Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

Anno XXXIII
SAN PAOLO
Gennaio 1958
Roma Casa Generalizia,

AVE MARIA, LIBER INCOMPREHENSUS, QUAE VERBUM ET FILIUM PATRIS MUNDO LEGENDUM EXHIBUISTI (S. EPIPHANIUS EP.)

CHIUSURA DELL'ANNO A S. PAOLO

Sarà celebrata il 25 gennaio corrente. È stata grandemente utile quest'anno per una maggior conoscenza, maggior pietà, maggior orientamento verso i suoi esempi nella vita nostra e nell'apostolato nostro.
Sarà ora da riassumersi tutto in un pensiero e proposito vitale per ciascuno e per tutta la Famiglia Paolina.
Rifarsi agli inizi ed ai principi, per meglio conoscerli e meglio viverli. In generale è la frase paolina: «Il mistero della sua volontà (di Dio) secondo il disegno che si era proposto di eseguire nella pienezza dei tempi, di riunire in Cristo tutte le cose: instaurare omnia in Christo» ( Ef. 1, 9-10).
Leone XIII lo dichiara compito da eseguirsi e realizzarsi nel mondo da ogni uomo apostolico, anzi dalla Chiesa in ogni secolo. Lo dichiara quasi al termine del suo pontificato. Pio X succedendogli lo prende come il programma del suo pontificato. Ciò per gli individui, come per la società.
E come arrivarci? Se tanti sono gli errori, tanti i vizi, tante le idolatrie e superstizioni? Risponde il Papa: «Soltanto Cristo è la Via, la Verità e la Vita: Ego sum Via, Veritas et Vita» (Gv. XIV, 6). Cosicché, abbandonato Cristo, vengono a mancare quei tre principi necessari ad ogni salvezza: «tria illa ad omnem salutem necessaria principia» (Enciclica).

CONSEGUENZE:

per salvarsi è del tutto necessario stabilirsi in Gesù Cristo Via, Verità e Vita;
per essere cristiani è del tutto necessario vivere in Gesù Cristo Via, Verità e Vita;
per essere religioso e paolino è del tutto necessario vivere meglio in Gesù Cristo Via, Verità e Vita;
per fare l'apostolato è del tutto necessario dare Gesù Cristo Via, Verità e Vita.

Si era al termine dell'Anno Santo, anno 1900, che chiudeva un secolo. All'affacciarsi del nuovo secolo Leone XIII con l'Enciclica «Tametsi futura» dava alla cristianità, anzi all'umanità, l'indirizzo religioso-cristiano da seguirsi. Così come con altre Encicliche diede l'indirizzo sociale-cristiano, filosofico-cristiano, ecc. che anche oggi è applicato e seguito.
Tra le varie Encicliche del grande Pontefice, la nuova, uscita nel novembre di quell'anno, questa veniva a stabilirsi come chiave di volta tra due secoli. Ed a completare il pensiero si univano le disposizioni date per una solenne chiusura del secolo e per l'inizio del nuovo: solenne Te Deum, Messa solenne a mezzanotte, seguita dall'Esposizione del SS. Sacramento dall'una alle diciotto del primo gennaio. Tutto celebrato con piena e sentita partecipazione del popolo che ascoltò commosso la Enciclica di salute per ogni individuo e per la società, chiamata allora anche l'Enciclica di Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
~
Il Papa stabilisce o meglio interpreta e propone ciò che ha stabilito Gesù Cristo: i tre principi. Chi dunque vuol vivere «in Christo et in Ecclesia"» ha da uniformarsi nei costumi, nei pensieri, nei mezzi di grazia e vita eterna; potrà affermare «vivit in me Christus».
Questo spirito è entrato nella vita paolina: la pietà secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; lo studio secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; l'apostolato secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita; la disciplina religiosa secondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita.
Infatti il religioso è un cristiano più perfetto: «se vuoi essere perfetto, ecc.»; l'apostolo è un cristiano più perfetto che dà al mondo Gesù Cristo Via, Verità e Vita. Il Paolino vuol vivere integralmente Gesù Cristo, nella autodefinizione completa.
Ad un periodico fu dato il titolo «La vita in Cristo e nella Chiesa» e ad un altro «Via Verità e Vita».

Seguiamo dunque l'Enciclica «Tametsi futura» (Acta S. Sedis, vol. 33, Fascic. 339, pag. 273)
Il Papa scriveva, dando uno sguardo addietro: «Questo secolo (XIX) che tanto peccò, è vero, ma molto sofferse in espiazione». Per soccorrere il genere umano, caduto per il peccato originale, in tanti errori, bassezze, e idolatrie, il Signore permise e mandò, quando venne la pienezza dei tempi, il Riparatore Gesù Cristo. Si adempiva il Sacramentum voluntatis di Dio, quindi il frutto: «Appena Gesù ebbe distrutto il decreto della nostra condanna affiggendolo alla croce, subito si placò l'ira divina, furono sciolti i vincoli della antica schiavitù all'umanità confusa ed errante, Dio fu riconciliato, restituita la grazia, riaperto l'adito all'eterna beatitudine, conferito il diritto e offerti i mezzi per conseguirla. Allora, come risvegliato da un lungo e mortale letargo, l'uomo scorse il lume della verità desiderato per tanti secoli e invano cercato; allora conobbe, quale verità fondamentale, di essere nato per destini molto più alti e molto più degni di quanto non siano le cose sensibili, fragili e caduche, alle quali fino allora aveva indirizzato unicamente i suoi pensieri e i suoi desideri, e riconobbe che questo è il carattere costitutivo della vita umana, questa la legge suprema, e che a ciò come al fine ogni cosa va riferita, perché da Dio usciti, a Dio torniamo. Suscitato da questo principio e fondamento si ridestò il senso della dignità umana, i cuori accolsero il sentimento della fratellanza comune e, come naturale conseguenza, doveri e diritti furono in parte perfezionati, in parte costituiti ex novo e nello stesso tempo si ebbe un fiorire di tali virtù, quali nessuna delle antiche filosofie avrebbe potuto immaginare. Per questo presero altro indirizzo i pensieri, le azioni e i costumi: una volta diffusa l'ampia conoscenza del Redentore, una volta immessa nelle intime vene della società la sua forza, vincitrice dell'ignoranza e degli antichi vizi, ne conseguì quel capovolgimento di cose che diede vita alla civiltà cristiana e trasformò completamente la faccia della terra» (Enciclica).
~
PER OGNI SECOLO

«Colui che sanò una volta la natura ferita dal peccato, è lo stesso che la salva e la salverà in eterno. - Diede se stesso in redenzione per tutti (1 Tim. 2, 6). Tutti saranno vivificati in Cristo (1 Cor. 15, 22). E il suo regno non avrà mai fine (Lc. 1, 33). Dunque, seguendo l'eterno consiglio di Dio, in Cristo è posta la salvezza sia degli individui che della società» (Enciclica).

LA SPERANZA IN GESÙ CRISTO

«Che speranza di salvezza può restare a chi abbandona il principio e la fonte della vita? Poiché soltanto Cristo è la Via, la Verità e la Vita. Io sono la Via, la Verita e la Vita - (Giov. 14, 6). Così che, abbandonato Cristo, vengono a mancare quei tre principi necessari ad ogni salvezza (tria illa ad omnem salutem necessaria principia).

Primo principio: il Cristo Via

«Fine dell'uomo è Dio e tutto questo tempo che si trascorre sulla terra non è che una specie di pellegrinaggio. Ma Cristo è la nostra Via, perché in questo viaggio mortale così difficile e pieno di pericoli, non potremmo in alcun modo giungere al sommo e massimo bene, Dio, senza l'opera e la guida di Cristo. - Nessuno va al Padre se non per me - (Giov. 14, 6). Come, se non per lui? Principalmente e prima di tutto, mediante la sua grazia, la quale tuttavia resterebbe nell'uomo infruttuosa, se si trascurasse l'osservanza dei suoi precetti e delle sue leggi» (Enciclica).
È Via con la grazia, comandamenti, consigli evangelici ed esempi.
«Come infatti era conveniente, Gesù Cristo, operata la redenzione, lasciò a custodia e tutela del genere umano la sua legge, perché da essa governati, gli uomini potessero convertirsi da una vita non buona e sicuri rivolgersi verso il loro Dio. - Andate e fatevi discepole tutte le genti... insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandato - (Giov. 14, 15). Da ciò appare che nella vita cristiana l'atto fondamentale e necessario è sottomettersi con docilità ai precetti di Cristo, e assoggettare a lui pienamente una devota volontà, come a Sommo Signore e Re. Cosa grande questa e che esige spesso sacrificio non lieve, lotta veemente e costanza... Per cui nella Chiesa bisogna cercare la legge di Cristo; infatti via dell'uomo è Cristo, e ugualmente lo è la Chiesa; egli per sé e per propria natura, essa per ufficio commesso e per comunicazione di potere. Per cui chiunque presume di tendere alla salute al di fuori della Chiesa, percorre una via sbagliata e si sforza invano. Simile alla sorte degli individui è quella degli Stati: inevitabilmente essi pure andranno incontro a sicura rovina se si allontaneranno dalla «Via». Il Figlio di Dio, creatore e redentore della natura umana, è re e Signore di tutta la terra ed ha suprema potestà sugli uomini: sui singoli come sulla società. - Gli diede dominio, onore e regno: tutti i popoli, tribù e lingue a lui serviranno - (Dan. 7, 14). Io sono stato da lui costituito re... Ti darò in eredità i popoli, in tuo dominio gli ultimi confini della terra (Salmo 2, 6 e 8). Dunque anche nella società deve dominare la legge di Cristo così che non solo essa sia guida e maestra della vita privata, ma anche della vita pubblica» (Enciclica).
~
Secondo principio: il Cristo Verità.

«Se è triste e pericoloso abbandonare la retta via, altrettanto lo è abbandonare la verità. Ora la prima, assoluta ed essenziale Verità è Cristo, Verbo di Dio, consustanziale e coeterno al Padre, una stessa cosa col Padre. «Io sono la via e la verità». Dunque, se si cerca il vero, obbedisca innanzitutto la ragione umana a Gesù Cristo, e si appoggi sicura al suo magistero, poiché la voce di Cristo è la voce stessa della verità.
Innumerevoli sono le materie in cui l'ingegno umano può liberamente spaziare investigando e speculando come in fertilissimo campo, e campo proprio, e questo è non solo consentito, ma espressamente voluto dalla natura. Per cui è nefasto e contro natura non voler contenere la mente dentro i suoi limiti, e abbandonata la necessaria moderazione, disprezzare l'autorità di Cristo che insegna. Quella dottrina dalla quale dipende la salvezza di tutti noi, riguarda quasi tutta Dio e le cose assolutamente divine: e non è prodotto di umana sapienza, ché il Figlio di Dio l'apprese e la ricevette tutta dal suo stesso Padre. «Le parole che hai dato a me le ho date a loro» (Gv. 17, 8).
E questo necessariamente comprende molte cose, che non ripugnano alla religione - il che non può ammettersi in alcun modo - ma di cui non possiamo raggiungere la profondità col nostro pensiero, come non possiamo comprendere Iddio come è in sé. Ma se vi sono tante cose oscure e dalla natura stessa nascoste, così che la perspicacia umana non le possa spiegare, delle quali tuttavia nessuno ragionevolmente dubita, certo è uno strano abuso di libertà negare l'esistenza di altre cose infinitamente superiori alla natura, solo perché non è possibile percepirne l'intima essenza. Rifiutare i dogmi equivale a rigettare completamente tutta la religione cristiana.
È necessario piegare la mente con umiltà e senza riserva «in ossequio a Cristo» fino al punto che essa sia come prigioniera del suo divino impero: «Assoggettiamo ogni intelletto alla obbedienza di Cristo» (II Cor. 10, 5). Tale è l'ossequio che Cristo esige, e lo esige con pieno diritto: egli è Dio e perciò ha somma potestà sulla volontà dell'uomo come sulla sua intelligenza.
In tal modo egli raggiunge il bene naturale dell'intelletto e insieme la libertà. Infatti la verità che procede dal magistero di Cristo pone apertamente in luce l'essenza e il valore di ogni cosa per cui l'uomo imbevuto di questa conoscenza, se darà ascolto alla verità conosciuta, non dovrà soggiacere alle cose, ma le cose a lui saranno soggette, né la sua ragione soggiacerà alla passione, bensì questa alla ragione, e liberato dalla più grande schiavitù dell'errore e del peccato, sarà redento nella più preziosa libertà: - Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi - (Giov. 8, 32).
~
Terzo principio: il Cristo è Vita.

Il Verbo è principio della vita naturale e soprannaturale assieme.
A Dio solo spetta essere la Vita. Tutti gli altri esseri sono partecipi della vita, ma non sono la vita. Da tutta l'eternità, invece, e per sua propria natura Cristo è la vita allo stesso modo che è verità, perché Dio da Dio.
Vi è una vita assai migliore e infinitamente più preziosa, generata dall'opera benefica di Cristo stesso, la vita della grazia, cioè, cui fine beatissimo è la vita di gloria, alla quale debbono essere ordinati pensieri ed atti. In ciò consiste tutta la forza della dottrina e delle leggi cristiane, che «morti al peccato, viviamo alla grazia» (I Pietro, 2, 24), cioè alla virtù e alla santità, nelle quali consiste la vita morale dell'anima con la sicura speranza della beatitudine eterna.
Gesù Cristo stesso, che semina e feconda e matura in noi la fede, conserva ed alimenta in noi la vita morale, e questo fa soprattutto mediante il ministero della Chiesa. Ad essa, infatti, con benevolo e provvidentissimo consiglio, ha affidato l'amministrazione di quei mezzi che generano la vita di cui noi parliamo, la conservano, dopo averla generata, e la rinnovano qualora si sia estinta.
«Chi non rimane in me sarà gettato via come tralcio e seccherà e, raccolto, sarà gettato nel fuoco a bruciare» (Giov. 15, 6).

Per le nazioni: «Come mai, con tanto impegno per stabilire ed accrescere la prosperità pubblica, ogni giorno più soffrono gli Stati in questioni di capitale importanza e appaiono come infermi?
In tanto contrasto di passioni, fra sì gravi pericoli, non rimane che cercare un rimedio efficace. Reprimere i delinquenti, ingentilire i costumi popolari, e con ogni mezzo prevenire i misfatti emanando provvide leggi, è buono e necessario, ma non è tutto. Occorre cercare il miglioramento dei popoli più in alto, fare appello ad una forza superiore alla umana, che tocchi direttamente le anime e le renda migliori rinnovandole nella responsabilità del dovere».
«Richiede dunque il bene comune che si ricorra a Gesù Cristo Via, Verità e Vita».
Il Papa rifacendosi all'inizio dell'Enciclica dice che la vera pietà manifestata nell'Anno Santo gli è di buon auspicio per il nuovo secolo; è la pietà verso Gesù Cristo Via, Verità e Vita.

La Famiglia Paolina l'ha accolta come una sacra eredità; sapendo che ricevere Gesù Cristo secondo i «tre principi necessari per la salvezza» è questione di vita o di perdizione per tutti e riceverlo più pienamente significa essere paolino. «Non est in alio aliquo salus. Nec enim aliud nomen est sub coelo datum hominibus, in quo oporteat nos salvos fieri». Se Gesù Cristo è la salute unica e piena, è necessario in lui solo cercarla; e quanto più si parteciperà di Lui, si vivrà in sanità spirituale. Vivendo il Cristo integralmente, tutto l'uomo sarà sano: sana la mente, sano il cuore, sana la volontà, il corpo sano, moralmente «futurae gloriae nobis pignus datur».
Sia benedetto il Signore! che ci innestò nella buona Oliva, Gesù Cristo, nel nome, sull'esempio e l'intercessione di S. Paolo. Sarà vera anche per noi l'affermazione che S. Paolo faceva di sé: «Vivit vero in me Christus». Ogni Apostolo porta la sanità e la vita agli uomini, in parte morti spiritualmente, in parte malati di mente, di volontà, di cuore; così come l'Apostolo Divino «habemus apostolum Christum Iesum» che disse: «Non hanno bisogno del medico i sani, ma gli infermi» e «Io sono la risurrezione e la vita». L'Apostolo, come medico, dà la salute ai malati e la vita della grazia ai morti.

Con un'ora di adorazione su tale Enciclica si avrà una degna conclusione dell'anno dedicato a San Paolo Apostolo.
~