Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO XXVII
LA BIBBIA FONTE DELLA PIETÀ

SAN PIETRO

Simone di Giovanni o di Giona era nativo di Betsaida, nella Galilea. Già discepolo di Giovanni Battista, fu dal fratello Andrea condotto da Gesù che gli cambiò il nome in Pietro.
Dopo il miracolo della pesca seguì definitivamente Gesù Cristo e fu nominato apostolo, anzi il principe degli Apostoli; ed egli tra i dodici è sempre ricordato il primo. Aveva una grande fede e un ardente amore verso il Divin Maestro.
Durante la passione, troppo presuntuoso nella propria fede, si mise in pericolo e purtroppo rinnegò il suo Maestro, nonostante le proteste che aveva fatto nell'ultima cena. Ma poi, ravveduto e pentito, riparò con un amore indefettibile.
Infatti, dopo la discesa dello Spirito Santo fu il primo a mettersi a predicare intrepidamente il nome di Gesù: rinchiuso in carcere, non cessò dal confessare Gesù.
Sappiamo che andò ad Antiochia e vi fondò la comunità cristiana. Dopo il martirio di San Giacomo il Maggiore, liberato miracolosamente dal carcere, partì da Gerusalemme ed andò in un altro luogo come dicono gli Atti (At 12,17). Si riporta perciò a questo tempo la sua andata a Roma, e della sua permanenza nella città eterna ne fanno fede i più antichi scrittori cristiani, come S. Clemente Romano, S. Ireneo, Tertulliano e S. Ignazio Martire.
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Non sappiamo quali altri viaggi apostolici abbia intrapreso in seguito.
La tradizione è unanime nel mettere il martirio di S. Pietro nell'anno 67: la sua festa ricorre il 29 giugno.
Abbiamo di San Pietro due epistole.

I LETTERA DI S. PIETRO. - Questa lettera, indirizzata ai cristiani dispersi nelle province dell'Asia, è scritta da Roma, forse dal 63 al 65, e suppone in tutto l'impero la persecuzione neroniana, perché ne parla e dà consigli ad essa relativi.
La lettera esorta dapprima a vivere da cristiani nella carità; parla poi dei doveri dei cristiani relativamente all'autorità, e secondo le diverse disposizioni sociali; infine esorta i pastori a vigilare, i fedeli a star loro sottomessi, e finisce con esortare alle virtù cristiane.
La dottrina semplice e pratica, espressa con sublime gravità, mentre rincuora nelle afflizioni e conferma nella fede, predica contro i simoniaci, i Nicolaiti, la necessità delle opere buone per la salute eterna.

II LETTERA DI S. PIETRO. - Sebbene non fosse riconosciuta universalmente che nel IV secolo, questa lettera è certamente di S. Pietro, portando il suo nome e tanti particolari che soltanto S. Pietro poteva scrivere. Non si può negare però che differisce nello stile dalla prima lettera; ma ciò si spiega bene coi diversi segretari che aveva S. Pietro nello scrivere le lettere. La seconda lettera sembra diretta ai medesimi destinatari della prima, da Roma, nel 67.
Lo scopo della lettera, che può dirsi il testamento del Principe degli Apostoli è di inculcare la necessità delle buone opere, di combattere gli eretici che mutavano la libertà in licenza, e negavano il ritorno di Gesù Cristo.
Questa lettera è il testamento del padre che, vedendo in faccia la morte, dà ai figli gli ultimi accorati avvertimenti, e rappresenta, quasi più della prima, l'animo ardente di S. Pietro.
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CONSIDERAZIONE XXVII

La Bibbia fonte della pietà

«Ed alzerò le mie mani ai tuoi comandamenti da me amati,
meditando le tue leggi».
(Sal 118/119,48).


Col nome di pietà intendiamo il complesso delle pratiche devote: preghiere, atti di virtù, le stesse buone azioni che si fanno lungo la giornata.
Ma dicendo che la Bibbia è la sorgente della pietà, non intendiamo parlare solo dell'atto esterno, come sarebbe la recita del S. Rosario, la Comunione, ecc., ma intendiamo dire dello spirito che vivifica tutti questi atti, senza il quale, tutti gli atti di pietà, anche i più santi, come sarebbe la S. Comunione stessa, tutti indistintamente, sarebbero come altrettante statue di marmo, bellissime sì, ma senza vita.
Quando l'anima prega con umiltà, pentita dei propri mancamenti e fa tutte le cose per puro amor di Dio, e tende a lui con cuore teso, allora si dice che ha lo spirito di pietà. Tale spirito quindi non consiste nelle sole preghiere vocali o nelle opere buone esteriori; ma bensì in una conformità abituale della volontà nostra, con quella di Dio.
La pietà, come insegna l'Apostolo S. Paolo, è utile a tutto e a tutti: «Pietas ad omnia
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utilis est» (1Tm 4,8), è utile ai bambini e ai fanciulli innocenti, affinché possano conservar la loro innocenza; è utile ai giovani, per poter superar vittoriosamente la crisi giovanile, punto delicatissimo della loro vita; è utile agli adulti, ai vecchi, ai padroni e ai servi: a tutti è indispensabile la pietà per poter vivere e morire nella grazia di Dio.
Essa è utile nelle cose prospere e nelle cose avverse, nell'abbondanza e nella miseria, per ben vivere e per ben morire. Sempre la pietà è necessaria, perché sempre l'uomo ha bisogno che la grazia di Dio l'assista e lo rinforzi.

* * *

Da due fonti principalmente sgorga la virtù della pietà: dal Tabernacolo e dalla Bibbia. Noi fermiamo la nostra considerazione su questa seconda fonte.
«Nulla è più vantaggioso alla salute delle anime, quanto il conoscere le divine scritture», disse S. Giovanni Damasceno.1
«I libri Sacri sono di sommo vantaggio per i cristiani», affermò Cassiodoro.2
Lo spirito di pietà ha un alimento che è la lettura spirituale. Tutti i maestri di ascetica raccomandano ed hanno lodi bellissime per la lettura spirituale: S. Agostino chiama i libri spirituali le sue delizie, e principe di queste sue delizie era la S. Scrittura.
«Ciò che soprattutto mi occupa nelle mie meditazioni è il Vangelo: ed a quello attingo tutto ciò che è necessario per la mia povera anima. Vi scopro sempre nuovi lumi, sensi misteriosi e nascosti: e comprendo e so per esperienza che il regno di Dio è dentro di noi», ha scritto S. Teresa del B. Gesù.3
È indispensabile, per uno che voglia progredire presto e con sicurezza nella via della perfezione, che abbia come guida un libro di lettura spirituale. Indicatissimi sono a questo
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scopo i libri di S. Francesco di Sales, quelli di S. Alfonso, del Ven. Oliér,4 di S. Ignazio, di S. Teresa d'Avila, dello Scupoli,5 ecc. ecc. Tutti libri molto belli sì, ma sempre umani. Ve n'è uno che sta sopra tutti, e che è fonte di tutti gli altri: la S. Bibbia; ecco il miglior libro di lettura spirituale, ecco la fonte limpidissima dalla quale tutti gli scrittori ascetici attinsero la loro dottrina, ed i loro libri non sono che altrettanti ruscelli sgorganti da questo immenso mare.
Quale libro migliore per incitare l'anima alla pazienza, che quello di Giobbe? quale libro più efficace che il Cantico dei Cantici, per infiammare l'anima d'amore verso il suo Dio e portarla a pregare?
Conscii di questo, i Sommi Pontefici, specialmente Pio X, Leone XIII e l'attuale Pio XI, hanno raccomandazioni vivissime affinché si legga quotidianamente la S. Scrittura e specialmente il S. Vangelo.
Ecco che cosa dice Pio X in una lettera del 21 gennaio 1907 al Card. Cassetta:6
«Dal momento che ci siamo proposti di restaurare7 ogni cosa in Gesù Cristo, nulla potremmo meglio desiderare quanto che si introduca tra i fedeli il costume della lettura non pure frequente, ma quotidiana, dei Santi Vangeli, essendo che precisamente questa lettura dimostra e fa chiaramente vedere per quale via si possa e si debba arrivare a quella sospirata restaurazione».
E Benedetto XV, suo degnissimo successore, scrivendo allo stesso Card. Cassetta, presidente della Pia Società di S. Girolamo,8 dice che la mancanza della lettura dei Santi Vangeli è causa dei deviamenti dell'odierna società: «L'esperienza insegna, più che non occorra
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farne menzione, che i traviamenti dell'odierna società hanno origine dal fatto che la vita, la dottrina e le opere di Gesù Cristo sono cadute nel suo più profondo oblio, né più curano gli uomini di ispirare ad esse le loro quotidiane azioni»; e non solo il santo Pontefice si accontentò di lamentare un male sì grande, ma si pose con tutto l'animo a lavorare affinché la lettura del Santo Vangelo ritornasse qual pratica quotidiana nelle famiglie traviate dal liberalismo. Volle esser Lui stesso il presidente effettivo della Società di S. Girolamo e l'8 Ottobre 1914, emana quale secondo documento pontificio, un magnifico breve, nel quale loda la Società stessa per l'opera intrapresa come «ottima in sé e graditissima a Lui». Confermò e raccomandò tanto i «Gruppi del Santo Vangelo», che sono raccolte di persone per leggere, studiare e meditare il S. Vangelo; sante adunanze che vanno anche oggi, per opera dell'attuale Pio XI, prendendo sempre un più largo sviluppo. E il risveglio9 consolantissimo di religione e di pietà cristiana di ogni città e paese d'Italia, in buona parte è dovuto a questo ritorno al S. Vangelo.
Essendo la pietà, la vita divina in noi, ecco che più ci accostiamo alla fonte, più pura e fresca sarà l'acqua che attingeremo: e così più i libri spirituali attingono dal Vangelo, più sono efficaci e utili per le anime.
Voi sentite, leggete tante cose di ascetica e di vita spirituale, ma se prendete la Bibbia in mano e l'aprite, vi troverete là tutte quelle verità in tutta la loro bellezza genuina.
Tutti i libri spirituali10 noi li potremmo raffigurare in altrettanti raggi di luce, che hanno origine, vita e calore dalla S. Scrittura.
Quando un'anima è tiepida, non sente in sé
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il calore spirituale, non ha, in una parola, lo spirito di pietà, prenda la Bibbia e legga, sentirà subito infiammarsi il cuore di santi desideri, la mente sarà illuminata da una luce divina e farà sì che la volontà concepisca propositi energici.
«Il Vangelo, nel sistema dello spirito, è il sole e tutte le umane creature venute dopo, non sono che pianeti o satelliti di pianeti» (Papini).11
Là, nel S. Vangelo, palpita il Cuore amorosissimo di Gesù: andiamo, riposiamo sul suo petto, Egli ci riscalderà e ci farà conoscere ciò che vuole da noi.
Ecco perché S. Bernardo uscì in quest'espressione, piena di senso: Se io leggo o scrivo, nessun libro, nessuno scritto mi soddisfa, se non leggo o se non scrivo il nome di Gesù.
Efficacissime sono le novene e i tridui in cui uno si propone di leggere e meditare un brano scritturale; basta alle volte una frase, un versetto per convertire un'anima e da tiepida trasformarla in fervorosa, e anche se morta risuscitarla, come avvenne di tantissimi: esempio classico: S. Agostino, che è un convertito della S. Scrittura.
Sì, ve ne sono tanti libri, ma uno è il principale: la Bibbia; è Dio stesso che ci dice di leggerlo e assimilarne gli insegnamenti. Un giorno il Signore parlò al profeta Ezechiele e gli disse: «Figlio dell'uomo... mangia questo volume e poi va' a parlare ai figli di Israele» (Ez 3,1ss), il profeta prese il libro e lo mangiò e la sua bocca come narrò Ezechiele stesso, «divenne dolce come il miele».
Imitiamo in questo Maria SS.ma, la quale faceva la lettura quotidiana sulla S. Scrittura, e ne avremo un nutrimento sodissimo ed il
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nostro spirito si farà forte e robusto nella via del bene.

ESEMPIO. - S. Cirillo Alessandrino. - È il celeberrimo Dottore e difensore della divina Maternità di Maria, il vincitore dell'empio Nestorio che per primo osò bestemmiare contro la Madre di Dio, Madre Santissima. San Cirillo è giustamente chiamato il Dottore dell'Incarnazione, avendo ampiamente trattato e provato che Gesù Cristo è veramente Dio e Uomo.
Quando nel 431 fu convocato il Concilio di Efeso, Cirillo ebbe dal Papa S. Celestino I l'incarico di aprire e presiedere al Concilio ecumenico. Il Santo, nella prima sessione, tenne un magnifico discorso sulla divina maternità di Maria, provando la dolcissima verità con chiari e limpidi argomenti, intrecciati di numerosi testi della S. Scrittura, tanto che dopo la sessione, unanimemente tutti i 198 Vescovi convenuti firmarono la condanna contro Nestorio e proclamarono la Divina Maternità.
Tutti i biografi fanno notare in S. Cirillo un carattere energico e coraggioso. Vescovo e pastore vigilantissimo, tanto che, al primo apparire dei lupi rapaci nel suo gregge, sapeva mettere in guardia ed al sicuro tutti i suoi fedeli, e nessuna eresia, durante il suo episcopato, s'infiltrò tra i suoi fedeli.
Di dove San Cirillo attinse tanta scienza e tanta energia contro i nemici della fede cristiana? Certo, buona parte dalla S. Scrittura. Egli la leggeva soventissimo, e il suo sollievo preferito era appunto la lettura dei Sacri Libri.
Preziosi sono tuttora i suoi commenti sui libri dei Re, dei Salmi, dei Proverbi, del Cantico dei Cantici, su Geremia, Isaia, Ezechiele, Daniele, i Dodici Profeti Minori, i Quattro Evangelisti. Fra le tante altre sue opere ricordiamo il bellissimo opuscolo per provare che la SS. Vergine è vera Madre di Dio; tale opuscolo non è nient'altro che la raccolta dei migliori testi della S. Scrittura che provano la legittimità di questo titolo dato a Maria Santissima.
La festa di questo Dottore di Maria si celebra il 9 febbraio.

FIORETTO. - Se si desiderano grazie speciali, proporsi di fare un triduo o una novena, durante la quale leggere ogni giorno un brano del Vangelo.
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CANTICO [#]

Veramente tu sei un Dio nascosto,
Dio d'Israele, salvatore!
Saranno svergognati e confusi
quelli che si ergono contro di te;
se ne andranno con ignominia i fabbricatori di idoli.
Israele sarà salvato dal Signore con salvezza eterna;
non sarete coperti di vergogna né di ignominia per l'eternità.
Poiché così parla il Signore che ha creato i cieli,
egli che è Dio, che ha formato e fatto la terra;
egli l'ha stabilita, non l'ha creata caotica e informe,
ma l'ha formata perché sia abitata:
«Io sono il Signore e non ve n'è altri.
Non ho parlato in segreto,
in un angolo di regione tenebrosa.
Non ho detto alla discendenza di Giacobbe:
Cercatemi invano.
Io sono il Signore, che dico ciò che è retto,
che annuncio cose vere.
Radunatevi e venite,
avvicinatevi insieme, scampati delle nazioni!
Sono ignoranti quelli che trasportano
il loro simulacro di legno,
e pregano un dio che non può salvare.
Annunciate, presentate le prove,
consultatevi pure insieme!
Chi aveva fatto intendere ciò nel passato,
chi l'aveva annunciato da allora?
Non sono forse io, il Signore?
Non c'è altro Dio all'infuori di me;
un Dio giusto e salvatore non c'è all'infuori di me!
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra!
Perché io sono Dio e non ve n'è altri!
Ho giurato per me stesso,
dalla mia bocca è uscita la giustizia,
una parola che non sarà revocata:
sì, davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua,
dicendo: Solo nel Signore si trova la giustizia e la potenza».
A lui verranno coperti di vergogna,
tutti quelli che fremevano contro di lui.
Per il Signore sarà giusta e si glorificherà
tutta la discendenza di Israele.

(Is 45,15-25).12


LETTURA

Come prepararsi alla Comunione

Perché io l'ho ricevuto dal Signore quello che ho insegnato a voi, che il Signore Gesù, nella notte in cui era tradito, prese del pane e, dopo aver rese grazie, lo spezzò e disse: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo, che sarà dato a morte per voi: fate questo in memoria di me. Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è il nuovo testamento nel mio sangue: fate questo, tutte le volte che ne
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berrete, in memoria di me. Or dunque, tutte le volte che mangerete questo pane e berrete questo calice, annunzierete la morte del Signore, finché egli non venga.
Pertanto chiunque mangerà questo pane o berrà il calice del Signore indegnamente, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Provi dunque ciascuno se stesso, e così mangi di quel pane e beva di quel calice; perché chi ne mangia e ne beve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non distinguendo il corpo del Signore. Ecco perché tra voi ci sono molti malati e deboli e ne muoiono parecchi. Se da noi stessi ci si giudicasse, non si sarebbe certamente giudicati. Invece siam giudicati dal Signore, e castigati, per non essere condannati con questo mondo.

(1Cor 11,23-32).


PREGHIERA

Benedetto sei tu, o Signore Dio d'Israele padre nostro di eternità in eternità. Tua o Signore è la magnificenza, la potenza, la gloria, la vittoria; tua è la lode, perché tutte le cose che sono in cielo e in terra sono tue. Tuo, o Signore, è il regno, e tu sei sopra tutti i principi. Tue son le ricchezze, tua è la gloria: tu domini sopra tutte le cose; nella tua mano è la forza e la potenza, nella tua mano la grandezza e l'impero su tutte le cose.
Or dunque, o Dio nostro, noi ti celebriamo e lodiamo il nome tuo glorioso. Chi son io, e chi è il mio popolo da poter promettere a te tutte queste cose! Tutto è tuo: ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto. Noi dinanzi a te siamo dei pellegrini e degli stranieri, come tutti i nostri padri. I nostri giorni sulla terra son come un'ombra e non c'è mai sosta... Io so, mio Dio, che tu provi i cuori e che ami la semplicità, per questo io nella semplicità del mio cuore ho offerto con gioia tutte queste cose, e il tuo popolo qui radunato l'ho visto con gran gioia offrirti i doni. Signore, Dio d'Abramo, d'Isacco, d'Israele padri nostri, conserva in eterno questa volontà del loro cuore, questo sentimento di venerazione verso di te duri per sempre. Tu dà a Salomone mio figlio un cuore perfetto, affinché custodisca i tuoi comandamenti, le tue leggi, le tue cerimonie, ed eseguendo ogni cosa, edifichi la casa di cui io ho preparate le spese.

(1Cr 29,10ss).


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1 Giovanni Damasceno (650 ca. - 750 ca., presbitero, dottore della Chiesa). Nei tanti campi in cui esercitò le sue qualità di scrittore e di oratore (dogmatica, esegesi, morale, ascetica, poesia), lo fece in perfetta sintonia con le tendenze proprie del suo tempo e con le attese del pubblico di lettori cui intendeva rivolgersi.

2 Cassiodoro (490 ca. - 583 ca.). Uomo politico e scrittore romano. Nacque probabilmente in Calabria da una famiglia senatoria di remote origini siriache. Suo padre era stato prefetto del pretorio di Teodorico, re dei Goti, e Cassiodoro seguì la stessa carriera. Nel 535 tentò vanamente (in collaborazione con il papa Agapito) di istituire un'università cristiana a Roma. Nel 537 si ritirò a vita privata, dedicandosi sempre di più allo studio e alla religione. Sulle terre della sua famiglia (a Squillace) in Calabria fondò una comunità religiosa chiamata Vivarium, il cui tratto caratteristico era l'importanza riconosciuta alle attività intellettuali dei monaci. Il Vivarium, pur non sopravvivendo oltre il VII secolo, ebbe importanza per la conservazione dei libri antichi greci e latini e per la creazione di un modello di vita monastica che doveva influire più tardi sull'ordine benedettino. Cassiodoro è uno dei fondatori della civiltà medievale in Occidente.

3 Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto (1873-1897), carmelitana, canonizzata il 17 maggio 1925; la “bambina più amata della storia” (Pio XII) è stata proclamata dottore della Chiesa da Giovanni Paolo II il 19.10.1997. La scoperta di Teresa di quella che sarà “una piccola via tutta nuova” di santità risale forse alla fine dell'anno 1894. Di questo periodo è l'incontro con la parola del profeta Isaia: «“Come una madre carezza il suo bimbo così vi consolerò, vi porterò sul mio cuore, e vi terrò sulle mie ginocchia” [Is 66,13]. Ah!, mai parole più tenere, più armoniose hanno allietato l'anima mia. L'ascensore che deve innalzarmi fino al cielo sono le vostre braccia, Gesù! per questo non ho bisogno di crescere, al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre di più». Teresa è dottore della pura grazia: ha visto che tutto dipende dall'Amore libero del Padre. Un'altra grande intuizione di Teresa consiste nella scoperta dell'amore, a partire dalla lettura della 1Cor: «La carità mi dette la chiave della mia vocazione. Capii che se la Chiesa ha un corpo composto da diverse membra, l'organo più necessario, più nobile di tutti, non le manca; capii che la Chiesa ha un cuore e che questo arde d'amore. Capii che l'amore solo fa agire le membra della Chiesa... Capii che l'amore racchiude tutte le vocazioni, che l'amore è tutto, che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi, in una parola che è eterno... la mia vocazione è l'amore» (Ms B, 3v, in Opere complete, p. 223).
Nell'edizione originale di LS il brano di Teresa sopra riportato, come gli altri due rispettivamente del Damasceno e di Cassiodoro, erano stati collocati in nota, fuori contesto. Si è ritenuto più opportuno inserirli in questa sezione del testo.

4 Jean-Jacques Olier (Parigi 1608 - 1657), sacerdote, fondatore della Società di San Sulpizio. Studiò presso i gesuiti e suo direttore spirituale fu Vincenzo de' Paoli, che lo assistette anche in morte. Per l'acutezza della sua introspezione e la finezza del suo sentimento - manifestata anche nella formazione dei giovani - lo si può paragonare a san Francesco di Sales.

5 Lorenzo Scupoli (Otranto 1530 - Napoli 1610), scrittore ascetico teatino sacerdote dal 1577, calunniosamente denunciato per una colpa ignota, fu, con decreto del Capitolo generale del 1585, ridotto allo stato di fratello laico. La sua opera più famosa, Certamen spirituale, apparve anonimo a Venezia nel 1589. Nel 1610, pochi giorni dopo la sua morte, usciva a Bologna la prima volta (già alla 50

a edizione) con il nome dell'autore. Il combattimento spirituale è un “trattato di strategia spirituale” svolto con metodo ascetico semplice e pratico in 66 capitoli di dottrina soda. Mira a condurre il lettore verso una perfezione del tutto interiore, basata sul rinnegamento di sé e consumata nell'unione con Dio.

6 Francesco di Paola Cassetta (Roma 1841 - 1919). Studiò nel Seminario romano e si laureò in teologia e in utroque iure. Sacerdote dal 10 agosto 1865, voleva andare missionario tra i non cristiani. Per obbedienza restò a Roma, dove si dedicò all'educazione della gioventù. Fu ordinato vescovo e a sua volta ordinò sacerdote Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII. Fu prefetto delle Congregazioni del Concilio e degli Studi, e bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Anche da cardinale, fu un generoso e ardente propulsore delle più moderne forme di attività cattolica, avendo come ideale di vita l'effusiva carità di San Paolo. Il ricco patrimonio di famiglia, per testamento, fu messo interamente a disposizione della Propaganda Fide per le missioni più povere.

7 Don Alberione dirà ancora: «Non c'è altra soluzione per tutte le questioni che si agitano anche oggi in mezzo agli uomini che questa: Instaurare omnia in Christo. Non viene di là la salvezza?» (Pr 5, p. 28; Prediche alle comunità paoline - Per la canonizzazione di Pio X - 23 maggio 1954). Durante il mese di aprile del 1960, nel ritiro-convegno dei paolini ad Ariccia, aggiungerà: «Meglio conoscere, imitare, pregare e predicare Gesù Cristo Maestro unico: in cui tutto si unisce e incapitola, omnia instaurare in Christo - In ipso omnia constant - Magister vester unus est Christus» (UPS II, pp. 243-244). Qualche giorno prima aveva detto: «Il Figlio di Dio venne a riparare la primitiva costruzione, restaurare l'uomo e le sue facoltà. Per questo restaurò la mente (è Verità), restaurò la volontà (è Via), restaurò il sentimento (è Vita)» (UPS I, p. 369).

8 Vedi nota 9 di p. 203.

9 Un esempio di “risveglio” morale e spirituale con un conseguente cambiamento di vita si trova a p. 21. Qui Don Alberione parla di un risveglio ottenuto con la lettura più assidua del Vangelo. La Bibbia nella vita della Chiesa (CEI 1995), al n. 9 dice: «In sintesi, possiamo registrare tre fondamentali segni del promettente risveglio biblico tra noi: un rinnovamento radicale e interiore della fede, attinta alla sorgente della Parola di Dio; la cosciente affermazione e assunzione del primato della Parola di Dio nella vita e missione della Chiesa; la promozione di un più sollecito cammino ecumenico sostenuto dalle Scritture».

10 «Chi legge il Libro divino prende il linguaggio divino, parla il linguaggio divino, acquista l'efficacia divina... Molte prediche, molti libri, molte esortazioni avrebbero assai più efficacia, se invece dell'uomo parlasse Iddio» (15 gennaio 1935, Unione Cooperatori Apostolato Stampa, n. 1, p. 3). «Non cercate i libri di ascetica che formano la pietà all'acqua di rose, ma il Vangelo e perciò la pietà soda» (giugno 1941, IA 1, p. 34).

11 Giovanni Papini (Firenze 1881 - 1956). Fin da giovane si mostrò insofferente verso gli studi convenzionali, vorace lettore e frenetico organizzatore culturale. Il suo vagare di avventura in avventura, dal pragmatismo al futurismo, al fascismo, al cattolicesimo, sono la dimostrazione della sua inquieta coscienza di intellettuale, operante in un mondo che ha consumato ogni certezza e ogni valore. Lo scoppio della prima guerra mondiale generò in lui un profondo esame di coscienza che si concluse con l'adesione al cattolicesimo ufficiale. Tale conversione venne pubblicizzata con enorme risonanza, quale esito esemplare di una vicenda intellettuale ostentatamente dissacratoria. Con il libro La Storia di Cristo, del 1921, ottenne grande fama internazionale. Negli ultimi anni della vita, una lunga malattia lo costrinse all'immobilità e lo privò della vista e della parola, pur senza distoglierlo da una intensa attività di studioso e di scrittore. - Anche questa citazione del Papini, collocata in nota, si è ritenuto più opportuno inserirla nel testo.

12 LS indica “Is. XLV, 15-26”. Nella Vulgata il capitolo 45 di Isaia ha 26 versetti, mentre nelle nuove traduzioni 25: i versetti 23 e 24 vengono compresi nel versetto 23.