Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIII
SAN PAOLO
Maggio 1958
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

MADRE, MAESTRA E REGINA DEGLI APOSTOLI

Scrisse Leone XIII:

«Il mistero della singolare carità di Cristo verso di noi si deduce in maniera eccellente anche dal fatto che, morendo, volle affidare la sua Madre al discepolo Giovanni, mediante il memorabile testamento: Ecco il tuo figlio. Ma, come costantemente la Chiesa ha ritenuto, in Giovanni il Cristo designò la persona del genere umano, e in primo luogo, dì coloro che mediante la fede avrebbero aderito a lui. In proposito scrive S. Anselmo di Cantorbery: «Che cosa si può stimare più degno di te, o Vergine, che sei Madre di coloro dei quali il Cristo s'è degnato di essere il padre ed il fratello?». Ella assunse questo singolare e laborioso ufficio e lo adempì coraggiosamente, dopo averne consacrato gli inizi nel Cenacolo. Mirabilmente aiutò i primi passi del Cristianesimo con la santità dell'esempio, con l'autorità del consiglio, con la soavità del conforto, con l'efficacia delle sante preghiere; con piena verità, ella dev'essere dunque, considerata Madre della Chiesa, Maestra e Regina degli Apostoli, ai quali impartì anche quei divini oracoli che conservava nel suo cuore.
Difficilmente si può dire poi quanto si sia aggiunto a ciò, e in ampiezza e in vigore, dal momento che, come conveniva alla sua dignità e alla gloria dei suoi meriti, fu assunta presso il Figlio. Da allora, infatti, per divina disposizione, ella cominciò a vigilare sulla Chiesa, ad esserci vicina e ad aiutarci maternamente in maniera tale che come era stata ministra della realizzazione del mistero della Redenzione, fu anche amministratrice della grazia che da esso sarebbe derivata in ogni tempo, essendole stato elargito un potere quasi immenso.
Perciò giustamente le anime cristiane si rivolgono in tutto a Maria, come spinte da naturale impulso; a lei partecipano con fiducia le aspirazioni e le opere, le angosce e le gioie, e filialmente affidano alla sua cura e alla sua bontà se stesse e le proprie cose».

Dall'Enciclica «Adjutricem populi Christiani» del 5 settembre 1895.
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