Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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X. LA NOSTRA SANTIFICAZIONE (1)
Quattro punti su cui dobbiamo meditare. Primo: cercare la gloria di Dio. La ricerca della gloria di Dio, fine ultimo, supremo, eterno, è quello per cui l'anima è posta sopra il livello, sopra il piano superiore per la santificazione. E se il Signore in questi giorni vi fa ascoltare la sua voce, vi fa sentir la sua voce, non trascurarla questa voce, non trascurare questo invito: Nolite obdurare corda vestra [Sal 94,8]. Sì, la voce di Dio.
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Secondo: la santificazione nostra, la quale consiste in due parti: primo: è la purificazione dal male cioè; e secondo: l'acquisto della grazia, specialmente fede, speranza e carità, le virtù, la vita buona.
Terzo punto: questa santificazione in Gesù Cristo via, verità e vita.
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E quarto: la divozione a Maria, perché la divozione a Maria facilita tutto il cammino della santità, perché con Maria più facilmente <toglia> togliamo il peccato, i difetti e più facilmente acquistiamo le virtù. Poi, attraverso Maria la santificazione, sì, facilitata: le varie pratiche di divozione a Maria.
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Questa sera quindi dobbiamo riflettere sopra la santificazione dell'anima nostra. Questo è il secondo fine della nostra creazione. Creati per la santità, e così entrare a popolare il paradiso, perché sulla terra siamo posti per un certo periodo di tempo. In questo periodo abbiamo da dar prova al Signore di fede e di fedeltà e di carità. Messi in prova! E se superiamo la prova: salvezza, santità eterna.
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Gli angeli sono stati messi in prova; <e chi ha> e chi ha subito la prova... E chi non ha subito la prova. E chi ha /superato/ (a) la prova, a capo s. Michele: ecco gli angioli felici in paradiso. E quelli che invece non hanno superato la prova, guidati da satana son stati precipitati nell'inferno. E così avviene degli uomini.
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Ora tutti vivono sulla terra e c'è poca distanza, poca differenza fra l'uno e l'altro. Ma rispetto a questi tre miliardi di uomini viventi oggi, quanti in cielo? Quanti non in cielo? Ecco. E fra quelli che saranno in cielo: noi! E quelli che non saranno in cielo <potrebbero> potremmo anche essere noi secondo che noi superiamo le prove a cui il Signore ci sottomette, cioè: vivere di fede, appoggiarsi ai meriti di Gesù Cristo, e poi amare il Signore con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi. Così.
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Quindi dopo la glorificazione di Dio, pensiamo alla fine, e cioè la santificazione della nostra anima. La santificazione della nostra anima comincia col battesimo. Perché il bambino come tutti noi siamo nati senza la grazia di Dio, quindi col peccato originale. Ma dopo la prima nascita, che è la nascita naturale, vi è una seconda nascita: Oportet [vos] nasci denuo [Gv 3,7], e cioè il battesimo per cui acquistiamo l'altra vita, la vita di grazia, la vita di santità. La vita di grazia per cui anche se il bambino morisse dopo il battesimo e prima dell'uso di ragione va in paradiso, perché ha la grazia. Se invece non ha la grazia non può entrare nella visione beatifica di Dio.
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Ora, questa grazia ricevuta, questo germe di grazia ricevuto nel battesimo deve andare crescendo, sviluppandosi. E siccome si adoperano i mezzi di santificazione, la grazia cresce, si sviluppa. Si arriva ad una santità maggiore o minore, secondo [come] noi operiamo e secondo [come] sono i disegni di Dio. E quindi ci sono tanti santi canonizzati, e ci sono tantissimi, tantissime persone che raggiungono una salvezza, una santità ordinaria, sì.
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Ora dobbiamo farci questa domanda: in che cosa consiste propriamente la santità? Che cosa significa essere santi? Qual è il suo costitutivo intimo ed essenziale per la santità?
Ecco: sempre evitare il peccato e correggere i difetti, questo sempre. Ma la santità positiva è l'aumento, il crescere della grazia, la santità.
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Le vie della santità sono varie e ricordiamone alcune. In primo luogo la santità <la> facile: far la volontà di Dio, sempre. [E'] molto semplice. E non è che questo sia sempre facile: far la volontà di Dio. Vi son dei casi in cui costa molto. Ma il fare sempre il volere di Dio vuol dire essere uniti a Dio, e quindi arriviamo alla santità. Si arriva alla santità. E può essere un buon proposito questo. E molte anime <trovano mol> trovano facile questa via di santificazione.
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In secondo luogo, la santificazione può essere, per un'anima, cercar l'unione con Dio, con Gesù Cristo. Vivere cioè uniti a Dio: di mente, di cuore, di volontà. Vuol dire unirsi a Dio. E nell'unione di pensiero e di volontà e di cuore, ecco, la grazia di Dio cresce in noi e, crescendo in noi, si arriva a un certo punto di santità. In paradiso vi sono tante mansioni: chi [è] più in su e [chi è] più in giù, perché stella [enim] /differt a stella/ (a) in claritate [1Cor 15,41]. E cioè una stella è diversa dall'altra, e così le anime in cielo hanno una diversità tra l'una e l'altra.
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Vi sono anime le quali si esercitano sempre e soltanto: fede più viva e speranza nella grazia di Dio secondo è l'atto di speranza stessa, e poi vivere nella carità, cioè amore di Dio e amore al prossimo, cioè le tre virtù teologali. Esercitandosi così, attendono alla loro santificazione: buona via.
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Però la più perfetta è quella di cui adesso pensiamo e vogliamo meditare. Configurarsi a Gesù Cristo, perché noi possiamo vivere in Gesù Cristo in quanto è via, verità e vita. Perché? Gesù Cristo lo ha detto: "Io sono la via, la verità e la vita" [Gv 14,6]. Chi vuol vivere in Cristo vuol dire che deve vivere in Gesù Cristo verità e in Gesù Cristo via, cioè vivere secondo lui, come lui ci ha lasciato l'esempio e poi la vita di grazia, mediante i sacramenti particolarmente, e mediante le opere buone che possiamo compiere.
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Oh, la configurazione a Gesù Cristo, cioè vivere in Gesù Cristo via, verità e vita. Ecco, allora resta la più alta posizione: l'anima è posta sul piano superiore <e> per cui la santificazione <è più sem> e più semplice ed è più alta, più sublime. Il libretto distribuito (a) lo spiega lungamente, e bisognerebbe anche non soltanto leggere una volta, ma più volte, e meditarlo ed esprime la spiritualità paolina. La spiritualità paolina.
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Perché la vita del cristiano dev'essere una vita di conformità a Gesù Cristo e viene anche detta, la nostra vita, cristificazione come santificazione. Il cristiano deve diventare un altro Cristo. <Christus alter> Christianus alter Christus fino al punto: "Vivo io, non più io, ma vive in me Gesù Cristo" [cf. Gal 2,20].
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Ecco, il mistero di Gesù Cristo sta appunto qui: vivere in Gesù Cristo. E meglio ancora: Vivit vero in me Christus [Gal 2,20] è lui che vive in me, sì. Gesù Cristo dunque è via: "Io /son/ (a) la via" [Gv 14,6]. Che via? La via al Padre celeste, cioè la via al cielo. Ecco: "Io sono la via" [Gv 14,6]. E nel parlare più semplice è questo: e cioè seguire gli esempi di Gesù Cristo, egli ci ha tracciato la via: "Io son la via". E poi, oltre che nell'esempio, ancora nei consigli, in quello <che ha s> che ha predicato nel Vangelo, che ha predicato nel Vangelo.
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Sempre la religiosa ha [da] tener daccanto il Vangelo, accanto il libro delle costituzioni, perché le costituzioni sono proprio il Vangelo applicato alla vita religiosa, a un'anima che ha scelto <la via> la vita religiosa. Il Vangelo illumina. E le costituzioni sono per comprendere quello che dobbiamo fare secondo la nostra vita religiosa.
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Gesù Cristo via: come è vissuto Gesù Cristo? Ecco: chi vuol arrivare alla maggior santità: seguire Gesù Cristo! Exemplum [enim] dedi vobis, ut quemadmodum ego feci, ita [et vos] faciatis [Gv 13,15], vi ho dato l'esempio, perché facciate come io ho fatto, come avete veduto me; come avete veduto me a fare, così voi.
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E come è stata la vita di Gesù Cristo? Comincia là dal presepio: povertà estrema. Povertà estrema! E poi vive in Egitto e vive, specialmente per la sua vita privata, a Nazaret: casa modestissima, famiglia modestissima. San Giuseppe lavoratore: falegname! Maria faceva le faccende di casa e filava e faceva quello che poteva fare e che doveva fare la donna a quei tempi. E poi la vita ritirata di preghiera, di lavoro; e Gesù fa il falegname fino a trent'anni. Nonne hic est faber? [Mc 6,3] Nonne hic est fabri filius? [Mt 13,55] - dicevano poi i suoi concittadini quando l'han visto a predicare -. Costui non era il fabbro nostro? Il falegname nostro? E non egli stesso il figlio del fabbro che c'era prima, cioè di san Giuseppe? (che allora era già passato all'eterno riposo).
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E poi il ministero pubblico: [a] trent'anni la predicazione, l'apostolato, sì. Il ministero di redenzione, predicando la verità e dando l'esempio pubblico di ogni virtù.
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E poi la pazienza: accetta la morte. Come soffre nell'ultima sua giornata della vita, quando è condannato a morire, quando gli è addossata la croce, quando è crocifisso sulla croce, nelle ore di agonia, fino [a] quando spirò la sua anima. Consummatum est [Gv 19,30]: tutto quel che voleva il Padre celeste l'ho fatto. Ecco, questo: ha fatto tutto quel che voleva il Padre celeste.
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Come vuoi farti santa? Fare quel che il Signore vuole, chiaro. Gesù Cristo ci ha dato l'esempio: "Io /son/ (a) la via" [Gv 14,6].
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Ma oltre che a darci l'esempio, poi ci ha spiegato, e cioè ha insegnato la carità, ha insegnato l'obbedienza, la delicatezza di coscienza, l'umiltà, ha insegnato la prudenza, la giustizia, la temperanza, ecc. Ha insegnato, spiegato e proposto tutte le virtù.
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Il più sublime delle virtù poi sono le otto beatitudini: "Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti perché possederanno la terra. Beati quei che soffrono, perché poi saranno consolati. Beati quei che hanno fame e sete della giustizia, cioè della santità: saranno saziati. E beati anche quelli che son criticati, giudicati male e anche perseguitati, imprigionati... [cf. Mt 5,3 ss.]. Vi aspetta un gran regno, un gran premio: il paradiso!
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Eh, arrivare alla pratica della beatitudine vuol dire capire e seguire quello che Gesù Cristo ha insegnato: Io son la via! "Io sono la via" [Gv 14,6]. Ecco.
Gesù Cristo quindi ci ha tracciato la strada: andare in cielo. E crescendo giorno per giorno nelle virtù ecco seguiamo Lui. Questa è la via.
Perciò quale libro scegliere per divozione o per meditazione o per lettura spirituale? In primissimo posto è il Vangelo. Poi in secondo luogo tutta la Bibbia, ma il Vangelo è il centro dei libri <della scrit> della scrittura, sì, perché la scrittura si compone di 72 libri, ma il centro di questi 72 libri, il Vangelo è al centro, il principale, perché il centro della storia umana è sempre la vita di Gesù Cristo. Ecco.
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Che cosa quindi dobbiamo noi fare? In primo luogo considerare Gesù Cristo via. In secondo luogo egli è la verità. Che cosa significa la verità? Egli è la stessa sapienza: Verbum caro factum est et habitavit in nobis [Gv 1,14]. In principio erat Verbum [Gv 1,1], il verbo di Dio, che è il figlio di Dio, è l'immagine esatta del Padre. E' la sapienza del Padre, egli, il figlio di Dio.
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Ora, come noi dobbiamo considerare Gesù Cristo verità? Fede, fede, fede. Ecco tutto. Vivere di fede, cominciando dai primi articoli del Credo fino all'ultimo: Io credo in Dio Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, ecc. E credo in Gesù Cristo, cioè il figlio di Dio incarnato, il quale è vissuto, ha compito la redenzione degli uomini, morendo; <è sorto> è risorto e siede alla destra del Padre; e verrà a giudicare i vivi ed i morti. Ci giudicherà tutti, se l'abbiam seguito. E quei che non l'han seguito? Esclusi, perché non han preso la sua strada. Non hanno preso la sua strada! E poi: credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la remissione dei peccati, ecc. fino alla vita eterna.
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Fede viva! Fede viva in tutto quello che è contenuto nel Credo: Credo apostolico, [in] quello contenuto nel Credo <del simbolo apostolico> nel simbolo <cost> [costantinopolitano] che recitiamo nella messa per spiegar subito, che è un po' più sviluppato, è sempre il Credo più sviluppato.
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E poi tutto quel che insegna il catechismo, le verità che insegna il catechismo. E tutta la predicazione che vien fatta dalla Chiesa, dai sacerdoti, e tutti i libri in cui si leggono le verità che sono esposte e che sono anche spiegate.
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Credo fermamente! Ma specialmente credo che sono uscito dalle mani di Dio creatore. E son venuto sulla terra per fare qualche cosa, e cioè fare quello che il Signore ci ha mandato a fare: la vocazione, se c'è. E se non c'è, la vita cristiana secondo i comandamenti, secondo la morale cristiana. E vivere così: siam venuti qui per questo, e poi lasciamo la terra e andiamo nell'eternità.
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I tre punti:
[Primo]: Vengo da Dio.
[[Secondo]: Son mandato sulla terra a far qualche cosa che dobbiamo fare. E se lo facciamo, bene, e se non lo facciamo va male. E, [
[Terzo]: Lasciamo il mondo perché la vita è breve, anche se si durasse cento anni la vita è breve e andiamo nell'eternità, dove ci son tre posti subito: o paradiso o purgatorio o inferno. Il purgatorio cessa, rimangono la salvezza o la perdizione, cioè la salvezza in cielo o la perdizione dell'inferno.
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Questa fede, che ci deve dirigere, guidare! Quando c'è questo pensiero ci istruiamo, cioè frequentiamo i sacramenti, adoperiamo i mezzi. Perché la nostra vita è così: uscir dal Padre, dalle mani del Padre, vivere sulla terra per qualche cosa, la volontà di Dio, e poi arrivare all'eternità. Come il figlio di Dio si è incarnato? Egli ha detto: "Sono uscito dalle mani del Padre, son venuto in questo mondo" [cf. Gv 16,28] e voleva dire per la redenzione del mondo. Iterum relinquo mundum [Gv 16,28], e lascio il mondo e vado al Padre [cf. Gv 16,28].
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Questa è la nostra biografia. E' la nostra vita.
[Ognuno ha da pensare. E la fine: là, il Padre ci aspetta. Ma c'è anche stato Giuda! Eh, vi sono persone che non vogliono seguire il regno di Dio. Allora ecco, Gesù Cristo ha predicato così: questa fede! Questa fede!
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Se poi l'anima cresce in fede, fede più delicata, e vede Dio in tutto e ordina tutto a Dio, questa fede si perfeziona sempre di più e allora la santificazione: Io sono la vita, io sono la verità. Poi in un'altra meditazione, considereremo: Io sono la vita.
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Quindi riflettere in questo senso e la nostra spiritualità è fondata nelle tre espressioni: Io son la via, e son la vita. Son la via, son la verità e son la vita [cf. Gv 14,6]. Vi è poi bisogno che qualcheduna che ha studiato teologia mediti a lungo questo libretto, e poi lo spiega in varie occasioni, per esempio nei ritiri mensili, o anche in conferenze negli esercizi spirituali.

Ariccia (Roma)
31 luglio 1964

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(1) Ariccia (Roma), 31 luglio 1964

208 (a) R: subito.

214 (a) V: a stella differt.

217 (a) Cf. Estratto in appendice.

219 (a) V: sono.

225 (a) V: sono.