Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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28. I GRADI DELL'ORAZIONE

Esercizi Spirituali (21-29 ottobre) alle Superiore Pie Discepole del Divin Maestro.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 25 ottobre 19601

Signore, insegnaci a pregare. Domine, doce nos orare2.
Il primo grado di orazione è quello della preghiera vocale.
Il secondo grado, quello della meditazione.
Il terzo grado, la preghiera affettiva.
Il quarto grado di orazione, è la preghiera di semplicità.
Poi viene il raccoglimento infuso.
Poi la quiete dello spirito.
E poi l'unione con Dio che può avere tre gradi.
Chiedere un grado di preghiera sempre superiore.
Che cos'è la preghiera vocale? (per parlare solo dei gradi inferiori). Che cos'è la meditazione? Che cos'è la preghiera affettiva?
La preghiera vocale, è chiaro, quella che esce dalla nostra bocca come espressione di quello che c'è nell'interno. Quindi, oltre la riflessione interiore, l'attenzione interiore, c'è anche il labbro che muove.
La meditazione è, invece, un'orazione mentale, la quale porta l'anima a buone risoluzioni
E poi la preghiera, invece, affettiva fa lavorare soprattutto il cuore, il sentimento
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[1.] Preghiera vocale.
La preghiera vocale è necessaria. La preghiera vocale comprende tutto il culto esterno, specialmente. E quindi: le cerimonie ben fatte, il modo di stare in chiesa, le orazioni che si dicono in chiesa, quello che si dice nella Messa. Il culto liturgico è, in generale, vocale: o che siano le parole o i canti o siano anche qui comprese le cerimonie, le grandi funzioni di ordine liturgico. La preghiera vocale è un mezzo per arrivare alla preghiera mentale e alla preghiera affettiva.
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Come si deve fare la preghiera vocale.
La preghiera vocale si deve fare con attenzione e con pietà.
Attenzione
significa riflettere a quello che si dice. Ci può essere l'attenzione su ogni parola. Per esempio, santa Teresina, quando non poteva raccogliersi, allora si metteva a dire adagio adagio il Padre nostro e l'Ave Maria. Esercitandosi in queste due orazioni, ecco che, poco a poco, il cuore cominciava a sentire più la vicinanza di Gesù, sentirla di più. Il canonico Chiesa diceva la coroncina sul suo proposito principale: «O Gesù, mansueto ed umile di cuore, fate il mio cuore simile al vostro», ripetendolo 50 volte. Preghiera vocale che porta, poco a poco, sentimenti di umiltà, desideri di vivere umilmente nei pensieri, nei sentimenti, nelle parole, nelle azioni. Sì, preghiera fatta con attenzione. Si può fare attenzione, dunque, a ogni parola e si può fare attenzione, invece, pensando a una cosa buona. Se uno dice le sue orazioni pensando che la giornata deve essere spesa per Dio, ecco si ottiene già il frutto dell'orazione, è un'attenzione vera.
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Che cosa, invece, significa pietà?
Pietà significa essere mossi dall'amore di Dio e volere arrivare ad un'unione sempre più stretta con Dio. Si chiede, allora, il dono della pietà, dono dello Spirito Santo, questo.
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La preghiera vocale, quanto si ha da fare? Si può, ad esempio, riempire tutte le due ore di Visita in preghiera vocale?
Quando si è in compagnia si segue la preghiera che è in comune. E allora bisogna pregare vocalmente: se si stanno dicendo le preghiere del mattino e della sera, se si sta recitando il rosario, ecc.
Quando, invece, la preghiera vocale è individuale, ancorché si sia alla Visita con altre suore, allora, quanto si deve fare di preghiera vocale?
Si deve fare di preghiera vocale tanto da arrivare a sentir Dio, a sentire che il Signore è con noi e che già si può intavolare il discorso direttamente con parole proprie. Non è necessario, anzi, non si deve aumentare la preghiera vocale quando già interviene il sentimento di amore a Dio, quando già l'anima è disposta ed è già in una condizione di non dire più cose comuni, cioè orazioni con formule fatte, ma dire cose proprie, parlare con Dio, sia per dargli gloria, sia per ringraziarlo, sia per chiedere grazie, sia per esprimere il dolore dei nostri peccati, sia per ottenere l'aumento di forza, la pratica, l'osservanza della vita religiosa, ecc. Non andare oltre, perché sarebbe un po' soffocare la grazia di Dio, la voce dello Spirito Santo, quando la preghiera vocale è già, diciamo, ha già compìto il suo ufficio di portar l'unione, la carità nel cuore, l'unione con Dio. Particolarmente giova tanto la recita del Padre nostro perché nel Padre nostro, se si dice adagio adagio, si trova tutto quello che si ha da desiderare e da chiedere al Signore; tutto. Dice sant'Agostino: Quando avrai recitato il Padre nostro, cioè le sette domande che vi son nel Padre nostro, che cosa hai ancora da chiedere? C'è già tutto compreso1.
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2. La preghiera mentale.
Col nome di preghiera mentale, s'intende sia la meditazione e sia anche la lettura spirituale, come sarebbe la lettura della Bibbia, in particolare del Vangelo; oppure altro libro che ci serve per ricavare pensieri utili; i libri, in generale, che sono indicati.
Oh, la preghiera mentale, come meditazione.
In generale, non è bene sentir sempre la preghiera mentale, la meditazione cioè, predicata. È utile che, man mano che si va avanti negli anni, ci sia già l'anima abituata a pensare, a comunicar con Dio, a esprimere sentimenti propri. Quindi la meditazione può essere fatta sopra una verità religiosa o sopra una virtù o sopra un tratto della vita di Gesù o sopra la liturgia, particolarmente la liturgia domenicale, la liturgia delle grandi solennità: Natale, Pasqua, ecc., sì.
Oh, occorre leggere molto o poco?
Occorre leggere fino a quando noi riusciamo ad aver pensieri propri e sentimenti propri. È una preghiera discorsiva, così detta, cioè per via di ragionamento, per via di lavoro interiore, la preghiera mentale, cioè, la meditazione. Discorsiva vuol dire che passa da cosa a cosa, da pensiero a pensiero, da sentimento a sentimento. Discorre, cioè, procede.
Chiedere sempre lo spirito di riflessione. Chiedere sempre di essere illuminati dalle verità che ci sono proposte e chiedere sempre di più per la penetrazionee, il senso delle cose liturgiche. Il Messalino serve tanto. E poi vi sono tutti i libri utili. D'altra parte, la grazia di saper pensare è importante: Attende tibi1: bada a te stesso. Age quod agis2: fa quel che devi, pensa a ciò che stai facendo.
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La meditazione può essere più breve per le aspiranti e poi, successivamente, andrà prolungandosi. Ma è un gran dono quello di saper pensare. Allora la personalità della Pia Discepola andrà formandosi, la Pia Discepola acquisterà un carattere suo che è il carattere che suppone la persona innestata in Cristo. Tuttavia giova moltissimo di non cambiare tanto spesso il libro. Per quanto si può, tenersi a quello che è stato detto, quello che è stato consigliato. Tuttavia non manchi mai la preghiera mentale nel corso della giornata. Il posto migliore è sempre il mattino.
L'esercizio del mattino che si compone delle orazioni e poi dell'esame preventivo e poi ancora della Messa, comunione e meditazione.
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L'esame preventivo, però, per una Superiora è duplice: come avrà essa individualmente da passar la giornata: i pericoli che incontrerà, le necessità che si presenteranno, l'unione che bisogna sempre stabilire e vivere con Gesù. Poi l'esame preventivo per la Superiora riguarda anche tutto il suo ufficio: e come organizzare la famiglia che ha e il lavoro, i compiti, gli uffici un po' di tutte, in maniera che la casa poi cammini ordinata, non si perda tempo. Si compiono allora, le cose in modo organico e calmo anche, e fruttuoso.
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3. C'è la preghiera che si chiama affettiva, l'orazione affettiva, quando l'anima è arrivata, non solo a pensare rettamente, ma ancora a sentire e quindi è arrivata ad atti di amore, a desideri di santità, a sentimenti di divozione verso Maria, verso san Paolo, verso l'Angelo Custode, verso le anime del purgatorio. Quando entra già in noi questo movimento di cuore, non opporsi [ad] assecondarlo, invece assecondarlo. E si può, questo sentimento, alimentare: prima, chiedendo al Signore luce; secondo, detestando il peccato e l'imperfezione e tutto quello che significa perdita di meriti; detestare quel che è stato errato nella vita, e pensare all'acquisto, invece, delle virtù. Per esempio, chieder l'aumento di fede, una speranza più ferma, una carità più ardente, una prudenza costante, l'amore alla giustizia sempre vivo, la temperanza, la fortezza, l'obbedienza, l'umiltà. Ecco, affetto. Questo affetto può essere rivolto direttamente al tabernacolo: atti di amore a Gesù. Si può recitare anche cento volte l'atto di carità, affetti a Gesù eucaristico, affetti verso Gesù crocifisso, affetti secondo le circostanze: per il Natale, prima lo si sollecita dal cielo, il Figlio di Dio, che venga a redimere l'umanità. E questo, l'Avvento. E poi lo spirito si rallegra, si allieta perché la liturgia ci presenta il Bambino nel presepio. E quante cose, allora, si dicono al Bambino! E così nelle varie solennità, ci sono gli affetti propri che riguardano quella solennità. Orazione affettiva.
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[4.] Dopo questa orazione affettiva, viene l'orazione di semplicità.
L'orazione di semplicità è in mezzo tra l'orazione ascetica, che è quella di cui già abbiam parlato, cioè: vocale, mentale, affettiva... [l'orazione di] semplicità è come anello che sta fra la preghiera ascetica nominata e la preghiera, invece, di contemplazione, la quale poi ha i cinque gradi.
Che cosa è la preghiera di semplicità?
La preghiera di semplicità, in generale, si può dire che consiste nel veder chiaro una cosa e stare come a contemplarla. Ma non è ancora la vera contemplazione infusa. È qualche cosa di mezzo, perché poi, non si può dire che un'anima arriva a praticar tutta la preghiera ascetica e poi di lì ci sia un passaggio repentino diretto verso la preghiera di contemplazione. Si distinguono nell'anima assai difficilmente, e poi insieme si può fare un momento una preghiera ascetica e un altro momento si ha la contemplazione. La preghiera di semplicità, sta in mezzo e ha qualche cosa della prima, l'ascetica, e poi qualche cosa della seconda, la preghiera di contemplazione. Alle volte basta guardare il Crocifisso e l'anima è presa, si sente in sé tutta commossa al vedere quanto Gesù ha sofferto per noi, tutta commossa considerando i singoli dolori di Gesù crocifisso: perché quelle spine? perché quei chiodi? perché le carni livide e aperte dai flagelli? perché quella croce portata da te, o Gesù? perché quelle varie stazioni della Via Crucis? Oh, l'anima resta in contemplazione e quasi senza far nessuno sforzo viene da sé il desiderio di amare, e il desiderio di una vita più delicata, più santa, e viene qualche proposito poi, non solo il desiderio, ma qualche proposito per la giornata. È allora che si confermano i propositi degli Esercizi, i propositi del ritiro mensile. Sì, semplicità. E vi sono persone che arrivano abbastanza presto, con semplicità arrivano.
Il Curato d'Ars aveva notato, stando in chiesa, che arrivava spesso in chiesa un contadinello, il quale posava gli strumenti di lavoro davanti alla chiesa, poi entrava in chiesa, e stava lì senza muovere le labbra. Allora il curato lo interrogò:
"E che cosa fate?".
"Eh, sono in chiesa".
"E che cosa dite al Signore?".
"Io lo guardo e lui mi guarda, so solo far questo".
È preghiera di semplicità. È un'anima già andata molto avanti.
Ci sono delle persone le quali non sanno di possedere certi doni e li hanno; e altre persone, invece, che si credono molto avanti e invece non sono ancora capaci di tener la testa ferma a dire una Salve Regina. Oh, allora, c'è bisogno veramente: spiritum precum, donum pietatis1.
Semplicità. Può essere che in un momento l'anima abbia una certa luce, si immagina il paradiso, vede quella città santa, gli abitanti di quella città; nella fantasia sua si delinea la Santissima Trinità, Gesù con le ferite, con le piaghe delle mani e dei piedi, la Vergine che prega per noi; e l'anima sta lì, e dopo la preghiera di mezz'ora si sente tutta bene, non sa neppur dire precisamente che cosa è entrata nell'anima, ma si sente forte, si sente unita a Dio, comincia bene la sua giornata. Preghiera di semplicità.
Dopo questo, viene già una preghiera che si chiama: raccoglimento infuso. Qui comincia a dominare di più l'azione dello Spirito Santo. E poi la preghiera che si può chiamare e viene chiamata: preghiera di quiete.
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[5.] Il raccoglimento infuso.
A tenere a posto la mente, tenere a posto la fantasia, tenere a posto la memoria, tenere a posto tutto il nostro essere, ecco, è sempre cosa che richiede forza. Il raccoglimento infuso porta ad unire tutte le forze nel lodar Dio. Il raccoglimento è il contrario della distrazione. La distrazione distrae le forze, cioè, le fa perdere, le porta a spenderle inutilmente. Invece il raccoglimento infuso è una grazia per cui l'anima si raccoglie tutta in se stessa per l'azione dello Spirito Santo e sente Dio, sente le sue voci, sente secondo la sua condizione, secondo il suo stato spirituale: o l'umiliazione dei peccati commessi, o è portata al pentimento di essi, o sente che il cuore è già nelle mani di Dio, lo ha già messo nelle mani di Dio e sente come questo cuore palpita di qualche affetto particolare che non è umano; e la stessa memoria, la stessa fantasia e lo stesso esteriore: si socchiudono gli occhi o si abbassano, oppure si dirigono verso un'immagine, verso il tabernacolo. Raccoglimento infuso. E un po' più difficile che questa persona si disturbi per niente dalla preghiera o perché c'è uno che è entrato e che fa un po' di rumore o perché viene qualcheduna a chiamare o perché ci sono le preoccupazioni per quello che sarà dopo che si dovrà fare, ecc. La persona ha raccolto le sue forze, in questo momento non c'è altro da fare di meglio sulla terra che contemplar Dio, e non ha altro da fare. E difatti lì avvengono quelle disposizioni per cui sovente all'esterno, appare come una immobilità, e l'adorazione passa presto e tutti i pensieri della meditazione, magari delle prediche, i pensieri, i sentimenti che si avevano, vengono tutti a raccogliersi in quel momento e tutti utilizzati per dar gloria a Dio, per desiderare un aumento di carità verso Dio e verso il prossimo. Raccoglimento infuso.
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[6.] Invece nella quiete, l'altro grado di orazione, si può dire che il lavoro è quasi già, non precisamente, ma già in massima parte, dello Spirito Santo nell'anima e la persona quasi subisce già l'azione dello Spirito Santo. Allora è il tempo di lasciarlo lavorare e assecondare, andargli appresso coi pensieri perché, abitando nell'anima, illumina l'anima, opera sulla sensibilità della persona, fortifica la volontà. È lui che domina, si può dire che è già, in gran parte, padrone di tutto quell'essere: "Io son tutto tuo". Dilectus meus mihi, et ego illi1, ecco. Così l'anima è in Dio e Dio è nell'anima. Ma non è una quiete che ci faccia dormire, eh? È tutt'altro! È tutto l'assecondamento, è il lasciare operare il Signore, lo Spirito Santo, in quiete; meno forza, cioè meno lavoro proprio, soggettivo e più abbondante lavoro dello Spirito Santo.
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Oh, dopo vi sono le tre unioni che sono altri tre gradi di preghiera. Ma per ora basta. Quello che deve essere impresso nell'anima: domandare sempre un aumento, un grado superiore di preghiera, sì. Pensiamo che siamo molto ancora indietro. Che differenza fra noi e certi santi!
Allora, vedete un poco se noi cresciamo e cioè se noi andiamo avvicinandoci sempre più al Signore; se c'è la carità sempre più viva in noi, perché poi il frutto è la carità che è perfezione. E allora, da questa carità si diffondono, in tutto l'essere, beni spirituali. Quando si è arrivati a questa carità, cresce la prudenza, cresce la giustizia, cresce l'umiltà, cresce l'obbedienza, cresce la castità, cresce lo spirito di povertà. Come dice la Teologia della perfezione1: aumentando la carità... è come cresce il dito medio, crescono insieme gli altri, in proporzione. Crescendo la carità, crescono tutte le virtù connesse che sono quelle accennate, sia teologali, sia cardinali e sia morali, specialmente poi, le virtù religiose.
Dire, allora, abbastanza spesso il Veni Creator e il Sub tuum praesidium per ottenere questo maggiore spirito di orazione, e di crescere, di passare da un grado all'altro man mano che passano gli anni. Non, man mano che passano gli anni far le cose per abitudine, ma per una carità sempre più viva. E anche se le forze vengono a mancare, le forze fisiche: cum infirmor, tunc potens sum2: essendo stanco e sfinito e malato, il mio spirito si ringiovanisce, si irrobustisce.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 35/a (= cassetta 81/a). - Per la datazione, cf PM: «L'esame preventivo, per una superiora è duplice». - dAS, 25/10/1960: «Per tutto il pomeriggio (dalle ore 15 alle 19) [il PM] è stato ad Ariccia per le due prediche alle PD...» (cf c217 in VV). (La seconda predica non è pervenuta a noi).

2 Lc 11,1.

1 Sul Pater Noster, si veda la voce in Enciclopedia cattolica (Città del Vaticano, s.d.) volume IX, cc 943-946, scritta da STANO GAETANO. - Per S. Agostino si cf Epist. 130, 12, 22.

1 1Tm 4,16.

2 Cf PLAUTO, Stichus 5,4

1 Cf Zc 12,10.

1 Cf Ct 6,2.

1 ROYO MARIN ANTONIO, O.P., Teologia della perfezione cristiana, Sesta edizione, Roma, EP 1965. DON G. ALBERIONE si servì della edizione prima e seconda dell'anno 1960. Questo libro fu tradotto in italiano da tre sacerdoti paolini: G. Pettinati, M. Pignotti e A. Girlanda.

2 2Cor 12,10.