Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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18. LA COMUNIONE
Conformazione a Gesù Via, Verità, Vita

Festa del SS. Corpo di Cristo, Meditazione, Castel Gandolfo, 5 giugno 19581

Festa eccezionale quella di oggi, perché si celebra la presenza di Gesù in mezzo a noi: Io sarò con voi fino alla fine dei secoli [cf Mt 28,20]. Non è [presente] solamente in quanto assiste la Chiesa e la rende infallibile, vive nella Chiesa e la Chiesa opera per santificare le anime e guida le anime sulla via del cielo, ma proprio la sua presenza reale: Gesù, corpo, sangue, anima e divinità. Come egli era nel presepio, come egli lavorava a Nazaret al banco con san Giuseppe, come egli predicava, trattava i peccatori, cercava le vocazioni, eleggeva gli apostoli, come egli risuscitava i morti; come poi ha sofferto nell’incoronazione di spine, flagellazione, sulla via del Calvario e sopra la croce. Vivo e vero, e glorioso nello stesso tempo, perché le sue ferite, le sue piaghe, ora sono a gloria. Come egli ha vinto, con le sue sofferenze ha vinto l’inferno, ha glorificato Iddio e ha conquistato la grazia per la salvezza delle anime.
Oh! Fermiamoci sopra un punto solo: quello che è indicato lì, nel Libro delle preghiere, e cioè fare la Comunione e ordinare2 la nostra pietà in conformità alla divozione a Gesù Maestro, Via, Verità e Vita3.
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Gesù viene a noi e che cosa nutre: il corpo forse? Chi mangia la mia carne, avrà la vita [cf Gv 6,54]. Ma quale vita? La vita naturale o la vita soprannaturale? La vita soprannaturale. Viene a noi come Verità e allora il nutrimento è nella nostra mente: ci porta la verità. La Preparazione deve essere un atto di fede per cui noi ci disponiamo: da una parte facciamo un atto di fede, e dall’altra parte protestiamo4 la nostra fede e vogliamo aumentare in noi la fede e preghiamo che Gesù alimenti in noi la fede. Un atto di fede: nutrimento per la nostra mente, per la nostra intelligenza.
Poi Gesù viene a noi come grazia, come Vita. E allora: che Gesù santifichi il nostro cuore. Nutra il nostro cuore, di che cosa? Di desideri santi. Desideri che riguardano la gloria di Dio e riguardano la pace degli uomini, desideri che riguardano, quindi, la nostra santificazione, la nostra unione con Dio: stabilire il nostro amore in Dio. E rivedendo tutte le altre cose, le altre tendenze, poco a poco: la superbia, per esempio, o i vani attaccamenti a qualche cosa, sì; facendo posto all’amore verso Dio e verso il prossimo e ottenendo uno spirito di preghiera sempre più intimo, un’unione sempre più stretta con Gesù, in maniera di poter dire: «Vi amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa»5.
E Gesù viene a rafforzare la nostra volontà, sì. «O salutaris Hostia – diciamo – …da robur, fer auxilium»6, dà a noi coraggio, portaci aiuto. Sì. Abbiamo da chiedere che fortifichi la nostra volontà, e che la nostra volontà si stabilisca nella sua, nella volontà cioè di Dio, nella volontà di Gesù.
Così, nutrendoci di Gesù Cristo, poco a poco la nostra mente penserà come pensava Gesù. Per esempio: beati i poveri, beati i miti, beati quelli che piangono le loro colpe, beati coloro che soffrono perché saranno consolati, beati coloro
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che hanno fame e sete della giustizia di Dio, eccetera, del regno di Dio, della santità [cf Mt 5,1–12]. Sì, la nostra mente penserà come Gesù, e la mente della religiosa va lì a pensare come Gesù sulla vita religiosa che è la vita di perfezione, spesa poi bene. Perché la religiosa, oltre agli altri punti del Vangelo che si predicano più spesso ai fedeli, ha anche dei punti del Vangelo che sono propri e, cioè, sono quelli, i punti del Vangelo, che costituiscono i consigli evangelici, costituiscono i consigli evangelici. Quindi, ad esempio, pensare che questa è la vita più perfetta, e che guadagna più meriti sulla terra e una maggior gloria in paradiso. E pensare secondo Gesù sopra i consigli evangelici: cioè come egli ha stimato, praticato la povertà, come l’ha predicata.
Ecco, che i nostri pensieri siano religiosi, più avanti, siano come pensieri di religiose. E vedere un poco il distacco che c’è tra la religiosa e il mondo. Il mondo sta con noi… è solo teso verso le comodità e verso le ricchezze e verso lo star bene. La religiosa invece è tesa, secondo Gesù, verso la povertà, affinché attraverso la povertà si acquisti la maggior ricchezza che è il paradiso; si acquistino maggiori meriti, maggior santità. Acquistare la mentalità religiosa, un modo di pensare da religiose e così allora, se pensiamo così, dopo parleremo come religiose, religiosi, e parleremo come da religiose. Quando avete detto ai vostri genitori: Io non voglio un’altra vita, voglio Gesù, allora avete parlato da religiose. Questi pensieri, però, possono essere un po’ superficiali e sentiti solamente in certi momenti, oppure divengono […]7.
Già Gesù ci ha nutriti bene nella vita8. E quello che si dice della vita religiosa si può dire di tutti gli altri […], gli altri punti della dottrina cattolica…
Ma in primo luogo questo: che divengano i pensieri che riguardano la vita religiosa, la dottrina che ci ha dato Gesù sulla vita religiosa, che divengano il nostro modo di ragionare, di pensare, il nostro modo di ragionare e di pensare, sì!
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E come è diversa la vita del mondo: sempre vorrebbero avere! La religiosa rinuncia ad amministrare e tenere in uso per sé quello che ha come uso (non come proprietà, eccetera); così gli altri pensieri che riguardano la vita religiosa, specialmente la castità e l’obbedienza. In Gesù, no [la vita del mondo]!
La Comunione della religiosa è un po’ diversa dalla Comunione dei semplici fedeli. I semplici fedeli vanno fino a un certo punto della dottrina di Gesù; ma quello che non fanno i semplici fedeli, lo fa la religiosa, e cioè va ad abbracciare tutta la dottrina, anche quella che è insegnata da Gesù come pratica dei consigli. Sì. Così la religiosa ha un cuore per Dio, deve avere il cuore di Gesù che batte per il Signore e batte per le anime. Pulsa, palpita per il Signore, per le anime. Non cerca di apparire, di esser stimata, non cerca la felicità nel mondo, per esempio; cerca la felicità nel Signore e il suo cuore è tutto teso verso Gesù Eucaristico, è tutto teso verso il Signore. Ama la pietà mentre che gli altri amerebbero i divertimenti, per esempio; ama l’unione più stretta con Gesù mentre gli altri cercano unioni che non sono con Gesù. Così Gesù, allora, stabilisce la dimora nel cuore e alimenta questi nostri sentimenti soprannaturali. La religiosa deve far la Comunione molto più perfetta, appunto perché ha da stabilirsi in una vita più perfetta; e la vita è di pensieri e di sentimenti e di carità, di opere.
Così domandare al Signore che ci dia la grazia di aver solo la volontà di Dio ogni momento. Sì. I fedeli possono scegliersi, per esempio, quest’oggi vado a Messa prima… vado a Messa solenne: si fan l’orario. La religiosa non se lo fa: è fatto e si segue.
Quindi Gesù, venendo nell’anima della religiosa, alimenta anche la volontà e la porta ad un esercizio più perfetto di virtù, il compimento più perfetto della volontà di Dio. È diversa la Comunione. I fedeli vorranno pregare per osservare i comandamenti e vivere nell’osservanza, obbedire a Dio, quando se non obbedissero commetterebbero peccato, meriterebbero l’inferno. Invece la religiosa anche per far piacere a Gesù. E
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obbedisce non scegliendosi mai anche le cose buone, non se le sceglie… neppure il modo di pregare si sceglie: è già stabilito, eh sì, è conformato ad una spiritualità particolare. Non si sceglie niente: essa ha dato la sua volontà a Dio e non vuole più altro che ciò che vuole Dio. Non si sceglie neppure il bene da fare, ma sceglie quel che è comandato, perché è più perfetto eseguire quello che è comandato. Anche se a noi apparisse più perfetto o diverso [altro], il religioso che s’impegna e impegna la sua volontà nell’obbedienza, facendo quel che è comandato, fa sempre il meglio, perché il meglio è quello che è comandato, non quel che è scelto. E quindi san Francesco di Sales ebbe9 a dire: È molto più lodevole chi accetta a tavola quel che portano, senza preferenze, che non chi volesse scegliersi dei cibi disgustosi per far penitenza, ma scelti da lui10. Una penitenza scelta.
La religiosa conduce una vita in cui non c’è né il volere né il non volere; c’è solo quel che piace a Dio, come Gesù: «Quae placita sunt ei facio semper» [Gv 8,29], faccio sempre quel che piace al Padre Celeste. Allora abbiamo da camminare in questo, in questa volontà11.
La Comunione allora va fatta così: cercare il nutrimento. Il mio corpo è veramente cibo12 [cf Gv 6,55]: cibo dello spirito, cibo del cuore, cibo della mente, cibo della volontà. E allora se noi lasciamo che la Comunione produca i suoi effetti in noi, e Gesù si sostituisca a noi nei pensieri, nei sentimenti, nei desideri, eccetera, allora «vivit vero in me Christus» [Gal 2,20], vive in me Gesù Cristo.
Adesso vi benedica il Signore.
Oh! Così è intonata la Preparazione eh!, e così è intonato il Ringraziamento nel Libro delle Preghiere; come poi è intonato così pure il modo di fare la Visita, e il modo di fare
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l’Esame, e il modo di assistere alla Messa e di preparare13 il Ritiro, conformemente alla divozione a Gesù Maestro, Via, Verità e Vita.
Oh!, in questi giorni dedicati al Corpus Domini chiediamo la grazia di fare così bene la Comunione e insieme di assistere bene alla Messa e di far bene la Visita in questa forma: leggendo quel che c’è di introduzione, di spiegazione nel Libro delle Preghiere, perché le formule sono tanto importanti, ma di più importante ancora è la spiegazione, che dà lo spirito con cui parla nelle parti lì, parla14.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 24/58 (Nastro archivio 27b. Cassetta 27, lato 2. File audio AP 027b). Titolo Cassetta: “Vivere conformi a Gesù Via, Verità, Vita”.

2 Dice: ordinando.

3 Le Preghiere della Pia Società San Paolo, (Preghiere), ed. 1957, pp. 22–29. Era questa l’edizione del Manuale di preghiere in uso in quel momento. Cf GIACOMO ALBERIONE, Preghiere. Orazioni composte dal Fondatore della Famiglia Paolina, Roma 2007, pp. 80–87.

4 Vedi nota 9, p. 141.

5 Le parole iniziali dell’Atto di carità, una delle preghiere recitate comunemente al mattino, ritornano nell’ultima frase della formula dell’Atto di carità in Preparazione alla Comunione: Preghiere, ed. 1957, p. 24; cf ed. 1985, p. 46.

6 «O salvifica Ostia… dà forza, reca aiuto»: penultima strofa dell’Inno Verbum supernum prodiens di san Tommaso d’Aquino. Cf Breviarium Romanum, In festo SS.mi Corporis Christi, Ad Laudes, Hymnus.

7 Nastro originale cancellato erroneamente per circa 3 secondi.

8 Parola incerta.

9 Il PM sembra che dica: ordinò lì.

10 SAN FRANCESCO DI SALES, Filotea, III, 23.

11 Parola incerta.

12 Con questo versetto iniziava il Vangelo della Messa del giorno.

13 Parola incerta.

14 Espressione incerta.