Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IX LA GLORIA DI DIO (1)
/Gli esercizi/ (a) sono i giorni più importanti dell'anno, i giorni in cui abbiamo da trattenerci più a lungo col Signore per parlargli dell'anima nostra, per esaminare La vita trascorsa nell'anno dall'ultimo corso di esercizi ad oggi e per fare i propositi per il seguito.
Gli esercizi quindi da una parte servono per uno sguardo al passato, poi per uno sguardo al futuro. E intanto nel momento attuale, nei giorni presenti, ecco: maggiore <pri> preghiera, esami più profondi e particolarmente l'aumento di santità nell'anima nostra. L'aumento di santità!
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Siamo partiti con la grazia di Dio dal battesimo. Il battesimo è un germe di grazia, di vita che è immesso nella nostra anima; ma come si è cresciuti in età così crescere in santità. Gesù cresceva: sapienza, età e grazia. Quindi non solo in età, ma in grazia e sapienza celeste.
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Ora, per la santificazione sono quattro punti che noi terremo presenti adesso.
Primo: L'apice della santità sta nel glorificare Iddio: dare gloria a Dio.
Secondo: Attendere alla nostra santificazione.
Terzo: Questa santificazione in Gesù Cristo via, verità e vita. E,
Quarto: Per poter salire ad una santità maggiore ecco: Maria, la quale dà a chi vuole la grazia; quando la vuole la grazia e come la vuol dare la grazia e nella misura che vuole dare la grazia.
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La Famiglia Paolina si compone di otto istituti con l'aggiunta dei cooperatori, collaboratori. Ora <la pao> la vita paolina, la pietà paolina è unica. Dev'essere unica la spiritualità: unica! Dev'essere unica la spiritualità: unica! E gli apostolati invece diversi. E questa è la ragione per cui ci sono più istituti: perché gli apostolati <che> nel pensiero e nell'ispirazione di Dio devono essere gli apostolati più urgenti ai nostri tempi. E quindi abbiamo cercato di corrispondere ai disegni di Dio. Ogni tempo ha delle proprie necessità per la Chiesa, per la vita cristiana, per i pericoli, per i mezzi. Ecco: oggi questi.
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Cerchiamo di seguire la Teologia della perfezione cristiana (a), e perché sia più facile a ritenere, non solo, ma anche per potere più volte ritornare sopra questo, ho fatto stampare un estratto (b) del libro della Teologia della perfezione cristiana. Sì.
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Non si tratta della perfezione particolare o salesiana o benedettina o francescana o altre; [ma] della perfezione cristiana la quale è completa, sì, perché le varie spiritualità di cui si parla riguardano particolarmente un punto della santità, un punto particolarmente considerato del Vangelo.
Ma noi intendiamo di vivere il Vangelo intiero, la fede intiera, l'amore a Dio intiero: quello che ci ha predicato il Maestro divino Gesù Cristo.
(Non so <se sono> se è stato distribuito il libretto, se poi non è ancor stato distribuito sarà distribuito).
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Perché questo estratto? Esporremo le linee fondamentali della dottrina cristologica in relazione alla vita spirituale, prendendo come punto di partenza le stesse parole di Gesù Cristo: "Io sono la via, /e/ (a) la verità e la vita" [Gv 14,6], secondo il Vangelo di san Giovanni.
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L'autore del libro Teologia della perfezione cristiana dice subito: "Non saremo santi se non nella misura in cui viviamo la vita di Cristo, o meglio, nella misura con cui il Cristo vive la sua vita in noi. Il processo di santificazione è un processo di cristificazione. Col nome di perfezione cristiana intendiamo la vita soprannaturale della grazia quando ha raggiunto, mediante i suoi princìpi operativi, uno sviluppo eminente"; (a). Ecco il fine della vita cristiana.
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Il fine della vita cristiana è duplice: vi è il fine ultimo o assoluto, che è la gloria di Dio; e il fine prossimo, relativo, che è la santificazione nostra; e tutti coloro che vogliono attendere /alla/ (a) propria santificazione devono proporsi i due fini: primo la santificazione, ma l'apice, il piano più elevato è la gloria di Dio.
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Cioè vi sono anime che tendono solamente alla santificazione propria in quanto avranno un paradiso più bello, in quanto temono Iddio, e cioè non vogliono <f> il peccato, non vogliono cader nell'inferno, non vogliono neppur il peccato veniale, cioè cadere nel purgatorio. Quindi è un punto <di per> di santificazione, ma non è la massima. Non è la massima. E' importantissima e fondamentale, cioè evitare il male e seguire i comandamenti e i consigli evangelici e le virtù cristiane; ma il Signore ci ha creati per un fine ultimo suo: la gloria sua. La gloria sua!
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Qualcheduna domanderà magari subito: ma, eh, io voglio esser /buona/ (a) e voglio anche arrivare alla pratica della virtù fino almeno a un certo grado, a un certo grado di orazione... Sì, questo è un passo. E un passo importante, ma il più elevato invece è quando si fa tutto per la sua gloria. Ma si pensa: noi vogliamo andare in paradiso, è questo che cerchiamo... Certamente! Ma in che cosa sta il paradiso? Sta [nel] vedere Dio e glorificarlo per l'eternità. Cioè glorificar Dio! In questo glorificar Dio starà la nostra felicità, ecco.
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In un senso un po' chiaro, in forza <della stua> della definizione, possiamo distinguere in Dio due glorie: la gloria sua intrinseca in lui, Dio uno e trino, e la gloria esterna che danno gli angioli in paradiso (e son felici nel glorificar Dio) <e la sal> e la salvezza, la beatitudine eterna in glorificar Iddio: E' la gloria estrinseca!
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Vi è in Dio una gloria intrinseca tra le tre divine persone. In Dio! In Dio conviene una gloria intrinseca: il Padre celeste per via di generazione intellettuale concepisce di sé un'idea perfettissima: è il suo Verbo. <Questo> Quest'idea perfettissima di sé è il suo Verbo: Verbum caro, nel quale si riflettono la vita, la sua bellezza, la sua immensità, la sua eternità, tutte le sue infinite perfezioni.
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Allora dalla mutua contemplazione tra il Padre e il Figlio vi è una corrente di amore, tra il Padre e il Figlio. Questa corrente di amore per via di proiezione è lo Spirito Santo. <Dalla mutua>. Allora tale conoscenza e tale amore fra le tre divine persone, tale lode eterna ed incessante che Dio prodiga a se stesso costituisce la gloria intrinseca di Dio, gloria infinita e perfetta.
A questa gloria le creature dell'universo non possono aggiungere nulla.
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Dio è infinitamente <se st> beato in se stesso e non avrebbe bisogno di alcuna creatura di noi. Era felicissimo, beatissimo, eternamente, senza che ci fossero delle lodi o dalla terra o dal cielo. No! Il Signore per la sua bontà (l'amore è comunicativo, l'amore è comunicativo, cioè quando uno ha del bene, eh, comunica con buon desiderio ad altri), ecco, Dio ha voluto comunicare a noi la sua felicità, in paradiso. Ma la felicità nostra cui ci chiama Dio è il cantar la gloria eterna di Dio.
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E poche anime arrivano, e arrivano nella santità arrivano dopo molti sacrifici, dopo aver molto rinnegato se stesse; molto rinnegato se stesse. E allora, ecco, si preparano /ad/ (a) entrare in paradiso, sì, perché son purificate, perché cercano Dio.
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Sì, passa in secondo ordine la santificazione. Il primo e assoluto fine è cercare la gloria di Dio. Molte anime non arrivano. Ma vi sono anche un certo numero di santi che sono arrivati a questo, dopo molto esercizio di virtù, specialmente della fede, speranza e carità, quando la carità allora /se non è/ (a) perfetta, <è> almeno ha raggiunto un alto grado.
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Solo due persone hanno incominciato subito ad essere così /perfette/ (a) che cercarono subito e solo la gloria di Dio: Maria e Gesù. Maria e Gesù. Allora i santi ci arrivano, e ci arrivano più presto o più tardi, [mentre] che Maria è arrivata subito. Perché il versetto del Magnificat: L'anima mia loda il Signore: Magnificat anima mea Dominum? [Lc 1,46]. Era già raggiunta! Appena creata, concepita senza peccato originale, ha subito preso un posto più alto di santificazione. Di santificazione. Quindi, immensa la sua santità, dall'inizio in cui l'anima sua è uscita dalle mani creatrici di Dio. Non fa bisogno che spieghiamo di questo perché nella filosofia e nella teologia è spiegata, e non è il caso adesso che noi ci fermiamo <a> a studiare la filosofia attualmente.
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Dio ha creato tutto per la sua gloria <e nel>: "Io sono il Signore - dice il Signore, dice Dio - Questo è il mio nome; e la mia gloria non la darò ad altri, né il mio vanto al simulacro" [cf. Is. 42,8]. Dio non dà la sua gloria a nessuno. E si capisce che il superbo viene poi umiliato. Perché noi cresciamo e siamo favoriti da Dio nella misura che cerchiam la sua gloria. E nella misura che cerchiam la sua gloria, l'ingresso e la gloria sarà più ampia, più alta in paradiso.
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Ora, per l'ingresso immediato in paradiso l'anima dovrebbe trovarsi sopra quel livello, sì, alto, per cui non cerca più altro che la gloria del Signore. Non cerca più altro. E se si santifica l'anima, si santifica per la gloria di Dio. Si santifica per la gloria di Dio.
E così Dio viene glorificato dalle opere dei santi e delle persone molto buone e vengono glorificate queste anime. <Vengono glo> Vengono felici perché, entrando in cielo subito queste anime, che han cercato unicamente la gloria di Dio, non hanno bisogno di purificarsi.
Altrimenti, c'è ancor una virtù un po' egoista, non c'è ancor tutta <la glo> la ricerca della gloria di Dio. E' egoismo spirituale. Eh, allora indirettamente, ma viene la gloria infine. Però la purificazione che possiam fare sulla terra non aspettiamo a farla sul letto di morte. E non aspettiamo a farla al di là.
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Dio è il principio, tutto viene da lui. Tutto viene da lui. E tutte le cose sono riassunte <in tre> in tre punti: creazione, redenzione e santificazione. Ma tutto ciò che viene da Dio, ecco, tutto deve tornare a Dio. Dev'essere ordinato a Dio, offerto a Dio, <cercan> cercando la sua gloria.
La gloria di Dio è il principio e la fine della creazione. La stessa incarnazione del figliuolo di Dio e la redenzione non si propongono altro che la gloria di Dio, sì.
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Il Signore ci elesse in lui prima della fondazione del mondo, affinché fossimo santi e immacolati, egli ci predestinò ad adozione filiale in lui mediante Gesù Cristo. Ma in che modo? Conforme al beneplacito della sua volontà. Lode di gloria della Trinità [cf. Ef 1,4-6].
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E quali sono i fini per cui noi operiamo dal riposo che si prende, dal cibo che si prende, dalle occupazioni che si hanno nella giornata, tutto? "Sia che mangiate, dice san Paolo, sia che beviate, sia qualunque altra cosa che facciate: omnia in gloriam Dei facite" [1Cor 10,31], tutto alla gloria di Dio.
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Quando l'anima è arrivata a quella purificazione, a quella intenzione retta che è il perfetto amor di Dio, [il] cercar la sua gloria, allora l'ingresso immediato in paradiso, quando si chiude la vita sopra la terra.
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Oh, allora dobbiamo tenere ben presente: qui sta la perfezione: cercare la gloria di Dio. E allora che cosa dobbiamo fare? Intanto cercar la santificazione, sebbene la santificazione venga in secondo luogo. L'anima che aspira a santificarsi deve mirare verso di /esso/ (a), deve indirizzare i suoi sforzi, i suoi desideri. Nulla prevale! Il desiderio stesso della propria salvezza o santificazione deve passare in secondo ordine; in secondo ordine che è il grado inferiore di santificazione, come il mezzo più opportuno per conseguirlo. Il cristiano deve rassomigliare a san Alfonso de' Liguori il quale non aveva nulla in mente che la gloria di Dio.
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Domani è festa di san Ignazio. Che cosa ha lasciato di ricordo ai suoi figli? La frase: Ad maiorem Dei gloriam, per la maggior gloria di Dio. E questa è la consegna che ci ha lasciato san Paolo: Omnia in gloriam Dei facite [1Cor 10,31].
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Quindi, la santificazione della nostra anima non è quindi il fine ultimo della vita cristiana. Sopra di questo fine sta la gloria della Trinità, il termine assoluto di tutto quanto esiste. E in questa glorificazione che noi daremo a Dio ecco la felicità. Tutto l'egoismo più profondo scompare. [E'] Dio solo che comanda al nostro cuore. Dio solo che è in tutto, in tutto il nostro essere, e noi in Dio.
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E il mezzo per cui arriviamo in Dio: Gesù Cristo. In lui arriviamo a glorificare <la Tri> la santissima Trinità. Oh questo è un principio così un po' generico. Ma possiamo ricordare quello che diceva s. Elisabetta della Trinità: "Nel cielo dell'anima mia è soltanto la gloria del Padre celeste, niente altro che la gloria del Padre celeste".
L'anima allora o ha toccato già <la santif> la santità più alta, oppure vi si avvicina gradatamente.
197
Vi sono anime più illuminate <nella>, illuminate per mezzo delle meditazioni, per mezzo della osservanza delle costituzioni, dell'apostolato che a ciascheduna è assegnato; ma in tutto cercar la gloria di Dio. E cercar la gloria di Dio in tutto quello che noi facciamo, sì, e tutto è secondo il suo volere.
198
] E dopo questo, è meglio pregare che voler proprio penetrare quello che si è detto, ma vi sono anche tra di voi anime <che sono già> che hanno già raggiunto [questa meta]. Ma questa è la perfezione cristiana, la perfezione più alta: Omnia in gloriam Dei facite [1Cor 10,31]. E Gesù Cristo diceva di sé: "/Non cerco la gloria mia/ (a)" [Gv 8,50] ma la gloria del Padre. La gloria del Padre!
199
Ora, concludendo, domandare al Signore che questi giorni non siano giorni comuni. Ma che sappiamo che anche in tutto quel che si propone, per evitare il male e per praticare le virtù, si sappia che sopra quello non è soltanto la nostra santificazione; è la gloria di Dio!
200
E se ci vogliamo fare santi, cioè correggere i difetti, praticare le virtù, sì, questo ci mette nella santificazione; ma la santificazione ha un altro fine: <è la è> è il paradiso felice, che è... Che cos'è il paradiso? La glorificazione eterna di Dio.
201
E in questa glorificazione, la beatitudine celeste perché si vedrà Dio, lo si amerà Dio, <ci, glo, ci> glorificheremo Dio, seguiamo tutti i suoi desideri e i suoi pensieri. E anime che sono molto semplici e cercano in niente se stesse... E anime che, pure facendo un po' di bene, conservano ancora tanto <di> di imperfetto... e che dovrebbe poi essere purificato e tolto nel purgatorio, se pure noi non arrivassimo ad avere - e speriamo di averle - le disposizioni per l'indulgenza plenaria. Togliere tutto. Dio solo che regni nell'anima nostra, ma cercando la sua gloria.
202
Poi ci saranno gli altri tre punti: e cioè la santificazione nostra, secondo punto; terzo punto la santificazione in Gesù Cristo; e /quarto/ (a) punto, come mezzo [e] aiuto, la divozione a Maria.

Ariccia (Roma)
30 luglio 1964

203

(1) Ariccia (Roma), 30 luglio 1964
170 (a) Così T. Omette R.

174 ((a) Si tratta del testo di P. Royo Marin, O.P. riprodotto in Appendice.(b) Si tratta di: Estratto del libro "Teologia della perfezione cristiana" di P. Royo Marin O.P., EP. uso privato, giugno 1964. Tale estratto è riprodotto in Appendice, p. 323.

176 (a) V: Omette.

177 (a) Cf. estratto riprodotto in Appendice

178 (a) R: a la.

180 (a) R: buono.

185 (a) R: all'.

186 (a) R: è se non.

187 (a) R: perfettamente.

194 (a) Intendiamo: Dio?

199 (a) V: Ma io non cerco la mia gloria.

203 (a) R: terzo.