Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXVII. LA SCUOLA DEL PRESEPE (1)
Gli auguri sono uno scambio che si usa nelle feste natalizie, al termine e <al princ> all'inizio dell'anno <scol> seguente, feste pasquali, onomastici. Sono un atto di carità, un desiderio che le persone care siano benedette dal Signore, abbiano grazia. Ma è sempre importante e necessario che con la preghiera noi accompagniamo l'augurio, cioè /domandando/ (a) al Signore quello che noi auguriamo al prossimo. Quindi gli auguri devono essere sempre accompagnati da preghiera.
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Ecco, in questa notte arriverà, si mostrerà il Bambino, sì. Contemplare il presepio! La prima scuola che ha aperto il Maestro divino è la grotta. Sì, egli ha insegnato con la parola, ma in primo luogo ha insegnato con l'esempio, con i fatti. Con i fatti! E quali sono gli insegnamenti che abbiamo da prendere noi in quanto religiosi, in quanto siete religiose o aspiranti alla vita religiosa? Dal presepio noi impariamo la povertà, la purezza, la docilità o obbedienza. Così coi fatti ci insegna il presepio, il bambino.
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Il primo insegnamento è la povertà. Come e dove è nato il bambino? Non ebbero maniera di trovare un alloggio in città, in Betlemme. I ricchi erano bene accolti in città, ma per i poveri non c'era albergo, non c'era ospitalità. E allora dovettero, Maria e Giuseppe, andare a cercare un rifugio dove trovarono una grotta, che era adatta per gli animali, una grotta non sua, quindi in carità ancora.
(E se si dà uno sguardo a quella grotta, eh, soltanto si vede della terra, si vedon delle pietre). E poi Gesù, rivestito dei panni dalla Vergine, posto nella greppia sopra un po' di paglia. E la sacra famiglia accettò le offerte dei pastori, quindi, vivevano in quel tempo, in quei giorni /con le/ (a) offerte e quindi in carità, in carità.
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Si può pensare a una povertà maggiore? Ecco, l'osservanza della povertà! Della povertà <ci è> ci è una nozione non sempre esatta. Si pensa che si debba vivere in povertà perché è necessità e condizione, in quanto non si hanno <abbondan> /abbonanti/ (a) ricchezze o abbondanti comodità. La virtù è quando, <a> pur avendo dei beni, si usano nella limitazione che è necessario, e cioè in quanto è necessario per la vita: e la casa, e quello che è il mobilio nella casa, e quello che è il vitto nella casa, e quello che serve per i vestiti.
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E' virtù quando, pur avendo, si sa vivere modestamente. E avviene che persone le quali sopportano l'indigenza e poi appena hanno qualche cosa di più comodo per le vesti, per le case, per gli abbigliamenti, ecc... Oh, ecco, quando si deve fare, in che maniera, come si deve prendere il cibo? Non in quanto che è per il gusto, ma in quanto per mantenerci nel servizio di Dio e mantenerci nell'apostolato.
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Quindi non è condizione la povertà, ma diviene allora virtù. E questa povertà, questa osservanza del voto di povertà - perché c'è la povertà nel senso che è indigenza, c'è la povertà che è virtù, e c'è la povertà che è voto - allora noi abbiamo da vivere nella maniera che è conveniente e poveramente.
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La povertà poi, non è solamente da osservarsi secondo il voto dalle persone, dalle singole persone, ma anche la casa dove si abita: e come sono i mobili, come sono preparati i locali, ecc... Ci dev'esser la povertà individuale e sociale. E quanto ai superiori è /appunto/ (a) questo impegno: che si mantenga sempre la vita religiosa in quei limiti. La sufficienza. Quindi non la privazione, l'indigenza; per cui si ha il necessario; ma neppure che si abbondi in quello che dev'essere invece soltanto sufficiente. E sufficiente per la salute, e sufficiente per tutto quello che è necessario per la casa, per l'abitazione e per le cure che ci sono anche a riguardo alla salute.
Oh, allora tre ricordi e quindi tre spiegazioni oppure - vogliamo dire - tre sensi la povertà: la povertà indigenza, la povertà virtù, la povertà voto.
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Secondo, dal presepio la purezza. Vergine san Giuseppe e custode della Vergine. Maria, vergine e madre nello stesso tempo. La più alta maternità, divina maternità e la più eccelsa, di purezza, castità. E il bambino santissimo, purissimo, e così tutta la sua vita. Ecco. Oh, il secondo voto della religiosa, del religioso riguarda /la castità/ (a).
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Il voto porta un impegno, un impegno di custodire gli occhi e custodire gli orecchi, potrebbero essere discorsi o canzoni o altre cose. E custodire la lingua, custodire il gusto, custodire il tatto, in quanto tutto questo ha da regolarsi santamente, santamente. Importa la custodia del cuore, il voto, e importa la custodia dei pensieri e il governo della fantasia e della memoria, ecc. Ma questo è solamente la parte che <s> è negativa. Ma in primo luogo la elevazione della mente, conoscere Dio e amare Dio. Pensare a Dio, pensare a Gesù, pensare alla Vergine, pensare santamente. Elevazione dello spirito, sì, a Dio.
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La custodia del cuore. La custodia del cuore è necessaria sempre. Necessaria sempre! Pensare a Maria, pensare a san Giuseppe, pensare a Gesù. Tre gigli. Tra Maria e Giuseppe il giglio più puro, più santo: Gesù. Purissimo! E allora astenersi e allontanarsi dai pericoli: il desiderio di veder tutto e poi il desiderio di spettacoli e letture e anche cinémi che possono essere in qualche maniera pericolosi. Custodire tutto il nostro essere. Tutto il nostro essere: il voto.
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Oh, evitare anche le amicizie particolari tra persone dello stesso sesso. Evitare questo. Perché sotto il pretesto, qualche volta sotto pretesto anche di bene, in fondo può nascondersi il pericolo. E quanto a questo, è bene che il consiglio ossia la spiegazione che si vuol ottenere [si chieda] alle madri: e alla madre che governa l'istituto, la madre che assiste le aspiranti, la madre che assiste le novizie. E' meglio <che> in generale e specialmente nei dubbi, nelle incertezze, nelle necessità di spiegazioni, rivolgersi alle vostre madri, sì, oh, perché questo è più santo.
Poi d'altra parte è necessario che durante il noviziato si diano tutte le spiegazioni e la novizia abbia chiarezza sopra quei punti sui quali deve riflettere e su quello che indica veramente la via giusta. Non lo scrupolo, ma non la libertà.
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Ecco, guardare a Maria Immacolata, virgo virginum. Ma fu qualche virgo prudentissima, prudentissima nel custodire se stessa e nel custodire l'anima, la persona che si è consecrata a Dio. Custodire! Sì! L'uomo è composto di anima e di corpo, e allora lo spirito cerca le cose divine, le cose belle, <le cose ve> le verità e ciò che è santo; ma il fisico, il corpo trascina; almeno pretende con le sue concupiscenze. Vigilare allora!
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Oh. Imparare dal presepio ancora l'obbedienza. L'obbedienza. Ecco il bambino! Il figlio di Dio si è incarnato per il volere del Padre celeste nel seno della vergine. Il figlio di Dio nacque e si mostrò semplice uomo. Un bambino ordinario. E così volle il Padre che si compisse la redenzione dal suo figlio: Sic [enim] Deus dilexit mundum, ut Filium suum unigenitum daret [Gv 3,16]. Sì, ecco l'obbedienza: usque ad mortem, mortem autem crucis [Fil. 2,8].
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Tutto il complesso della vita è stata un'obbedienza al Padre celeste: "Ciò che piace a lui, lo faccio sempre" [Gv 8,29]: la docilità! La docilità, la quale è più che <l'umil> l'obbedienza. E c'è la docilità che è il più perfetto, poi c'è il voto di di obbedienza e c'è la virtù dell'obbedienza: <nei tre> le tre posizioni.
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Ecco, l'obbedienza. L'obbedienza in primo luogo, <è sui> è per i comandamenti: è per i comandamenti della Chiesa, è per tutto quel che è la legge naturale, è per tutto quel che è la legge divina e tutto quello che nostro Signore ci ha spiegato <nella> nel Vangelo. In maniera particolare è quello che riguarda il quinto, il sesto, il settimo capitolo del Vangelo di san Matteo: le beatitudini e poi quelle che sono le applicazioni seguenti nei tre capitoli.
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Ma poi vi è un ordine nella società e vi è un ordine in una comunità, e quindi l'obbedienza a chi ha l'incarico di dare le disposizioni. Essere divoti delle costituzioni in cui è contenuta la strada per raggiungere la santità.
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Si pensa tante volte ad altri libri vari di spiritualità, anche. E il Papa ha notato in un suo scritto che tante volte si leggono cose che sono o inutili <od> o <che> [sono] <incerti> incerte queste letture. E qualche volta sono letture anche discutibili. Quando si fanno i concili ecumenici nella Chiesa avviene sempre questo: che tante persone vogliono dare insegnamenti e poi <si> vanno innanzi e allora nascono sentenze, che non sono quello che è il pensiero della Chiesa, e anche tanti errori.
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E è stato conchiuso che in questo Concilio Ecumenico Vaticano II si son realizzati tanti pretesti di voler insegnare, e tanti errori che son venuti fuori. E allora /nel/ (a) comento è stato detto: c'è il buon grano nel Concilio Ecumenico, ma c'è anche la zizzania attorno. La zizzania attorno. E poi [Gesù] ha detto: "Lasciate che /crescano l'uno e l'altro/ (b)" [Mt 13,30]; ma poi per noi sarà il buon grano. Sarà il buon grano. Quindi la docilità.
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La via della santificazione per la religiosa è proprio segnata nelle costituzioni. Quindi non solo i comandamenti che spetta al cristiano osservare i comandamenti. Facendo la professione si passa alla vita religiosa, ma per osservare quello che è prescritto secondo il diritto canonico e secondo le costituzioni. Vi sono i voti e l'osservanza di essi, come sono descritti nei vari punti delle costituzioni.
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Ma poi vi sono le cose particolari nelle costituzioni. E poi vi sono le disposizioni quotidiane, /chi/ (a) guida l'istituto, chi guida il reparto deve dare le disposizioni. E poi quello che ancora riguarda le destinazioni di un ufficio o di un altro ufficio. E quella docilità... e quel cibo piace o non piace; e c'è da prender quella medicina, piace o non piace; e se c'è una sofferenza, una malattia o un dolore: la docilità nelle mani di Dio! Tutto, sempre il nostro essere. Usque ad mortem, mortem autem crucis [Fil. 2,8]. Però è proprio quell'umiliarsi nell'obbedienza per cui si è esaltati. Humiliavit semetipsum factus obediens usque ad mortem autem crucis, propter quod [Fil. 2,8-9a], per questa obbedienza il Padre celeste l'ha esaltato: la risurrezione e la glorificazione nel giorno dell'ascensione al cielo: sedet ad dexteram Patris.
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E... la docilità. E in fondo noi saremo tanto in alto quanto ci abbassiamo. [Ci] abbassiamo nelle tante formule e nell'osservanza non solo dei comandamenti, ma di tutto quello che riguarda la vita religiosa, e tutto quello che viene disposto per volontà di Dio e per incarico di Dio [da] coloro che devono disporre, sì.
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Allora davanti al presepio rinnovare non solo i propositi, ma rinnovare i voti. E questo per chi già ha i voti rinnovare la professione dopo la comunione è un bellissimo ringraziamento. E chi non ha la professione può <fare> rinnovare i propositi che ha fatto o nella confessione o negli esercizi spirituali o nell'esame di coscienza. Ecco, il Maestro divino Gesù! La prima scuola l'ha stabilita nella grotta: povertà, castità, obbedienza.

Albano Laziale (Roma)
24 dicembre 1964

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(1) Albano Laziale (Roma), 24 dicembre 1964
763 (a) R: domandate.

765 (a) R: come.

766 (a) R: abbondante.

769 (a) R: punto.

770 (a) R: il voto.

780 (a) R: del.
(b) V: l'uno e l'altro crescano.

782 (a) R: che chi.