Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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17. LA VITA INTERIORE E L'APOSTOLATO*

La principale disposizione per fare bene gli Esercizi è la confidenza, la fiducia di ottenere misericordia, luce, buona volontà, aumento di grazia. La fiducia è la speranza pratica: in questi giorni so di avere aiuto dalle preghiere di S. Paolo, di essere sotto la protezione della Madonna, dell'angelo custode. So che il Signore mi ha chiamata qui per fini di amore, per purificare il passato e dispormi meglio all'avvenire. Se qualche volta ci prende un senso di sfiducia, solleviamo lo sguardo alle piaghe di Gesù, a Gesù crocifisso e aumentiamo la nostra fede nei suoi meriti, confidiamo.
Prima cosa da considerare sono i due frutti che si devono ricavare dagli Esercizi: il primo riguarda la nostra santificazione, il secondo l'apostolato. Riconoscere circa questi due punti il male che c'è e che si deve riparare, e aumentare il bene.
Il 1° articolo delle vostre Costituzioni vi dice il fine per cui siete entrate in Congregazione: la vostra santificazione. Se il Signore vi ha chiamate [qui], vuol dire che vi ha già preparate le grazie per realizzare questa vostra santificazione, come quando Iddio ha creato l'uomo, prima ha voluto preparargli la sua dimora. È buono il nostro Padre celeste! Vi ha chiamate per darvi poi un posto più vicino a lui, in paradiso. Santificazione dunque, ma in che modo? Mediante la pratica della povertà, castità, obbedienza, vita comune paolina. Amare la Congregazione, le superiore, le sorelle, l'orario, ecc. Amare tutto quel complesso di cose che appartengono alla vita comune paolina, non fare a brandelli l'abito religioso, e questo avviene quando si fanno sempre eccezioni, quando si hanno giudizi e spirito diversi.
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L'amore a Dio si mostra con l'obbedienza: «Sarete miei amici se farete quello che io vi dico»1. La volontà di Dio ci viene espressa in molte maniere, fra queste primeggia la voce dei superiori. Negli Esercizi riflettere dunque in primo luogo sulla nostra santificazione: Mi faccio santa? L'essere sovente di cattivo umore non è buon segno, è invece segno che non si è contenti.
Certo, la vita religiosa è vita di sacrificio, è vita di grande pazienza, ma pazienza che dobbiamo esercitare noi, non far esercitare agli altri.
Il 2° [articolo riguarda] l'apostolato. Migliorare l'apostolato. Non si può concepire una Paolina che non ami l'apostolato, sarebbe come una mamma che trascura completamente i propri figli, che li abbandona. La Paolina che manca su questo punto non si può salvare; s'intende, ho detto, che non si può salvare e lo ripeto, ma nel senso che manchi gravemente a questo dovere, perché vi si può mancare anche solo venialmente, non contribuendovi in tutto, nel modo e con l'intensità possibili. Si deve anche togliere la distinzione, che ancora esiste in certe case, fra stampa e cinema. Due sono i mezzi, ma unico l'apostolato. Conoscere sempre di più in che cosa consiste l'apostolato: far conoscere Gesù, la sua dottrina. Progredire! Un anno si progredirà di più in una cosa sola: esempio le biblioteche, le feste del Vangelo, un altr'anno di più in altre cose. Nell'apostolato vi sia sempre una registrazione giusta, chiara, non solo per noi, ma anche per non mettere negli imbrogli quelle persone che ci dovranno succedere. Si fa tanto presto a morire o anche a cambiare da una casa all'altra.
E ora dobbiamo vedere tre cose sia riguardo alla nostra santificazione come riguardo all'apostolato. Manchiamo? Va già bene? In che cosa dobbiamo migliorare?
Circa la nostra santificazione, commettiamo difetti volontari? Difetti involontari ce ne saranno sempre, ma questi non ci devono scoraggiare. Vedere se si manca riguardo alla povertà, castità, obbedienza, vita comune e proposito principale. La vita religiosa deve essere il noviziato del paradiso, quando si entra in paradiso si fa la professione perpetua, indissolubile.
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Far tacere in questi giorni il diavoletto e l'amor proprio che vogliono nascondere quello che non va bene. Lungo l'anno è facile nascondere le mancanze e dare la colpa a questo e a quello, per esempio: la gente non corrisponde...
Qualche volta però dobbiamo dire: Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa2. Che ci sia una suora pigra, fredda, è cosa molto difficile, in generale lavorate anche troppo. Dovete però lavorare di più con la testa, più che con i piedi, altrimenti popolate Albano3. La casa di Albano si è fatta sì per voi, ma dovrebbe rimanere un po' vuota, no?
Studiate poi negli Esercizi come ordinare il lavoro: vedere come si può fare la propaganda da casa, la propaganda collettiva, come si può entrare nell'uno e nell'altro ambiente. L'apostolato è amor di Dio. Leggiamo nel Vangelo: «Amerai il Signore Iddio tuo con tutta la tua mente»4. Che differenza fra chi impegna la mente nell'apostolato e chi non la impegna! Fare l'apostolato con retta intenzione. Potrebbe esservi la tentazione di andare in giro più per i soldi che per le anime. Quando si sente di più il bisogno finanziario, prenderlo in questo senso: togliere il peccato perché la provvidenza possa operare. Se togliamo il peccato, la provvidenza viene di certo. Va già bene ciò che facciamo nell'apostolato, ma dobbiamo migliorare. Se vivete fino a questo momento il Signore vi chiederà conto di ciò che avete fatto fino a questo momento, ma se vivete di più il Signore vi chiederà di più. State sempre a quanto dice l'articolo 3 [delle Costituzioni]5. Siete nella via giusta. La Chiesa è la nostra guida. Andate avanti così come vi è stato detto.
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* Meditazione, in dattiloscritto, carta pesante, battitura recente, fogli 2(21, 2x30, 5). È stata tenuta a [Roma] il 13.6.1951 e sembra l'introduzione a un corso di Esercizi spirituali. Il titolo del dattiloscritto è “Meditazione del Primo Maestro”. Esiste anche un altro dattiloscritto di battitura più recente dal titolo “La nostra vitainteriore e l'apostolato”.

1 Cf Gv 15, 14.

2 «Per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa».

3 Riferimento all'ospedale “Regina Apostolorum” di Albano Laziale, voluto da Don Alberione e da Maestra Tecla, inaugurato nel 1948 per la cura delle Figlie di San Paolo ammalate.

4 Cf Mt 22, 37.

5 «La Pia Società Figlie di San Paolo nell'attendere a raggiungere questo fine speciale non farà nulla a scopo di lucro…». Cf Costituzioni della Pia Società Figlie di San Paolo, edizione 1944, art. 3.