Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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AVVISI

Nell'anno 1958 le Ss. Messe da applicarsi da ciascun Sacerdote Paolino per i Cooperatori sono 9 (nove).

Si è domandato al Primo Maestro: «Per le case dell'emisfero sotto l'Equatore si potrebbe, invece che Gennaio, dedicare a Gesù Maestro il mese di agosto? o settembre?».
Risposta: «Si faccia a giudizio del Superiore Provinciale o del Superiore Regionale».

XIX CENTENARIO DELLA LETTERA DI SAN PAOLO AI ROMANI (58-1958)

L'apostolato-edizioni di S. Paolo Apostolo ha la sua massima espressione nella sua lettera ai Romani.
In Casa Madre per ricordare il grande avvenimento si volle scegliere una delle quattro grandi vetrate (14 mq.) in cui è rappresentata la città di dove detta lettera è partita (Corinto), e la città cui fu portata (Roma). La vetrata eseguita da una celebre Casa tedesca è di ottimo effetto religioso ed artistico. Il pensiero primitivo era: che, collocata sopra la gloria, fosse continuamente sotto gli occhi dei Nostri, ad edificazione ed ispirazione. Quello è il suo posto.
L'«Osservatore Romano» (22-1-1958), dando il resoconto della solenne celebrazione di questo centenario nell'Istituto Biblico a Roma dice:
«La lettera ai Romani di San Paolo è uno dei pochi, forse l'unico scritto biblico di qualche estensione, riguardo al quale la quasi totalità degli esegeti, concorda nell'attribuirgli una ben precisa data di composizione». Ed è nell'anno 58, poco prima della Pasqua.
Ed aggiunge: che questa celebrazione è di grande utilità particolarmente per chiarire la dottrina cattolica di fronte ai protestanti: nell'intento di ottenere un loro ravvicinamento alla Chiesa Cattolica.
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Le ragioni della celebrazione centenaria sono specialmente: riconoscenza al Divino Maestro ispiratore del suo più fedele e profondo interprete nello scrivere la meravigliosa lettera;
la considerazione dei grandi insegnamenti dogmatici, morali e liturgici in essa contenuti;
l'attaccamento che San Paolo mostra a Roma, come centro del cristianesimo e sede del Vicario di Gesù Cristo, «fides vestra annuntiatur in universo mundo»;
la mirabile profondità, congiunta alla luce divina, nell'applicare ai bisogni d'ogni tempo e luogo il Vangelo di Gesù Cristo;
il modello, per contenuto e forma, di ogni sacerdote-scrittore-paolino;
l'universalità di San Paolo, dominatore della storia e delle osservanze, organizzatore delle Chiese, l'Apostolo di tutte le genti, il vindice della vera libertà nell'ossequio a Gesù Cristo, Maestro Divino.

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Nella Bibbia commentata da P. Tintori, vi è questa introduzione alla lettera ai Romani:
«Nel 58, quando San Paolo scrisse la lettera ai Romani, la Chiesa di Roma appare bene organizzata, e già i cristiani venuti dal paganesimo sorpassavano quelli venuti dal Giudaismo; era tanto numerosa che nel 64 diede una «moltitudine grandissima» di martiri, e era anche molto istruita nella dottrina cristiana, e famosa in tutto il mondo per le sue virtù.
San Paolo aveva desiderato molte volte di visitarla, ma non aveva ancora potuto.
Al termine del suo terzo viaggio missionario, San Paolo, dopo aver evangelizzato l'Oriente, disegnava di conquistare a Cristo l'occidente; così l'occasione tanto desiderata di visitare la Chiesa di Roma si presentava a lui. Scrive per questo ai Romani, annunziando che dopo essere stato a Gerusalemme a portar le collette, nel viaggio che farà in Spagna, si fermerà a Roma. Ecco la causa occasionale della lettera. Ma la lettera ai Romani, più che una lettera, è un trattato, ed ha altri fini molto superiori ad un semplice annunzio di visita.
L'importanza di Roma per la conversione dei Gentili, dei quali Paolo era l'Apostolo, la necessità che il centro d'irradiazione del Cristianesimo fosse bene istruito nella fede, fu il motivo principale.
Nella sua lettera San Paolo giustifica il suo apostolato fra i Gentili, e insiste sui principali punti della sua predicazione, specialmente sulla tesi principale e più combattuta dai Giudaizzanti, ma d'importanza capitale per l'avvenire del Cristianesimo, che cioè: la grazia della giustificazione è meritata da Cristo per tutti gli uomini, tanto Giudei che Pagani senza esser fondata su meriti precedenti; non dipende la giustificazione dall'osservanza della legge mosaica, ma dalla fede in Cristo, resa viva dalle buone opere.
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La lettera fu scritta a Corinto in casa di Gaio, nell'anno 58; fu portata, dalla vedova Febe, diaconessa di Cencre, e precedette di tre anni San Paolo, che arrivò a Roma incatenato, dopo la prigionia di Gerusalemme, dopo la prigionia di due anni a Cesarea e il naufragio di Malta (Atti).
Nessuno, nemmeno tra i nemici della Chiesa, ha mai dubitato dell'autenticità di questa lettera; anzi tutti la stimano la più bella lettera dell'Apostolo; e dai cattolici ha il primo posto nelle lettere di San Paolo.
La lettera ai Romani è stata sempre lo spavento degli interpreti, per i grandi problemi che affaccia (peccato originale, concupiscenza, giustificazione, predestinazione) e molti eretici, come già notava San Pietro ai suoi tempi (2 Pietr. 3, 16), l'hanno stravolta a provare i loro errori: negazione della libertà umana e vanità delle opere buone per la salute eterna: mentre San Paolo dice tutto il rovescio in questa lettera, tanto meditata e preparata; che può dirsi il suo Vangelo».

RIASSUNTO

Introduzione


Solenne esordio: in cui ogni espressione può formare l'argomento di una meditazione: Capo 1, 1-8; «Paolo, servo di Gesù, Cristo, chiamato dal Signore ad essere Apostolo, scelto per annunziare il Vangelo di Dio, promesso già nelle Sacre Scritture per mezzo dei suoi profeti; (Vangelo che) riguarda Cristo suo Figlio, nato come uomo dalla stirpe di David, e manifestato Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità cominciando colla sua risurrezione dai morti, Gesù Signore nostro, dal quale abbiamo ricevuto la grazia e l'apostolato, affinché nel suo nome siano condotti alla obbedienza della fede tutti i gentili, fra i quali siete anche voi, prescelti da Gesù Cristo, a quanti che a Roma siete prediletti di Dio, chiamati ad essere santi: grazia e pace a voi da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo». 8: «Prima di tutto ringrazio il mio Dio, per mezzo di Gesù Cristo, a riguardo di tutti voi, perché la vostra fede è magnificata in tutto quanto il mondo».
La tesi o proposizione dell'argomento: Cap. 1, 16-17: «Non mi vergogno affatto del Vangelo; perché è la forza di Dio per ottenere la salvezza di chiunque crede, prima del giudeo e poi del greco. In lui si rivela la giustizia di Dio, per mezzo della fede e continuando nella fede, secondo sta scritto: Il giusto vivrà per mezzo della fede».
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Corpo della lettera:
I

Le colpe dei pagani.
Le colpe dei giudei.
Ognuno sarà giudicato secondo le opere.
La circoncisione non giova senza l'osservanza della legge.
Le promesse di Dio non liberano i giudei.
Tutti, gentili e giudei, secondo le Scritture sono peccatori.
La giustificazione è gratuitamente data a chiunque crede a Gesù Cristo.
Abramo fu giustificato non dalle opere, ma dalla fede; la circoncisione venne quattordici anni dopo la sua giustificazione.
Le promesse sono fatte alla fede.
Applicazioni per noi: il Paolino deve vivere di fede, mente, sentimento, volontà; deve dare questa fede alle popolazioni; in profonda unione con la Chiesa Romana.

II

Il primo frutto della giustificazione: pace con Dio, sicurezza del cielo; Dio ci amò tanto da darci Gesù Cristo per la salvezza; mentre Adamo ci aveva perduti.
Secondo frutto della giustificazione: liberazione dalla schiavitù del peccato ed unione con Cristo, in cui siamo risuscitati a nuova vita.
Terzo frutto della giustificazione: liberazione dalla servitù della legge per una morte mistica. La legge è impotente nella lotta tra carne e spirito; ma ci libererà dal peccato «la grazia di Dio per Gesù Cristo, Signor Nostro».
Quarto frutto della giustificazione: lo stato felice del cristiano: la santificazione per lo Spirito Santo. Ragioni della nostra speranza: il desiderio della creazione; il desiderio e la preghiera dello Spirito Santo; l'amore di Dio per gli eletti; la certezza della sua grazia e del cielo per chi corrisponde. Dolore di S. Paolo per la riprovazione d'Israele; la salvezza non viene dalla discendenza, ma è dono di Dio. Il Signore non è ingiusto a salvare chi vuole. La riprovazione dei giudei e la vocazione dei gentili erano state predette. La colpa d'Israele: non ha riconosciuto Cristo fine della legge; l'ha rigettato; è senza scusa.
La riprovazione dei giudei è parziale. Essa ha servito alla salute dei gentili. Alla fine anche Israele sarà salvo.
San Paolo conchiude questa parte con un inno alla sapienza divina: «Da Lui, e per Lui ed in Lui sono tutte le cose. A Lui gloria nei secoli. Amen».

III

I doveri che risultano dalla fede in Gesù Cristo:
Doveri verso Dio.
Doveri verso il corpo sociale.
La carità pratica dei cristiani.
Doveri verso le Autorità.
Il Compendio della legge è la carità.
I cristiani non si condannino a vicenda.
Nessuno scandalizzi i deboli nella fede.
Come accogliere ed aiutare i deboli.
San Paolo si scusa di aver scritto ad una Chiesa non da lui fondata.
Espone come intende passare a Roma nel viaggio nella Spagna.
Raccomanda ai cristiani di Roma Febe, che da Corinto portò ad essi la lettera.
Saluta 24 persone, che l'avevano aiutato in Oriente, o ne avevano accolta la parola, o avevano collaborato con il suo ministero in varie parti; manda pure i saluti ad alcuni suoi cooperatori.
Conclusione: «La grazia del Signore Nostro Gesù Cristo con tutti voi. Così sia». Segue la dossologia: «A Colui che può confermarvi secondo il mio Vangelo e la predicazione di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero tenuto nascosto per secoli eterni, ma ora manifestato, e, grazie agli scritti dei profeti, portato, per disposizione dell'Eterno Iddio, a conoscenza di tutte le genti, perché si sottomettano all'obbedienza della fede; all'unico sapiente, Dio, per mezzo di Gesù Cristo, sia gloria nei secoli dei secoli! Amen!».
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