Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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I DEFUNTI
Domenica XXI dopo Pentecoste

L'ossequio1 più bello da farsi in questa giornata, in questa adorazione a Gesù, questo: mandargli delle anime in paradiso e, cioè, pregare per le anime che sono in purgatorio e che Gesù aspetta in cielo.
Gesù ha dato la vita per le anime, per la loro salvezza eterna, per averle con sé in paradiso e, intanto, siccome hanno ancora dei difetti, dei debiti con la divina giustizia, devono prima soddisfare per i loro peccati. Oh! E allora il conforto, la gioia che possiamo dargli è di suffragare queste anime perché possano uscir presto dal paradiso2 e andare con lui.
Gesù un giorno ha detto alla Samaritana: Donna, dammi da bere!3. E che cosa è che disseta Gesù? Anche sulla croce Gesù ha detto quella parola: Sitio4, ho sete! Ma di qual è la sua sete? È forse solamente la sete materiale? Quando noi sentiamo sete per lo più è una sete naturale, fisica, ma la sete di Gesù è soprattutto una sete di anime! Di anime!
Sitio5, ho sete! E questo Gesù ve lo fa sentire qui. In questa giornata voi guardate la pisside e Gesù è presente in questo altare, è vivo, è vero com'era quando stava sulla terra, quando
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stava sulla croce: Ho sete!.
E ha sete di molte anime, specialmente ha sete delle anime che sono in peccato e ha sete delle anime che egli chiama al suo speciale servizio, a consecrarsi a lui.
Oh! Allora, che cos'è il purgatorio? Il purgatorio è la privazione della vista di Dio e molte pene insieme. E per che cosa? Eh! Perché l'anima si prepari al cielo. L'anima è già sicura della salvezza eterna quando è mandata in purgatorio, ma deve prima mondarsi da tutte quelle miserie e quei difetti e quei, e quelle venialità e poi pagare quei debiti che ancora aveva con la divina giustizia per altri peccati già perdonati.
Oh! Ecco: mondarsi dall'imperfezione dei peccati. Perché si va in purgatorio? In purgatorio si può andare per quattro motivi:
1º) Perché, e, ci sono dei peccati passati perdonati, assolti, ma di cui non si è ancor fatta tutta la penitenza. Quando noi ci confessiamo resta perdonato il peccato, se c'è il dolore, ma la pena non è sempre tutta perdonata. Il perdono della pena dipende dall'intensità del dolore che abbiamo e se il dolore non è intensissimo, allora rimane la pena da soddisfarsi o sulla terra, o in purgatorio.
Il buon ladrone sulla croce era tutto, era pentito e aveva un forte pentimento e allora Gesù gli disse: Quest'oggi sarai con me in Paradiso!1. Quindi egli, il buon ladrone, non ha neppur fatto il purgatorio! L'intensità del dolore del pentimento.
Quando, invece, i peccati si recitano a fiore di labbro, così, superficialmente, allora è naturale che il dolore, forse, è
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sufficiente per avere il perdono, ma non è sufficiente per scancellar tutta la pena.
2º) Si può andare in purgatorio per peccati veniali, che si son commessi e di cui non ci fu il pentimento, non ci fu l'impegno a correggere. E l'abitudine, supponiamo, a degli atti di vanità, di orgoglio, e l'abitudine di parlare, così, di cose leggere, ecc., possono essere peccati veniali interni, di pensiero, contro la carità e possono essere pent..., peccati veniali di sentimento, di certe ambizioni. E possono esser peccati di parole e possono esser peccati di azioni, di opere.
Oh! Allora, se questi peccati non sono detestati e se non c'è lo sforzo per correggerli, e ecco, occorre che l'anima, per mezzo di sofferenze e di pati..., e di patimenti, vada a prepararsi in cielo, al cielo. Vada a prepararsi al cielo.
Si può andare in purgatorio per tiepidezza quando, sì, si ama un po' il Signore, ma tiepidamente; si ama il Signore, ma non si sa fare i sacrifici per il Signore; si ama il Signore, ma non si sa distaccarsi da certe cose che ci piacciono, ecco. Allora vi è non un fuoco di amore intenso, vi è invece una certa tiepidezza quando non si è né caldi né freddi: tiepidi.
E le anime tiepide disgustano tanto, dispiacciono tanto a Gesù. Quando uno dice solo dei vorrei farmi buono e non dice voglio e proprio voglio adesso, allora è segno che domina la tiepidezza. Si può andare in purgatorio per altri motivi ancora, per piccole passioni accontentate e che si tengono: superbia, invidia, gelosia, golosità, pigrizia e curiosità non frenata, e così un po' di, non dico di tiepidezza e di freddezza, ma anche
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un certo spirito di contrarietà, antipatia con persone, ecco, allora, si può andare in purgatorio.
Queste passioni bisogna che noi le combattiamo. Non sono peccati, le passioni, ma è peccato ascoltarle, seguirle. Perché il peccato non c'è mai se non c'è la conoscenza, l'avvertenza della mente e se non c'è il consenso del cuore, della volontà. Il consenso.
Dunque, le anime che passan all'eternità sono tutte così buone, così sante, da meritare subito di entrare in paradiso? [Interrotto] Voi lo sapete: e passano all'eternità tante persone con molti difetti. Oh! E son così, tuttavia, cattive da esser mandate all'inferno? Per andare all'inferno ci vuole il peccato e ostinato, il peccato non confessato, non detestato. Quindi il più delle persone non è così cattiva da esser mandata all'inferno, ma non è, non sono neanche così buone, queste persone, da entrar subito in compagnia degli angioli, dei santi. Sulla loro veste ci sono ancor delle macchie: non possono mettersi là, tra gli angioli, dove tutto è bello, bianco.
E, allora, se da una parte non possono andar all'inferno e dall'altra parte non possono ancora andare in, in paradiso, dove andranno? La misericordia di Dio ha inventato il purgatorio, dove anime, che non hanno ancor finito la loro preparazione al cielo, si vanno a purgare e vanno là a compiere tanti atti di desideri, sospiri e, finalmente, sono disposte e gli angioli aprono loro le porte del paradiso.
Che cosa si soffre nel purgatorio? La pri... non si vede Iddio, che è felicità. L'anima nostra, dopo che è spirata, sente una tendenza, e, grandissima verso Dio. Ecco, se vi è un peso, supponiamo una
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boccia di ferro e se noi la lasciamo libera tende a cadere, il centro della terra c'è, verso il centro della terra c'è l'attrazione. Oh! L'anima, dopo che è spirata, ha una tendenza a cadere in Dio e desidera di vederlo, di essergli vicino, di amarlo ma la giustizia di Dio la ferma e allora, essendo obbligata e fer..., a fermarsi e a stare lontano da Dio, quanto soffre!
Assalonne era stato condannato dal padre a non presentarsi più davanti a lui, tanto era il disgusto che aveva dato, ma lui desiderava di vedere il padre e allora mandò a dire al padre: O mi faccia morire, o mi lasci vedere la sua faccia, ché io soffro troppo a stare lontano da lui1.
Così le, le anime in, in purgatorio soffrono di lo, di stare lontano da Dio. Finché siamo sulla terra non proviam fatica a star lontano da Dio, o almeno vi sono anime che non provano fatica. Le anime delicate, invece, sentono il bisogno di Gesù, sentono l'amore a Gesù, sentono la volontà di stargli vicino e di amarlo, ma molte anime non son delicate, non amano il Signore e, allora, non soffrono di star lontane da Dio, ma nell'altra vita non è più così.
S. Caterina da Genova dice così: Figuratevi che sulla terra ci siano tante persone affamate e che non ci sia altro che un pane per sfamarsi; tutte queste persone sono tese verso quel pane, lo desiderano, vorrebbero raggiungerlo, vorrebbero saziarsene. Saziarsene, sì. E, nell'altra vita, tutte le anime son tese verso Dio e non c'è che Dio che le contenti e soddisfi. Ma se la giustizia di Dio
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le tiene lontane, quanto penano! Sono affamate di Dio e soffrono una fame, diciamo tremenda, penosissima!1.
Poi, in purgatorio, si soffrono al..., anche altre pene, fra cui il fuoco. Pensare che cosa significa stare sul fuoco! Pensare o anche solo mettere una mano sul fuoco! Eh! noi non soffriamo neppure di mettere un dito sulla fiammella di una candela e di tener lì il dito: eh!, si manderebbero degli strilli, sì, dei gemiti!
Ora, cosa vorrà dire quel fuoco? Che pena darà? Vi sono persone che non si danno nessuna premura di scancellare il purgatorio meritato. Ecco. Ma se c'è il, un fuoco, tutti non sfuggono? Se la casa prende fuoco, non ci si mette in salvo? E poi, quando si tratta di, del fuoco del purgatorio non si ha timore?
Allora acquistar le indulgenze e far quelle piccole penitenze che possiamo fare. Penitenze nell'obbedienza, penitenze nella carità, penitenze nella vita comune, penitenze nell'osservanza dei nostri doveri. Far bene i doveri quotidiani. Far bene i doveri quotidiani scancella il purgatorio.
Odiare, detestare le venialità, ecco, sì! Quindi, in primo luogo, considerando il purgatorio, volerlo evitare.
Nella coroncina che noi abbiamo nel libro delle preghiere, vi è un punto in cui si domanda la grazia di schivare il purgatorio, di evitarlo, affinché l'anima nostra, appena uscita dal nostro corpo, possa subi..., subito venire ammessa alla visione beatifica di Dio, agli amplessi eterni col Padre celeste.
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Domandar questa grazia: di fare il purgatorio qui e anche con l'uso delle e l'acquisto delle indulgenze.
Secondo1: liberare le anime dal purgatorio, vuotare il purgatorio, perché verso il purgatorio abbiamo come due doveri: evitarlo e vuotarlo. Mandiamo suffragi.
Il primo suffragio è sentir bene la Messa.
Secondo: far bene la comunione.
Terzo: il rosario. Poi tutte le preghiere indulgenziali che vi sono, le giaculatorie, anche; poi qualche mortificazione, per esempio far bene la meditazione, leggere un buon libro. Mortificazione: far bene l'obbedienza, desi..., dedicarsi con generosità a compiere i doveri quotidiani e così, pure, saper tacere qualche parola quando bisogna tacere e saper parlare quando bisogna parlare. Sì. Saper vivere in carità, voler bene a tutti e anche altre opere, piccole opere, diciamolo così, fatte per amor di Dio possono essere offerte sempre al Signore per i nostri cari defunti.
Quanti saranno i defunti in purgatorio? Non sappiamo. Quanti ne saran, ne sono usciti ieri che c'era l'indulgenza Toties quoties? Non sappiamo.
Vi sono nel purgatorio persone che hanno lasciato dei figli sulla terra e aspettano preghiere, i suffragi. Portare i fiori sulla tomba è bella cosa. Ho visto un funerale giorni fa: erano circa trecento corone di fiori - una cosa che non avevo mai visto! - venute da tutte le parti d'Italia, mandate e venute molte persone,
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e dalla Francia, dalla Germania e dall'Olanda. Oh! E quel defunto che cosa aspetta di là? E se a una, a ogni corona di fiori fosse corrisposta una corona di rosario, quanto sarebbe più vantaggioso per lui! Anche i fiori vanno bene, portarli sulle tombe è sempre un segno di affetto che conserviamo, ma soprattutto aspettano suffragi. Aspettano suffragi i defunti. Sì.
Oh! Ecco. Vogliamo bene a quelli che son passati all'eternità, ma dimostrandolo con la preghiera per loro. Si son veduti dei, dei funerali dove c'era gran quantità di gente, specialmente di uomini, e non c'era uno che dicesse un Requiem.
Allora s. Agostino dice: Quello è per far pompa esteriore: che si amava, che si stimava; ma proprio se si amasse il defunto non si penserebbe, invece, a mandargli aiuti e suffragi? Non si penserebbe invece così?. Oh! Allora amare veramente i no..., i nostri cari defunti.
Poi vi sono anche degli obblighi di riconoscenza. E per esempio si è sentito il catechismo da bambini, da certi sacerdoti, o da certe catechiste: può esser che sian già andati all'eternità. Si son sentite prediche, si è avuto la scuola da quelle maestre, da quei maestri, si è forse avuta la direzione spirituale di un sacerdote, c'è stato forse qualche persona benefattrice, e benefattrice in cose spirituali, o benefattrice in cose materiali: e la riconoscenza? E la riconoscenza? Noi la riconoscenza ai defunti possiamo mostrarla soltanto col mandare i nostri suffragi a loro.
Dunque, questo mese, ricordare ogni giorno i defunti. Mai
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lasciar passare una giornata senza il Requiem aeternam! Se non, se non altro questa preghiera, che è così breve, si può dire anche per istrada, anche mentre che si fan le scale della casa! Sì, così facile!
E pensiamo in questo modo: chi manda suffragi nell'eternità ai defunti, dopo la sua morte avrà dei suffragi per lui. E se anche uno non ne ricevesse, non ci fosse più nessuno che si ricorda di lui, il Signore gli applicherà dei, degli altri suffragi, perché la carità copre una quantità di peccati e la carità ci serve a estinguere, a estinguere anche i debiti che si hanno con Dio. Sì.
Poi ricordiamoci di questo: che in purgatorio forse ci sono anime che più nessuno ricorda, anime dimenticate e fino a quando dovranno star fra quelle pene? Muoviamoci a compassione di loro! E qualche volta, nelle intenzioni, mettiamo questo: per le anime dimenticate, oppure per le anime più divote dell'Eucaristia, oppure per le anime più divote della Madonna e, poi, altre intenzioni secondo la pietà di ognuno, secondo il desiderio di ognuno. Sì. Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 11a/57 - Nastro archivio AP 15a. Meditazione fatta alle Apostoline - Castelgandolfo il 3 novembre 1957. Data confermata dal Diario di d. Speciale.

2 Purgatorio.

3 Gv 4,7.

4 Gv 19,28.

5 Gv 19,28.

1 Lc 23,43.

1 Cfr 2 Sam 14,32.

1 S. Caterina da Genova (1447-1510) è stata dichiarata santa nel 1737. Cfr Trattato del Purgatorio in Le opere di Santa Caterina da Genova, II edizione, Milano, EP 1963, pp 227-228.

1 Primo.