Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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LO SPIRITO DI D. TIMOTEO GIACCARDO

«Ci sembra di rivederlo, don Giaccardo, quando per il corridoio dell'antica nostra sede di Via Ripetta se ne andava diritto diritto alla camera di Padre Rosa, che lo accoglieva sempre con gioia enfatica e paterna, mentre il volto serio e austero del visitatore s'illuminava tutto d'una filiale fiducia. Oggi sarebbe poco più che sessantenne: era nato il 13 giugno 1896; se ne morì invece all'età di 52 anni, il 1948, e a meno di un decennio dalla sua scomparsa è già bene avviato il processo per la causa di beatificazione. La Pia Società S. Paolo può dire: se il Signore ci fa di questi doni, è segno che egli è con noi.
Don Lamera, suo confratello, ne ha scritto una biografia, che in breve giro di tempo vede la seconda edizione. Essa ha il pregio di rivelarci la figura di un sacerdote d'oggi nell'attività esteriore dell'apostolato e soprattutto in quella interiore in un modo molto attraente, ricca d'insegnamenti spirituali e di una stimolante efficacia. L'autore ha avuto, tra l'altro, la fortuna di avere per le mani una bella messe di scritti intimi di don Giaccardo, e tutti sanno quanto siffatta eredità giovi alla conoscenza di un'anima e all'arricchimento di una biografia. Egli se n'è avvalso con qualche abbondanza, e il farci sentire la voce stessa del biografato non può che giovare a chi legge.
La biografia di don Giaccardo è un po' la storia dei primi decenni della Pia Società San Paolo, in cui entrò nel 1917, provenendo dal Seminario di Alba, dove si era incontrato col fondatore don Alberione. Fin quasi dall'ingresso condivise lavoro e sollecitudini con chi diveniva il padre suo nello spirito. Fornito di bella intelligenza e solida formazione intellettuale, don Giaccardo, occupò nella nascente società le mansioni più delicate. Passò dall'insegnamento delle lettere a quello della filosofia, della teologia, mentre si mostrò ben preparato anche in pastorale, liturgia e diritto canonico.
Tutto preso, fin dagli anni della formazione seminaristica, dalla vita interiore, poteva sembrare meno adatto all'azione. L'esperienza mostrò invece il contrario. Mandato a Roma a fondarvi la prima casa della Pia Società, seppe disimpegnare in maniera eccellente il suo compito. Essendo egli il primo sacerdote della giovane Società, divenne uno strumento quanto mai utile per la formazione spirituale delle prime reclute, sia del ramo maschile sia di quelli femminili della famiglia paolina.
Tornato il 1936 ad Alba come Superiore della Casa madre, si trovò sempre più stretto nella collaborazione col fondatore. Aveva fatto voto di accoglierne, senza contraddire, ogni disposizione.
Nella Pia Società egli fu il Signor Maestro che non solo formava con l'insegnamento, la direzione spirituale particolarmente illuminata, ma trascinava con l'esempio d'una vita tutta mossa dal soprannaturale. Fornita d'una volontà ferma, seppe adoperarla a tenersi tutto e solo alla dipendenza del gusto di Dio e del cenno del superiore, non badando mai alle proprie vedute personali. Assidua ed eroica la lotta per mantenersi in questa attività soprannaturale portata sempre ad alta tensione. Scese nella tomba portando intatta l'innocenza battesimale. Era passato tra i suoi confratelli, e non tra essi soltanto, quale un modello autentico di come si lotta per la santità, per il lavoro apostolico, per rispondere in pieno al disegno divino».

(da «La Civiltà Cattolica» del 18-5-1957)


In ossequio alle Superiori Autorità, considerate le gravissime conseguenze dell'esito delle vicine elezioni, il dovere di ogni buon cittadino è:
1) Votare anche con qualche sacrificio e spesa con trasferirsi al Comune in cui si è iscritti elettori;
2) Votare bene, come religiosi, cattolici, cittadini;
3) Fare una propaganda buona, seria, intelligente.


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