Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIII
SAN PAOLO
Marzo 1958
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

NUMERO SPECIALE


ONOMASTICO DEL PRIMO MAESTRO
San Giuseppe 1958

Mentre, nel suo giorno onomastico, da tutte le Case della Pia Società San Paolo col pensiero e con l'affetto ci stringiamo attorno al Primo Maestro per esprimergli i nostri più commossi e sinceri auguri di figli, chiediamo a Dio, per l'intercessione di S. Giuseppe, che ce lo conservi ancora per molti anni, affinché «ci diriga, ci illumini, ci aiuti a santificarci».
Intensifichiamo inoltre le nostre preghiere, le nostre piccole rinunzie, particolarmente la nostra incondizionata dedizione all'Apostolato, perché il Signore gli conceda la gioia di vedere tradotti nella realtà i numerosi e fervidi suoi propositi, per la maggior gloria di Dio, la santificazione delle anime, lo sviluppo e la fecondità della nostra Congregazione.
Riflettiamo, per la circostanza, sui seguenti pensieri:
1. «L'Apostolato si può esercitare con la preghiera, la sofferenza, la parola, le opere, le edizioni, l'amministrazione dei Sacramenti, l'educazione, le missioni, ecc. San Giuseppe accetta la sua missione a Betlemme, in Egitto, a Nazaret, nella presentazione al Tempio, nella ricerca e nel ritrovamento di Gesù... I Nostri sentano quanto sia bella e grande la loro missione: vedranno un giorno i grandi meriti acquistati» (Primo Maestro, febbraio 1953).
2. «Oh il bel lavoro che dobbiamo compiere nelle anime! Sentire la divina sete per le anime come la sentiva Gesù Cristo. Far conoscere la dottrina... di Gesù valendosi dei mezzi più celeri e fecondi. Essere progressivi, e sentire la progressività in Cristo e nella Chiesa. Anime che attendono! A nessuna manchi, per quanto sta da noi, la luce divina» (Primo Maestro, 19 marzo 1949).
3. «Ogni giorno in una silenziosità operosa e amorosa, attendiamo alla preghiera e all'Apostolato... A San Giuseppe chiediamo la vita interiore, la santificazione propria nel silenzio, nell'intimità con Gesù e con Maria, nel compimento dei doveri quotidiani, nell'esercizio delle virtù... Senza la grazia noi faremmo come chi piantasse degli alberelli secchi...» (Primo Maestro, febbraio 1953).
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SEGUIRE IL FONDATORE

Per tutti i paolini, il 19 marzo pulsa al ritmo delle feste di famiglia. Si sente il bisogno di stringerci in qualche modo attorno al Padre, per testimoniargli la fedeltà di figli, per sentirne la parola di conforto e di consiglio, per apprenderne le direttive di vita paolina, la-quale non si può limitare al solo desiderio di perfezione individuale, ma deve essere esercizio di magistero nella formazione degli aspiranti, orientamento per le nostre attività, apertura per nuovi orizzonti di bene, realizzazione sempre più efficace di opere apostoliche.
Il soffermarci brevemente su qualcuno di questi pensieri penso possa essere una bella espressione di omaggio per l'onomastico del Fondatore.

L'efficacia e il fervore di una Congregazione religiosa in tanto vale in quanto essa interpreta le finalità proposte dal Fondatore, attua le proprie Costituzioni, conserva e vive lo spirito degli inizi.
Noi possiamo ancora considerarci agli inizi perchè siamo realmente giovani come data di nascita, e soprattutto perchè è vivente il Fondatore. Questa se può considerarsi una condizione di privilegio, comporta tuttavia dei doveri che sono fondamentali e decisivi per l'avvenire della stessa Congregazione.
Un primo nostro dovere è di apprendere sempre più profondamente il pensiero e lo spirito del Fondatore. Il S. Padre nel discorso fatto il 10 dicembre scorso, ai partecipanti al secondo Congresso Generale degli stati di perfezione, ha questa espressione: «Se il Superiore Maggiore è anche Fondatore, ed ha ricevuto dalla Chiesa l'approvazione delle sue idee personali come norma di uno stato di perfezione, gli è sempre permesso di appellarsi alle proprie intenzioni».
Forse il Santo Padre, che conosce molto da vicino la vita di ogni Congregazione, nel dire queste parole ha proprio pensato al Primo Maestro e a noi paolini, poiché i fondatori viventi non sono molti. Ma anche facendo astrazione da questo, e pure ammettendo che il Santo Padre abbia solo voluto ricordare un principio generale e sempre valido, è certo che esso ci tocca molto da vicino e per noi si attua alla lettera.
L'attuale Superiore Maggiore è anche Fondatore della Congregazione;
dalla Chiesa ha ricevuto l'approvazione delle sue idee personali come norma di uno stato di perfezione;
Egli può quindi sempre appellarsi alle sue intenzioni.
Se questa è una realtà che nessuno può mettere in discussione, forse non sempre la si valorizza come si dovrebbe.
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Per una giusta valorizzazione, noi dobbiamo prima di tutto essere consci della nostra posizione privilegiata. Vivere al tempo del Fondatore è - si licet parva componere magnis - come la situazione degli Apostoli quando Gesù era con loro.
I nostri successori ci invidieranno. Per loro molte volte sorgerà il problema di sapere come si sarebbe comportato il Fondatore nelle circostanze che il variare dei tempi presenterà. Per noi non esiste questo problema: abbiamo solo da chiedere, ascoltare, eseguire. Il Fondatore parla e la sua parola è direttiva; il suo consiglio è regola; il suo agire è norma di vita per noi e per quelli che verranno.
Chi dal di fuori ci viene a conoscere e constata gli sviluppi e le realizzazioni che si sono attuate in sì breve tempo, si domanda quale può esserne il segreto. Credo che la risposta stia nel fatto che è vivente il Fondatore, il quale dirige, guida e valorizza le possibilità di ognuno al cento per cento. Con le sue direttive ogni membro è al disopra di ogni esitazione, non conosce incertezza, non perde il tempo nella ricerca della via, ma totalizza ogni sua forza nel percorrerla.
Il persuaderci di questa realtà, mi pare voglia dire valorizzarci.
In secondo luogo dobbiamo ascoltare il Fondatore.
Quell'anima di Dio che fu D. Calabria nelle esortazioni scritte che egli inviava ai suoi figli, ripeteva di frequente espressioni come queste:
«E' Dio che vi parla attraverso questo povero canale. Ascoltate anche i desideri di questo poveretto, tenetevi uniti a lui; abbiate confidenza, tutta la confidenza perchè solo così uniti e compatti, potremo compiere i disegni di Dio».
«Che grande, che terribile responsabilità per coloro che - quod Deus avertat - non danno peso e importanza alle parole, alle raccomandazioni, a quello che in nome di Dio, per bene e sviluppo della Congregazione, vi dice chi è messo dalla Divina Provvidenza a sentinella e a guardia di essa... il quale avrà sempre lumi e grazie speciali per ben condurre al porto questa mistica nave e così compiere i disegni divini».
Penso che i consigli di questo santo Sacerdote e Fondatore, li dobbiamo fare nostri a riguardo di Colui che è stato scelto dalla Provvidenza a «sentinella e a guardia della Congregazione». E qualche volta non sarà superfluo meditare sulla «grande» e sulla «terribile» responsabilità di cui ci potremmo gravare se non ascoltassimo chi ci guida nel nome di Dio.
In terzo luogo dobbiamo seguire il Fondatore senza esitazioni: per partecipare del suo spirito, dei suoi lumi, del suo coraggio, alimentato dalla grazia di Dio.
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Vivere al tempo del Fondatore vuol dire vivere il fervore dei neofiti e avere la fiducia dei pionieri.
Qualche volta si trovano delle anime esitanti, perchè credono di aver ricevuto impegni superiori alle proprie forze. Ma anche in queste circostanze dobbiamo comportarci come gli Apostoli dinanzi all'imperativo di Gesù: «Andate e predicate il Vangelo a tutte le genti».
Quali prospettive avevano questi Pescatori di conquistare il mondo? Secondo i calcoli umani, nessuna. E perchè essi non si basassero su alcun mezzo umano, il Maestro soggiunse: «non prendete né oro, né argento, né moneta nelle vostre cinture; né bisaccia da viaggio...». Non c'erano i mezzi terreni, ma c'era il comando del Figlio di Dio e la loro missione non è stata vana se «in omnern terram exivit sonus eorum et in finem orbis terrae verba eorum».
I Fratelli che per primi sono andati a fondare le case all'estero, soprattutto in paesi di missione, come Giappone, Cina, India, ecc., non hanno forse potuto constatare come la fiducia nella parola del Fondatore sia stata efficace? Anch'essi sono partiti «sine sacculo et sine pera», con ben poche prospettive umane; eppure le Case nelle nostre missioni si sono impostate molto bene e danno frutti consolanti. I nostri Sacerdoti e Discepoli giapponesi, i Discepoli cinesi, - quest'anno avremo a Roma i primi teologi indiani - non sono forse belle realizzazioni? E le constatazioni potrebbero continuare facendo la storia di ogni casa, di ogni vocazione. Non ci si brucia quando si ubbidisce, tanto più quando si segue il Fondatore, che ci rappresenta Dio in una forma molto più sensibile.
Certo che allineare il nostro passo al suo, qualche volta può disturbare i nostri progetti, scompigliare il nostro spirito di comodità, ma il neofita deve dimenticare se stesso per vivere solo del suo ideale; e il pioniere non misura mai la fatica.
Se nella circostanza onomastica del Primo Maestro sapremo esprimere questi sentimenti e realizzare questi propositi, penso che gli presenteremo un omaggio a tutti possibile, a lui assai gradito e che il Divin Maestro ricompenserà largamente.
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Album ricordo del 50.o di Messa del Primo Maestro

E' uscito un album-ricordo sul 50.o di Messa del Primo Maestro. Contiene la riproduzione della Lettera Pontificia, il Diploma del Ministero della Pubblica Istruzione, la lettera della Congregazione dei Religiosi, i telegrammi e le lettere degli Eminen-tissimi Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e la documentazione fotografica a colori, dei momenti più solenni della celebrazione della Messa d'Oro.
L'album è spedito gratuitamente a tutte le case in numero che pensiamo sufficiente. Se qualcuno desidera un numero maggiore di copie, le chieda alla Casa Generalizia.

La Medaglia d'oro al Primo Maestro

Il Presidente della Repubblica Italiana, su proposta del Ministro per la Pubblica Istruzione, ha conferito al Primo Maestro il diploma di l.a classe quale benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte, col diritto di fregiarsi della medaglia d'oro.
La notizia del conferimento, che è stata pubblicata dall'Osservatore Romano e da alcuni nostri periodici, anche se ha avuto una voluta limitata pubblicità, non deve essere da noi sottovalutata. Il fatto riveste in sé una grande importanza, perchè è un ufficiale riconoscimento da parte del Governo Italiano, che l'azione svolta dal Primo Maestro e le iniziative da lui avviate, non hanno procurato solo dei benefici spirituali, ma hanno contribuito alla elevazione culturale e morale del popolo italiano.
Sono i pensieri contenuti nella lettera di accompagnamento del Diploma, scritta dal Direttore Generale del servizio centrale per l'educazione popolare, al Ministero della Pubblica Istruzione, professor Nazareno Padellaro. Ecco il testo della lettera:

Rev.mo sig. D. Alberione,
Sono lieto di trasmetterle il Decreto con cui Le è stato conferito il Diploma di 1.a classe ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell'Arte.
In tutto il mondo ormai è conosciuto l'attività culturale di varia forma, ma sempre sana, aperta e restauratrice dei valori morali e religiosi di cui Ella è stato creatore e animatore.
Il popolo soprattutto è il beneficiario di un lavoro che non conosce tregua.
Il riconoscimento di così alta benemerenza avrà per simbolo la medaglia d'oro assegnataLe.
Voglia accogliere, Reverendissimo Padre, con le mie più vive felicitazioni, i sensi della mia più viva stima.

Il Direttore Generale
Prof. Nazareno Padellaro


Crediamo significativo riportare anche il seguente telegramma:
«Vivissime congratulazioni medaglia d'oro meritatissimo riconoscimento benemerenze buona stampa Pia Società S. Paolo. Auguri preghiere sempre nuovi sviluppi».

D. Ziggiotti - Salesiano

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