Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XX. SULL'ESEMPIO DI PIO X
Benediciamo il Signore perché di tanto in tanto vuole consolarci con funzioni così belle che ormai si ripetono a date determinate, ogni anno.
Oggi, la festa di Maria, madre del divin Pastore, Maria che deve formare il cuore delle pastorelle. Ha formato il cuore del primo Pastore: «Dal sangue suo virgineo», (a) che formi il cuore di tutte le aspiranti affinché sia un cuore umile, un cuore generoso, un cuore pio, e sia un cuore specialmente amante: amante di Gesù buon Pastore, amante delle anime.
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Quest'oggi ancora è la memoria di san Pio X, ed è da ricordarsi nello stesso tempo l'ultima enciclica, la seconda enciclica per ordine, del santo Padre, del sommo Pastore, sopra il Curato d'Ars il grande modello che san Pio X aveva proposto ad imitazione e a protezione dei parroci: mirabile sacerdote, mirabile pastore, mirabile parroco.
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Oggi i genitori delle figliuole che hanno presentato al Signore: col loro cuore, con la loro presenza qui; sì, le avete preparate voi stessi.
Quando i genitori sono veramente pii e imprimono nel cuore delle loro figliuolette il timore di Dio, il timor del peccato cioè, e l'amore a Dio, il desiderio di amare sempre più il Signore, ecco, alle volte operano inconscientemente per quel che succederà, non lo sanno ancora; ma essi intanto preparano un bel fiore che a suo tempo presenteranno al Signore, a Gesù, qui: a Gesù l'avete presentato!
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Oggi vi è anche un incontro così disposto dalla gentilezza della divina provvidenza: parroci che han preparato queste figliuole, parroci che le han mandate, parroci che le riceveranno in aiuto. Che felice incontro è questo! Preparate, e hanno preparato a se /stessi/ (a) un aiuto nelle parrocchie. E preghiamo il Signore che questo aiuto possa estendersi a tante e tante parrocchie che hanno bisogno e che aspettano e che insistono, sì, per avere questo aiuto, avere le suore pastorelle.
L'altro ieri avevo ricevuto una lettera dalla Colombia: «Ma non ce le vuol proprio mandare le suore pastorelle in Colombia?», dicevano come un rimprovero filiale. «Bisogna che ci siano per mandarle» ho risposto subito. Sì, già in Brasile fanno tanto bene, già operano in varie parrocchie e confidiamo che poi passeranno ad altre nazioni, come prima erano andate anche in Australia.
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Devo ricordare che le suore escono come le vocazioni d'ordinario dalle famiglie modeste, come san Pio X, come l'attuale Papa, ma famiglie in cui vi è morigeratezza, vi è timor di Dio, vi è pietà. Famiglie numerose per lo più. In questi giorni si è stati dal Papa e il Papa a un ingegnere costruttore domandava: «E lei, quanti figli ha?» - è ancor giovane l'ingegnere, relativamente - «Sei figli».
«Ah, ricordi, ricordi che al mio paese c'è un proverbio che dice: E' benedetta quella famiglia dove nel focolare bolle una grossa pentola». E voleva dire: «Dove ci son molti figli». Fate bollire una grossa pentola! (a).
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Oh, e un'altra cosa: quest'anno è stata data l'approvazione pontificia alle suore pastorelle; il che porta diversi vantaggi e le mette in una stabilità definitiva per quanto riguarda la loro congregazione. Tra i vantaggi sono per loro un maggior impegno alla santificazione e all'apostolato nel servizio parrocchiale; e per riguardo invece alla congregazione, in generale quello che dipendeva dai vescovi singoli, dell'autorità dei vescovi nelle rispettive diocesi, viene qui a dipendere dalla santa Sede. Quindi le pastorelle dipendenti dal sommo Pastore, il Papa.
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Oh, ricordando che quest'oggi la Chiesa festeggia il santo pastore Pio X, tre cose specialmente nel breviario ho notato. Primo, il suo amore al catechismo (e ha anche composto il catechismo che va sempre sotto il nome, ancora oggi, di «Catechismo di Pio X»).
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Fare il catechismo, fare il catechismo, fare il catechismo! Sì, farlo e frequentarlo, si capisce bene, <e> perché il catechismo è la piccola teologia dei piccoli, che poi si allarga, passando di classe in classe, e finché, se alcuni continueranno per la via sacerdotale, arriveranno alla teologia grande, quella che hanno studiato i parroci. Ma bisogna cominciare da quella piccola: tutti, tutti! Nessuno, eh, può farne a meno, e non si dica neppure per ischerzo che ora il figlio ha già ricevuto la prima comunione, ha già fatto la cresima, ha già dieci anni, ne ha dodici... Tutta la vita! Noi, <io per> io studio la teologia tutti i giorni, che è il catechismo grande per noi. Ora, perché ne avrebbero - diciamo così - come di cosa superflua se, crescendo in età, non si facesse più conto del catechismo, non si andasse più all'istruzione religiosa?
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Continuare, continuare anche per i nuovi pericoli dei tempi, e continuare perché, crescendo nell'età, dobbiamo sempre più unire i nostri pensieri a Dio, quei pensieri santi, perché ci meritano poi la visione eterna di Dio. La visione eterna di Dio, la felicità eterna!
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Secondo: san Pio X ha aperto ai bambini <la grazia> la porta per la grande grazia: comunione appena l'uso di ragione, comunione frequente. Poi le facilitazioni che ha fatto per tutti a ricever la comunione, e particolarmente per i malati, e facilitazioni che sono ancora state allargate ultimamente dal santo Padre Pio XII.
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Frequentar la comunione! Che questi bambini siano nutriti del pane eucaristico, del pane celeste! Che egli, Gesù, ne sia sempre il padrone, che sempre abiti in quelle piccole anime. Cresceranno [a] consolazione dei genitori, consolazione dei parroci e poi condurranno una vita assai migliore.
Frequentar la comunione! Ci vuole il pane quotidiano, sì, per il corpo; ma ci vuole il pane che, almeno almeno quanto è possibile frequentemente, eucaristico sia mangiato, il pane eucaristico! Di che cose si nutrisce l'anima? Di un pane celeste ecco! Non che siano come quella gente che muoiono di fame. Quando Gesù ha predicato dopo ha detto: «Diamo da mangiare a questa gente che da tre giorni mi segue e non ha pane e, se li rimando per istrada così, prima di raggiunger le loro case, verranno meno le forze» [cf. Mt 15,32]. E chi abbandona l'eucarestia perde le forze spirituali.
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Poi nel breviario abbiamo letto non solo del santo Padre Pio X, ma altri insegnamenti oltre quelli dati, però questa insistenza di lui sopra il vivere che egli aveva fatto: «Son nato povero, vissuto povero e muoio povero», testamento! Poi la raccomandazione, quella che volevo ricordare adesso: carità. L'uomo della carità è stato e ha sempre predicato la carità ed egli era un esempio vivo di carità e di bontà verso tutti.
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Spargete, voi pastorelle, andando nelle parrocchie, la benevolenza, la bontà! Che si vogliano bene tutti! Che ci vogliam bene tutti, perché dobbiamo trovarci in paradiso tutti assieme. Preparare quella vita eterna che è carità con la carità quaggiù. Sì, volersi bene!
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Quindi tre cose: primo, che ci sia la comunione frequente, comunione frequente; secondo, il catechismo; terzo, la carità fra tutti, particolarmente che i parrocchiani siano tutti collegati, uniti col parroco che è il loro padre, che è quello che deve aprire a loro le porte del cielo, che veglia sopra di loro. Tanti nelle parrocchie, almeno in certe parrocchie, non conoscono le pene che può avere, le preoccupazioni, le premure, le sollecitudini, le preghiere di un parroco per i parrocchiani. Tanti non le capiscono, ma voi che siete intelligenti, voi che amate la vostra parrocchia e il vostro parroco, comprendete bene: cooperare con lui! E' il tempo in cui il laicato tutto deve darsi a un apostolato, perché /Et mandavit illis unicuique de proximo suo/ (a) [Eccl. 17,12], tutti abbiam da pensare alla salute degli altri. E allora collaborare col parroco in dipendenza e in corrispondenza, nello stesso tempo sì. E allora ecco tutti <co> lavoriamo.
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Mandateci poi vocazioni affinché si possano contentare più numerosamente parroci che chiedono e <la loro> la missione delle pastorelle si venga a compiere ogni giorno più largamente, più largamente sì, a gloria di Dio, a gloria di Gesù buon Pastore e a santificazione delle anime.

Albano Laziale (Roma)
3 settembre 1959

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284 (a) Dalla coroncina: «A Maria madre del divino Pastore» Le preghiere della Famiglia Paolina - Suore Pastorelle, EP 1965 pag. 122.

287 (a) R: stesso.

288 (a) Tono scherzoso.

297 (a) R: Unisquisque Deus mandavit de proximo suo.