Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XI. TUTTO A DIO
Avete fede? Le grazie son proporzionate alla fede e all'umiltà. Sì, all'umiltà del cuore, poiché senza Dio nulla possiamo, e la fede: con Dio possiamo tutto [cf. Fil 4,13]. Perché a qualcheduna potrebbe venire il pensiero in mente: «Noi siam già progredite e siamo arrivate ad una sistemazione della congregazione che ci assicura una vita religiosa regolare, un apostolato che piace a Dio, piace a Gesù, piace alla Chiesa, ecc. Ma non vi è mai venuto il pensiero che il Signore abbia ancora dei disegni sopra di voi che ancora non conoscete? Mai venuto 'sto pensiero? E' un po' difficile a rispondere! Ma vi deve venire, certamente. Il Signore vuole che camminiate più avanti ancora. E quando ci presenteremo a Dio, dovremo dirgli: «Si *** e sull'istituto. Adesso aspetto la retribuzione che voi date a tutti quelli che vi servono fedelmente».
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Così ricordare sempre questo, che nel cuore del buon Pastore vi possono esser degli altri disegni di amore e di sapienza sopra ciascheduna e sopra l'istituto <e dirsi> e dire al Signore quello che si domanda in un certo oremus: «Perché siano ascoltate le mie preghiere, le mie domande di grazia, fa' in maniera che io domandi quelle grazie che piacciono a te, in maniera che il mio desiderio sia unito al tuo e cioè che io, con le grazie, compia quello che è il tuo volere».
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Quando celebro la santa messa, sempre vi tengo presente e ringrazio il Signore, il quale è stato molto misericordioso sopra di voi. E posso aggiungere che avete una vocazione di preferenza, di privilegio.
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Che cosa /può/ (a) definirsi la vita della suora pastorella? Come può definirsi? Vedete, consiste nell'adempiere i due primi comandamenti, i comandamenti fondamentali del Maestro Gesù, i due comandamenti fondamentali nella religione e nella vita religiosa.
La vita religiosa osserva completamente, quando è praticata bene questa vita religiosa, il primo comandamento di carità verso Dio, e pratica bene il secondo /comandamento di carità verso il prossimo/ (b). La religione nostra è tutta carità.
Ho letto stamattina che il Papa ha composto la preghiera per gli autisti, e nella preghiera si domanda che il Signore insegni la via della carità e della prudenza. La via della carità! Se vivete bene la vostra vocazione avete trovato la via della carità.
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Qual è dunque il primo precetto? Il dottore della legge domandava a Gesù: «/Qual è il primo e massimo comandamento?/» (a) [Mt 22,36]. E il dottore domandava questo quasi per insidiare Gesù, prenderlo in parola. Ma Gesù rispose <con> sapientemente: «/Il primo e massimo comandamento: amerai il Signor Dio con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze/» (b) [Mt 22,37-38].
Ma poi, conoscendo come il cuore di quel dottore, di quel fariseo era stretto, era pieno di egoismo, il Signore aggiunge: «/Vi è poi un secondo comandamento che è simile al primo/ (c): Amerai il prossimo tuo come te stesso» [Mt 22,39].
Ecco: il prossimo tuo come te stesso.
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La suora pratica perfettamente il primo comandamento. E pratica, la suora che è apostola come voi avete l'apostolato parrocchiale, pratica perfettamente il secondo comandamento. Dico perfettamente in quanto è possibile e in quanto si è in uno stato di perfezione, in quanto che ogni giorno cerchiamo di avanzare nella perfezione, non è vero? Oh: «Amerai il Signor Dio tuo con tutta la mente, tutte le forze, tutto il cuore». La forza del comandamento sta in quel «tutto», perché amare il Signore in un certo grado è prescritto a tutti i cristiani, ma amarlo totalmente, «tutta la mente, tutto il cuore, tutta la volontà», è privilegio delle anime che perfettamente si consacrano al Signore.
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I buoni cristiani, dico i buoni non i cattivi, i quali amano il Signore, hanno una mente divisa, un cuore diviso, le forze divise. La suora invece non ha la mente divisa, il cuore diviso, le forze divise, ma ha tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze a servizio e in amore a Dio. Perché i buoni cristiani - ecco, arrivati a una certa età, la via ordinaria è il matrimonio per chi non ha grazie particolari di vocazione - [i buoni cristiani] sono divisi, cioè: e bisogna che pensino al coniuge, bisogna che amino il coniuge, bisogna che lavorino per il coniuge e per i figli se il Signore ne dà. Ma la suora, no!
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La suora pensa a quelle cose che son di Dio, sì, per farsi santa e per far del bene. La suora non ha un cuore diviso: «Tutto mi dono, offro e consacro, tutto!». La suora non si occupa un poco per la famiglia e un poco per Dio, ma tutto per Dio. Quindi la forza è in quel «tutto». La suora pensa, la vergine pensa «quae Dei/ (a) sunt» [1Cor 7,32; 34] le cose di Dio.
Voi avete la mente tutta occupata delle cose di Dio; dovete studiare le materie di scuola anche, ma è scienza che è verità ed è ordinata ad essere usata per l'apostolato, quindi non si tratta di curiosità o di sapere per sapere, di esser soddisfatti per sapere, no; si tratta di cose che si studiano, si prendono, si imparano per farsi santi e per aiutar le anime.
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Ho veduto delle persone che imparano eccellentemente a suonare il pianoforte o il violino o va a sapere, ma per soddisfazione o per divertir qualcheduno, per qualche breve spettacolo. Oh! Soddisfazione personale: si dilettano della musica, ad esempio; eh, è cosa onesta, ma per soddisfazione. E invece per voi, per amor di Dio dovete imparare e l'harmonium e il pianoforte e il latino, e imparar l'aritmetica e imparar l'italiano, ecc. La mente è impiegata in una cosa che è per Dio, per servizio di Dio, in quanto dovete poi fare quelle cose che piacciono a Dio, che sono di servizio di Dio e di bene per le anime. La mente è occupata in quello! E se si studia, è per quello; e se si leggono libri, è per quello; e se si fanno conferenze o convegni, ecc., è per una maggior istruzione, un maggior compimento, un miglior compimento dell'apostolato, e trovare una via sempre più perfetta per raggiungere la santità. Tutto è ordinato lì.
Quindi anche nelle cose che sembrerebbero solamente notizie comuni o discorsi comuni, si ha un altro fine.
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Anche se si tiene lieta la comunità, si ha il fine, il fine di apostolato, e cioè portare una certa serenità nella vita comune, il che è cosa molto buona, molto buona perché se nella vita di comunità vi è quella serenità giusta, regolare, cristiana, e, allora la vita si vive meglio e si ha un passo più svelto; non [ci] si sente come gravati, come caricati di un peso, ma di una cosa lieta che ci rende svelto il cammino.
Tutta la mente!
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Il cuore non va diviso con una persona, va tutto a Dio: «Con tutto il cuore». Neppure si amano le persone con cui si tratta in modo umano soltanto, ma in modo soprannaturale. Guardarsi molto da certe affezioncelle che posson nascere nel cuore, <oh> che sembrano nascere sotto aspetto di bene, ma sono un'insidia del serpente. Tutto il cuore a Dio, a Dio!
Ma si devono amare i fanciulli? certo!
Amare i poveri? Certo, in ordine a Dio.
Quindi l'amore va a Dio!
Non si ama quel fanciullo tutto strappato, lurido, impertinente, ecc. per lui, che sia molto simpatico, ma perché è un'anima cara a Dio, e un'anima a cui si tende a far del bene.
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Tutte le forze, cioè tutta l'attività è ordinata a Dio. Ma siete qui a far questa vita religiosa, la quale si compone di tante cose, si passa da un'azione all'altra, ma tutto questo è attività per Dio! E siete nelle parrocchie per Dio, amando quella determinata popolazione, quegli uffici che avete da compiere nei vari apostolati che si presentano, ecc. Tutte le forze son lì. Mi pare che della salute non ne sprecate, ma la consumate, la usate per Dio. Ecco «con tutte le forze». Vi prendete sì il riposo necessario - e bisogna prenderselo - ma si prende anche in ordine a Dio; quindi si ama veramente Dio e quello che è mezzo per viver nell'amor di Dio, perché creati per conoscere, amare il Signore e servirlo. Il primo comandamento compìto perfettamente.
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Vi sono suore che alle volte domandano: «Cosa devo fare per farmi santa»? Risposta? «Amerai il Signor Dio tuo con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutte le forze, tutta la volontà», va bene? E c'è tutto! Ecco, vedere di andare a fondo, nell'esame di coscienza, se c'è il tutto. Perché qualche volta capita anche che non sia il cuore perfettamente diritto, eh... perché la persona che convive ha questo, ha quello... Qualche volta è simpatica, qualche volta può essere antipatica.
Amare il Signore!
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Secondo, amare il prossimo come noi stessi. E lo amate con l'apostolato, in generale, in quanto riguarda il vostro ufficio. Però nel prossimo prima ci sono i vicini, quelli con cui si convive, quelli della congregazione e quelle persone che son nella stessa casa. Non scoprir soltanto difetti, ma scoprire anche il bene che vi può essere. Alle volte una segreta passioncella, che si nasconde nelle pieghe del cuore, e porta a interpretare in male, oppure a avere delle gelosie, delle <ispira> tendenze, dei sentimenti che non sarebbero nel cuore di Maria e quindi non possono stare nel cuore di una suora.
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[Amare] il prossimo come noi stessi significa: desiderare agli altri quel bene che il Signore ha dato a noi, desiderare agli altri quel bene che già abbiamo noi, in ordine al tempo e in ordine alla eternità. In ordine al tempo, cioè alla vita presente: che il prossimo abbia una vita serena, che possa condurre una vita, non dico mica agiata, ma sufficientemente provvista dei beni di natura, e che gli orfani siano aiutati, e i vecchi siano aiutati, i poveri siano aiutati, che i peccatori si convertano, che le famiglie siano ordinate, siano nella pace. Quella pace modellata sulla pace che si gode in un convento ben regolato, nelle famiglie! Sì! Desiderare il bene di tutti i concittadini, di tutti i parrocchiani della parrocchia in cui si è, di tutta l'Italia, di tutto il mondo, di tutto il mondo, ecco. Desiderare il bene umano, temporale: che abbiamo salute, che guariscan dalle loro infermità, ecc.
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Riguardo poi ai beni soprannaturali: desiderare il bene che si ha. Avete la vocazione: desiderarla per tante anime, e adoperarsi, e adoperarsi! Occorre creare attorno a voi nella parrocchia, nelle istruzioni, nelle conferenze, una coscienza o, meglio, una mentalità vocazionaria. E compiere un lavoro vocazionario, sia coi bambini e sia con le bambine, sia coi giovani e sia con le giovinette. Questo gran bene della vocazione desiderarlo per tanti, per tante; domandarlo a Dio. E muoversi in quella via, in quella direzione vocazionaria. Ma se voi prendeste questo consiglio, il Signore in brevissimo tempo vi darebbe raddoppiata la casa qui, e non perché si spingano i muri ma perché se ne costruiscono degli altri.
Oh, adesso, lo mettete proprio nel cuore? Cosa ci vuole? Che Gesù lo metta proprio nel cuore, neh?, questo pensiero, anzi questa coscienza vocazionaria!
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Desiderare il bene che abbiamo noi. Noi vogliamo vivere in grazia e desiderare che tutti vivano in grazia. Che gran bene vivere in grazia di Dio, nella sua amicizia! Via serena e vita che promette una eternità felice.
Che vivessero così! Che in quella parrocchia non ci siano anime morte alla grazia, la parrocchia non sia un cimitero ma sia una regione di vivi, non di morti. Dovrebbe essere un cimitero di anime? Desiderare che vivano in grazia, e in molta grazia. Quindi che si salvino, che vadano in paradiso, e vadano in paradiso in su tanto quanto è nei disegni di Dio: le madri di famiglia, i padri di famiglia, la gioventù, gli operai... (a) /i bambini.
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Voi andate alla comunione tutti i giorni. Desiderare che frequentino i sacramenti, specialmente la prima domenica del mese, o almeno frequentemente. Desiderare che siano istruiti nelle cose di religione; che i malati si mettano bene in amicizia con Dio e ricevano bene i sacramenti della confessione, comunione o viatico ed estrema unzione. Desiderare per tutti un bel paradiso.
Questo è l'apostolato che si compone di tre parti: istruzione religiosa, formazione religiosa, pietà o culto. La suora pastorella vivendo secondo la sua vocazione, deve adempiere perfettamente i due precetti della carità, quindi di più dei semplici cristiani. Il suo cuore, la sua mente, le sue forze sono date tutte a Dio e sono ordinate anche alla salvezza delle anime.
Avanti dunque, siete nel centro, nel cuore del vangelo. Il cuore del vangelo è la carità: verso Dio e verso il prossimo/ (a).

Albano Laziale (Roma)
2 agosto 1959

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120 (a) R: si può.
(b) Così T. Omette R.

121 (a) V: Maestro, qual è il maggiore comandamento della legge?
(b) Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento.
(c) V: Il secondo poi è simile a questo.

124 (a) V: Domini.

133 (a) Il nastro si interrompe.

134 (a) Omette T. e R. Preso dagli appunti conservati nell'archivio generale di sr. M. Liliana Fava sgbp.