Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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PRIMA PARTE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI: TOGLIERE IL MALE DALLA NOSTRA VITA
Esercizi spirituali

La1 prima parte degli Esercizi è ordinata particolarmente a togliere il male dalla nostra vita, cioè togliere il peccato, correggere i difetti e allontanare da noi le imperfezioni volontarie.
Prima di costruire la casa spirituale occorrono le fondazioni, occorre liberare il terreno da quello che potrebbe impedire la costruzione. Ecco. Prima, quindi, la confessione.
Che cosa sia confessione noi possiamo capirlo facilmente. La maestra sgrida una bambina: Sei tu che hai fatto questo?. La bambina abbassa la testa e dice: Sì. Si confessa.
Confessione può essere inteso in quattro sensi.
Primo: quando da noi medesimi, entrando nel santuario della nostra coscienza, diciamo: Ho fatto male, ho sbagliato. Per esempio: Sono stato disattento; per esempio: Non ho obbedito; per esempio: Non ho fatto il mio dovere di scuola. Allora uno si conf..., confessa, si confessa a se stesso.
E questo è il primo passo. Il confessarci a noi stessi è la cosa fondamentale per la confessione sacramentale. Confessare che abbiamo errato, confessare che abbiamo il tal difetto: orgoglio per esempio, invidia, pigrizia, golosità o [interrotto] libertà di sguardi, o pensieri non controllati. Confessarci a noi stessi.
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Secondo: confessarci alle persone comuni, cioè alle persone che convivono con noi, o con le quali, qualche volta, abbiamo da operare. E, ad esempio, nella scuola quando il maestro dice: Hai sbagliato, e l'alunno deve ammetterlo, non ricorrere a, a scuse che non stiano veramente a posto. Naturalmente, se quello che ha scritto non fosse un errore, potrebbe presentare anche le sue ragioni, ma se poi l'insegnante insiste, bisogna che assecondi.
Confessare, a chi ci guida, i nostri errori, i nostro difetti. Ecco. E, cioè, prima confessare che siamo, alle volte, ignoranti: Questo non lo so, mi insegni un po'. Vi sono persone che sono umili e confessano la loro incapacità, confessano la loro ignoranza e si fanno insegnare. Vi sono persone che, neppure quando non han capito, non sanno chiedere una spiegazione, sono orgogliose, non vogliono essere formate, non si lasciano dirigere e, quindi, non, non ammettono la loro imperfezione, la loro incapacità, la loro ignoranza. E perciò sono le persone più difficili da guidare, da formare.
Così, può essere che noi commettiamo uno sbaglio (e ne commettiamo tanti nella giornata!) e, commettendo quell'errore, o noi stessi lo diciamo, oppure, se ci viene ricordato, subito ringraziamo chi ce lo dice, chi ci ha avvertito di quel difetto, di quell'errore, di quella imprudenza, di quella dimenticanza. Chi ha voglia di essere santo e perfetto ammette subito, anzi, va a consigliarsi; chi è orgoglioso, non va a consigliarsi, crede di saperne abbastanza, di poter far da sé e, perciò, rimane sempre più indietro. Sono gli umili che progrediscono! Gli umili che progrediscono, perché insistono per essere illuminati, per essere guidati e, allora, fanno tesoro dell'esperienza degli altri.
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Chi ama la perfezione, ama di essere corretto.
Terzo: vi è una confessione che si fa davanti a Dio. Nessun uomo lo sa che ho mancato di pensiero: pensieri di vanità, pensieri [...], pensieri contro l'obbedienza, pensieri contro la carità e contro la purezza, ma io - dice la persona - lo so che ho avuto questi pensieri; lo so che nel mio cuore vi son passati quei desideri; so che, anche esteriormente, quegli sguardi, o quell'ascoltare certe conversazioni, o certe canzoni, oppure che nel sentire certe conversazioni non adatte per me. Io lo so: nessuno, forse, è testimone, ma Dio mi vede e mi ha visto anche i pensieri, anche i sentimenti. Dio mi sente e ha sentito le mie parole, anche i battiti del mio cuore, gli affetti che non erano ordinati! E Dio ha notato tutto. E allora scancellarlo: mi pento, mi confesso.
Quando diciamo il Confiteor, allora non è la confessione sacramentale: Mi confesso al Dio onnipotente, alla Beata Vergine Maria, a tutti i santi ed a voi, mio padre spirituale, perché ho peccato. Allora non è la confessione sacramentale, e neppure si dice qualche peccato determinato, ma è la confessione fatta a Dio che vede. E, allora, il sacerdote dà un'assoluzione generale che non è l'assoluzione sacramentale, che si deve dare a ogni persona individualmente, ma è la, è un'assoluzione che arriva qui: se c'è il pentimento vero il peccato è perdonato. Se è veniale è perdonato subito; se fosse peccato grave sarebbe perdonato quando ci fosse il dolore perfetto. Il dolore perfetto. Ma poi, tuttavia, il peccato si deve ancora confessare.
Ad ogni modo il Confiteor è: Mi confesso a Dio onnipotente.
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Questa è la terza confessione.
La quarta confessione, poi, è la sacramentale, fatta a Dio nella persona del suo ministro. Ecco: confessione fatta a Dio nella persona del suo ministro.
E, allora, noi ci presentiamo e diciamo le nostre imperfezioni, le nostre mancanze, i nostri peccati. Le imperfezioni, e, non è necessario confessare, ma a dirne, qualche volta, si ottiene più facilmente la grazia di correggerle.
E, così, non è necessario in modo assoluto confessare le venialità, anche deliberate, ma se si confessano, si ottiene più la misericordia, più abbondante la misericordia di Dio e, poi, si ottiene il perdono del purgatorio meritato e, poi, si ottiene la grazia di poterci emendare da quei certi difetti. La confessione sacramentale.
Adesso parliamo solo della confessione sacramentale.
Dunque, ci sono quattro confessioni: a noi stessi, alle persone che ne circondano e che han cura di noi, ecc.; e poi a Dio; e poi, in confessionale, col sacramento detto della penitenza. Penitenza vuol dire pentimento: pentimento di quello che si è operato, che non era di gradimento di Dio.
Che cos'è la confessione sacramentale? È un sacramento istituito da Gesù Cristo, il quale serve a ottenere il perdono dei nostri peccati e, più di tutto, a darci la forza di evitarli in avvenire.
La confessione è un sacramento che non riguarda solo il passato, ma riguarda anche il futuro. Del passato serve a rimetterci la colpa e nel futuro serve a preservarci da altre cadute, in quanto infonde una grazia nuova, una forza nuova.
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E la religiosa, generalmente, non ha peccati gravi. Tuttavia è obbligatorio, per tutte le religiose e per tutti i religiosi, come per tutti i sacerdoti, di confessarsi ogni otto giorni. Oh! Essi non portano, molte volte, peccati gravi, certamente, ma cercano, vogliono ottenere il perdono dei peccati anche veniali. E, soprattutto, la confessione serve per loro a preservarli da cadute.
Oh! Adesso, parlando della confessione, bisogna dire, in primo luogo, che vi son tre specie di confessioni sacramentali.
La confessione settimanale, o ordinaria, che può anche esser ogni quindici giorni, ogni mese; poi la confessione straordinaria e la confessione generale.
Primo: la confessione ordinaria, che è quella che solitamente facciamo e l'esame, per questa confessione, si estende dall'ultima confessione al momento della nuova confessione: quindi sarà l'esame che riguarda la settimana, se ci confessiamo ogni otto giorni, e sarà l'esame che riguarderà forse dodici giorni, quindici giorni se ci confessiamo invece ogni dodici giorni, ogni quindici giorni. Può anche avvenire che una volta, nonostante la buona volontà, non abbiam potuto confessarci ogni otto giorni, siamo andati a quindici, ma poi la buona volontà è di confessarsi ogni otto giorni. E un'altra volta, forse, invece di quindici saran sei, perché abbiamo occasione di avere il confessore e ci confessiamo dopo sei giorni, cinque giorni.
Quello che è importante per la religiosa, per il religioso, abituarsi così: che nell'anno ci siano cinquantadue confessioni come son cinquantadue le settimane. Qualche volta un po'
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ritardato, qualche volta un po' anticipato.
Vi sono molti santi, non moltissimi ma un certo numero, che si confessavano ogni giorno, oppure si confessavano due volte la settimana. Però, in generale, è meglio tener la regola comune, in generale. Se poi il Signore dà certe grazie ad un'anima, potrà anche abbondare di più.
Poi, qualche volta, la confessione si fa per questo: cado sempre in quel difetto, ma voglio vincermi, voglio correggermi e, allora, per un certo tempo, o almeno per una volta, farà una confessione anche prima che siano passati gli otto giorni e con pentimento più profondo e, soprattutto, per quel determinato difetto, quella determinata mancanza.
La confessione ogni otto giorni. E deve riguardare che cosa? Per sé deve riguardare i comandamenti e i consigli evangelici, deve riguardare tutto. Ma, naturalmente, noi sapendo già che cosa facciamo bene e quello che invece non facciamo bene, ci fermiamo soprattutto su quelle cose, su quei difetti che più facilmente ripetiamo. Ripetiamo. Oh! Allora la confessione settimanale, o ordinaria.
Secondo. Vi è la confessione straordinaria, la quale non è più dall'ultima confessione ben fatta ad oggi, ma è una confessione che abbraccia un tempo più lungo, supponiamo sei mesi, un anno. Son sempre stata tranquilla di coscienza, ma quel giorno mi è, mi è accaduto uno sbaglio. Ho visto, ho seguito, mi son fermato su quello che non andava bene. Da quel giorno non ho più tanta tranquillità: mi pare di aver detto e mi par di non aver detto bene, o addirittura, ho dissimulato, non ho lasciato capire al confessore che cosa c'era di vero. E, allora, se avessi da
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morire adesso, saresti proprio in pace?. La figliuola risponde: Non sarei in pace!. Ebbene, comincia la tua confessione da quell'occasione, da quel giorno: saran sei mesi, sarà un anno. Ma: e le confessioni e le comunioni fatte frattanto, da allora? E si sa già: se il confessore conosce già la penitente e già sa, pressappoco, che era abituata a confessarsi spesso, era abituata a comunicarsi spesso e, allora, si fa già un concetto giusto. Non è poi necessario, allora, ripetere tutto ciò che ci è stato, da, supponiamo, da quei sei mesi, da un anno: basta ripetere, o dire, le cose più, più gravi, più, che davano, cioè, più pena fino adesso.
Poi, in terzo luogo, c'è la confessione generale. Vi può essere anche questo caso, che accade spesso, ma è utile trattarne, e, giacché può occorrere. Da bambina mi è accaduto questo, dice quella figliuola. Oppure: Anche nelle prime confessioni che facevo un po' conoscevo che era peccato quel che avevo commesso e un po' no; un po' avevo paura di non dire e un po' ho detto. In sostanza: morirei più tranquillo, se dovessi morire, se rifacessi le mie confessioni. Allora si parte di là e si fa la confessione generale.
Può essere anche che sia generale in un altro senso. Io cammino bene - dice quella figliuola - studio quanto posso, faccio il mio dovere in famiglia e vivo osservando i comandamenti, ecc. Ma c'è un punto: fra tutte le cose che faccio bene, c'è quel punto, vi è quel difetto, vi è quel peccato che mi tormenta e forse non l'ho detto e forse non, soprattutto, non ero pentito. E allora cosa fare? Si fa la confessione generale.
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Dunque, può esser generale sotto due aspetti: o perché comprende tutta la vita passata, oppure comprende tutti i difetti, anche quelli, o quel difetto, o quel peccato, che altre volte non si è detto, non si è accusato; e soprattutto quando è mancato il pentimento e, se son gravi, se non si è corretto. Ecco.
Perché la nostra confessione può essere invalida, e anche sacrilega se ci accorgiamo: o perché manca il dolore, o perché manca l'integrità, cioè non si dice tutto quello che è grave.
Quel che, che non, non è grave, quello che è veniale, anche se non è detto, resta perdonato indirettamente. In ogni modo non c'è l'obbligo di accusare i peccati veniali, non c'è l'obbligo di accusare tutti i veniali, perché uno può dirne cinque, anche se ne ha sei, e può dirne tre anche se ne ha cinque. Questo, chiaro. Ma il, il dolore, anche se accusa solo una venialità, ci deve sempre essere.
Però, le anime che si danno a Dio, che vogliono proprio amare Gesù, molte volte hanno commesso difetti certamente (ne commettiamo tutti tanti!), ma non c'era il volontario, quindi non era peccato. Quando non è il consenso volontario ad una mancanza, quella non ha offeso Iddio. E se una dicesse solo quella mancanza lì, che non ha offeso Iddio perché fu uno sbaglio, fu un errore, è un difetto, ma non è volontario di offender Iddio, allora non basta dir quello per l'assoluzione, allora bisogna aggiungere: Mi accuso anche dei peccati della vita passata. Ecco. Perché nel passato dei peccati deliberati ce ne furono certamente e, allora, sono sempre materia sufficiente di assoluzione.
Perché se noi dicessimo solo un nome, un difetto, o una venialità non acconsentita, la confessione non sarebbe valida,
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perché non c'è la materia da assolvere: non c'è stata l'offesa di Dio, dunque che cosa si dovrebbe perdonare? Ma se c'è stata la mia, se c'è stato il difetto involontario tuttavia si aggiunge: Mi accuso dei peccati della vita passata, allora resta valida la confessione perché c'è sempre la materia del passato che è sufficiente per l'assoluzione.
Occorre, però, notare una cosa. Questa: il confessore deve sapere che cosa assolve. Quindi, se è il confessore solito, che già ci conosce, basta che noi diciamo: Mi accuso anche di tutta la mia vita passata. Lui sa già che cosa assolve. Se invece il confessore non ci conoscesse, non sapesse nessun nostro errore, o peccato, bisognerebbe dire: Mi accuso della vita passata, specialmente - si dice un difetto, o un peccato, delle mancanze di umiltà e di orgoglio, per esempio - mi accuso delle mie parole contro la carità; mi accuso della mia pigrizia nel passato.
In sostanza: il confessore deve sapere qualche cosa che merita l'assoluzione, perché fu offesa di Dio, e se è della vita presente, il caso è diverso che se è della vita passata.
Dunque, la confessione straordinaria. Adesso, come si dovrebbe fare la confessione straordinaria?
La confessione straordinaria o gen..., ed anche la confessione generale, può essere utile, può esser necessaria e può essere dannosa. Mi pare che l'ho detto chiaro. La confessione straordinaria, e la confessione, o la confessione generale, può essere utile, può essere necessaria, può essere nociva, anche dannosa.
Quando è utile? È utile nei casi straordinari, cioè quando non
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c'è bisogno di rimediare a confessioni passate, ma si ha bisogno di grazia straordinaria. Per esempio: il Diritto Canonico e le Regole in generale dicono che la novizia, nelle, quando uno abbraccia la vita religiosa, è bene che faccia la confessione generale, perché si tratta di un cambiamento di vita, cosa importante. Oppure per farsi conoscere e per avere un giudizio dal confessore sulla vocazione. Oppure vi è un'anima che, in quei giorni, si sente presa dalla grazia di Dio e decide proprio: Io voglio essere santa, voglio cambiare interamente la mia vita. E allora, per avere più grazia, dice: Mi faccio una confessione che mi umili di più. Quindi: o straordinaria, o generale. Allora è utile, ma non necessaria.
Invece, quando è che è necessaria? La confessione generale, o straordinaria, è necessaria quando davvero noi, o non abbiamo confessato tutto, o l'abbiam confessato senza dolore. Queste due cose sono assolutamente necessarie: allora bisogna confessare tutto quel che è grave e bisogna averne il pentimento.
Quindi partire dall'ultima confessione ben fatta, che può essere un anno fa e potrebbe anche essere la prima confessione. La prima confessione.
Eh! E può accadere che una vada avanti nell'incertezza, senza mai darsi pace, e sempre con un certo dubbio in fondo all'anima: Se fossi in punto di morte mi accuserei ancora di quella cosa?. Oppure chiaramente si sa: Non sono a posto.
E può essere che l'anima sia accecata e vada avanti anni, e anni e anni così, finché il pensiero si sia chiarito.
Oh! La confessione è necessaria quando è mancata l'integrità: quindi confessione straordinaria, o, o la generale, quando è
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mancata l'integrità, oppure è mancato il pentimento.
E può esser nociva la confessione straordinaria, o generale? Può anche esser nociva in qualche caso. Ad esempio: se una persona è scrupolosa, può essere nociva, perché gli scrupoli non, non finiscono e si possono anche far dieci confessioni generali e poi l'anima è sempre più nell'incertezza. Ma allora come faccio?. Allora si accusa come può in quel momento, dopo che si è preparata bene la persona e, specialmente, una ben preparata negli Esercizi.
E poi, dopo essersi preparata e aver detto quello che pareva, finché il confessore dice: Basta, ora sta tranquilla; quando il confessore dice: Basta, ora stai tranquilla, non ripeta mai più confessioni generali da quel momento. Ma, e se ci fosse, se non mi fossi spiegata?. Quando il confessore dice basta, indirettamente restano perdonati tutti i peccati che ci fossero nell'anima. Anche quelli che non ho detto bene?: anche quelli che non hai detto bene. Anche quelli che mi son venuti in mente dopo?: anche quelli sono già perdonati.
L'obbedienza al confessore è quello che tranquillizza di più l'anima. Quando il confessore arriva a dire basta è basta. Non ritornare più indietro. Ma mi..., son sempre agitata, sempre un po' in pena: è tentazione, non ascoltare.
È tentazione contro che virtù? La speranza. Ed anche, alle volte, contro la fede. Ma non si crede alla virtù del sacramento? Bisogna credere bene al valore che ha il sacramento della confessione. Oppure non si crede al confessore e allora non si crede al ministro di Dio. Ma se si fosse sbagliato?. Se si è sbagliato sei
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perdonato ugualmente, dunque stai in pace, non coltivar gli scrupoli. Esser delicati di coscienza, sì, scrupolosi, mai. Scrupoli e malinconia via da casa mia, eh! Sempre!
Vivere nella santa pace. Ma Gesù ci vuol bene. Non si è mica fatto dire, supponiamo, dalla Maddalena tutti i suoi peccati! Ha detto: Le son perdonati i suoi molti peccati, perché ha amato molto1. Cioè: adesso mi ama molto. E difatti piangeva i suoi peccati e, in segno di amore a Gesù, gli baciava i piedi e glieli ungeva con unguento e, poi, li asciugava coi suoi capelli. Ha amato molto e basta.
L'amore vivo comprende anche sempre il dolore e, quindi, quando c'è molto amore a Gesù, è segno che si è pentito di averlo offeso. Uno che ami molto il suo papà certamente è disgustato se un giorno lo ha disubbidito.
Dunque, scegliere con semplicità quale sia la confessione da farsi.
Ma se una persona è scrupolosa, allora? Se una persona è scrupolosa basta la confessione ordinaria, che può essere settimanale, o quindicinale, così, dicendo sempre, alla fine: Mi accuso anche di quello che avesse offeso Gesù, particolarmente sopra il determinato punto: l'obbedienza per esempio, la carità, l'orgoglio, la purezza, o altro. Il perdere tempo, ad esempio, quando cioè noi non facciamo i nostri doveri che abbiamo da fare secondo il nostro stato, secondo la nostra condizione.
Scegliere la propria confessione, poi aver grande fiducia. Ma se, e se non oso dire?. Si può anche venire a questo punto,
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per tranquillizzare una volta la coscienza e mettere una pietra su: scrivere. La carta non arrossisce e, del resto, la carta che viene scritta, permette che la persona si spieghi meglio perché alle volte, a dire, un po' dimentica, un po' non trova le parole esatte; ma quando si scrive, si pensa, si riflette e allora si scrive più giusto, più, più, si scrive con più riflessione e con il tempo a disposizione.
Certo non bisogna uscire dagli Esercizi mai senza che la nostra coscienza sia del tutto tranquilla e possiamo dire: Ecco, se venisse la morte oggi dal mio letto passo al paradiso, senza toccare il purgatorio. Mi sono confessato bene, ho anche acquistato l'indulgenza plenaria: se viene la morte, anche stanotte, dal letto passo al cielo. Ecco. Quanto è bene questo! È un, il frutto primo degli Esercizi Spirituali! Primo, in ordine, perché in principio si pensa al passato e, poi, ci si prepara alla confessione; poi vengono gli altri frutti, che riguardano il futuro che, per il vostro caso, sono anche i più importanti, perché, riguardo al passato, siete già abbastanza tranquille e in pace con Dio.
Tuttavia ricordiamo che c'è una confessione straordinaria che negli Esercizi si deve sempre fare, non quanto all'accusa, ma quanto al pentimento. Uno straordinario pentimento!
Alle volte, nelle confessioni così, nel corso dell'anno, o perché abbiam fretta, o perché non abbiamo avuto molto tempo da prepararsi, o perché non eravamo abbastanza raccolti in quei giorni: ma, negli Esercizi, c'è tutta la calma, tutto il tempo. E se prima si è dovuto prepararsi in cinque minuti, ora ci son cinque
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giorni: dunque c'è tempo! Se non son cinque giorni, saran quattro; e, del resto, non abbiamo da affaticarci troppo a conoscere i peccati!
È soprattutto il pentimento che dobbiamo curare. Il pentimento col proposito: Voglio emendarmi! Quando c'è questa buona volontà di emendarci, allora c'è anche il dolore: è segno che non approviamo il nostro passato e vogliamo cambiare il modo di operare.
Ecco. Allora proposito e dolore son sempre connessi assieme. E quando, poi, il dolore ci porta l'amore a Gesù e ci porta al disgusto, o anche a qualche lacrima per aver disgustato Gesù, allora il pro..., il dolore e il proposito ci sono sempre.
Oh! Adesso dovremmo dire qualche cosa, poi, sulla confessione come sacramento e questo, però, siccome è cosa piuttosto lunga, possiamo tramandarla a domani.
Non affannarsi, però, sulle confessioni. Ma il sacerdote mi conosce!: e potete andar da chi non, da chi non vi conosce. Cercheremo anche che vi sia qualche confessore col quale non avete avuto, nel passato, da trattare e, quindi, si può godere di una certa libertà.
Quando poi si scrivesse, sì, è meglio leggere la confessione, ma si può anche dare il foglio al confessore perché legga lui. [si interrompe]
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1 Nastro originale 2c/57 - Nastro archivio AP 3a-b. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 6 agosto 1957 in occasione degli Esercizi Spirituali. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

1 Cfr Lc 7,47.