Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Anno XXXIII
SAN PAOLO
Giugno-Luglio 1958
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

CLERO E ISTITUTI SECOLARI

L'apostolato nelle diocesi avrà grande vantaggio se parte del Clero entrerà negli Istituti Secolari: sia per la vita di maggior perfezione; sia per la più devota collaborazione e dipendenza ai rispettivi Vescovi, sia per un nuovo e più generoso slancio di zelo; sia ancora per le nuove forze che susciterà tra il laicato.

«Abbiamo dinnanzi agli occhi una moltitudine di anime nascoste con Cristo in Dio, le quali aspirano alla santità nel secolo e con generosità consacrano lietamente tutta la loro vita a Dio... chiamate dallo Spirito Santo con una grande e speciale grazia, affinché nel mondo insulso e tenebroso, al quale non appartengono e nel quale per divina disposizione devono rimanere, siano sale perenne che non svanisce, luce che illumina e non s'estingue, piccolo ed efficace fermento operante sempre dovunque, cosi compenetrante tutte le classi sociali dalle più umili alle somme, da attingere e formare i singoli con la parola, l'esempio ed ogni altro modo, finché tutta la massa sia fermentata in Cristo» (Pio XII: «Primo feliciter» M.P.).
Tale è il numero ed il calore di queste anime che è un pullulare continuo di nuovi istituti ed apostolati: particolarmente là dove il Clero secolare, i religiosi e le religiose vengono perseguitati; e si vorrebbe scancellare il cattolicesimo.

Questi Istituti Secolari sono divisi in tre schiere: a) quelli composti di Laici, consacrati a Dio nella povertà, castità, obbedienza; b) quelli composti di Sacerdoti che ugualmente si consacrano al Signore nella stabile professione dei consigli evangelici per essere in mano ai Vescovi strumenti più efficaci nelle attività sacerdotali; c) quelli che si compongono di Chierici e laici, stabiliti sopra un piano di eguaglianza o con forme di dipendenza, sul modo di molti Ordini e Congregazioni religiose.
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Il Sacerdote secolare si trova rispetto agli Istituti Secolari davanti ad un compito ed ufficio nuovo, che però è comune con il Sacerdote religioso: scoprire e guidare le vocazioni agli Istituti Secolari, con 1'assistenza, l'istruzione, la direzione spirituale appropriata; usare sapientemente l'attività apostolica, individuale o collettiva, per il bene della parrocchia, delle anime o del proprio istituto; osservare e giudicare se eventualmente si trovino associazioni già esistenti di fedeli che possano fare il passo e salire alla dignità di Istituti Secolari.

Inoltre: dal fatto nuovo si apre al sacerdote secolare la possibilità di entrare in un Istituto Secolare e nello stato di perfezione per rendere più santa la sua vita e più fruttuoso l'apostolato. La Costituzione Apostolica Provida Mater ha messo il sacerdote di fronte ad una via, per lui prima chiusa: lo stato di perfezione, organizzato e regolato dalla Chiesa.

Chiarimento: 1) La perfezione consiste essenzialmente nella carità verso Dio e verso il prossimo; 2) La carità ha diversi gradi sia per l'intensità, che per l'estensione; la pratica dei consigli evangelici estende e facilita la carità perché rimuove i maggiori ostacoli che sono le tre concupiscenze; 3) Chi vi si obbliga con voto si costituisce nello stato di perfezione, perché è totale e stabile consecrazione a Dio; 4) I veri stati di perfezione sono quelli oggi riconosciuti dalla Chiesa; cioè tre: a) le religioni che comprendono Ordini e Congregazioni (con i tre voti pubblici e vita comune); b) le società con vita comune, ma senza voti; c) gli Istituti Secolari che sono senza vita comune, ma professano i consigli evangelici con voti semipubblici, sociali, riconosciuti dalla Chiesa.

In questi Istituti Secolari: lo stato di perfezione è sostanzialmente identico a quello dei religiosi. Hanno, infatti, l'elemento materiale, piena consecrazione, ed elemento formale, la stabilità. Vanno a loro, oggi, attribuiti i pregi ed i vantaggi finora attribuiti agli Ordini.
Da notarsi che se la perfezione sta nella carità, l'appartenenza ad uno stato di perfezione è un mezzo, non un fine. Tutti sono chiamati alla perfezione personale, ma non tutti allo stato di perfezione.
È errore livellare un Istituto Secolare al grado di Pia Unione, come sarebbero i Cooperatori; come pure in via pratica un largo zelo per associazioni di Azione Cattolica ed insensibilità per le Congregazioni religiose e gli Istituti Secolari. È errore pratico ritrarre le anime dall'entrare nella vita religiosa e negli Istituti Secolari considerando i loro membri come dei falliti. Altro errore prescrivere l'obbligo di entrare in un Istituto religioso o in un Istituto Secolare indistintamente a tutti coloro che hanno volontà seria di santificarsi.
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Tuttavia per l'entrata negli Istituti Secolari è necessaria la vocazione. Si noti a questo proposito che l'entrata in uno stato di perfezione non è questione di generosità, ma di vocazione divina. La chiamata a professare i consigli evangelici importa gravi rinunce per cui può ripetersi anche oggi sia da parte dei laici che da parte dei sacerdoti il fatto evangelico del giovane ricco: «Si vis perfectus esse... cum audisset adulescens verbum, abiit tristis» (Matteo 19, 22).

Circa il compito sacerdotale rispetto alle vocazioni degli Istituti Secolari, il sacerdote, anche secolare, ha un triplice compito: promuoverle, illuminare le menti e corroborarle.
Promuoverle: ricordiamo le parole del Papa Pio XII, già riportate in altro numero del «San Paolo». Esiste nei pastori di anime il pericolo di trascurare tali vocazioni; o per incapacità a comprenderle e seguirle, o per mancanza di zelo, o ancora più perché, assorbiti in molteplici attività, non rimane loro né energia né tranquillità d'animo richieste per un lavoro tanto delicato e fruttuoso. Può anche avvenire che il candidato ad un Istituto Secolare sia di grande aiuto nelle Parrocchie e che quindi si trovi una certa riluttanza a privarsene; occorre invece il senso di generosità quale viene raccomandato dal Papa.
Illuminare le menti: in ogni associazione cattolica e nelle unioni affini è facile incontrare anime ardenti di perfezione e generose fino all'eroismo; sono appunto quelle che si hanno da indirizzare agli Istituti Secolari per la maggior gloria di Dio, la maggior santificazione di esse e per il bene della Chiesa. Occorre istruire le popolazioni non solo sullo stato coniugale, ma sopra le vocazioni tanto sacerdotali che religiose e gli Istituti Secolari.
Corroborarle: l'ideale della professione dei voti in alcuni momenti appare luminoso, sublime, attraente; in altri il peso degli impegni futuri o già assunti e le rinunzie che essi richiedono può sconfortare sia nel momento di realizzare quello che si era desiderato, sia nel compimento dei doveri che la professione impone. Tutti sanno quante e quali siano le tentazioni sia per il sacerdote, sia per il religioso e sia per i membri degli Istituti Secolari: ognuno dei sacerdoti deve intervenire a illuminare, confortare, sostenere anche con la preghiera.
La perfezione religiosa non è un bel sogno, esige profondo spirito di pietà, raccoglimento, mortificazione e generosità continua. Si ha sempre da resistere al mondo, alla carne e a noi stessi: si comprende allora la necessità di una direzione spirituale costante; tanto più che i membri degli Istituti Secolari vivono a contatto del mondo, in pericoli continui, causati dalla stessa loro attività di apostolato; e mancano dei sussidi spirituali che sono abbondanti negli Istituti strettamente religiosi.
Questa direzione deve essere robusta, che non permetta mediocrità, direttori spirituali esigenti più che indulgenti. Infondere coraggio di fronte alle difficoltà e specialmente dinanzi alle incomprensioni; educarli a lealtà e fedeltà alle Costituzioni ed ai loro Superiori, i quali hanno pure potestà dominativa sui loro sudditi. L'osservanza della povertà e dell'obbedienza per i membri degli Istituti Secolari è affidata alla loro coscienza, assai più che al controllo vigile dei Superiori.
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Se gli Istituti Secolari sono sostanzialmente per loro natura identici agli Ordini e Congregazioni religiose, il fine apostolico è la base di distinzione da essi. Gli Istituti Secolari non possono essere solo contemplativi, devono essere tutti attivi e rimanere nel mondo, conservando la secolarità che è la loro caratteristica. Questo è anche l'elemento sociale esterno che li fa conoscere. Tale carattere sociale parte come da fondamento nella incorporazione per mezzo della professione nell'Istituto Secolare; questo secondo la Costituzione Apostolica «Provida Mater Ecclesia».
Occorre ricordare che la vita comune può essere presa in senso materiale e in senso formale. Gli Istituti detti Ordini o Congregazioni religiose devono praticare tale vita comune sia in senso materiale che formale.
Gli Istituti Secolari invece soltanto la vita comune in senso formale: infatti la vita comune formalmente importa con l'adesione ad una Società religiosa la informazione al medesimo spirito, la conformità al medesimo regolamento, la dipendenza dagli stessi Superiori: e questo è prescritto per gli Istituti Secolari e non è prescritta per essi la coabitazione, l'abito comune, il vitto comune, l'orario uguale, ecc.
La vita comune in senso formale è l'elemento sociale interno che è punto essenziale ed indispensabile negli stati di perfezione, poiché la Chiesa non ammette stato di perfezione individuale né si entra in tale stato con la professione di voti privati.
Per conservare questa vita comune in senso formale occorrono tutti i mezzi di contatto frequente dei membri tra di loro e particolarmente dei membri coi loro Superiori: condizione che dev'essere assicurata sia nelle disposizioni dei regolamenti come nella pratica: «dalla vitalità si potrà giudicare lo stesso spirito dell'Istituto che venendo a mancare comprometterebbe la sostanza stessa dell'Istituto».
Nella mente della Chiesa mentre non esclude la vita comune materiale, non diminuisce in nessun modo l'elemento della vita sociale interna.
Tuttavia il Papa, nel Motu Proprio «Primo feliciter» scrive: «Proprius et peculiaris institutorum character, saecularis scilicet, in quo ipsorum exigentiae tota ratio consistit». Questo il nucleo centrale esterno.

«I membri di un Istituto Secolare trovano nella loro stessa attività stimolo alla perfezione: perciò un sacerdote membro di Istituto Secolare, mentre rimane obbligato ai suoi doveri di sacerdote diocesano ed eccitato a compierli anche più perfettamente, avrà una dedizione più viva per le opere che non sono comprese nei suoi doveri diocesani; una sfera più ampia di opere apostoliche e prontezza ad intervenire alle molte necessità delle anime nelle forme proprie dei membri degli Istituti Secolari. Questo non toglie che tale sacerdote agisca per obbedienza tutto sottoponendo alla volontà dei Superiori».
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Con l'erezione degli Istituti Secolari, tanto clericali che laicali, si è quindi aperto a tutti i sacerdoti un nuovo campo di attività; come pure si son presentati nuovi problemi e nuove esigenze. Occorrevano insieme retto giudizio e prudenza; non è tanto necessario il numero quanto la qualità dei membri; non tanto necessaria una determinazione minuta di tutti i singoli doveri, quanto la sete di perfezione dei membri; non un reclutamento di massa, ma le due condizioni assolutamente necessarie come fissate dal Papa, che gli aspiranti brucino di amor di Dio e traducano tutta la loro vita in apostolato.

I Sacerdoti di una diocesi per l'entrata in un Istituto Secolare nulla perdono della loro obbedienza al proprio Vescovo; invece dipenderanno dal Superiore dell'Istituto abbracciato per le cose che esorbitano e delle quali possono liberamente disporre senza renderne conto all'Ordinario.

Elevarsi per elevare

Notiamo le parole di Padre Gemelli: «Se da un punto di vista generale si deve dire che è un errore, purtroppo non raro ai nostri tempi, isolare l'azione di un apostolo dalla sua vita interiore, e se è un'altra aberrazione comune a molti oggigiorno ritenere che l'azione basti per alimentare la vita interiore; se è vero che per dare agli altri bisogna possedere secondo la terribile parola di Gesù rivolta a chi vuol essere vero discepolo suo: «A colui che ha, sarà dato; a chi non ha sarà tolto anche quello che egli si crede di avere» (Luc. 8, 18), noi troviamo che per opera di Pio XII è stato realizzato nei sodali degli Istituti Secolari questo grande ideale di ricercare la perfezione interiore e di esercitare l'apostolato fra gli uomini; questo ideale di vita è però da Pio XII indicato a coloro che amano, con speciale grado di eroismo, Gesù Cristo e ne vogliono perciò essere apostoli».
In una parola, il sodale degli Istituti Secolari, vivendo in Cristo e di Gesù Cristo sia nel segreto della sua vita interiore, sia nelle opere di apostolato, santifica se stesso e santifica gli altri, rivelando con ciò la grandezza e l'efficacia della grazia apostolica».

CHIARIMENTO

In caso di invalidità, di malattia o di vecchiaia l'Istituto Secolare deve provvedere ai suoi membri e ciò lo può fare in due modi:
a) procurando che ogni membro sia assicurato contro l'invalidità, le malattie e la vecchiaia con una delle forme assicurative in voga nella nazione in cui uno si trova;
b) provvedendo affinché coloro che sono inabili, ammalati o anziani possano trascorrere la loro vita in una casa di riposo dell'Istituto stesso.
La prima forma è la più comune per quei membri che vivono abitualmente fuori dell'Istituto; la seconda, invece, per coloro che vivono ordinariamente nelle case dell'Istituto.
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TRA I CONSENSI

Notizie buone, confortanti da tante parti, tra le quali: Torino, Milano, Portogallo, Spagna, Puglie, Calabrie, Francia, ecc.; gruppi già formati od in formazione; lavoro intenso. In questo tempo hanno luogo quattro corsi di santi Esercizi per questi Istituti.

«Ho ricevuto il San Paolo di Aprile tutto su tale argomento. Non le so dire la gioia mia personale e quella dei Novizi nell'apprendere la possibilità di ampliare così la diffusione della Parola di Dio con i mezzi moderni, tramite l'Istituto S. Gabriele e Maria SS. Annunziata. Sia lodato il Signore!».

«Avevo già letto con molta attenzione ed interesse il San Paolo del mese di Aprile riguardo ai due nuovi Istituti Secolari che dovrebbero affiancare le Famiglie Paoline, non soltanto nella Visita; e poi ne avevo parlato una Domenica a tutti, a Vespro, col mio solito entusiasmo.
Io sono convinto che nessun Istituto Secolare abbia tanta ragion d'essere, e debba avere tanta «presa», come quello o quelli che Lei intende creare, per moltissime ragioni. Il nostro Apostolato è fatto per il grande mondo, esige una penetrazione in tutti gli strati sociali, ed i nuovi Istituti completeranno quello che già si fa, ed arriveranno dove non possiamo arrivare noi».

«Il tema del Ritiro Spirituale del mese di giugno l'abbiamo preso dal San Paolo di aprile e di quello di maggio. La notizia dell'inizio degli Istituti San Gabriele Arcangelo e Maria SS. Annunziata, ha suscitato in questa casa un vero entusiasmo. Si è pregato e si è fatto pregare per il felice successo dell'opera tanto necessaria alla Chiesa e che da tanto tempo ha costituito per il nostro Primo Maestro un ideale che si doveva raggiungere. Deo gratias! Avanti sempre! Qui, dove le vocazioni sacerdotali e religiose sono scarse, si sente la necessità urgente della partecipazione dei laici all'apostolato gerarchico. I laici possono e devono entrare dove la presenza del sacerdote non sarebbe accettata».

«Con vero piacere leggo sull'ultimo numero di Vita Pastorale, che Ella, Rev.mo P. Alberione, sta avviando due Istituti Secolari. Rispondono proprio ad una necessità delle nostre Parrocchie dove tante figliuole aspirano alla Consacrazione totale a Dio, pur volendo rimanere nelle loro famiglie e in mezzo alle nostre Organizzazioni dove da tempo fanno del bene e vogliono continuare a farlo accrescendo il loro merito con i voti. Ho letto con interesse quanto il fascicolo (programma) diceva in proposito; ma vorremmo sapere ancora di più insieme con qualche mio collega Parroco, pure interessato».

«La grande cura ed affetto materno con cui la Chiesa, provvida Madre, ha cercato di rendere ognor più degni del loro celeste proposito e della loro angelica vocazione, i figli della sua predilezione, i quali, dopo aver consacrato tutta la vita a Cristo Signore, liberamente e coraggiosamente lo seguono per la via dei consigli; e la sapienza con cui ha atteso ad ordinare il loro genere di vita, lo attestano i numerosissimi documenti e monumenti dei Pontefici, dei Concili e dei Padri, e lo dimostrano ampiamente l'intero corso della storia della Chiesa e tutto l'ordinamento della disciplina canonica fino ai nostri giorni».

Pio XII

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RICORDARE

E' stato rinnovato il Rescritto N. 2968/53 col quale la Santa Sede concede a tutti i nostri Sacerdoti il privilegio di ritenere l'elemosina delle Sante Messe binate. Restano esclusi i Parroci e i Viceparroci (in senso stretto) soltanto nel caso che il Vescovo lo esiga.

In osservanza degli articoli 123, 124, 125, 126 è chiaramente vietato il peculio privato. Chi trasgredisce tali articoli, oltre la sua posizione innanzi a Dio e la ingiustizia verso la Congregazione, ricordi che la Congregazione, per reciprocità, non sarebbe tenuta a rigore di giustizia a provvedere per il caso di malattia, invalidità, vecchiaia...

«Il Consiglio Generalizio esorta vivamente tutti a curare assai più intensamente il reclutamento delle vocazioni per i Discepoli del Divin Maestro, sino a formare i due terzi dei Membri della Congregazione in modo che possano prendere in mano la parte tecnica e la propaganda». Nello stesso tempo curare una scelta sempre migliore degli Aspiranti al Sacerdozio; ed insieme dare una formazione più completa. (Verbale del 5-6-1958 - Consiglio Generalizio)

DALLE COSTITUZIONI DELL'ISTITUTO «REGINA APOSTOLORUM»
PER LE VOCAZIONI

Nel giorno 30 Giugno anno corrente si è fatta la prima vestizione religiosa alle aspiranti della Congregazione Regina Apostolorum. Per conoscenza si pubblicano alcuni articoli delle loro Costituzioni:

Fine e Membri della Congregazione

1. - I1 fine generale dell'Istituto «Regina Apostolorurn per le Vocazioni», è la gloria di Dio e la santificazione dei membri mediante la pratica fedele dei tre voti di obbedienza, castità e povertà e ordinando la propria vita a norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni.
2. - I1 fine speciale della Congregazione consiste nel compiere, con i mezzi tradizionali e con quelli moderni (stampa, cinema, radio, televisione, fotografia, ecc.) tre specie di opere in ordine alle vocazioni; cioè ricerca, formazione ed assistenza:
a) Istruzione a tutti i fedeli su questo problema fondamentale nella Chiesa, cioè le vocazioni.
b) Azione: organizzare e costituire centri di aiuto agli aspiranti al sacerdozio od alla vita di perfezione; esposizioni nelle parrocchie, istituti, ecc.; indire convegni, settimane, tridui, ritiri sprituali, giornate per le vocazioni; preparare edizioni di fogli, libri, periodici, pellicole, trasmissioni alla radio e alla televisione; tenere conferenze e trattenimenti, dirigere laboratori per confezionare abiti; ecc. ecc.; e tutto ciò che può essere necessario per le vocazioni povere.
c) Preghiera: devozione a Gesù Maestro, alla Regina Apostolorum, a S. Paolo Apostolo; adorazione a Gesù-Ostia; promuovere preghiere per i fanciulli, i genitori, gli istituti; fare giornate di sacrifici, ecc., sempre in ordine alla ricerca, aiuto, assistenza delle vocazioni.
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3. - L'ideale dell'Istituto è sintetizzato in queste formule: «tutti i cattolici, con tutte le forze, con tutti i mezzi, per tutte le vocazioni, per tutti gli apostolati».
«Tutti i fedeli per tutti gli infedeli; tutti i ferventi per tutti gli indifferenti, tutti i cattolici per tutti gli acattolci».
«Tutti i chiamati corrispondano alla loro vocazione, tutti i sacerdoti e religiosi siano santi, tutti gli uomini li ascoltino e raggiungano la loro salvezza».
4. - L'Istituto dovrà molto diligentemente seguire quanto è contenuto nelle direttive e nei documenti della S. Sede a riguardo delle vocazioni religiose e sacerdotali. Curerà le aggregazioni alle due Opere Pontificie per le vocazioni che sono erette presso la Sacra Congregazione dei Religiosi e presso la Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi.
Si interesserà pure dei laici che si dedicano alle opere caritative, sociali e alla scuola, al culto nelle varie Associazioni Cattoliche, nelle Pie Unioni, Pii Sodalizi, Confraternite, ecc.
10. - I membri dell'Istituto «Regina Apostolorum» formano un'unica famiglia religiosa, senza alcuna distinzione di classi o di categorie. Le Superiore abbiano cura particolare di conservare nella Congregazione l'unità e l'uniformità di spirito e di formazione.
12. - I membri dell'Istituto «Regina Apostolorum» vestono abito nero di stoffa comune, tutto accollato e compito a forma di abito religioso, con velo, cintura, corona e crocifisso.

L'apostolato

263. - I membri dell'Istituto Regina Apostolorum esercitano il loro apostolato con le opere e nello spirito di cui negli art. 2 e seguenti, in dipendenza e cooperazione con l'Autorità Ecclesiastica, secondo la loro condizione.
264. - La dipendenza dal parroco riguarda l'esercizio dell'apostolato, non la direzione della casa e delle suore, o la amministrazione dei beni temporali.
265. - Quando aprono una casa, le suore considerino di essere mandate ad una altissima missione: grande responsabilità e grande merito. Si accendano perciò di santo zelo.
266. - Vi sono opere che si possono subito e sempre fare: pregare il Signore che mandi molte buone vocazioni alla Chiesa, riparare il Cuore paterno di Dio per le vocazioni trascurate, impedite o tradite; esercitare l'apostolato del buon esempio, diffondere la stampa cattolica che aiuta a formare nel popolo una coscienza vocazionaria, ecc.
267. - Ricordino le suore che per esercitare fruttuosamente l'apostolato, oltre la preparazione intellettuale è sommamente necessario un profondo spirito di umiltà e pietà.
268. - Nel loro apostolato vocazionario, i membri dell'Istituto Regina Apostolorum abbiano sempre cura di orientare le vocazioni verso l'Eucaristia: sono così sicure di indirizzarle verso Colui che è la Via, la Verità e la Vita, per uno sviluppo completo della loro vocazione.
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269. - I ogni casa vi siano almeno tre suore.
270. - I locali destinati alle opere di apostolato siano disposti in modo che l'accesso ai fedeli sia facile, ma nello stesso tempo sia provveduto che le suore abbiano i locali riservati a loro, per la osservanza cioè della clausura.
271. - Le Superiore provvedano che nelle case, secondo lo speciale e concreto apostolato da esercitarvi, siano destinate suore convenientemente preparate; che gli orari siano disposti in modo da lasciare il tempo per le pratiche di pietà; che le religiose non restino mai sole, ma abbiano con sé almeno una fanciulla.
272. - Le suore nel loro delicato compito, abbiano sempre il sussidio di queste due tutele: l'occhio amorosamente vigile della Congregazione e il silenzioso richiamo delle persone che accedono, osservano, sorprendono. Tengano sempre un comportamento dignitoso, raccolto, sereno; il parlare sia serio, moderato, escludendo le lunghe conversazioni con estranei e su argomenti non convenienti per religiose.
273. - Le opere esterne di apostolato non devono impedire il raccoglimento e la vita interiore; perciò le suore abbiano somma cura di compiere bene tutte le pratiche di pietà e di tenersi abitualmente unite a Dio anche nell'esercizio del loro zelo.
274. - Nelle loro relazioni coi «chiamati» i membri dell'Istituto Regina Apostolorum seguiranno gli esempi del Divino Maestro e della Regina degli Apostoli, quali si leggono nel Vangelo, considerando come sono stati imitati dalle pie donne che la Chiesa onora come sante ed esercitarono opere simili.
275. - I membri sappiano valersi di quei mezzi, sussidi e metodi che lo zelo sapiente dei Vescovi e l'esperienza dei vari Istituti religiosi indicano come buoni e opportuni.
276. - Ricordino costantemente che l'occhio dello zelo è la prudenza; trattino perciò sempre con riservatezza, specialmente in privato, con tutti. Ai Pastori di anime portino grande stima e rispetto.
277. - Molta prudenza è necessaria alle suore quando devono occuparsi di opere di speciale delicatezza e pericolo, di vocazioni tardive, ecc. Le suore non contraggano relazioni particolari con persone sospette o pericolose.
278. - I membri inculchino nei chiamati la devozione al Divino Maestro, alla Regina degli Apostoli, ai Santi Apostoli Pietro e Paolo e l'amore al Papa.
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Le Costituzioni

453. - Nelle presenti Costituzioni:
1) Le prescrizioni che riferiscono leggi divine o ecclesiastiche, ritengono l'obbligo che hanno di per se stesse.
2) Le prescrizioni riguardanti i voti, ossia che ne determinano la materia remota e prossima e stabiliscono il modo di osservarli, obbligano come i voti stessi.
3) Le prescrizioni che riguardano il governo e le norme fondamentali che ne determinano le funzioni necessarie, o i doveri e gli uffici per mezzo dei quali il governo si esercita; parimenti le prescrizioni che stabiliscono e consacrano la natura, lo spirito e il fine speciale della Congregazione: tutte obbligano in coscienza secondo la gravità della materia.
4) Le prescrizioni puramente disciplinari o ascetiche, che non sono incluse nei numeri precedenti, per sé non obbligano direttamente sotto reato di colpa. Tuttavia:
a) In caso di trasgressione, obbligano la religiosa alla pena che venisse legittimamente imposta.
b) Tali prescrizioni sono materia del voto e della virtù dell'obbedienza, e perciò possono essere comandate come obbligatorie in coscienza.
c) La violazione di esse per disprezzo formale costituisce sempre peccato.
d) La religiosa che trasgredisce queste prescrizioni per un motivo o fine non retto, oppure con scandalo, o con pericolo di portare alla rilassatezza della disciplina e osservanza religiosa, pecca contro la relativa virtù.
454. - Dare interpretazioni autentiche delle Costituzioni è riservato a tutti insieme gli Ecc.mi Ordinari delle diocesi in cui esistono case della Congregazione. Le Superiore, nell'ambito della loro competenza, possono per giusta causa e per poco tempo, dispensare in materia disciplinare; possono pure rinnovare tale dispensa, ma sempre con prudenza, discrezione e per un tempo limitato.
455. - È vietato a tutte le suore comunicare le presenti Costituzioni a persone estranee alla Congregazione, senza legittimo permesso della Superiora Generale.
456. - Le Costituzioni siano lette nelle singole case, in modo che almeno una volta all'anno si percorrano integralmente. Le Superiore ne promuovano anche la lettura privata.
457. - Si devono pure avere in alta stima gli usi e le consuetudini buone che sono conformi alle Costituzioni, ai sacri canoni, alla natura e allo spirito della Congregazione.
458. - Le Costituzioni contengono per noi la volontà di Dio certa, e indicano la via sicura e necessaria per raggiungere la santificazione, che è tutta la ragione di essere dello stato religioso. Le religiose quindi studino di conformare la loro vita secondo le Costituzioni che devono tenere in grande stima, rendersele familiari e praticarle fedelmente. Da questa fedeltà dipende in gran parte il proprio progresso ed anche la prosperità di tutta la Congregazione. Non tanto il timore del peccato e della pena spinga tutte ad una esatta, fedele e costante osservanza di esse, quanto piuttosto il desiderio della propria perfezione, l'amore a Gesù Cristo Divino Maestro, alla Regina degli Apostoli e alla propria Congregazione, memori sempre della divina promessa: «Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna» (Matteo 19, 29).
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Alunni esterni?

Per regola generale non si accettino alunni esterni nelle nostre Scuole Apostoliche o Vocazionari; ma solo aspiranti interni nei vocazionari religiosi. Se tuttavia si dovesse fare un'eccezione per grave motivo e con il permesso del Provinciale, è necessario attenersi alle seguenti norme:
Quei Vocazionari che a causa di circostanze particolari in certe nazioni ammettono esterni (fino alle scuole medie), devono sempre ritenere come norma generale la formazione Paolina dei nostri Aspiranti (Art. 22; Art. 47).
Perciò un nostro Vocazionario non può mai essere considerato soltanto come una scuola privata, e sottoposta alla dipendenza delle autorità diocesane. Questo è ritenuto un principio fondamentale nella «Sedes Sapientiae» (Art. 35; Art. 41).
Come mezzo lecito e utile per cercare vocazioni, il Vocazionario (che riceve esterni) deve sempre ritenere la sua propria indipendenza con carattere ecclesiastico di «seminario minore religioso» o «vocazionario» o «scuola apostolica» (Art. 21).
Non si può ammettere alcuna eccezione in cui autorità diocesane (e meno ancora quelle statali) ritengano dei diritti anche indirettamente, sui nostri Vocazionari; nemmeno provvisoriamente. Se le leggi particolari di una nazione richiedono che le nostre scuole siano pareggiate a quelle statali, allora si dovrà necessariamente stare a tale disposizione per la preparazione speciale dei maestri, il «ratio studiorum», ecc.; e tutto questo può risultare ugualmente alla migliore formazione dei nostri... - sempre tenendo conto dei regolamenti e delle prescrizioni della S. Sede, la quale riconosce tale «carattere pubblico» delle scuole religiose. (Art. 41 e 43).

Per l'attuazione della «Sedes Sapientiae» si è costituita una commissione presso la Congregazione dei religiosi, di cui è membro Don Poggi, procuratore della Pia Soc. San Paolo presso la Santa Sede. Già sono stati presentati i nostri programmi, compreso la parte assegnata all'apostolato. Si daranno a suo tempo le decisioni comunicateci.
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