LO SPIRITO DI POVERTA'
Esercizi Spirituali
[...] sullo1 spirito di povertà. Vi è da distinguere molto bene: la povertà altro è affettiva e altro è effettiva.
Effettiva vuol dire realmente poveri, quando non si ha. E, tuttavia, quando non si ha, si può, possono nutrire pensieri smoderati di beni terreni. E vedete, e, fino a che punto e a che eccesso arrivano i ladri, i quali cercano di ingannare, di derubare e di acquistare roba in modo ingiusto. Sono effettivamente poveri, ma quanto all'affetto desidererebbero non solo di poter avere a disposizione ricchezze per le loro comodità, ma anche di acquistarle in modo ingiusto.
La povertà, invece, affettiva è quella che ha colui il quale è distaccato dalle cose della terra ed usa delle cose che si hanno soltanto in ordine a Dio, sempre in ordine a Dio.
Dobbiamo usar delle cose della terra per conservarci nel servizio di Dio. Iddio vuole che noi usiamo la salute e che la conserviamo a fine di operare per lui. Se poi egli permette malattie, e d'altra parte permette le disgrazie materiali, permette la vecchiaia, affinché noi ci teniamo lontani dall'affetto delle cose della terra. Quindi ci nutriamo per mantenerci nel servizio di Dio e, e tuttavia, non abbiamo un affetto disordinato a queste cose, a queste cose che possono essere così, così possono riguardare la casa, il vitto, il vestito.
Ecco. La povertà affettiva. Quando si è indifferenti circa l'avere,
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per quel che riguarda noi, per quel che riguarda l'istituto bisogna cercare di aiutarlo nella maniera possibile, perché si forma una famiglia. E come in una famiglia il padre deve cercare di sostentar la famiglia, di procurare il necessario alla famiglia, così la famiglia religiosa, e tutti i membri della famiglia religiosa, devono cercare che la vita, anche materiale, si sviluppi.
Però, della povertà, parliamo in primo luogo in ordine a c..., agli individui, alle persone in particolare. Potrebbe uno aver molte ricchezze e forse adoperarle solo per Dio. Intanto continuare a lavorare, produrre per far opere buone: i genitori per la loro famiglia, gli istituti religiosi per far maggior bene. E vi sono tante cose da fare per la gloria di Dio e per la salute delle anime! Vi sono le case da costruire, le chiese da costruire, vi sono le iniziative di zelo in tante maniere e, poi, l'istituto stesso per tutto ha bisogno di quello che è necessario. Ma la povertà affettiva.
S. Alfonso dice che lo spirito di povertà nei conventi e negli istituti è la colonna che sostiene lo spirito. Oh! Scuotendo la colonna, e allora la sp..., la colonna che è la povertà, allora lo spirito se ne va.
Ecco. Sempre abbiamo da considerare la povertà di Gesù dal presepio al Calvario, al sepolcro. Sempre. Mirare a seguire Gesù. E egli volle scegliere una vita povera, egli che è il padrone di tutte le ricchezze del mondo, che tutto ciò che c'è l'ha creato lui e, intanto, per sé non ha voluto un palazzo, ma una grotta per nascere; e non ha voluto persone che, che prestassero a lui i servizi, come si prestano ai ricchi! No. Preferì in una casa povera
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vivere poveramente, anche nel vestito e nel vitto, e intanto lavorare e produrre per sé e produrre per la famiglia sua, e che era piccola ma l'avanzo andava poi ai poveri. Quello che c'era in più andava ad, a soccorrere i poveri.
E alle volte si amano più le persone ricche che non i poveri e questo è un errore. Amare i poveri! S. Giacomo nella sua lettera dice: Non fate distinzione; guardatevi da quello spirito di tendenza verso i ricchi, quelli che hanno1. Dice, portando un esempio per spiegarsi: Se entrano in, nell'adunanza due persone, uno che ha l'anello d'oro, che è ricco, e l'altro che è vestito poveramente e se tu fai così, dici al ricco: 'siediti là su quel bel sedile; e al povero: 'sta qui, o in piedi', o seduto in un luogo meno onorifico, seduto sopra una panca, o ai piedi, o ai piedi tuoi, allora tu fai distinzione2.
E invece bisognerebbe guardare soltanto quello che è la vera ricchezza, cioè la santità. E quante volte il povero in sé è più, è più buono e più santo del ricco?
Oh! Se poi si viene, qualche volta, ad avere meno quanto, quanto desideriamo, allora offrirne un sacrificio al Signore, a Gesù, sì.
Oh! Generalmente, sì, si sbaglia nel giudicare e si considera la povertà come una disgrazia dai, dai semplici cristiani. Oh! Chi non pensa alle ricchezze spirituali può considerare così la povertà,
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come una disgrazia. Chi invece la considera, la povertà, come una grande virtù che ci salva da tanti peccati e ci fa imitar più Iddio, chi pensa così allora, invece, ecco che progredisce nella santità e nell'esercizio della povertà ricava tanti, tanti meriti preziosi.
Non si passa, generalmente, alle altre virtù se non c'è la povertà. E si passa, invece, alle altre virtù se c'è la povertà. Se il cuore nostro porta veramente in, in sé, conserva in sé l'amore alla povertà, allora ecco che nel cuore entra l'umiltà ed entra l'amor di Dio.
Pensiamo a s. Chiara: era figlia di nobile famiglia di Assisi, famiglia ricca, e in casa aveva tutte le comodità che possono avere i gran signori e portava i vestiti che portano i gran signori e, così, la tavola era, era abbondante come quella dei grandi signori di quel tempo. Ma avendo veduto come s. Francesco d'Assisi si era, si era già dato alla pratica della povertà in modo eroico, fu innamorato di questa virtù. E sapete che Dante descriva, descrive lo sposalizio di s., tra s. Francesco d'Assisi e la povertà e dice che ha incontrato in un paesello dell'Umbria una gran signora, la quale però era vestita poverissimamente e si innamorò, innamorò di quella povertà e la sposò come sua virtù principale e la, la povertà l'accompagnò poi in tutta la vita1 Come era povera la sua casetta! Anzi, non possiamo dire, non casetta, ma tugu..., tuguri, costruiti lì su, accanto a un torrente e così stretti da non potersi quasi muovere.
Ecco. E, e Giotto, poi, ha pensato a dipinger lo sposalizio tra s. Francesco e la povertà col suo pennello.
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Oh! Chiara, dunque, era una signorina di Assisi e domandò di seguire s. Francesco e s. Francesco le disse di fuggire di casa, perché i parenti si opponevano in tutte le maniere a che essa scegliesse un'altra vita: avevano, non so, dei disegni sopra di questa figliuola loro, tanto più perché era intelligente e di bella presenza. Allora fuggì di casa nella notte, si vesti di due, da s. Francesco stesso fu vestita di due zoccoloni ai piedi e di un abito poverissimo, che ricorda l'abito delle Cappuccine, e che allora era ancor più povero, e fu così benedetta. E d'altra parte, ecco, fu tagliata la sua bella capigliatura e, e fu là che prese abitazione in una povera st..., stanzetta e, allora, vi si associarono altre giovani di Assisi desiderose di, di seguirla nello spirito di povertà, di lavoro.
E quando il Papa vide quel gruppo così ridotto alla povertà nel, nel vestito, nella casa, nel cibo offrì a s. Chiara dei beni perché potessero vivere più decorosamente, più comodamente. E s. Chiara pregò il Papa a dispensarla dall'accettare: non voleva disobbedire e contrariare il Papa, ma non voleva lasciare la sua povertà.
Oh! Divenne una grande santa e quindi ini..., iniziò, si può dire, tutte le famiglie, che sotto varie, varie forme, cercano di imitare la povertà di s. Francesco d'Assisi come essa stessa, s. Chiara, l'aveva imitato e seguito. E le famiglie femminili che dipendono dalla Santa e che hanno cercato di imitare lo spirito di povertà di s. Chiara sono diverse.
Dunque, voi non avete beni, ma è un gran bene l'amore alla povertà. È una, è una signora la povertà, ricca, maestosa, che
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porta tanti tesori allo spirito, all'anima viene scritto, è stato scritto. Eppure la povertà, in generale, nel mondo è disdegnata. Sì, è considerata come una disgrazia. Eh!, ma chi ama Gesù pensa diversamente! Allora entriamo in noi stessi, vediamo come sta il nostro cuore a questo riguardo e offriamo la mortificazione al Signore perché prosperi l'istituto, perché progredisca nell'amore, nell'amore di Dio e nell'amore alle anime e arrivi a compiere la missione che è chiamato a fare.
Sì. Allora, adesso, facciamo i nostri propositi, offriamo la nostra condizione di poveri, offriamola al, come omaggio alla [...] celeste, Maria, e accettiamola con amore: per amore di Gesù, per amore del paradiso!
Coloro che amano la povertà sono arricchiti di beni spirituali: ricchi di fede, ricchi di carità, ricchi di ogni virtù, ricchi di ogni virtù! Ricchi di grazie, specialmente.
Ciascheduno di noi può far l'esame su se stesso, come è il proprio cuore. E se noi amiamo la povertà, il cuore sarà riempito di amore verso Gesù.
Quel giovane ricco che non volle seguire Gesù, il suo invito, per le ricchezze, oh! non sappiamo che fine abbia fatto, ma Gesù, parlando di lui, disse semplicemente così: Quanto è difficile che i ricchi entrino nel regno dei cieli!1. E notando bene che ci può essere la ricchezza affettiva e ci può essere la ricchezza effettiva e ci possono essere tutte e due e possono mancare tutte e due. In primo luogo la affettiva, poi, se a Dio piace, se egli dispone così, anche la effettiva. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 8a/57 - Nastro archivio AP 10a. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo l'11 agosto 1957 in occasione degli Esercizi Spirituali.
1 Cfr Gc 2,1-4.
2 Cfr Gc 2,1-4.
1 Cfr Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, canto XI.
1 Cfr Mt 19,23; cfr Mc 10,23.