18. L'APOSTOLATO DEL SERVIZIO SACERDOTALE
Esercizi Spirituali (11-19 agosto) alle Pie Discepole del Divin Maestro addette al servizio sacerdotale.
Ariccia, Casa Divin Maestro, 12 agosto 19601
È certamente un buon sacrificio che offrite al Signore, dopo molto lavoro del corso dell'anno. Altri pensano ai monti e al mare e voi pensate, invece, a un riposo di un ordine più elevato, quello che indicava Gesù quando diceva agli Apostoli: Venite in desertum locum et requiescite pusillum2: venite in luogo solitario, riposate un po' il vostro spirito. Un riposo nel Signore, un riposo che è destinato a rinvigorire lo spirito.
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Fra gli argomenti che sono necessari trattarsi, questo prendiamo per la presente meditazione, cioè, il servizio sacerdotale o l'assistenza al sacerdote, che è poi la medesima cosa, in fondo, nel senso in cui viene da alcuni interpretato.
Occorre sempre elevarsi ai principi del Vangelo. Come è avvenuta la redenzione del mondo? Il Signore nei suoi disegni altissimi ha voluto che il Messia, il Redentore, il Maestro dell'umanità, fosse figlio di Maria e fosse accompagnato nella sua missione da Maria, e che Maria ancora, assistesse gli Apostoli che continuavano l'opera di Gesù Cristo, e che Maria, dal cielo, sempre, in ogni tempo, applichi e cioè contribuisca all'applicazione della grande opera di Gesù Cristo, l'applicazione della redenzione.
Vedere sempre Maria e considerarvi sempre altra Maria, ognuna, sì. Maria preparata dalla misericordia di Dio che la volle immacolata. Maria preannunziata dai profeti e indicata anche da tante figure dell'Antico Testamento. Maria che viene annunziata dall'Arcangelo come la benedetta fra le donne, la prima fra le donne, e così, come le disse santa Elisabetta. Ella riceveva l'annuncio che era scelta per Madre di Dio1, Madre del Figliuolo di Dio che si sarebbe incarnato. E rimase persuasa e diede il suo consenso quando ella fu assicurata che da una parte avrebbe conservata la verginità e dall'altra parte sarebbe stata vera madre di Dio, Madre del Redentore, Madre del primo Sacerdote, Madre del Maestro Divino, sì.
Oh, la sua missione ineffabile! La consideriamo al presepio, la consideriamo nella fuga in Egitto, nella dimora colà, in quella terra straniera; la consideriamo a Nazaret quando Gesù, ancora fanciullo, bambinetto, dipende da lei; quando ella accompagna Gesù al tempio; quando ella lo assiste nelle ore di lavoro allorché Gesù stava al banco di falegname; quando incominciava la preghiera; quando si accompagnava con Gesù nei pellegrinaggi a Gerusalemme e nell'intervento alla Sinagoga. Maria, là nell'intimità, in quegli anni dai 12 anni di Gesù ai 30 anni di Gesù, quali intime comunicazioni! E chi sa quante cose abbia sentito e quali consigli di perfezione abbia ricevuto, poiché, quello che Gesù disse al mondo, cioè, quello che predicò nei tre anni della vita pubblica, prima era stato argomento di conversazioni tra Gesù e la Madre in quei tempi liberi, quando il lavoro era, per un momento, sospeso. E Maria che seguì Gesù durante il suo peregrinare di città in città, di borgo in borgo, nella vita pubblica. E Maria che accompagna Gesù al calvario, che assiste alla crocifissione, alle agonie, alla morte del Figlio. Ecco, compìta la sua missione verso Gesù, considerato come fisicamente deve esser considerato.
Ma quando la sua missione verso Gesù era terminata, Gesù le assegnò un'altra missione, «Ecco tuo figlio»2, indicando Giovanni, e, nella persona di Giovanni, indicando tutti gli apostoli e tutti i fedeli che avrebbero creduto alla parola del Vangelo. E così Maria rimase ancora ad assistere la Chiesa nascente, a incoraggiare gli Apostoli, a narrare loro gli episodi della fanciullezza di Gesù; rimase ancora a sostenere gli Apostoli quando erano fatti segno a persecuzioni, finché ella, dopo aver portato sulle sue braccia la Chiesa nascente fu chiamata a continuare la sua opera verso la Chiesa e verso i sacerdoti, dal cielo.
Ecco designata la vostra missione. Non è altra, è quella stessa. Voi, ciascheduna di voi: altra Maria; ciascheduno dei sacerdoti: altro Gesù. E così, come è avvenuta la redenzione, essa redenzione continua, viene applicata. E quanto più saranno santi i sacerdoti e quanto saranno più sante le suore, altrettanto più presto e più vigorosamente il mondo si convertirà a Gesù Cristo, il Vangelo entrerà in ogni anima, entrerà nel mondo, nelle leggi, entrerà nei costumi, sì. Occorrono, allora sacerdoti santi e suore sante.
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E la missione vostra, in primo luogo, è di pregare, primo, per le vocazioni: che siano tante. Portarle nel cuore; sempre chiedere al Signore che vengano tutte le anime che son destinate al sacerdozio; vengano tutte nei luoghi di formazione, nelle case di formazione e formate così bene, così santamente da poter continuare la missione di Gesù Cristo. Sì, portarle nel cuore come Maria portò il Bambino nel seno, nelle vostre preghiere, nelle vostre adorazioni, nelle vostre comunioni, ecco.
Poi, il vostro lavoro non è, in primo luogo, quello della pulizia, della cucina, del bucato e, in sostanza, dell'assistenza materiale al sacerdozio. Il vostro compito è, in primo luogo, quello della preghiera. E portate assai più bene ai sacerdoti con le adorazioni che non con il lavoro che chiamiamo manuale, il servizio manuale, sì. Avanti, allora, nell'accompagnare, assistere il sacerdote. Si ha sempre da pregare e sempre da operare: «Membra vive e membra operanti»1 sì, quando il sacerdote è già nel suo ministero, quando egli compie la sua missione e quando soffre e quando si avvicina alla morte e quando è passato all'eternità, l'assistenza per mezzo dei suffragi. La continuerete, poi, dal cielo, questa missione, accanto a Maria, quasi ministre di Maria, aiutanti, operanti con Maria, sì. Oh, vi può essere una dignità, per la donna, una dignità più alta? Certamente non vi può essere una dignità più alta che quella di Maria e quella della suora la quale continua l'opera di Maria.
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Il primo apostolato delle Pie Discepole è certamente quello eucaristico: l'adorazione, quando si cambia... non in una pratica di pietà soltanto, ma quando questa pratica di pietà diventi apostolato. Tutte per questo e, quanto alla preghiera, quanto alle adorazioni, non deflettere mai, mai. È la prima cosa, è il primo impegno.
Oh! Ma da aggiungere che, questa missione è seguita dall'altra missione del servizio sacerdotale o assistenza sacerdotale, al sacerdote, come volete chiamarla, ma il senso dev'esser sempre quello che è insito nella redenzione, nella salvezza dell'umanità: accanto al Figlio di Dio incarnato: Maria, e Maria che si prepara a diventar la madre del primo sacerdote, ecco. Quindi, il secondo apostolato è proprio questo: servizio sacerdotale.
Non vi è affatto da umiliarsi. Tutti noi siamo servi. I servi di Dio sono i santi. Chi non è servo di Dio non si fa santo, no. Quindi, un servizio che viene fatto dal sacerdote alla Pia Discepola: predicare, confessare, amministrare gli altri sacramenti, celebrar la Messa, ecc. E servizio che viene fatto dalla suora al sacerdote. Tutti siam servi di Dio. Chi non vuole il titolo di servo di Dio, eh, non sarà mai santo perché la santità sta appunto nell'essere buoni servi di Dio. Allora si può sperare l'invito che il Signore farà all'anima quando entrerà nell'eternità: «Avanti, servo buono e fedele, entra nel regno di Dio, nel gaudio eterno»1. «Io son venuto non a essere servito - dice Gesù - son venuto per servire»2. Chi sdegnasse questa parola farebbe capire che non ne comprende il senso, non lo comprende il senso che è appunto quello di contribuire, contribuire all'opera del sacerdote e prenderne parte, e compier la propria parte secondo lo stato e la natura propria della donna e della religiosa, sì. Quindi, secondo apostolato della Pia Discepola, è proprio il servizio sacerdotale o l'assistenza al sacerdote.
Ho detto già parecchie volte, e credo che bisogna ancora ripeterlo, non solo adesso, ma ripeterlo spesso, in tutti i tempi, sì: fare una chiesa, fare oggetti per il culto è cosa santa; a[d] esempio: preparar pianete, preparar calici, ecc.; ma preparare il sacerdote è l'importante, in primo luogo. Poiché in una diocesi, (per farmi capire) vi sono 91 parrocchia; 60 di queste 91, sono senza parroco, chiese chiuse, 60. Ecco, per il culto, per l'istruzione religiosa, per condurre le anime a Dio, per amministrare i sacramenti, per celebrare la Messa, ci vuole il prete. Il prete è la prima cosa, la prima necessità. E vi è tanta distanza fra il formare il prete e il preparare un piviale, la pianeta, quanto, si capisce, è nella natura stessa delle cose la diversità. Dunque, stimare l'opera vostra. E, se c'è una conoscenza giusta, sarà facile anche amarla quest'opera vostra, questo apostolato, questo ministero; sarà facile amarlo e di dedicarvisi con generosità.
Ora, negli Esercizi Spirituali, domandiamo al Signore di viver di fede, perché se non si vive di fede, si può ragionare: "sono una serva". Oh! Allora sei santa se sei vera serva, perché entri nel numero dei servi di Dio, dei servi buoni, sì. Che non sia inteso al modo mondano, quel titolo, non sia inteso al modo dei mondani, questa espressione, questa parola.
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Come fare questo servizio.
Primo, dunque, la preghiera.
Secondo: la retta intenzione. Sempre nello spirito di Maria, rappresentandovi Maria, considerandola quando fa il suo servizio al Bambino Gesù, al fanciulletto Gesù. A Gesù, quando arriva a 12, 15 anni, 20 anni, 30 anni; quando è ai piedi della croce, ancora, e quando l'accompagna al sepolcro. Tenervi sempre in questo pensiero: sono Maria, sono Maria. E allora opero nel suo spirito, opero nelle sue intenzioni, opero coi medesimi fini che ebbe Maria nel servizio sacerdotale a Gesù. È la Madre, è la Maestra, essa, di coloro che si dedicano a questo apostolato. Madre, Maestra e Regina di tutti e tanto più di quelle persone come siete voi che vi dedicate a questo apostolato. Retta intenzione.
Vivere di fede! Vivere di fede! I ragionamenti umani distruggono tutto quel che è soprannaturale, distruggono quello che viene dalla fede e quello che serve ad animare, incoraggiare, sostenere e rendere meritorio tutto questo servizio. Vivere di fede nell'apostolato, esercitarlo per fede, l'apostolato. Allora vi sarà sempre letizia. E certamente che, molte volte, nel discorrere comune sembra che si dimentichino un po' i princìpi della fede, ma coloro che si ispirano al Vangelo, coloro che s'ispirano al pensiero divino, oh, come vivono in un'altra atmosfera di letizia, di gioia nel fare il loro lavoro, il compiere quello che Iddio ha loro affidato! E se si capisse bene, tutte chiederebbero di entrare in questa parte della vostra missione, tutte. Tuttavia, vi è sempre chi ha fede viva e vi è sempre chi ha una fede un po' languida. Retta intenzionea, dunque.
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Terzo: generosità. Sì, generosità che indica amore, amore a Gesù, amore al Divino Maestro che è considerato nella persona del sacerdote. E sicuro, si potrà sempre dire, che non tutti i sacerdoti son perfetti; ma non sono perfette tutte le Pie Discepole; né le une, né gli altri siamo perfetti. Ma però: Si vis perfectus esse1: se vuoi essere perfetto... E c'è lo sforzo quotidiano da una parte e dall'altra di arrivare sempre ad una maggior perfezione. L'ideale è: perfetti come il Padre celeste2. Ma non ci arriviamo, tuttavia ci tendiamo, lavoriamo in quella direzione. Generosità.
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Quarto, poi: prudenza nel comportamento.
Se vi è buona unione nel gruppo delle Pie Discepole che operano in una Casa, la prudenza sarà sempre più facile; il sentimento, il cuore, la letizia si trovano sempre bene nel gruppo delle Pie Discepole medesime, tra di voi, in sostanza, quindi non si cercano diversivi. Prudenza, sempre; e sia in quello che si dice e sia nel modo in cui si opera e sia negli incontri e sia un po' in tutto il complesso della giornata. Prudenza, che è sempre l'occhio dello zelo, la prudenza, sempre. Poi, se è necessario, si può anche riferire, domandare dare consiglio. E riferire, perché niente degeneri; e domandare consiglio, perché tutto sia sempre più santo, sì.
La preghiera, poi, vicendevole. Certamente io porto sempre le Pie Discepole nel calice quando vado a celebrare la Messa e penso che, da una parte, facciate altrettanto voi per riguardo ai sacerdoti ed a me, perché al mattino io raccolgo attorno all'altare, col pensiero, tutti, tutte, e allora non è che ci siam visti da molto tempo, vi vedo ogni mattina; e non è che siate tanto lontane, perché siete proprio lì, attorno all'altare ogni giorno. Quindi: preghiera vicendevole.
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Poi, ultima condizione: istruirvi sempre di più riguardo alla vostra opera. Perché quando uno dice: "Ne so abbastanza" eh, finisce di lavorare per perfezionarsi. C'è sempre da perfezionarsi un po' per tutto: da perfezionarsi nella pietà, da perfezionarsi nella disciplina, da perfezionarsi nell'osservanza dei voti, perfezionarsi nel proprio apostolato. Ah, c'è molta diversità fra una persona e l'altra. E sì, occorrerebbero delle scuole; a poco a poco l'Istituto potrà provvedere a delle cose alle quali per ora non può ancora arrivare. Ma tuttavia, vi è la volontà e lo sforzo per arrivarci. Sì, crescere nella istruzione. Prima, l'istruzione religiosa, amare il catechismo e continuare lo studio di quelle materie che servono a meglio assistere alle funzioni, ad esempio, la liturgia. Sì, conoscere bene, quanto è possibile, sempre un po' più bene, la liturgia, i suoi significati, i frutti della preghiera liturgica, il modo di compierla, ecc. E poi, istruirvi nel vostro apostolato. Vi è tanta diversità fra persona e persona. E lì il progredire vuol dire: amore a Gesù, vuol dire fervore, vuol dire. È chi sta fermo, è chi va indietro che si può chiamare tiepido, indifferente, negligente. Ma chi cerca di progredire ogni giorno e sia nell'istruzione e sia nel modo di compiere il proprio servizio, vive in fervore, perché il fervore è un continuo progredire o, almeno, un continuo sforzo per progredire.
Il Signore vi benedica tanto. La parte che avete scelta è ottima: contemplativa, la vita, e, nello stesso tempo, attiva. E attiva in apostolati così santi, così conformati all'apostolato di Maria e apostolati in cui voi entrate proprio nel cuore della Chiesa, comprendete proprio i bisogni attuali della Chiesa. Oggi il bisogno della Chiesa è il numero delle vocazioni, è la santità dei chiamati: Rogate ergo Dominum messis ut mittat operarios in messem suam1: pregare il Padrone della messe affinché mandi mietitori alla messe, buoni operai, santi operai. Poi, poi: premio eterno. Quelle fatiche, quelle membra stanche perché hanno operato, come risorgeranno gloriose nel gran giorno! Le vergini gloriose e le mani operanti, le membra stanche, affaticate e sfinite per il gran lavoro e il gran servizio sacerdotale. Risplenderete come il sole: Fulgebunt iusti tamquam sol2. Come il sole, nel gran giorno della risurrezione finale.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 31/b (= cassetta 76/a). - Per la datazione, Cf PM: «Altri pensano ai monti e al mare e voi pensate, invece, a un riposo di un ordine più elevato». - dAS, 12/8/1960: «Andato [il PM] ad Ariccia per gli Esercizi delle PD» (Cf c136 in VV).
2 Mc 6,31.
1 Cf Lc 1,28ss.
2 Gv 19,26.
1 Cf Costituzioni delle PD, (1960), art. 3.
1 Mt 25,21.23.
2 Mt 20,28.
1 Cf Mt 19,21.
2 Cf Mt 5,48.
1 Mt 9,38.
2 Mt 13,43.