XVIII. GESU' BUON PASTORE VIA VERITA' VITA NELLA PIETA'Pregare sempre perché il Signore, Gesù buon Pastore guidi ogni anima nelle /vie della sua volontà/,(a), ma guidi anche l'istituto sempre nella via assegnata da lui, onde l'istituzione faccia dei santi, faccia delle sante e faccia delle apostole; così che, quando ci incontreremo col giudice divino, possiamo rispondere: «Ho fatto quello che mi hai manifestato, mi hai fatto conoscere. Ecco, non l'ho fatto perfettamente, l'ho fatto secondo la debolezza umana, ma ho portato la buona volontà, mi son conformato alla tua volontà, e ho sperato sempre nella tua grazia e nella tua misericordia. Tante imperfezioni ci sono; ma tu, o Signore, guarda non ai meriti ma alla bontà tua».
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Camminare nello spirito giusto: già detto in generale quanto all'apostolato e in generale quanto al lavoro spirituale. Ma il lavoro spirituale si fonda sopra le pratiche e si compie con l'aiuto delle pratiche di pietà che sono le pratiche quotidiane e settimanali e mensili e annuali. Quando c'è la pietà giusta, non c'è da dubitare che anche tutto il resto cammini secondo il volere di Dio.
Pietà sapiente, intelligente, pietà viva, pietà costante; pietà sempre conformata all'umiltà e alla fede. All'umiltà perché siamo capaci a niente, abbiamo niente da noi; e alla fede: che il Signore aggiunga grazia a grazia costantemente e ci dia insieme anche la grazia di corrispondere alla grazia.
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La visita allora divisa in tre parti: primo, per l'aumento di fede; secondo, per aumento di fortezza nell'uniformità alla volontà di Dio, e terzo, per l'aumento di grazia e di amore a Gesù, al Signore.
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Perciò nella prima parte si legge quello che è istruzione, di preferenza la bibbia, e tra i libri della bibbia quei libri che sono del nuovo testamento, in particolare il vangelo e le lettere <di san>.
Fa anche molto bene leggere gli Atti degli Apostoli per considerare come il loro apostolato è stato intralciato, contraddetto eppure nell'infermità umana, ecco si è sempre fatto sentire la bontà, la misericordia, la potenza di Dio. Sì. Dopo la lettura eccitarsi all'atto di fede, fede sempre viva, così da veder tutto in Dio e sperar tutto da Dio e ordinar tutto a Dio. Perciò l'atto di fede, l'atto di speranza e altre preghiere che ciascheduna può scegliere, fosse anche qualche mistero del rosario.
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In secondo luogo poi si ha da rafforzare la volontà nel compimento della volontà di Dio. Quindi abbiamo l'esame di coscienza per vedere come abbiamo camminato, e vedere le debolezze, e vedere le grazie che il Signore già ci ha concesse e anche il progresso che si è fatto, sì. Perciò la rinnovazione dei propositi, che siano sempre più o meno quelli degli ultimi esercizi spirituali, quelli dell'ultimo ritiro mensile. E quindi preghiere perché il Signore aumenti la nostra forza, ci renda più costanti, ci liberi dalle cadute, ci dia la grazia di compiere i doveri quotidiani, i doveri che incontriamo nel corso della giornata e nel corso della settimana e nel corso dell'anno. Sempre più la volontà di Dio in noi: «Non come io voglio, ma come vuoi tu, o Signore. Fa di me quello che ti piace, o Gesù, quello che è più conforme ai tuoi desideri e quello che procura la maggior gloria di Dio».
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Terza parte poi comprende il rosario e in generale la preghiera. Il rosario abitualmente; la preghiera poi che si aggiunge è di libera scelta, ma sempre ci sarà da comprendere la comunione spirituale per sentirci maggiormente innestati in Cristo. E per chi ha già fatto la professione, rinnovar la professione; e per chi non l'ha fatta, tuttavia può far l'atto privato di donazione al Signore, senza che s'impegni con voti se non ha già i permessi dovuti.
Così, ecco, prima parte dedicata a Gesù Cristo verità, seconda parte dedicata a Gesù Cristo via, terza parte dedicata a Gesù Cristo vita. Sì!
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Quello che si dice della visita si estende alla santa messa. La santa messa è in primo luogo per eccitar la nostra fede, e l'oggetto della fede abbiamo da ricavarlo dall'introito, dall'oremus, dall'epistola, dal vangelo e se poi c'è il credo nella messa, ecco protestar la nostra fede e, se non c'è secondo le leggi liturgiche il credo, lo facciamo da noi privatamente.
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Poi incomincia l'offerta. L'offerta: come nei primi tempi della Chiesa qui si fermavano e si raccoglievano le offerte dei fedeli, così c'è <anche> ancora un ricordo in questo nel raccoglier l'elemosina durante la messa, elemosine che servono al culto, al clero, ai poveri, alle opere di zelo. E poi ecco l'offerta di noi al Signore e l'offerta dell'Ostia divina al Signore Padre Dio onnipotente.
Sì, abbiamo non da offrir soltanto Gesù Cristo al Padre celeste, ma offrire noi stessi; in particolare offrirgli la nostra volontà, la volontà ferma, la volontà costante, usque ad mortem [Fil 2,8] come Gesù Cristo: qualunque cosa che vuoi, Padre celeste, fa' di me quello che ti piace.
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Offrendosi unicamente a Gesù Cristo, la nostra preghiera è più valida per ottenere la perseveranza e continuare a vivere ogni giorno la nostra piccola parte di sacrifici, considerando che senza immolazione non c'è santità e senza immolazione non c'è apostolato vero.
Il Signore si è compiaciuto di associarci a lui nell'opera della redenzione delle anime, quindi nell'applicazione dei meriti della croce. E questa offerta, che noi possiamo fare in unione con l'offerta di Gesù Cristo stesso al Padre, sarà tanto più gradita al Signore e sarà tanto più efficace quanto meglio è la nostra disposizione interiore.
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Poi dal Pater, dove si incomincia la preparazione alla santa comunione, andando avanti in tutta la messa, noi abbiamo da pregare.
Pregare perché la nostra unione con Gesù Cristo sia stabile, sia intima. Gesù in noi e noi in lui, Vivit vero in me Christus [Gal 2,20], sì, come ha detto Gesù: «Essi (gli apostoli) in me ed io in loro» [cf. Gv 17,26], in loro per santificarli, in loro per conferire la grazia della santità e dell'apostolato. Sì.
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I libri delle preghiere nostre riflettono abbastanza bene il senso della messa, tuttavia non riusciremo in tutta la vita a approfondire ed esaurire l'argomento della messa: sacrificio di adorazione, sacrificio di ringraziamento, sacrificio di propiziazione e riparazione e sacrificio d'impetrazione. Pensiamo che dall'altare durante la consecrazione ed elevazione partono i frutti della messa, i frutti invisibili di un sacrificio, vero, sacrificio di Gesù Cristo stesso: frutti di gloria a Dio e frutti di pace agli uomini; frutti che riguardano la santificazione del mondo, la salvezza di tutti e la salvezza nostra; frutti che vanno a tutta la Chiesa, che vanno alla Chiesa purgante, alla Chiesa trionfante; e poi a noi poveri peccatori, nobis quoque peccatoribus (a), che speriamo dal Signore, che non guarda i nostri meriti ma guarda il suo cuore, la sua misericordia e opera con noi secondo la sua misericordia.
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Pressappoco l'esame di coscienza: sempre prima sui pensieri, poi sopra le azioni - le azioni comprendono anche le parole e le opere - poi sempre sui sentimenti interiori.
E allora noi promettiamo al Signore, con buoni propositi, cambiamento, perfezionamento, santificazione dei pensieri e santificazione delle nostre attività, <dei> nostri atti e santificazione dei sentimenti del cuore, sì. Così la confessione resta completa, noi ci umiliamo intieramente davanti a Dio.
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La meditazione ha pure i tre punti: quello che ricorda ciò che si ha da meditare che può essere un fatto evangelico o una parabola, può essere la via crucis, può essere un mistero di rosario, può essere qualcheduno dei novissimi, può essere qualche verità di fede o qualche insegnamento del vangelo o qualche parte della liturgia, ecc.
Secondo, confermarci nella buona volontà di fare quel che è indicato nella meditazione, esaminandosi, proponendo, pregando. Stabilire in noi una maggior fortezza perché siamo tanto deboli e la meditazione deve appunto rafforzare la volontà.
E in terzo luogo abbiamo da pregare.
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Pregare perché possiamo e credere meglio e operar meglio. Credere sempre di più alle verità della fede e vivere sempre meglio secondo i suoi comandamenti e secondo i consigli evangelici, per chi già si è dato a Dio intieramente. Pregare!
Pregare, invocando tutti i santi del cielo; pregare invocando tutti gli spiriti beati, cioè tutti gli angioli del paradiso; pregare specialmente mettendo davanti la protezione di Maria, la sua misericordia, la sua potenza; pregare come pregavano i santi, anime che sapevano parlar di Dio.
Saper imparare questo: parlare familiarmente con Dio!
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E allora la meditazione, se non è ancora terminata, si potrà completare con qualche mistero di rosario, col segreto di riuscita, con la preghiera della buona morte, con la consecrazione di noi stessi a Maria, ecc., secondo i pensieri di ciascheduno.
Certamente, se si adopera il messalino nella messa, si entra di più nello spirito della messa medesima e noi preghiamo con le parole della Chiesa allora. Quindi non è la preghiera che facciamo noi da soli, è la preghiera fatta in unione con la Chiesa la quale ha tutto un valore particolare.
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Ugualmente si deve dire, ho già accennato ieri, della confessione e della comunione. Sempre prima la mente, l'atto di fede, pensieri santi. Poi sempre sentimenti buoni, preghiere, desideri di maggior unione con Dio, con Gesù. E sempre quindi anche la volontà ferma di seguire in tutto il volere di Dio, impetrando la misericordia e l'aumento di grazia. Ieri abbiam fatto ciò che si poteva, secondo le forze che avevamo, adesso domandiamo che possiamo credere meglio, possiamo sperare sempre meglio e possiamo amare sempre meglio il Signore. Servirlo sempre meglio il Signore, sì!
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Così a poco a poco lo spirito del buon Pastore è uno spirito che entra nella pietà come il sale entra nella vivanda. Si mette il sale in una gran pentola, ecco il sale si liquefa e va a penetrare, si può dire, tutte le molecole della vivanda che si sta preparando. Così lo spirito sempre deve essere penetrato da quello che c'insegna Gesù buon Pastore. Però il metodo, perché noi possiamo penetrarlo, per quanto è possibile a noi completamente, come lo vuole lui, com'è gradito a lui: santificazione della mente: è verità, Gesù Cristo
santificazione del cuore: è /vita/ (a)
santificazione della volontà perché Gesù è via.
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Oh, ora il Signore vi riempia della sua grazia e delle sue consolazioni. Avanti sempre. La santificazione è come la costruzione di una casa:
Domus Dei credendo fundatur,
sperando erigitur,
amando perficietur. Una casa per costruire la quale ogni giorno si porta un po' di materiale che saranno mattoni, saranno pietre, sarà cemento, sarà calce... quel che occorre in sostanza. Ogni giorno qualche cosa da aggiungere, ma sempre
credendo, fundatur, fede; e
sperando erigitur, con le opere buone, fidandoci di Dio e servendo bene Iddio con tutte le nostre forze,
sperando! E terzo
amando che vuol dire un vivere uniti a Dio, sempre più uniti a Dio, in carità.
Carità che durerà in eterno, perché la speranza cesserà quando si sarà raggiunto l'oggetto sperato, Dio. E cesserà pure la fede perché lo si vedrà Dio, non lo sapremo solamente più perché ce lo ha proposto la Chiesa questo articolo di fede da credere, ma perché vedremo. Ma rimarrà la carità e nella carità l'eterna felicità, che sarà doppia, per chi avrà fatto bene e per chi avrà fatto del bene.
Albano Laziale (Roma)
26 agosto 1959
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246 (a) R: vigne della tua volontà.
256 (a) Dal Canon missae, messale d'altare, pag. 416.
262 (a) Don Alberione ha pronunciato via, ma è ovvio che è un lapsus.