Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVII. GESU' BUON PASTORE VIA VERITA' VITA NELLA CATECHESI
Recitiamo molto spesso la giaculatoria: Gesù Maestro via verità e vita, abbiate pietà di noi. Il vostro spirito è incentrato in Gesù buon Pastore, Gesù considerato sotto questo altissimo titolo, che egli medesimo si è scelto: «Io sono il buon Pastore» [Gv 10,11]. Però Gesù disse anche: «Io sono la via, la verità e la vita» [Gv 14,6].
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Se da una parte vi è lo spirito pastorale, dall'altra parte questo spirito pastorale si ha da vivere completamente. E allora sia come nostra santificazione e sia come apostolato, sempre modellarsi come metodo sotto questa invocazione, sopra questa definizione che Gesù ha dato di se stesso: «Io sono la via, la verità e la vita». Che cosa significa? Significa che tutto il lavoro spirituale e anche lo studio, massimamente poi l'apostolato, hanno da tener presente, hanno da prender lo spirito che è indicato in questa definizione: Gesù Maestro, via, verità e vita.
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Perché diciamo via? Diciamo via per duplice ragione: primo in quanto che Gesù ci ha dato gli esempi, e prima egli ha fatto e poi ha insegnato. Se prima ha condotto la sua vita nell'umiltà, ecco che dopo raccomanda l'umiltà a noi: «Imparate da me, /che sono mansueto ed umile/ (a) di cuore» [Mt 11,29]. D'altra parte Gesù Cristo è la via per andare al Padre, [per] andare a Dio in quanto per le nostre adorazioni, per essere complete e accette al Padre celeste, [devono essere] appoggiate ai meriti di Gesù Cristo; le nostre suppliche, le nostre preghiere, le grazie che chiediamo, sempre: per Christum Dominum nostrum. Così la soddisfazione per i nostri peccati e l'assoluzione che riceviamo nel confessionale è per i meriti di Gesù Cristo: per Christum Dominum nostrum. E cioè noi siamo assolti da Dio per i meriti di Gesù Cristo, perdonati da Dio per la passione di nostro Signore Gesù Cristo. Ecco.
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Allora che cosa poi significa: sono la verità? La verità, e cioè Gesù Cristo è la verità sostanzialmente come Dio, la verità sostanziale. Tutte le verità sono da lui, quindi, come tutti i raggi del sole che arrivano sulla terra scaldano, ecco, sia perché vi è il grande calore del sole, e se scaldano questi raggi tanti punti della terra è sempre perché è raccolto il calore del sole, ecco, così tutte le verità rivelate vengono da Gesù Cristo, confermate, dichiarate, predicate, proposte a noi a credere.
Così anche tutte le verità che sono di ragione, per esempio l'esistenza di Dio, per esempio che l'uomo è composto di anima e di corpo, son tutte verità che procedono da Gesù Cristo: «Io sono la verità». E in cielo, lo splendore della verità! E quando noi, con la nostra mente e con gli occhi anche dopo la risurrezione, ci fisseremo in Dio per contemplare, per approfondire i misteri che oggi crediamo e allora saranno svelati. Tutto quel che si insegna di bene, di verità è sempre che procede da Gesù Cristo, Dio e Uomo.
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Poi Gesù Cristo è vita, cioè egli è la vita soprannaturale dell'uomo. Quando il bambino nasce è figlio dei suoi genitori, figlio dell'uomo, e quando invece esce dal battesimo, ecco, è figlio di Dio, ha una vita nuova che prima non aveva; e se conserva questa vita egli vivrà eternamente in cielo. Questa vita soprannaturale per cui l'uomo allora è composto di anima, corpo e grazia, è la più nobile questa vita soprannaturale, ed è quella che noi chiamiamo vita eterna: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita [eterna] [Gv 6,54], la vita eterna, sì.
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Così ci sono due vite in noi: la umana e la soprannaturale. Questa vita è data da Gesù Cristo: «Io sono la vita», procede da Dio e, se perduta da Adamo, venne riconquistata da Gesù Cristo e viene, per mezzo dello Spirito Santo, infusa nelle anime. E poi oltre che c'è questa vita, vi è anche l'energia che contiene questa vita, cioè la grazia attuale per cui noi pratichiamo poi le virtù, conduciamo la vita religiosa, la vita cristiana, il buon spirito.
Questa vita si ottiene sempre con la preghiera, coi sacramenti e particolarmente con la messa, e poi mediante le orazioni personali, le pratiche di pietà in generale. Sì.
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Ecco subito allora un'applicazione, prima applicazione all'apostolato. Il catechismo si ha da fare completo. Questa è la specialità dei vostri catechismi! Questa è la ragione per cui si son preparati i catechismi da tanti e tanti anni, almeno da quarantacinque-quarantasei anni, e son /diffusi/ (a) un po' in tutte le regioni e nazioni dove sono arrivati i nostri, le suore, sì. Il metodo, lo spirito pastorale. Il metodo via, verità e vita <o> quindi perché sia più efficace questo, sia completo. Completo in sé e porti l'uomo a dare un culto completo a Dio e a onorare Iddio con tutto se stesso! Del resto è più ragionevole; è conforme all'uomo, è conforme alla rivelazione: «Io sono la via, la verità e la vita».
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Quindi nella stessa lezione di catechismo ripeto - sempre nella stessa lezione del catechismo si devono dare tre cose assieme: la verità, la via, la vita. E alle volte, prima la verità poi la via e la vita; ma le altre volte, prima la via poi la verità e la vita. Pressappoco [è] la stessa cosa, dipende dalla domanda di catechismo che si ha da spiegare. Se è una domanda che riguarda i comandamenti, cioè la via, allora prima la via, poi si dirà la verità, poi si dirà la vita. Se è una domanda che invece riguarda i sacramenti, la preghiera, prima si dice la <via> vita poi si dirà la verità e poi la via. E se prima è una domanda del credo o cioè che /riguarda/ (a) la religione, le prime verità fondamentali del catechismo, prima si dirà: «Io son la verità». Si dà prima la verità e poi la via e poi la vita.
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Facciamo un esempio: chi ci ha creati? Ci ha creati Iddio. Ecco, questa è la verità. Però mentre che noi spieghiamo che questa è la verità e portiamo le ragioni per cui noi crediamo di essere stati creati da Dio, dobbiamo aggiungere: che insegnamento a noi viene da questa verità? Che insegnamento morale? Se sono creato da Dio, sono di Dio, quindi devo star nell'umiltà, perché niente ho che sia mio, tutto è di Dio. Dio ha creato l'anima nostra, ha creato il mondo, ha creato l'uomo, ecco: tutto viene da Dio. Allora, l'umiltà.
Poi l'adorazione: il padrone supremo di tutto, Dio. Devo dire che egli è il mio principio e sarà pure il mio fine cioè l'eterna felicità.
Quindi in terzo luogo spiegare la vita e cioè la grazia. Questo Dio non si è contentato di crear la mia vita naturale, che io fossi un uomo, una persona, ma <ha voluto sopraggiungere> alla vita naturale la vita soprannaturale ha aggiunto infinitamente più nobile, sì, e che dipende dalla grazia meritata per mezzo di Gesù Cristo nella sua passione e morte particolarmente.
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Se <invece> si è detto così dopo bisogna insegnare a pregare, a dire: Vi adoro affinché al mattino tutti i cristiani si volgano al Signore e lo riconoscano come il padrone dell'universo e creatore del mondo e di noi. «Vi adoro mio Dio, vi ringrazio di avermi creato, fatto cristiano». Creato, i doni naturali; fatto cristiano, i doni soprannaturali della grazia. Dire bene il Vi adoro, glorificare Iddio che ci ha creati: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo o Gloria in excelsis Deo! Insegnare in sostanza a glorificare Iddio e a rendergli grazie, ringraziarlo dei benefici ricevuti, sì.
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E si arrivi pure a dire: «Vi offro le azioni della giornata» perché tutto deve andare a Dio. Sono partito di là, devo tornare là, ma tornare là non più povero come sono uscito dalle mani di Dio ma ricco dei meriti. E per questo il premio. «Vi offro le azioni della giornata, fate che siano tutte conforme alla vostra volontà, quindi per la vostra maggior gloria», ecc. Ecco, catechismo fatto così perché si è cominciato dalla prima verità del catechismo, contenuta nella prima parte del catechismo.
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Ma poi, se invece la domanda fosse della seconda parte del catechismo, morale, allora noi cominciamo da via: morale. E, ecco il primo comandamento: «Io sono il Signore, Iddio tuo, non avrai altro Dio /avanti di me/» (a) [Es. 20,2-3], ecc. Questo comandamento ci obbliga a riconoscere il Signore e poi a prestare a lui il culto, culto esterno, pubblico, per esempio le funzioni, culto esterno i sacramenti, ricevere i sacramenti, e poi il culto interno, cioè la fede e la speranza e la carità. L'unione con Dio!
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Questo comandamento, e si spiega? Si spiega dichiarando la verità quindi si passa alla verità.
La verità qual è? La verità è questa: che noi abbiamo sì da prestare culto a Dio, però nel debito modo. Primo, essere in grazia di Dio, poi piegare la nostra testa... quindi aver fede profonda nel nostro cuore. Piegare la nostra testa a credere a quello che Gesù ha insegnato e che la santa Chiesa ci propone. Poi domandiamo al Signore la grazia di poter sempre rimanere con lui, sempre uniti a lui: Dominus tecum, il Signore sia con te. E quindi essere uniti a Dio in morte e nell'eternità. E allora dal primo comandamento viene l'obbligo della preghiera: riconoscere Dio e dargli il debito culto. Lo obbligo della preghiera e quindi il Padre Nostro che riassume le altre preghiere e riassume le domande che abbiam da presentare a Dio.
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Terzo, se invece si comincia dall'altra parte del catechismo - la parte seguente che è la terza dei sacramenti e dell'orazione - che cosa sono i sacramenti? I sacramenti sono il segno sensibile <che> della grazia che conferiscono a chi li riceve. Questa è la vita, cioè il sacramento conferisce la vita. Ma e la pratica morale? E' che i genitori battezzino per tempo i bambini, li portino per tempo alla Chiesa per essere battezzati. Poi che c'è l'obbligo di ricevere i sacramenti, l'obbligo proporzionato e cioè, per esempio, la comunione una volta l'anno, la messa tutte le domeniche almeno. Parte morale.
Poi, terzo, si domanda la grazia di ricavar frutto dai sacramenti, per esempio dalla comunione: farla bene, con fede, con viva speranza, con amore intenso a Gesù, e ricavare poi i frutti e conservarli. E cioè se abbiamo ricevuto Gesù, portarlo bene nel cuore, tutta la giornata; se abbiamo ricevuto Gesù allora di tanto in tanto rivolgergli la parola, a Gesù, nel corso della giornata, perché egli abita col Padre e con lo Spirito Santo in noi continuamente. Così la confessione, ecc.
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Il catechismo in sostanza si deve dare completo. E si possono portare degli esempi, si possono illustrare le verità della Chiesa con esempi della scrittura, parole della scrittura e con esempi, con le parole e della Chiesa e dei grandi scrittori, ecc. Sì. Alla fine sempre far pregare, e magari a metà della lezione di catechismo. Ecco, quando si è detto bene che siam creati da Dio, recitiamo il Vi adoro mio Dio... Ecco: «Vi adoro mio Dio e vi ringrazio di avermi creato e fatto cristiano....».
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E poi alla fine sempre un cantico, una lode che sia come conseguenza e si riferisca cioè a quello che è stata la lezione, a quello che si è detto nella lezione di catechismo. Perché? Perché noi abbiamo la verità rivelata, supponiamo: «Sopra di te, Pietro, fonderò la mia Chiesa» [cf. Mt 16,18]: dobbiamo crederla.
«Sopra di te Pietro fonderò la mia Chiesa»; quello che avrai legato sarà legato», ecc. e quindi devo obbedire ai comandi di Pietro: parte morale.
«Sopra di te Pietro fonderò la mia Chiesa»: la Chiesa è un'istituzione soprannaturale: io devo vivere nella Chiesa.
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E quando è che sono unito all'anima e al corpo della Chiesa? Quando vivo in grazia, altrimenti sono un morto. E quante volte nei paesi ci son più morti che vivi, perché non vivono in grazia queste anime. E allora si domanda la grazia di conservar la grazia, di aumentar la grazia continuamente, e portare la grazia alle anime, farle pregare le anime. C'è la verità, c'è l'insegnamento. Nella parte della vita domandiam la grazia di credere e di praticare quell'insegnamento che ci viene dalla lezione di catechismo, dall'argomento trattato nella spiegazione del catechismo.
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Se noi insegnamo solo una parte, facciam sempre una cosa monca! Le anime non ricaveranno tutto il bene che devono ricavare. Che cosa vale saper molto se uno poi non fa l'atto di fede? E l'atto di fede è da Dio, cioè noi crediamo ma perché la fede è il donum fidei, è il dono di Dio <il dono di> il dono della fede. E allora preghiamo per averla, per aumentar la fede - e si può anche recitare il Credo -. E poi per vivere secondo la fede non basta che sappiamo l'insegnamento morale, ma che pieghiam la testa; non basta che sappiamo l'insegnamento morale, ma che dopo vogliam seguirlo. E questo si ha considerando Gesù come vita, pregando, domandar la grazia di credere e di vivere secondo Dio, secondo la rivelazione.
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Vi son tanti metodi, vi sono tante cose, ma quello è il metodo, è il metodo completo, il metodo che dobbiamo sempre adottare e praticare. Oh, anche riviste di catechetica e anche libri di catechetica non sempre spiegano la cosa intieramente. Voi state al vostro spirito che è quello, perché porterete un vantaggio immensamente più grande alle anime. D'altra parte è il dono che il Signore ha fatto alla congregazione: che si viva secondo il Maestro divino, via, verità e vita, si viva secondo il Pastore divino via, verità e vita, sì.
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Adesso dovremmo parlare e applicare questo alla vita spirituale ma, siccome è già così importante e così vasto e dev'essere così studiato quello che ho detto, può bastare per questa mattina; poi applicheremo la cosa a noi medesimi, sì. E' un gran dono di Dio: sappiamo meritarcelo sempre più largo questo dono, perché da prima non l'avevamo chiesto al Signore, come non avevam chiesto il battesimo, ma ci è stato dato. Così non conoscevamo questo, ma il Signore ha voluto darne come il sigillo e come lo spirito che deve penetrare la congregazione e il suo apostolato.

Albano Laziale (Roma)
25 agosto 1959

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228 (a) V: perché sono dolce ed umile.

232 (a) R: diffuse.

234 (a) R: riguardano.

237 (a) V: fuori che me.