19. VITA RELIGIOSA PERFEZIONAMENTO
DELLA VITA CRISTIANA*
La vita religiosa è la vita cristiana meglio vissuta. La vita cristiana sta nella imitazione di Gesù Cristo, cioè pensare come Gesù, operare come Gesù, pregare come Gesù. La vita religiosa è un pregare più perfettamente come Gesù, più perfettamente che il semplice cristiano, e un operare e vivere come Gesù un po' più perfettamente che il semplice cristiano, è il pensare più santamente, cioè avere più fede che il semplice cristiano.
Quindi un pensare, più perfettamente, come Gesù, perciò è sempre necessario istruirsi nelle cose di fede, sì, queste cose che non sono mai abbastanza penetrate: catechismo, cultura religiosa, storia sacra, lettura della Bibbia, Vangelo, liturgia e per noi in modo speciale le Lettere di S. Paolo, ecc.
Per quanto uno impieghi [anche] tutta la vita, non potrà mai arrivare ad essere un perfetto teologo. Dopo quello che impariamo sulla terra, penetreremo i misteri nella visione beatifica.
Ma pensare più santamente significa leggere il Vangelo e tenere ogni massima del Vangelo in noi precisamente come ha predicato Gesù: «Beati i poveri... Beati quelli che piangono...»1. «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore»2. «La vostra giustizia deve essere più perfetta di quella degli scribi e dei farisei»3. Che una figlia badi prima all'abito che non a rivestirsi delle virtù, è seguire la santità dei farisei i quali davano molta importanza all'esterno e non all'interno. A loro bastava fare l'offerta all'altare e non badavano se nel cuore vi era il rancore, l'invidia.
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Gesù Cristo ha cercato per sé ciò che era più povero: la stalla per nascere, la bottega per lavorare e la croce, letto duro e senza coperte, la croce per morire.
Gesù Cristo si è voluto fare ubbidiente, ma non ubbidiente ad un superiore che gli fosse uguale, ma a superiori che sono anch'essi persone di questo mondo composti di anima e di corpo, [Gesù che era] Dio si è sottomesso alle creature, come, per esempio, se un uomo si sottomettesse a un ragno.
Estrema ubbidienza, estrema sottomissione e poi cuore tutto per il Padre celeste, preghiera continua, amore inesauribile per le anime. La religiosa cerca di imitare Gesù in questo: più pietà, più amore di Dio e amore agli uomini.
La religiosa è una cristiana […]4 la quale vuole seguire il Signore più perfettamente, e allora non è difficile dedurne [l'osservanza della] povertà, castità, carità.
Intendere bene la vita religiosa, sempre di più. Vediamo qualche punto adesso.
Ogni religiosa, tanto la superiora come la suddita, osservi integralmente i voti. […]5. Cercare, per quanto è da noi, occasioni di povertà che sono: astenersi da qualche cosa che ci piace, intensificare l'attività nell'apostolato secondo le nostre energie fisiche. Bisogna avere sempre la tendenza a spendere per Dio tutto quello che [siamo e] abbiamo: più lavoro, cercare beneficenza, praticare la povertà più abbondantemente secondo le Costituzioni6. Questo è lo spirito di una [vera] religiosa. Se una osserva solo ciò che è prescritto, non si può dire che vada contro le Costituzioni, ma dimostra una certa avarizia col Signore. Siamo generosi! Comprendiamo che la Congregazione deve svilupparsi, il lavoro non è solo per mantenere noi...
La vita religiosa è una vita cristiana più intensa, più perfetta, quindi le suore tutte, tanto le superiore che le inferiori, [siano] sottomesse alle regole. Questi nomi, superiore e inferiori, mi piacciono poco, noi abbiamo sempre detto maestre: maestre
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di povertà, di ubbidienza, di amore di Dio. Allora fedeltà agli atti comuni, puntualità agli orari e mortificazione.
Le Figlie di San Paolo non hanno speciali penitenze nelle Costituzioni, [e ciò] vuol dire che non devono fare penitenza? «Se non farete penitenza, tutti perirete»7. E nessuno vuole andare al fuoco.
Tre penitenze: carità vicendevole, vita comune, intensa applicazione all'apostolato.
Quindi accettare volentieri, con animo lieto, le mortificazioni della vita comune e della convivenza, anche riformando un po' il carattere se ce n'è bisogno, ad esempio se una abusasse nell'alzarsi un po' tardi. Evitare i discorsi vani. Occorre che voi che potete essere modello alle giovani, alle aspiranti, conserviate lo spirito di serietà e di soprannaturalità. Adesso il mondo è un cinematografo: discorsi di storielle…; le suore anziane nei loro discorsi siano sempre ispirate a concetti alti e religiosi. Ma questo toglie l'allegria? La letizia non è disordine e leggerezza, come il riposo non è ozio.
Adesso vi è la mania, ed è una mania che si introduce dappertutto: quando una non ha spirito, se si toglie da superiora, fale bizze e magari recede dall'Istituto. È segno che non era suora e non essendo suora prima... Invece se una ha buon spirito, è come se passasse da una stanza all'altra e facesse le stesse cose, anzi è più contenta perché...
C'è anche un'altra cosa, un'altra mania che va introducendosi e non bisogna che si introduca: la voglia di rendere contenti, di soddisfare con una larghezza, un'altra larghezza, ecc. Il rendere contenti non vuol dire concedere ciò che non è secondo lo spirito paolino, religioso: vogliono guadagnarsi la stima, la confidenza in modo umano. Bisogna guadagnarsi la stima di essere persone osservanti, acquistarsi la fiducia con la segretezza, la bontà, bisogna avere la stima di essere di Gesù, di fare bene l'apostolato. Alle volte si tengono le aspiranti un po' come [se fossero] collegiali: no, questo sarebbe un abuso.
Non si deve mai permettere che si introduca la simpatia, quando una ha simpatia con una persona, generalmente diventa
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dura con le altre perché non ha più l'equilibrio del giudizio, le redini sul cuore. Non bisogna che si introduca la dimostrazione eccessiva di affetto umano. Vediamo un poco, questa gramigna è una pianta che consuma tutto il buono del terreno nella comunità. Che questa pianta non si radichi in nessuna casa. Su questo punto c'è l'obbligo di scrivere, qualunque suora sia, di scrivere alla Prima Maestra. Perciò mortificazione in queste cose.
Altra mortificazione, ho detto, è applicare [tutte] le energie nell'apostolato. Il lavoro è obbligo. Adesso non si trova tanto facilmente quello che si trovava anni fa, che suore di clausura oppure suore della nobiltà dovessero vivere senza lavorare. Questo non si trova più perché le necessità del vivere hanno costretto a passare al lavoro […]8.
[Riguardo al] lavoro intellettuale, chi studia non sdegni le altre cose, le impari tutte. Non sa che quattro regole di latino, eppure si crede di giudicare tutto e di sapere tutto. Povera te! Gesù Cristo era là con il grembiule nella bottega di falegname. Perché hanno studiato credono di saper tutto. Mandatele un po' in giardino a piantare i fagioli, le patate, le zucche così sapranno che ne hanno una in testa. Saper fare una buona minestra, essere pratici nella vita come devono essere le Figlie di San Paolo: bisogna che sappiano [fare] un po' di tutto. Naturalmente il lavoro intellettuale ha la sua importanza.
Chi fa un lavoro guardi con interesse anche l'altro lavoro perché progredisca. Avere un cuore largo.
Così il lavoro morale: uffici che riguardano la direzione, l'ordine, l'assistenza, il lavoro morale.
Per noi non c'è distinzione tra cucire l'abito e fare la scuola di teologia. Può essere che sia molto più santa la scolara che la maestra. Bisogna essere comprensive e stimare tutti i lavori, essere interessati, cercare di imparare.
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Poi, perché una diviene superiora non bisogna che si creda infallibile. C'è solo il Papa infallibile per quanto riguarda il dogma, la morale e il culto.
La norma suprema è sempre la carità. C'è molto da dire sulla carità, ma alle volte non sappiamo nemmeno fare la giustizia, non abbiamo il senso soprannaturale: mormorazioni, delazioni, detrazioni, amicizie particolari, ecc. Qualche volta non c'è il senso della giustizia: comincia a dominare l'invidia, si guarda solamente noi stessi, il nostro amor proprio, e allora cosa bisogna dire?
Vi è poi molto bisogno di osservare anche la regola della correzione: correggersi le une le altre. La convivenza deve portare a vivere l'ammonimento di S. Paolo: «Sopportare gli uni gli altri»9 e perciò si copriranno i difetti, le delazioni, il rancore, il rinfacciare gli errori e il pubblicarli. Si voglia veramente il bene delle sorelle.
Quest'anno siete tutte interessate a che l'ultima redazione delle Costituzioni si compia sotto l'azione dello Spirito Santo in maniera da essere sempre più della Casa e sempre più imitatrici del Maestro divino. Pensare, parlare, operare per lui. Questo sempre perché la suora [deve essere] una cristiana più perfetta, e si chiama religiosa perché pensa più perfettamente con Gesù e opera più perfettamente secondo Gesù.
Se vi è una suora che abbia compiuto certi studi e abbia dovuto studiare alcune materie, non ha merito di avere maggior scienza […]10 e se sa quelle cose non si inorgoglisca, perché un'altra saprà fare una buona minestra e la comunità va avanti con buon studio e buona minestra, e la gamba destra fa il suo passo e la sinistra il suo passo e la persona cammina.
Non lasciate il fastidio dell'economia tutto sulla superiora, perché le superiore hanno anche altro da guardare e organizzare.
Quando pochi giorni fa sono stato in Inghilterra, su un quotidiano che ha quattro milioni di copie e poche pagine c'era un articolo che diceva che il re11 era ammalato e si avevano seri
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timori per la sua salute, e la causa era dei ministri che non lavoravano abbastanza […]12.
C'è qualche regina [superiora] che ha bisogno di essere aiutata? Se la casa è grande ha il consiglio, se è piccola [ha l'aiuto delle sorelle].
Vediamo di camminare rettamente, sempre meglio. Sia le professe perpetue sia le temporanee considerino che i cinque anni di voti temporanei sono una continuazione del noviziato, quindi la professa temporanea da una parte continui il buon lavoro che faceva nel noviziato per la sua perfezione e dall'altra parte le suore [professe perpetue] l'aiutino nella sua formazione per quanto è possibile, perché si formi sempre più nello spirito [paolino].
Dicendo una cosa generale: le superiore [siano] perfettamente unite alla Santa Sede e [obbedienti] a tutti gli indirizzi che ci vengono dal nostro superiore massimo il Papa. Tutte le superiore delle case [siano] unite strettamente alla Prima Maestra e tutte le suore delle Case [siano] unite alla superiora della Casa. Allora la Congregazione sarà un corpo che si muove bene, compatto, e produrrà frutti di santità e corona eterna in paradiso.
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* Meditazione del Primo Maestro, in dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 5 (21x29, 5), tenuta a [Roma] il 17.6.1951, con il titolo “Predica del Primo Maestro - 17/6/1951”. Il dattiloscritto presenta molti punti di sospensione che indicano la difficoltà nel prendere gli appunti. Esiste pure un dattiloscritto di battitura recente dal titolo “La vita religiosa, perfezionamento della vita cristiana”, titolo che viene assunto.
1 Cf Mt 5, 3-4.
2 Cf Mt 11, 29.
3 Cf Mt 5, 20.
4 Originale: Più perfetta.
5 Originale: Ma quasi che non siano sentiti, che quella povertà ci sembri ancora troppo poco.
6 Originale: Andare alla povertà più abbondantemente delle Costituzioni. Testo trascritto.
7 Cf Lc 13, 5.
8 È stato omesso questo paragrafo perché risulta difficile ricostruire il senso: “Vedete, fino al secolo IX, particolarmente sotto Carlo Magno, uno che sapesse scrivere e scrivesse, era ritenuto come persona che non fosse... della sua altezza, e quindi non doveva un nobile saper scrivere. I contratti li firmavano con... così lo scrivere era tenuto opera dei servitori come scopare ecc. e scrivevano - illetterato perché nobile…”.
9 Cf Gal 6, 2.
10 Originale: Ma... dopo gli avvisi che potrebbe anche farle dare ciò che ha studiato in più in modo ragionevole.
11 Si tratta di Giorgio VI (1896-1952), re di Gran Bretagna e Irlanda dal 1936.
12 Originale: E facevano ammalare il re.