27. IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
La via dell’amore a Dio e al prossimo
Domenica XVII dopo Pentecoste, Meditazione, Castel Gandolfo, 21 settembre 19581
«In quel tempo: S’accostarono a Gesù i Farisei, uno dei quali, dottore in legge, lo interrogò, per tentarlo: Maestro, qual è il maggiore comandamento della legge? E Gesù gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento; il secondo poi è simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti. Essendo adunque adunati i Farisei, Gesù li interrogò dicendo: Che vi pare del Cristo? di chi è figlio? Gli rispondono: Di David. Ed egli a loro: Come dunque David, in spirito, lo chiama Signore, dicendo: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, sinché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi? Se dunque David lo chiama Signore, in qual modo è suo figlio? E nessuno poteva replicargli parola; né vi fu chi ardisse, da quel giorno in poi, d’interrogarlo»2.
Questo Vangelo, nella sua prima parte, ci dice proprio dove consiste la perfezione e come si adempiono i due primi precetti, i precetti dell’amore, e cioè l’amor di Dio: con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta la volontà; e l’amor del prossimo: come te stesso, in modo simile all’amore che tu porti a te stesso.
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Vi sono anime le quali vanno cercando la via dell’amore e sono desiderose di arrivare al perfetto amore a Dio; però forse, quanto [riguarda] sia al comprenderlo e sia al praticarlo, non seguono con semplicità il Vangelo. Il Vangelo è chiaro: Con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte, con tutte le forze, con tutta la volontà…; il prossimo come te stesso. Se in noi la mente è unita a Dio e il cuore è unito al cuore di Gesù e la nostra volontà è unita alla volontà di Dio, allora ecco, l’amore verso il Signore è perfetto. E così parlando dell’amore riguardo al prossimo: Amerai il prossimo come te stesso, in modo simile; e cioè, tutto il bene che tu vuoi per te, volerlo per gli altri, volerlo per il prossimo. Si capisce, in modo simile: come te stesso. E non solamente volere il bene, ma pensare il bene, ma desiderare il bene, ma aiutare a portare del bene al prossimo, quanto è possibile.
La perfezione, dunque, sta in primo luogo nell’amore con la mente: quando noi siamo uniti a Dio di mente, e cioè i nostri pensieri sono secondo la verità e secondo la rivelazione di Gesù Cristo – secondo cioè le verità naturali e secondo le verità predicate, manifestate da Nostro Signore Gesù Cristo – …e così3 noi giudichiamo le cose secondo Gesù Cristo. Ecco, in primo luogo [questo].
Facendo qualche esempio, Gesù ha annunziato, nel suo Discorso della montagna, le beatitudini [cf Mt 5,1–12]. Arrivare a pensare come Gesù, come Gesù si esprime nelle beatitudini, vuol dire arrivare all’unione di mente con lui, avere cioè gli stessi pensieri e giudicar le cose secondo [come] lui le ha giudicate e vederle, tutte le cose, in Dio, in Gesù Cristo: Vive in me Cristo [Gal 2,20] nella mente. Gesù dice: Beati i poveri… E noi, pensiamo così? Gesù dice: Beati i mondi… E noi, pensiamo così? Gesù dice: Beati quei che piangono... E noi, pensiamo così? Beati quei che han fame e sete della giustizia di Dio… E noi, pensiamo così? Beati quelli che soffrono... E noi, pensiamo così? Beati quelli che sono perseguitati… E noi, pensiamo così? E sarete beati quando diranno ogni
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male contro di voi – mentendo però –, perché allora il vostro premio è grande in cielo. Il pensare del mondo è tanto diverso dal pensar di Gesù Cristo, e amare Gesù Cristo vuol dire pensare come lui, in primo luogo.
Se Gesù dice: Beati i poveri, il mondo grida: Beati i ricchi che se la godono; mentre che i religiosi professano la povertà, povertà spirituale, cioè il cuore distaccato da ogni cosa; e vogliono praticar la povertà secondo lo spirito e la lettera delle Costituzioni. Ecco, allora nel mondo, dicendo beati i ricchi che se la godono in questa vita, i pensieri son tanto discosti dai pensieri di Gesù, cercano altro che Gesù, che non Gesù, che non quello che è perfetto, che è più santo. Mentre che la religiosa se si sforza a pensare a questa beatitudine e uniforma i suoi pensieri ai pensieri di Gesù... allora, ecco che si viene ad aver la mente unita con Gesù.
Questo è un punto: Beati i poveri… ma poi ci sono tutti gli altri. Per esempio, beati i miti, beati quei che hanno la mitezza: non quelli che si vendicano, non quelli che pensano il male, quelli che vogliono del male oppure si irritano per qualche disgusto che è venuto da altri, o in altra forma… l’irascibilità. Beati i miti. Il mondo invece pensa diverso: gli altri sono furbi, quelli che avendo ricevuto un dispiacere, una pena, la fan pagare e pensano il male e conservano il rancore e si irritano e portano in cuore il disgusto fino a mostrarsi con chi ha offeso, mostrarsi molto disgustato, fare il broncio, eccetera…
Il pensare come Gesù… Le otto beatitudini indicano i pensieri segreti e quel che pensava Gesù delle cose del mondo; e le cose che si hanno da fare nel mondo, nella vita nostra, quando noi uniformiamo i nostri pensieri a Gesù.
Ecco, due apostoli, Giacomo e Giovanni, avevano sentito che Gesù sembrava fare preferenza a Pietro… e allora ecco un po’ d’invidia. Sì, Pietro messo prima di loro, loro che erano i cugini di Gesù4. E allora vanno dalla madre e si raccomandano che la madre interceda presso Gesù; e la madre si presta
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e si rivolge a Gesù: Di’ che questi due miei figlioli, nel tuo regno, abbiano da sedere uno alla destra e l’altro a sinistra, ecco. E questi son pensieri mondani. Gesù risponde: Potete bere il calice che io berrò?. E loro pronti: Possiamo; ma non avevano capito quale fosse il calice: era il calice della passione. Oh! Ma Gesù insiste: Berrete il calice che io dovrò pure bere prima di voi, ma dare poi i posti nel regno dei cieli non appartiene a me, ma appartiene al Padre mio e li darà a quelli a cui li ha destinati, e cioè secondo i meriti. Gesù, il Padre Celeste già vede i meriti di ciascheduno. Oh! Ecco la diversità del pensare di Gesù e del pensare di quella donna, la quale era pur buona ma aveva pensieri mondani. Accompagnare Gesù e bere il calice che Gesù avrebbe bevuto, ecco: questo è il compito e ciò che dovevano pensare i due apostoli; quanto poi a dare i primi posti nel regno dei cieli, allora, ecco, questo sarebbe stato fatto dal Padre Celeste secondo i meriti di ciascheduno [cf Mt 20,20-23]. Pensare come Gesù. Il Vangelo non basta leggerlo, bisogna assimilarlo fino a pensare come Gesù pensava. Sì.
E in quel medesimo discorso in cui sono annunziate le beatitudini, Gesù dà altri insegnamenti, vari insegnamenti... per esempio: evitar le ipocrisie, essere schietti, sì; e non voler solamente essere creduti mortificati e digiunanti, ma invece il digiuno sia compìto davanti al Signore e non si pretenda che sia riconosciuto dagli uomini, sì; e le nostre mortificazioni non è necessario… anzi non dobbiamo così facilmente lasciarle apparire agli uomini, ma dobbiamo fare le cose davanti a Dio secondo il suo volere! E meno cerchiamo la gloria del mondo e più noi siamo uniti nelle nostre intenzioni a Gesù, che faceva tutto per la gloria di Dio e per il bene e la salute delle anime [cf Mt 6,1-6.16-18].
Pensare come Gesù con tutta la mente. È un gran lavoro sostituire i nostri pensieri coi pensieri di Gesù! Ed è una grande prova… e anche grazia che dobbiamo sempre chiedere a Gesù, perché alle volte ci sembra di vivere più la tecnica della vita religiosa che non il vero spirito della vita religiosa. Tutta la mente! La religiosa fa professione di lavorare per la
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perfezione e questo è il suo compito principale nella vita. Ora, questa perfezione in primo luogo sta nel pensare come Gesù: perfezione della mente, santificazione della mente, sì! È un gran lavoro questo! E noi, se stiamo bene in chiesa alla presenza di Gesù Sacramentato nelle Visite, allora possiamo entrar nell’intimità dei pensieri di Gesù e pregare Gesù che ci dia la sua luce perché possiamo vederci, domandargli il dono dell’intelletto… il dono dell’intelletto che Gesù, per mezzo dello Spirito Santo, comunica alle nostre anime; così quando ci nutriamo di Gesù nella Comunione, in primo luogo è il nutrimento della mente, lo Spirito: egli che dà la ragione perché ogni uomo illuminato conosca Dio e conosca le verità fondamentali. E poi, Gesù Cristo era pieno di verità e di grazia… e comunica le verità: le ha comunicate, in generale, nella sua rivelazione e le comunica, in particolare, le fa entrar nella nostra anima. La religiosa non ha da vivere soltanto la tecnica della vita religiosa, ma ha da vivere soprattutto lo spirito interiore: la perfezione. Qual è il massimo comandamento? Anche i cristiani migliori non lo compiono precisamente come dice Gesù: con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze. Ma chi si consacra a Gesù e vuole pensare proprio come Gesù e volere ciò che vuole Gesù, operare secondo Gesù, amare secondo il cuore di Gesù: questi tendono veramente alla perfezione, cioè all’adempimento completo del primo comandamento. Sì. Quando noi arriviamo a pensare come Gesù, la nostra vita prende un altro indirizzo. Siete arrivate a pensare come Gesù in tante cose e il frutto esterno c’è e si vede, perché si ama il distacco e si vuol concentrare il cuore non in una famiglia ma in Dio; e si vuole compiere quel che è più perfetto, e cioè quello che è stabilito nella vita religiosa, quello che è più perfetto. Ecco. Però, preso questo lavoro di perfezionamento, noi abbiamo da compierlo ogni giorno. È un edificio spirituale da costruire: aggiungere un mattone tutti i giorni!
Certo, bisogna concentrare poi il cuore nel cuore di Gesù, e cioè avere gli stessi desideri che aveva Gesù della gloria del Padre, del bene degli uomini; e certo, bisogna uniformarsi
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ancor più… la nostra volontà ai voleri di Dio, anche quando non li capiamo; ma primo è sempre la santificazione della mente.
Quando è che arriveremo al raccoglimento che aveva Gesù nella preghiera, che aveva san Luigi5 nella preghiera? Quando arriveremo noi a pensare sempre soprannaturalmente? Quando faremo un po’ un taglio netto da certi ragionamenti degli uomini che considerano solo la vita presente, un taglio netto dai ragionamenti degli uomini per sostituire i pensieri, i giudizi, i desideri, i sentimenti che ha Gesù in noi?! Allora si arriva fino a questo: che realmente vive Cristo in noi. Punto altissimo, ecco… punto altissimo: «Vivit vero in me Christus» [Gal 2,20]. E se leggiamo le Lettere di san Paolo, il quale pronunzia tale sentenza, vediamo bene come pensava egli: il suo ragionare, e ogni parola che scriveva, era conformato a Cristo; era un’applicazione del pensiero divino del Vangelo alla vita, alle circostanze; era una predicazione delle verità insegnate da Gesù Cristo.
E allora vediamo se noi amiamo il Signore in primo luogo con tutta la mente, per venire poi ad amarlo con tutte le forze e con tutto il cuore.
Poi riguardo all’amore verso il prossimo, amarlo cioè il prossimo come noi stessi: ecco, questa è la regola divina, sì. Potremo ragionare un’altra volta di questo. Ma intanto fissarsi bene su questa mutazione di pensieri e su questa diversità che ci deve essere tra i pensieri del mondo, delle famiglie, e i pensieri della religiosa. Vestire l’abito e mettersi il velo sul capo vuol dire conservare tutta la mente a Gesù e prendere i pensieri di Gesù in totale, in totale! Non che crediamo solamente ai dodici articoli di fede che sono nel Credo, ma che crediamo a tutto quello che è insegnato sia come dottrina teorica e sia come dottrina pratica! Cambiare la nostra mente: e in questo sta la parte fondamentale
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dell’amore di Dio. Domandiamolo a Gesù quando viene nel nostro cuore per la Comunione. Non è un cibo umano che deve nutrire il corpo… deve nutrire lo spirito! «Il Pane che io vi darò» [Gv 6,51] è il Pane celeste, il Pane dello spirito, è Dio stesso che si fa nostro cibo, nostro cibo, per alimentare le nostre facoltà: la mente e la sentimentalità (il cuore) e la volontà. Alimentare lo spirito.
Riceviamo bene la Comunione e capiamo anche bene allora cosa sia una comunione spirituale6, questa unione con Gesù: unione di mente, di cuore, di volontà a Gesù.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro originale 45/58 (Nastro archivio 46a. Cassetta 46, lato 1. File audio AP 046a). Titolo Cassetta: “Beatitudini e vita religiosa”.
2 Vangelo: Mt 22,34–46. Il brano viene letto da una Apostolina, e citato liberamente dal PM all’interno della meditazione.
3 Dice: secondo.
4 Vedi nota 6, p. 134.
5 San Luigi Gonzaga (1568-1591), primogenito del marchese Ferrante Gonzaga di Castiglione, entrò nella Compagnia di Gesù e visse in modo eroico una vita dedicata alla preghiera, alla mortificazione e alle opere di carità. Fu proclamato patrono dei giovani nel 1729.
6 Cf Preghiere, ed. 1957, pp. 29; 53.