che dallo sforzo quotidiano, dalla preghiera. E come non potrebbe progredire una suora che fa le sue due ore di adorazione, le sue ore di contatto con Gesù? Se il contatto con Gesù in quelle due ore di adorazione è proprio intimo, certamente porta buoni frutti, a poco a poco l'anima unisce i suoi pensieri, i suoi desideri, i suoi voleri, se stessa a Gesù e quindi, vivere col Maestro Divino.
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Che delizia deve aver provato Maria. Dai 12 anni ai 30 anni, Gesù lavorava nella bottega, nel laboratorio di falegname e particolarmente quando Gesù era già un po' più avanti negli anni, pensiamo a 15, 18 anni, ecc.; quando, in modo speciale, san Giuseppe era passato al premio eterno, immaginiamo Maria che stava lì vicino al banco, guardava Gesù e Gesù guardava Maria. E fra di loro che discorsi, che discorsi santissimi! Quello che Gesù poi predicò durante la sua missione pubblica lo aveva già trattato, l'aveva già comunicato a Maria, quello che è lo spirito del Nuovo Testamento: spirito di pietà, spirito di amore, spirito di bontà, spirito di misericordia; l'amore alla povertà, l'amore alla castità perfetta, l'amore all'obbedienza. Quello che poi disse Gesù al pubblico, certamente prima lo ha detto a Maria. E che discorsi santissimi!
Ora, quando la Pia Discepola sta anche lei lì vicino a Gesù per due ore e tratta con Gesù, passa tra la Pia Discepola e il Maestro Divino una continua comunicazione di pensieri, di sentimenti, di ammaestramenti, di luce, una comunicazione di grazia. Eh, la discepola non verrà da più del Maestro1, ma la discepola potrà venire molto somigliante a Maria che prima fu discepola e poi fu maestra. Discepola a imparare, e maestra, a sua volta, a insegnare.
Oh, di conseguenza quello che abbiam meditato, poco a poco voi lo vivete e lo vivete sempre più bene.
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Ma questo era il pensiero che avevo: che la vita religiosa vostra fosse proprio vissuta nella sua perfezione, quella che ha insegnata il Maestro Divino, in sostanza, né più né meno. E che, allora, non si tratti solamente di diffondere delle statue del Divin Maestro o delle statue della Madonna o delle statue di san Paolo, ma si tratti di comunicare, in qualche maniera, o con la preghiera o con l'esempio o con la parola o in altri modi, con i libri liturgici, la essenza, il concetto vero della vita religiosa.
Fatte Discepole del Maestro, in qualche maniera, siate, a vostra volta, maestre della vita religiosa pienamente vissuta, perché la vostra istituzione è un'istituzione la quale suppone e vuole proprio quello che è l'essenza, quello che è il contenuto, anche il riassunto della vita religiosa. Sì, maestre di vita religiosa come l'ha comunicata il Maestro a Maria, come l'ha predicata nella sua vita pubblica e come egli stesso ne ha dato l'esempio. Una uniformità che accompagni la Chiesa nell'essere maestre della vita religiosa e nell'applicare e nell'esigere dai religiosi quello che il religioso, la religiosa devono essere. Se volete, mettete questa intenzione: che in tutte le vostre adorazioni che farete durante la vita, voi otteniate la grazia che i religiosi, le religiose pensino e vivano come Gesù ha insegnato, e cioè, vivano la vita religiosa come descritta dal Maestro Divino, come vissuta da Maria. Avete un apostolato qui, eh? fra le altre intenzioni, un apostolato: ottenere questa santificazione.
Va bene che abbiate fatta la statistica delle religiose1154.000, mi pare, religiose in Italia e, in proporzione, le altre nazioni che sono anche tante e delle quali non sappiamo il numero preciso di religiosi. Che tutte così vivano. Che tutti i religiosi così vivano.
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Se poi c'è qualche anima che vuole andare più avanti e vuol comprendere una mia segreta intenzione, questa: che, cioè, si associ la vita del clero diocesano alla vita religiosa, cioè alla vita dei religiosi, in maniera di aver Gesù Cristo intiero, diciamo così: perfetto religioso, perfetto apostolo, perfetto sacerdote, nella stessa persona, perchè la debolezza umana ha finito con lo stabilire una divisione.
Ma il Papa, nella enciclica sopra il Curato d'Ars1, di cui abbiam celebrato il centenario, il Papa fa un voto, esprime un desiderio a questo riguardo. Se qualche anima ha veramente lo spirito del Maestro, credo che mi capisca e segua. Sarebbe un apostolato, questo, di immenso valore, poiché c'è anche già un voto, un desiderio da parte di molto clero e di molti religiosi. Tuttavia vi sarà sempre la vita religiosa in comune come è adesso e vi sarà sempre la vita sacerdotale più libera. Ma gli Istituti Secolari ora sono l'anello.
Oh, e mediante le vostre preghiere e anche il vostro lavoro si è arrivato alle prime professioni dei Gabrielini e alle prime professioni delle Annunziatine. E adesso saranno le prime professioni dei sacerdoti di «Gesù Sacerdote»2, Istituti che hanno già l'approvazione definitiva della Santa Sede (eh, sono scappato dall'argomento).
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E volevo dir questo: se volete continuar a vivere e anche migliorare la vostra vita religiosa:
Attente alle cose piccole, ecco tutto, alle piccole virtù, ai piccoli difetti.
Dare importanza alle piccole osservanze di povertà. E se un pezzetto di carta è ancor buono a prendere degli appunti, perché buttarlo nel cestino? E se il francobollo che è usato si può vendere per le missioni o per il santuario «Regina degli Apostoli», conservarlo. E facciam la raccolta e ogni tanto li vendiamo; tanto più - ho detto - di fare più attenta la raccolta quest'anno in cui dobbiamo erigere l'altare a Gesù Maestro e l'altare a san Paolo. Oramai la preparazione è a buon punto.
Attenzione alle piccole cose riguardanti la povertà; le attenzioni che riguardano la delicatezza di coscienza in fatto di bella virtù; attenzione alle piccole obbedienze o che siate in casa o lontane dalla casa, non importa che ci siano 100 Km di distanza, il Maestro è da per tutto e tanto ci vede in un luogo come in un altro; attenzione alle piccole cose che possono riguardare la disciplina, l'apostolato, il tratto con le sorelle, il modo di comportamento con esterni e poi tutto il complesso.
Così, attenzione ad evitare i piccoli difetti. Quando si è delicati e, meglio, quando si è molto in comunicazione con Gesù, allora le delicatezze sono più facili a osservarsi e i difetti, i piccoli difetti è più facile ad evitarli. L'anima che è in molta comunicazione con Gesù e che sente, che porta Gesù nel cuore e dal quale prende i pensieri, i sentimenti e i voleri, in molte cose è delicata, è sensibile. Ha un occhio che è interno, una luce, voglio dire, intima, come ha un udito speciale, l'anima intima con Gesù, ha un udito speciale, è l'udito del cuore. Così, come ha questo udito, così ha questa luce, questo modo di capire ed ha quella sensibilità per cui si evita anche quello che è piccola imperfezione. Delle imperfezioni ne capiteranno sempre tante, ma altro è l'essere volontarie, altro è essere involontarie.
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Perché le cose piccole da guardarsi? Per tre motivi.
Le cose piccole hanno la loro importanza per quello che suppongono; e per quel che sono; e per le conseguenze che portano.
[Primo:] per quello che suppongono. Quando una persona passa leggermente o su difetti: "Non è niente, come fanno anche altre", oppure passa leggermente, trascura i piccoli atti di virtù, è segno che interiormente non c'è ancora stabilita quell'unione intima e continua con Gesù, non ha sensibilità ancora perfetta; ne avrà già una sensibilità, e cioè, se si presenta un peccato grave la sensibilità è chiara, l'odio, la detestazione, la fuga. Ma se si presenta un'imperfezione o una venialità, un'anima che è sensibile, un'anima a cui si presenta un'occasione di fare un'opera di più, di bene, di dire una parola più buona, magari nel modo o nella sostanza, allora queste cose sono lo specchio di quel che c'è dentro, poiché la persona dimostra quel che ha dentro: ex abundantia cordis os loquitur1. E l'esterno è specchio dell'interno. Perché una potrebbe anche sforzarsi di avere un esteriore buono, quasi ipocritamente, ma alla fine si tradisce, vengono poi certe occasioni in cui si fa conoscere per quello che è. Quindi, le piccole cose, pensare che sono come il polso che fa capire lo stato di salute di una persona.
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Oh, in secondo luogo, le piccole cose che cosa suppongono? Le piccole cose suppongono che uno non ha ancor decisa volontà di santificarsi, sì. E quindi non è così raccolto da rilevare, nei casi particolari, cosa voglia dire un piccolo difetto volontario, una parola detta così, un po' a sproposito e che cosa sia, invece, una piccola attenzione o un atto di riguardo. La persona che è un po' gentile con gli altri, che è piena di riguardi, ecco. Essere riguardosi con Gesù. Ha piacere che si faccia quella cosa, che si faccia quell'ossequio che è anche piccolo, ma mostra l'amore che si ha per lui. Se invece si passa sopra, manca di riguardo a Gesù e allora la gentilezza, il galateo con Gesù non c'è.
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Terzo: per quello che causano. Ecco, facendo l'ultimo Ritiro ad altre suore, dicevo: attente alle piccole cose. Non aprite mai uno spiraglio al diavolo, non aprite mai uno spiraglio perché entri un po' di aria malsana o nel guardare o nel sentire o nel dire o nel comportamento privato, individuale o nel comportamento pubblico; attente a non aprire lo spiraglio al diavolo e a quello che può essere meno buono. E avevo detto quel proverbio antico che adesso non si usa più tanto: «aria di fessura è aria di sepoltura». Quando uno finisce con l'andar poco bene e che il suo spirito sta languendo, se non è ancora morto, e perché? e che cosa porta? Attente all'aria di fessura.
Allora le piccole cose. Con esse si acquisterà molto più facilmente la santità. Oh, del resto, quando aspettiamo le grandi occasioni di fare il bene? Aspettiamo il martirio? che ci prendano per il collo: o rinneghi la fede oppure ti ammazzo? Non pensiamo alle grandi occasioni, la vita è fatta di momenti e se i momenti son santificati formano una catena di meriti, interminabile catena di meriti. E si metta pure soltanto: piccolo merito, e poi un piccolo merito, poi un piccolo merito, si fa la somma, si fa il mucchio e alla fine... Del resto poi cose piccole non ce ne sono quando si fanno con un grande amore a Dio. Son tutti grandi, tutti grandi atti di amore, in proporzione che è grande l'amore al Signore, eh, tutto diviene prezioso perché è il grande amore che si porta al Signore, allora. E alla fine un'anima può trovarsi ricchissima. E alla fine un'anima trascurata può trovarsi con purgatorio da fare. Allora, vediamo: attenzione alle piccole cose, sì.
E il Signore voglia sempre più benedirvi e persuadere anche di questo: che il progresso dipende dai piccoli passi. E chi fa sempre piccoli passi, alla sera un po' di strada l'ha fatta, alla fin del mese ne ha fatta di più, alla fin dell'anno ancor di più, alla fine della vita avrà accumulato tesori per il cielo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 32/b (= cassetta 77/a). - Per la datazione, cf PM: «Abbiamo considerato la essenza della Professione e quindi l'essenza della vita religiosa» (cf c152 in PM). «Si è arrivato alle prime Professioni dei Gabrielini e alle prime Professioni delle Annunziatine». (In dAS, in data 8 agosto 1960, si legge: «Va [il PM] ad Ariccia (...) per la funzione delle prime Professioni (12 Annunziatine e 6 Gabrielini). - dAS (cf c152. Inoltre in data 18/8/1960: «Andato [il PM] ad Ariccia, Casa Divin Maestro» (cf c136 in VV).

1 Cf Mt 10,24.

1 Annuario delle Religiose d'Italia (1959) o.c. curato dalle Pie Discepole.

1 GlOVANNI XXIII, Lettera enciclica, Sacerdotii nostri primordia, 1/8/1959.

2 L'Istituto «Gesù Sacerdote» per Sacerdoti diocesani, fondato dal SAC. GIACOMO ALBERIONE ed approvato dalla Sacra Congregazione dei Religiosi come Istituto secolare, il giorno 8 Aprile 1960.

1 Mt 12,34.