Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IL FATTORE INFEDELE

Domenica VIII dopo Pentecoste (Rom 8,12-17; Lc 16, 1-9)
E'1 la domenica ottava dopo Pentecoste. Il Vangelo dice: In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola. Vi era un uomo ricco che aveva un fattore il quale venne accusato presso di lui di aver dissipato i suoi beni. E chiamatolo a sé, disse: `Che cosa è questo che sento di te? Rendimi conto della tua amministrazione, perché oramai non potrai più essere mio fattore'. Allora il fattore pensò fra di sé: `Che cosa farò ora che il padrone mi toglie la fattoria? A zappare non sono buono, a mendicare mi vergogno. Ma so ben io quello che devo fare, affinché quando dovrò lasciare la fattoria qualcheduno mi riceva in casa sua'. E chiamato a sé uno ad uno i debitori disse al padrone, al, al primo: `Quanto devi tu al mio padrone?'. E quello rispose: `Cento barili di olio'. Ed egli: `Prendi la tua scritta, metti presto e scrivi cinquanta'. Poi ad un altro: `E tu quanto devi?'. E quello: `Cento staia di grano'. Ed egli: `Prendi la tua scritta e scrivi ottanta'. Il padrone ammirò il fattore infedele, perché aveva agito con accortezza. I figli di questo secolo, cioè delle tenebre, sono spesso più avveduti che non i figli della luce. Ed io vi dico: `Fatevi dei be..., degli amici con le ricchezze inique, perché spesso male acquistate ed usate, affinché, venendo a mancare, quelli vi ricevano nella eterna dimora'2.
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E allora noi abbiamo da considerare la malizia di quel fattore. E prima una cattiva amministrazione, e poi, dimesso dall'amministrazione, ricorre ad una astuzia, ad un nuovo inganno: perdonare buona parte del debito che alcuni avevano verso il padrone e per dividere poi assieme quello che rimaneva, cioè quello che era sottratto al padrone.
Il padrone ammirò l'accortezza del servo infedele: non approvò la sua condotta, ma si stupì di sentire come egli sapeva farla, sapeva ingannare.
Ecco. Allora Gesù dice: I figli delle tenebre sono spesso più prudenti dei figli della luce1. Questo è ciò che dobbiamo meditare, perché il resto della parabola dovrebbe avere una lunga spiegazione.
I figli delle tenebre chi sono? Sono quelli che sono ignoranti in religione, mancano di luce, o che rigettano la luce, non ascoltano la Parola di Dio e si oppongono alle buone ispirazioni interne. Son figli delle tenebre.
Ignoranza, oppure opposizione alla volontà di Dio, alla luce di Dio qualche volta per debolezza, per fragilità e qualche volta per malizia. Sanno quello che devono evitare e lo fanno ugualmente. Sanno quel che il Signore vuole da loro e non corrispondono. Figli delle tenebre.
Chi sono, invece, i figli della luce? Gesù è la luce: Ego sum lux mundi2. Chi segue Gesù non cammina nelle tenebre. Gesù è la luce e Gesù è il figlio di Dio. E quando noi camminiamo secondo
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Gesù ha insegnato, noi siam figli di Dio e figli della luce, che è Dio stesso.
Oh! Noi abbiamo avuto, per grazia di Dio, molta luce. Appena giunti a capire qualche cosa i nostri genitori, la mamma nostra specialmente, quante buone cose ci ha detto! Come ci ha insegnato a evitare il male, come ci ha insegnato a praticare il bene, le piccole cose, specialmente in casa. Ci ha insegnato l'orrore al peccato, il timore del peccato e ci ha insegnato le preghiere.
Giunti, poi, al pieno uso di ragione Gesù è entrato nella nostra anima per mezzo della prima comunione. Abbiamo ricevuto istruzione catechistica; abbiamo sentito tante esortazioni, prediche; abbiamo fatto tante letture buone, e non solamente in quei primi anni, ma anche successivamente.
Quante volte il Signore ci ha illuminato, particolarmente dopo la comunione, quando Gesù era nel cuore, particolarmente in chiesa, durante le visite!
Gesù è la luce e non ha cessato mai di illuminarci, e noi lo sappiamo, anche attraverso alla persone care, alle persone buone, al confessore stesso. E attraverso buone ispirazioni interne. Noi siam figli della luce!
Abbiamo da aver pietà di tanti, i quali non ricevono la luce di Dio: bambini che non vanno al catechismo, di cui i genitori poco si curano; giovani che non sentono mai la Parola di Dio, non leggono, forse, un libro buono e tante volte, purtroppo, sentono tante cose che sono contro la legge di Dio: cose cattive nei discorsi, nelle trasmissioni di radio, oppure nel vedere certe pellicole e in compagnie di persone che non sono sante. Figli
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delle tenebre: o non hanno la luce, o la rigettano, o non la seguono per debolezza o per malizia.
Figli della luce noi, per grazia di Dio. Ecco. Allora è tanto chiaro: se faccio questo, se vinco me stessa, se mi dono, se mi consacro a Dio, ecco, merito per la vita eterna. Sul momento c'è qualche sacrificio da fare, ma poi il merito è eterno, il premio è eterno.
Quante volte, invece, si sente l'ispirazione e non si segue l'ispirazione! Non è perché manchi la luce, allora, è perché manca la forza. Noi abbiamo la luce, ma qualche volta la luce non riesce a penetrare nella nostra anima, perché noi abbiam le nostre passioni e la nostra volontà forse è contraria. Abbiamo abbondanza di luce, ma anche qualche momento la luce viene a mancare e sta, magari, dei cinque minuti, dieci minuti, un quarto d'ora in cui la luce non arriva.
Ecco. Certi momenti l'anima si lascia opprimere e tutta soggiogare e dominare o dall'ira, o dall'invidia, o da certe passioni un po' più basse e allora la luce di Dio non arriva all'anima. L'anima si chiude. E non è che Dio non illumini, ma noi spegniamo la luce, oppure, mentre che la luce è qui in una camera, noi andiamo in un'altra che è buia. Ecco.
Siamo sempre figli della luce, docili ad ascoltare volentieri la Parola di Dio che è luce.
Poi, questa luce, conservarla in noi, cioè meditare la Parola di Dio, far bene le meditazioni, far bene le letture spirituali, particolarmente leggere volentieri il Vangelo, la Bibbia in generale.
Poi sempre domandare al tabernacolo, a Gesù che è luce, che
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illumini le nostre anime, le nostre menti perché non abbiamo da prender la via delle tenebre e brancolare nel buio, quasi disorientadoci nella nostra vita. Il disorientamento può succeder nella vita. La vostra età è decisiva. Sempre la luce che ci guidi, la luce divina in tutto, sempre.
Allora un buon orientamento è proprio decisivo, perché si prende la strada di Dio, si è figli di Dio. E allora? L'epistola dice (quella che abbiamo letta nella Messa): Si filii et heredes, se siete figli di Dio avete la sua eredità, cioè la stessa beatitudine di Dio; e se sarete eredi di Dio, sarete coeredi di Gesù Cristo. Avremo la stessa eredità di Gesù Cristo, perché Gesù Cristo è nostro fratello, essendo anch'egli figlio di Dio. E allora i fratelli dividono l'eredità, partecipano della stessa eredità che è Dio medesimo, sommo bene ed eterna felicità.
Oh! Non lasciamoci dominare la mente da pensieri non buoni, perché allora non procedono da Dio; non lasciamo che il cuore sia turbato neppur per cinque minuti: cerchiamo di metterlo in pace al più presto, particolarmente quando sembra che entri nell'anima la passione e voglia coprire l'anima coi i suggerimenti cattivi. Subito invochiamo il S..., la Vergine Santissima, invochiamo Gesù eucaristico, chiediamo la luce del tabernacolo. E, soprattutto, seguiamo le buone ispirazioni. Sì.
Ducam eam in solitudinem et loquar ad cor eius. Ecco gli
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Esercizi: condurrò quell'anima nella solitudine, nel silenzio e parlerò io.
Vedete, Gesù è molto garbato: opera con noi con gentilezza.
Quando due persone stanno parlando è buon, e bel garbo e gentilezza non intromettersi. Se noi parliamo col mondo, Gesù non parla lui. Se parliamo con certe persone che non han lo spirito di Dio, Gesù non parla. Ma quando noi ci ritiriamo e vogliamo parlare con lui e non ammettiamo altri discorsi, cose che distraggono, cose che siano mondane, allora egli parla. Facciamo un po' di silenzio col mondo, con le cose esterne, con le persone ed egli, Gesù, si intratterrà con noi.
Noi vediamo, Noi vedremo bene, perché quando Gesù parla a noi, effonde la sua luce nell'anima: Emitte lucem tuam et veritatem tuam. Manda la tua luce, fammi conoscer la verità diceva il profeta perché - aggiungeva - già mi hai illuminato. Emitte lucem tuam et veritatem tuam: ipsa me deduxerunt, et adduxerunt in montem sanctum tuum et in tabernacula tua1. Che vuol dire: Signore, mi hai illuminato nella gioventù ed io ho seguito te, vero Dio e non il male!
Allora, in questa giornata, chiediamo qui a Gesù nel tabernacolo la sua luce. Fateci conoscere quale è la vostra volontà, o Signore! Illuminate la mia anima a conoscere i disegni che voi avete sopra di me e quale sia il mio vero bene per l'eternità. E, soprattutto, datemi la grazia di corrispondere alla vostra volontà, di seguire la luce che mi mandate in ogni.
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giorno
Oh! Anche in cose minime, alle volte. Noi capiamo che alle volte tacere una parola e fare un atto di gentilezza, usare carità in una certa occasione, reprimere una certa passione, noi capiamo che vale, poi, un merito eterno. E' breve l'atto di virtù, ma è eterno il premio. Eppure, qualche volta, non seguiamo questa luce.
Domandiamo al Signore di aver grazia di seguir la luce, che siamo figli della luce sempre, non figli delle tenebre: mai!
L'inferno è tenebra, il paradiso è tutto splendore. Tenebre eterne, perché Gesù lo ha detto: Là vi è un verme che non muore, vi è un fuoco che non si estingue. Ma è un fuoco che non dà luce, brucia solo. Il paradiso, invece, è tutto luce, splendore e felicità. Si chiama: la lux aeterna. Paradiso: luce eterna.
Gesù vi benedica tanto in questa vostra buona volontà. Particolarmente, in questi giorni, sarà con voi per consolarvi, per darvi forza, per illuminare sempre più l'anima e per attirare a sé i vostri cuori. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 2a/57 - Nastro archivio AP 2a.1. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 4 agosto 1957. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

2 Lc 16,1-9.

1 Cfr Lc 16,8.

2 Gv 8,12.

1 Sl 42,3.