Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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30. ACCOGLIERE BENE GESÙ CHE VIENE

Domenica I di Avvento, Ritiro mensile, Castel Gandolfo, 30 novembre 19581

«In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Vi saranno dei segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra costernazione delle genti, spaventate dal rimbombo del mare e dei flutti; gli uomini tramortiranno dalla paura nell’aspettazione delle cose imminenti a tutta la terra; perché le potenze dei cieli saranno sconvolte. E allora vedranno il Figlio dell’uomo venire con grande potenza e gloria sopra le nubi. Or quando cominceranno ad avvenire queste cose, alzate il vostro capo e guardate in alto, perché la redenzione vostra è vicina. E disse loro una similitudine: Osservate il fico e tutte le altre piante. Quando le vedete germogliare, voi sapete che l’estate è vicina. Così pure quando vedrete accadere tali cose, sappiate che il regno di Dio è vicino. In verità vi dico che non passerà questa generazione avanti che tutto ciò si adempia. Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno»2.
La Chiesa, in questa giornata, ci mostra da una parte la venuta di Gesù Salvatore e dall’altra parte col Vangelo ci fa considerare Gesù come giudice. Quindi le due venute: la venuta di Gesù (e noi lo contempleremo prossimamente nel presepio e ci stiamo preparando: l’Avvento è una preparazione
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al Natale) e la venuta di Gesù alla fine del mondo quando verrà a giudicare i vivi ed i morti, cioè i buoni ed i cattivi. Quando Gesù, compiuta la sua missione sulla terra, salì al cielo, gli apostoli stavano mirando in alto di dove era scomparso il Salvatore, ma si mostrarono loro due angeli i quali dissero: Perché ancora mirate il cielo? Quel Gesù che adesso è salito al cielo, ritornerà [cf At 1,11], ritornerà; quindi ritornerà alla fine del mondo. Ora viene nel Natale per salvare di nuovo gli uomini, sì, viene per portare la sua dottrina, viene per insegnare la santità – le vie del cielo –, viene a dare i mezzi di grazia, di vita soprannaturale: Salvatore. E quindi eccolo nel presepio, eccolo fanciullo, giovinetto a Nazaret, poi fatto uomo adulto ancora là al banco di falegname, poi apostolo nel suo ministero pubblico insegnando la sua sublime dottrina, e poi contraddetto, ecco, condannato a morte e crocifisso… e ci salva morendo sulla croce: Salvatore.
Alla fine, invece, verrà a premiare o castigare. Premiare: iudicium retributionis, premiare coloro che lo hanno accolto nella sua prima venuta – «Quotquot autem recepérunt eum, dedit eis potestatem filios Dei fíeri»3 [Gv 1,12], coloro che l’hanno accolto saranno figli di Dio. «Se figli, anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Gesù Cristo» [Rm 8,17] –. Ma quando verrà sulle nubi a giudicare i vivi ed i morti, per i cattivi ecco: iudicium ultionis, il giudizio della vendetta, cioè del castigo, perché non l’hanno accolto – chi non crederà è già condannato [cf Gv 3,18; Mc 16,16] perché si condanna da sé, poiché il credere a lui, la fede, è condizione assolutamente necessaria per salvarsi –. Abbiamo dunque da considerare insieme le due venute, una in correlazione con l’altra.
Prima ci domandiamo: chi è che accoglie bene il Signore e chi è che non l’accoglie?
Accoglie bene il Signore – primo – chi ha la fede: «Chi crederà sarà salvo» [Mc 16,16]. Chi ha la speranza in Gesù Cristo: e cioè in Gesù Cristo di ricevere tutte le grazie; la
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speranza in Gesù Cristo: salvarsi per mezzo dei suoi meriti, sempre «per Christum Dominum nostrum»4 . Non sono le nostre opere buone per sé che guadagnino il premio eterno, ma sono le opere buone fatte per amore di Dio, quelle opere buone a cui Gesù Cristo aggiunge i suoi meriti, la sua grazia, perché da noi per la vita eterna non potremmo fare nulla; ma se noi operiamo con fede e per amore di Dio, con intenzione retta, allora Gesù alle nostre buone opere aggiunge la sua grazia, cioè i suoi meriti, e le nostre opere buone divengono degne di essere ricompensate al giudizio di Dio: iudicium retributionis.
E poi, per accogliere bene il Signore, un grande amore a Gesù, a Gesù e al prossimo: la carità verso Dio e la carità verso il prossimo, come egli ce l’ha predicata questa carità. L’amore di Dio che è vivere in grazia, che è far tutto per lui, che è una dedizione a lui… è l’unione di spirito, di intenzione. L’amore del prossimo: l’apostolato particolarmente, apostolato che è amore generale; e poi amore del prossimo particolare che è di tutte le cose della giornata. Mostrare la bontà, la benignità, come Gesù: «Apparuit humanitas et benignitas salvatoris nostri Dei» [cf Tt 3,4], apparve l’umanità e la benignità del nostro Salvatore Dio là nel presepio.
Ecco, chi dunque crede alla sua dottrina e vive nella speranza della sua grazia, dei suoi meriti, e vuole operare – appunto perché le opere buone saranno premiate, le opere buone fatte per Dio –, e ama questo Gesù, ama il Signore, costui accoglie bene Gesù. Ma chi rigetta la sua dottrina o la crede poco, chi non ha fiducia, non spera nella sua passione e morte, nei meriti del Salvatore, i meriti particolarmente della croce, chi non ama il Signore, costui non accoglie Gesù, non accoglie Gesù.
Vi sono però diversi gradi di accogliere Gesù – sempre, non è vero? –. Vi è un grado semplice che è quello dei cristiani; e vi è un grado più perfetto, quello dei religiosi, che devono aver più fede fino ad arrivare al voto di obbedienza,
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che devono avere più amore a Dio fino ad arrivare al voto di castità, che devono avere più spirito di povertà fino ad emettere il voto di povertà, sì, quei voti che sono mezzo per perfezionare la virtù. Quindi, accoglie bene Gesù chi ha una fede più perfetta, una speranza più perfetta, e una carità più perfetta; questo particolarmente dei religiosi, delle religiose. Amarlo così da voler amare lui solo, lui solo! E ascoltare Gesù così da essere abbandonati in Gesù, nella sua volontà: quel che il Signore vuole disporre di noi, sempre più perfettamente accettarlo! E credere sempre di più, cioè sperare sempre di più nei meriti di Gesù Cristo e nella sua grazia, e che le nostre opere buone divengano meriti perché Gesù ci unisce alla sua grazia; e quindi far opere buone, sì. Chi è più perfetto nell’accogliere Gesù, sarà più elevato nella gloria in cielo. Chi è vero religioso, chi è vera religiosa, avrà sempre una fede più viva, una speranza più fervida, una carità più ardente. E vi son tanti gradi, in paradiso vi sono molti posti: e perché? E perché sulla terra vi sono gradazioni di anime: due persone possono fare le stesse cose nella giornata, una accanto all’altra – gli stessi uffici, gli stessi orari, lo stesso cibo, gli stessi impegni –, e una guadagnar molto di più perché ha più fede, ha speranza più viva, carità più ardente, e l’altra può essere meno… Cosicché il paradiso ce lo prepariamo noi, veramente noi! Sì.
E coloro che non lo ricevono Gesù? Quelli che combattono la sua dottrina e non credono? Quelli che non accettano l’insegnamento della Chiesa, che Gesù ha stabilito infallibile per insegnare agli uomini le verità che salvano? Quelli che non fanno le opere buone, non sperano nei meriti di Gesù Cristo, nella sua passione e morte; quelli che non amano Iddio né amano il prossimo: amano se stessi (egoismo) cercando quello che è più comodo per loro, quello che è di maggiore stima verso gli uomini, quello che soddisfa più le passioni. Tutti questi non accolgono Gesù. E non l’hanno accolto Gesù, «sui eum non recepérunt»5 [Gv 1,11]: quanti Giudei si sono opposti!
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Anzi, bisogna – si diceva – che uno muoia per il popolo [cf Gv 11,50; 18,14] e cioè decisero di farlo morire, Gesù, e tanto si impegnarono in questo diabolico disegno che finirono col vederlo sulla croce. Oh!, costoro non l’accolsero!
Ma [chi] accolse bene, invece bene, Gesù e gli apostoli, fu soprattutto Maria. Maria, la quale accoglieva tutte le sue parole, i suoi insegnamenti, li meditava. Maria che praticava la virtù, le virtù di Gesù nel modo più santo, più perfetto, pur nella sua semplicità di una donna che si presentava così comune, senza particolarità esteriori fuorché le particolarità di una bontà e di una perfezione molto alta, altissima! E Gesù fu bene accolto da Maria: Maria che accompagnò Gesù credendo alle sue parole, lo accompagnò fino al Calvario, lo assistette nelle tre penosissime ore di agonia. Come lo accompagnò! Come lo accolse! E come accolse ancora la sua salma quando venne deposta dalla croce! E come credette! Oh, Maria non dubitava della sua risurrezione!
Ora, come accogliamo noi Gesù? Secondo come accogliamo noi Gesù adesso, così sarà il premio del giorno della redenzione. Anime che cercano solo Gesù, la sua volontà, i suoi desideri, che non amano altro di virtù, sì; che amano solo… sotto i piedi il loro amor proprio, ecco, in una perfezione a cui tendono – non che si possa arrivare alla perfezione assoluta, perché questa è di Dio –, ma a cui tendono costantemente con l’energia della loro anima, della loro volontà e pietà, sì! Questo è accogliere Gesù nel modo più santo e più perfetto. E in pratica si risolve col vivere sempre meglio la vita religiosa e vivere sempre meglio la carità verso il prossimo. Oh, comprendessimo la carità di Gesù verso gli uomini: morire per tutti! A volte non siamo capaci a fare un così piccolo sacrificio per gli altri!
Allora, ecco, accogliere bene Gesù. In questo Tempo di Avvento esercitarsi bene nella fede, nella speranza e nella carità; e praticamente vivere sempre più perfettamente la vita religiosa, la vita religiosa la quale ha tante pratiche esterne – vi è una tecnica della vita religiosa –, ma quel che costituisce
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proprio la religiosa è ciò che sta dentro: la fede viva e la speranza ferma in Gesù Cristo e l’amore di Dio, e perciò del prossimo. L’amore di Dio: amare il Signore e per amore del Signore amare anche il prossimo. Sì! La vita religiosa quotidiana quindi già alla levata, e tutto ciò che si fa prima di arrivare in chiesa; e poi la Messa, la meditazione; e tutte le occupazioni più o meno importanti della giornata; e la sottomissione, l’obbedienza; e la carità, la bontà, l’osservanza fatta dal silenzio come dagli orari; e poi la volontà, l’impegno interiore di crescere nell’amore di Dio e del prossimo; e l’essere, tutto l’essere nostro sia di Dio, sia del Signore.
Allora il catechismo [studiarlo] bene; che ci mostri Gesù Cristo: che cosa ci ha insegnato come dottrina, che cosa ci ha insegnato come virtù, che cosa ci ha insegnato come sacrificio, perché egli è morto sulla croce per gli uomini! Allora, la carità: amare Iddio fino a dare la vita, amare il prossimo fino a dare la vita per il prossimo, per le anime! Sì. Vedere questo Tempo di Avvento che sia un tempo di perfezionamento, perfezionamento dell’interno, soprattutto. Quanto all’esterno, verrà da sé, verrà da sé come una conseguenza, come una conseguenza. Oh, l’Avvento che passa! E abbiamo subito la novena della Immacolata che è una occasione che ci dà tanta speranza per prepararci bene e santamente al Natale […]6 e a ricevere Gesù spiritualmente, e a riceverlo sacramentalmente nella Notte di Natale. Vivere sempre più perfettamente la vita religiosa in particolare nell’interno, nell’interno.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 43/58 (Nastro archivio 47b. Cassetta 47, lato 2. File audio AP 047b). Titolo Cassetta: “Prepararsi alla venuta di Gesù”.

2 Vangelo: Lc 21,25-33. Il brano viene letto da una Apostolina. Anche se è stato omesso nel passaggio dal Nastro originale al Nastro archivio, abbiamo preferito trascriverlo.

3 «A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio».

4 «Per Cristo Signore nostro».

5 «I suoi non lo hanno accolto».

6 Brevissima interruzione del nastro magnetico.