«Con tutto il mio cuore ti ho cercato,
non permettere che mi allontani dai tuoi Comandamenti».
(Sal 118/119,10).
(Is 12,1-6).
(Eb 13,17-21).6
(2Cr 6,14-17.19).7
1 Tobia figlio di Tobi, sopra ricordato anch'egli come Tobia.
2 Si rilegga l'invito di p. 28 a considerare i libri che oggi si stampano nel mondo (pp. 32, 45, 48, 53...). L'oggi è riferito normalmente alla lettura delle Scritture. Nella Nota Pastorale della CEI (1995) si legge: «Oggi è il tempo della “grande fame” della Parola del Signore... Ancora oggi, mentre siamo invitati ad impegnarci intensamente nella “nuova evangelizzazione”, è Dio stesso, tramite il libro sacro, che evangelizza il suo popolo, gli parla al cuore come un padre ai suoi figli» (n. 25). In LS a p. 78 si lamenta che “gli uomini di oggi” stimano di più le scienze naturali, utili per la vita presente e non per il futuro.
3 Il titolo è Regula pastoralis. In questa Regula, divisa in 4 parti, Gregorio mette in luce l'elevatezza della dignità episcopale; sottolinea le virtù del pastore; delinea il modo con cui educare le diverse categorie di fedeli e infine esorta il vescovo al rinnovamento personale continuo, per rendere incisiva ed efficace la sua parola. La Regula pastoralis ebbe una grandissima diffusione nel Medioevo ed è letta con frutto ancora oggi dai pastori di anime, costituendo per loro quel che la Regula Benedicti fu per i monaci e i religiosi in generale.
4 È difficile stabilire a quale libro Don Alberione si riferisca. Si potrebbero esaminare le Letture Bibliche dirette da Ferruccio Valente e pubblicate dalla SEI nel 1928; Il Divino Maestro, Testo concordato dei quattro Vangeli, con note, Pia Società San Paolo, Alba 1929 (di pp. 330). C'era anche, pubblicato da B.M. Maroni, “Via, Veritas et Vita”, Manuale di Catechismo, Roma 1928.
5 L'Expositio in Iob, che si intitola anche Moralia in Iob, fu iniziata a Costantinopoli sotto forma di conversazioni rivolte ai confratelli, e proseguita in parte dictando. In seguito Gregorio rielaborò il tutto.
6 LS indica “Ebr. III, 17-21”, ma si tratta del cap. 13.
7 In LS la citazione è “III Re, III, 23 e seg.”, ma, anche riferendosi alla Vulgata, sembra errata.