Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. VALORE DEI VOTI TEMPORANEI*

Dire qualche cosa come fare il noviziato adesso è inutile, ormai siamo alla fine. Invece bisogna dire quello che è da fare dopo il noviziato. Sarebbe valida la professione se una dicesse così: Io faccio i voti per un anno, poi si vedrà? Occorre pensare cosa significa, cosa è quel si vedrà. Passare un anno in Casa perché in famiglia non si troverebbe bene: no, ma negli altri casi è valida. Considerare cosa significa fare i voti temporanei e vedere le conseguenze. Perché la Chiesa non fa fare subito i voti perpetui e perché le Costituzioni dicono [di fare i voti temporanei]1?
Perché la Chiesa dispone di fatto così? Perché dopo si abbia facilità di uscire? [No, ma] perché ogni anno si rinnovi il proposito di migliorare e prepararsi a fare i voti sempre meglio, con una dedizione al Signore sempre più perfetta. Quindi prepararsi alla dedizione, alla consacrazione perfetta o perpetua, stabile: una consacrazione che voglia dire principio di una vita nuova, di un fervore nuovo, perché si deve poi crescere anno per anno. Quindi la Chiesa concede che si facciano [i voti] temporanei per accondiscendere alla nostra infermità, cioè affinché la suora si senta libera e possa uscire o che l'Istituto possa dimetterla passato l'anno. Questo tempo però deve essere consacrato proprio ad una maggior perfezione, ad una sempre migliore preparazione a rinnovare i voti, finché saranno fatti i voti perpetui.
La Chiesa si adatta alla nostra infermità, ma bisogna ricordarsi anche che l'essere temporanei deve destare il fervore, l'impegno e deve tenere tutti in fervore sempre. Facciamo questo esempio: vi sono delle suore che hanno le Costituzioni così
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[formulate]: Per tutta la vita ogni anno scadono i voti. I voti quindi sono sempre annuali e queste suore dimostrano fervore e sono perseveranti e l'Istituto è quanto mai fiorente. Ogni anno viene un giorno in cui la suora è libera di uscire e l'Istituto è libero di dimetterla. Questo la rende sempre attenta in due maniere: primo perché deve pensare: Io posso perdere le grazie eposso raffreddarmi e allora sto attenta. È uno svegliarino per restare svegli, altrimenti la vita incomincia a prendere quel tran tran e si vive male e ci si sveglia più tardi [dicendo]: I miei anni mi hanno reso poco, mi hanno fruttato poco.
La Chiesa è prudente, si adatta alle nostre infermità, ma soprattutto mira a tenerci svegli e a [farci] progredire sempre. D'altra parte l'Istituto vigila se una suora fa bene il suo apostolato, altrimenti viene dimessa. Ogni suora fredda, indifferente, viene messa fuori e [così] l'Istituto rimane fervoroso. Disse uno scrittore: La Chiesa ogni tanto purifica il suo orto, butta le erbe cattive.
L'Istituto ogni anno esamina se la suora corrisponde veramente: ecco lo scopo della professione temporanea almeno in cinque anni. Se in questi cinque anni una si rinnova nello spirito, nel fervore, questa professione temporanea garantisce che la suora ha preso un passo buono, un andamento normale che dimostra fervore. La suora non dovrebbe essere buona quando fa i primi voti come quando fa i voti perpetui. Dopo cinque anni deve essere più buona, migliorata. Il noviziato è un principio, ma poi la vita [deve essere] sempre più fervorosa e più attiva.
Dopo questo, un'altra domanda: è peccato ammettere il dubbio o lasciare entrare il dubbio sulla vocazione? Può essere peccato, non lo è sempre, ma può esserlo. Può essere peccato quando è tentazione; ma ascoltare la tentazione è peccato? Sì. Può darsi che la professa temporanea non possa più sopportare i pesi della vita comune: [è] nervosissima, [ha] disaffezione totale nell'apostolato, [è] diventata insopportabile nella vita comune, è incline talmente alle amicizie particolari che dice di essere portata a un altro genere di vita. […]2. [Sono] queste
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circostanze in cui potrebbe trovarsi una suora, circostanze esterne e circostanze di spirito. La Maestra delle novizie [perché] è depositaria delle vostre confidenze deve tornare a seguirvi, ricevere le vostre confidenze almeno fino ai voti perpetui. Non che dobbiate scrivere tutti i momenti lettere, avere sempre bisogno di consolazioni e di conforti, questo indicherebbe una certa debolezza, [perché] la suora non è ancora appoggiata a Dio che è la forza nostra ed ha ancora bisogno di queste caramelle umane. Quando saremo in punto di morte avremo ancora bisogno [di] un certo sostegno sempre, ma quanto più vi abituate ad appoggiarvi al braccio di Gesù e accompagnarvi con lui, senza tante confidenze e appoggi umani o nella confessione o nei libri o nelle sorelle in cui si ha confidenza, tanto più vi fortificherete.
Se vi trovate in apostolati nuovi, in circostanze nuove e d'altra parte avete bisogno di rendere conto alla Casa generalizia del lavoro che fate, delle difficoltà che incontrate, tanto più riguardo allo spirito, appoggiatevi al braccio di Gesù. Gesù Ostia sarà la vostra forza, il vostro sostegno, la vostra consolazione, non solamente nei giorni lieti, ma anche nei giorni tristi e pesanti. Quindi, a prima vista, quando si presentano queste specie di tentazioni riguardo alla vocazione, occorre scacciarle e risvegliarsi. […]3. C'è pericolo che qualcuna perda la vocazione, cominci a guardare al di là dei muri e a lasciare entrare certi sentimenti e pensieri che distruggono l'opera di Dio. Fatti i voti incominciano le tentazioni sulla perseveranza, comincia questa difficoltà, e voi acquistate molti più meriti. Bisognerà anche accusarsi di queste tentazioni? Quando sono tentazioni sì, si fa bene a confessarsi se si ascoltano, perché sono le tentazioni che distruggono i disegni di Dio, ci fanno perdere quella che è la cosa più bella che il Signore ci ha dato: la vocazione. Bisogna accusarsene, perché questa è debolezza e può essere anche peccato. La vocazione si distrugge quasi senza accorgersene, quindi vigilanza sul cuore. Anche la semplice curiosità, anche qualche relazione un po' spinta con le sorelle potrebbero essere causa di disgregamento della vocazione. Perciò non solo fare i voti,
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ma chiedere in questo tempo la grazia della perseveranza, di non ammettere mai tentazioni contro la vocazione. Combatterle come una insidia del demonio. «Per arma justitiae»4, dice S. Paolo, quelle che vengono da dentro e quelle che vengonoda fuori.
Siccome avete fatto bene il noviziato, non solo si concluda con una professione santa, meritoria, pia, ma anche armarvi contro il pericolo. I pericoli ci sono sempre, il diavolo è fine e viene il caso in cui ci entrano anche gli uomini, cioè le persone di questo mondo. […]5.
Domandare per tutte la luce, la grazia, la misericordia, affinché tutte possano camminare per la via retta, verso l'eternità; camminiamo tutte verso il giudizio. […]6.
Custodite la vocazione che il diavolo vi invidia, e il diavolo si oppone ostinatamente perché una figlia si consacri al Signore, [perciò] vigilate.
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* Conferenza, in dattiloscritto, fogli 3 (22x28), il primo è stampato in bianca e volta. È stata tenuta dal Primo Maestro a [Roma] l'11.2.1951. L'originale riporta: Conferenza del Primo Maestro alle novizie - 11.2.1951. Le curatrici dei dattiloscritti successivi hanno aggiunto, a mano, come titolo “Voti temporanei e formazione religiosa”.

1 Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, ed. 1944, art. 75.

2 Originale: Fatto di quella persona che ha rovinato due vocazioni. Parlando di questo fatto e di…

3 Originale: Come faccio? Mi metto in pericolo.

4 Cf Rm 6, 13: «[Offrite le vostre membra] come strumenti di giustizia [per Dio]».

5 Originale: E qualche volta può avvenire che il Signore ci metta quasi semprela sua mano. Quando si insidia un'anima consacrata a Dio, il Signore ci mette sempre la sua mano, visibilmente. Altre volte si contenterà il Signore di aspettarci al giudizio.

6 Originale: E bisogna che...