Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE III
LA CONFESSIONE SETTIMANALE

[29] Il mese di novembre è l'undicesimo mese dell'anno e va tanto bene che in questo mese, ognuna cerchi di mettere a posto i suoi conti con Dio; cioè far tante mortificazioni, acquistare tante indulgenze, eccitarsi tanto alla delicatezza di coscienza e al fervore, da soddisfare i suoi debiti con Dio. Uno di questi mezzi è la Confessione ben fatta.
Parliamo della Confessione affinché possiamo farci un'idea esatta del valore e dello scopo che ha la Confessione settimanale. La Confessione non è, come la riguardano alcune, un motivo di pena e di | [30] tormento; non va riguardata come una disposizione di castigo, né solo come un mezzo per soddisfare la giustizia di Dio: il sentimento che dobbiamo riguardare in Gesù Cristo è particolarmente la compassione, la misericordia.
La Confessione non nasconde dei tranelli! Bisogna andare alla Confessione con animo sereno, fiducioso; con i sentimenti che aveva in cuore il figliuol prodigo quando ritornava al padre: sentimenti di umiltà e di grande confidenza: «Vado al mio padre; ritorno a lui dopo averlo abbandonato...»1.
È vero che qualche anima potrebbe dire: Ma io non l'ho abbandonato; non ho commesso peccato mortale. Allora come in una famiglia i figli buoni, ben educati, chiedono scusa anche di un piccolo torto, di una mancanza di riguardo, di una parola un po' forte, di un augurio ritardato, ecc., così nelle Confessioni settimanali, per delicatezza di coscienza, si domanda perdono al Padre celeste delle piccole mancanze di riguardo.
E se non ci fossero state neppure delle mancanze di riguardo, dei peccati veniali, l'anima può sempre esprimere al Signore il dispiacere di averlo offeso nella vita passata: Quanto mi dispiace di averti abbandonato | [31] in quel disgraziato giorno! Di averti piantato le spine nel capo; conficcato quei chiodi! Non che si debba dubitare del perdono: questo sarebbe una mancanza di fede, di cui bisognerebbe confessarsi, perché il sacramento è
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sacramento ed agisce «ex opere operato»2. S. Pietro sentiva sempre la pena di aver rinnegato il Maestro e piangeva sempre il suo peccato3, pur non avendo mai dubitato del perdono. Bisogna dunque riguardare la Confessione, come il sacramento della compassione di Gesù e della nostra confidenza.
In secondo luogo, bisogna considerare la Confessione come il sacramento della correzione, dell'emendazione. Alcune considerano la Confessione come un tormento: non è così. E neanche la Confessione settimanale deve limitarsi ad ottenere il perdono dei peccati commessi. Voi andate a confessarvi ogni otto giorni, e facendo la Comunione quotidiana, non vi è neanche da dubitare che andiate a confessarvi perché avete dei peccati mortali; ma i peccati veniali detestandoli con l'esame di coscienza restano già perdonati; è chiaro allora che lo scopo della Confessione settimanale è specialmente quello dell'emendazione.
[32] Il sacramento della Confessione va considerato sotto un duplice aspetto: come il sacramento del perdono, quando vi sono peccati gravi, mai confessati, da sottoporre alle chiavi della Chiesa. Non c'è obbligo di confessare i peccati mortali già confessati, i peccati mortali di cui c'è dubbio se siano stati commessi, o se siano stati gravi.
Non c'è obbligo alcuno di confessare i peccati veniali: ci sono tanti modi per ottenere il perdono di questi: un Atto di dolore, un Gesù mio, misericordia, un Padre nostro, e tutti i sacramentali.
Ma qual è allora lo scopo della Confessione settimanale? Essa deve premunirci contro il peccato in avvenire: deve produrre una buona volontà di evitarlo; una volontà decisa, risoluta di non peccare più.
Vi sono persone che non hanno buona volontà e aspettano il giorno in cui andranno a confessarsi, per fare una conversazione (più o meno spirituale) con una persona con cui piace conversare. Talvolta si porta cattiva volontà al confessionale, non si cerca il perdono di Dio, la sua grazia, si cerca la conversazione spirituale (o qualcosa di peggio) o si va solo per calmare i rimorsi di coscienza: e questo è insufficientissimo.
Qualche volta invece, si ha una volontà | [33] buona, ma incompleta. Si rifugge ancora da quello che costa; non si è ancora abbastanza
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decisi, risoluti; si ha, in una parola, una volontà incompleta. Quando invece si ha la volontà completa, risoluta, allora si è decisi di evitare il peccato a qualunque costo, si va all'umiliazione, a ciò che costa di più, non si rifugge dallo sforzo; si cerca proprio il perdono di Dio, la sua grazia, l'emenda. Interroghiamoci spesso se in noi c'è questa volontà; se la nostra volontà è buona, completa o incompleta.
Lo scopo della Confessione settimanale è dunque quello di farci correggere: per questo giova fermare l'attenzione anche su pochi peccati veniali soltanto, ma confessarli bene, scoprendone le cause e le radici, affinché la detestazione sia sincera e ci faccia temere gli effetti che producono, uno dei quali è il silenzio di Dio, che è terribile per l'anima e prelude alla tiepidezza estrema.
Eccitare la volontà. Ecco una Confessione che va bene: Io -dice quella persona - sono piena di orgoglio, e quindi mi spiego come qualche volta tratto malamente, mi scoraggio davanti alle umiliazioni; mi compiaccio della buona riuscita; faccio il bene solo per orgoglio, se fossi sola, quante | [34] cose lascerei da parte! Voglio essere lodata; ho troppa cura dell'esterno.
Bisogna curare l'interno, i pensieri e i sentimenti; altrimenti noi senza accorgerci facciamo il bene per orgoglio, non per Dio. Vi sono delle piante belle all'esterno, ma che nell'interno marciscono e sono vuote. Bisogna esaminar bene queste cause e poi andare a prendere l'orgoglio nella sua sede e nelle sue manifestazioni.
Questo è un buon esame: Ho scoperto in me l'orgoglio: cosa mi produce ora quest'orgoglio? Pietà vuota; preghiere non accette a Dio; canto senza esprimere i sentimenti dell'inno; al confessionale non mi umilio abbastanza, non ho vivo dolore. Con i superiori ho una certa freddezza, perché mi pare che non mi stimino abbastanza. Con gli uguali un certo qual disprezzo e confronti a mio vantaggio (in fondo in fondo, il migliore sono io!). E con gli inferiori? Qualche volta oltre al disprezzo c'è qualche cosa di più profondo: c'è l'insulto, la mancanza di rispetto.
Scoperto così l'orgoglio, ce n'è abbastanza per fare una buona Confessione! Vi sono delle persone che conosciute le loro mancanze con un accurato esame di | [35] coscienza, sono soddisfatte: Sono pronta, ora posso confessarmi. E la volontà?...
Bastano poche cose dette da noi in Confessione, per portarci alla correzione, ma che siano proprio quelle che ci umiliano di
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più, quelle su cui dobbiamo portare il nostro lavoro spirituale in avvenire, per guarire.
La Confessione è la guarigione dalle malattie: la direzione spirituale è la formazione alla virtù4.
I sacramenti del Battesimo e della Penitenza tolgono il peccato, ma non le cattive inclinazioni; bisogna curare queste nostre malattie spirituali con la preghiera, con la volontà ferma di guarire, come fa una persona che ha subìto un'operazione: con l'operazione le hanno tolto il male, poi bisogna che faccia delle cure per ristabilirsi durante la convalescenza.
La Confessione settimanale è guarigione.
Quando andiamo a confessarci non bisogna che diciamo troppe cose, né che diciamo dei difetti che non abbiamo, tanto per farci compatire e lodare: questa sarebbe cattiva volontà.
Non bisogna perdersi in cose esteriori o in una lunga serie di peccati; ma fissarsi su | [36] punti particolari e voler guarire da qualche difetto in particolare. Se una va dal medico perché ha la vista corta, non gli fa vedere le mani; né i piedi se ha mal di denti! Eppure talvolta al confessionale facciamo proprio così: giriamo attorno e non tocchiamo veramente la piaga.
Invece bisogna che ci fermiamo proprio su ciò di cui abbiamo bisogno; proporre per quella settimana di correggere quel punto in particolare. La Confessione settimanale ha lo scopo di operare questa guarigione, la quale si ottiene con la buona volontà. Se non c'è questa buona volontà, non c'è neanche il dolore e la Confessione sarebbe invalida.
Nella Confessione ci sono due scopi: il primo è la guarigione dalla malattia del peccato; l'altro è la direzione spirituale in cui si deve distinguere l'oggetto proprio, che per noi è la formazione alla virtù religiosa. In tutto questo lavoro ci vuole sempre la buona volontà.
Rivolgiamoci al cuore sacratissimo di Gesù, misericordioso, affinché ci dia la grazia di capire questo sacramento nel suo giusto senso e di usarne secondo lo spirito della Chiesa, cioè per nostra emendazione e santificazione.
[37] Si può anche dare questo fatto: che una non possa confessarsi sacramentalmente; si faccia allora la confessione spirituale facendo
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l'esame di coscienza, eccitando in noi il dolore, confessandoci a Dio, esprimendogli il dolore per averlo offeso, la nostra buona volontà, la nostra fiducia in lui: invece degli avvisi del confessore si sentiranno le buone ispirazioni di Gesù, che parla all'anima se questa è ben disposta. Ricevuta l'assoluzione da Gesù, i peccati veniali saranno certamente perdonati; resta allora da imporsi una penitenza e fare i propositi.
Le penitenze che ci imponiamo, ad es., maggior vigilanza su qualche nostro difetto, maggior fedeltà ai nostri doveri, qualche atto esterno di umiltà, come baciar la terra, chinare il capo, posar la mano sul petto, ecc., ripetuta lungo la settimana, ci ricorderà i propositi fatti e starà a dimostrare che c'è buona volontà.
Gli scopi dunque della Confessione settimanale sono: 1) conoscerci sempre di più; 2) farci conoscere sempre meglio nell'umiliazione al nostro confessore; 3) correggerci realmente5.
In generale, quando si è così, non si dà molta importanza alla scelta del confessore, alle lunghe liste dei difetti, ai propositi | [38] grossi. Meglio propositi piccoli, e messi in pratica, che propositoni grossi inefficaci, come chi volesse portare un quintale, mentre non può portare che dieci chili!
La Confessione dev'essere una rinnovazione di volontà, di amore al Signore, il che non sta certo nel confessore, ma in noi. Tant'è vero, che molte volte, dopo aver fatto la confessione spirituale, ci si sente più ben disposte, con maggior buona volontà, che non dopo una Confessione sacramentale, fatta con disposizioni meno buone.
La buona volontà ci deve portare a questo: a domandarci ogni giorno, ogni settimana, ogni mese: Ho migliorato? Ho fatto qualche progresso?
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1 Cf Lc 15,18ss.

2 «In forza del sacramento».

3 Cf Mt 26,75.

4 Cf L. Beaudenom, Pratica progressiva della confessione, vol. I, p. 76.

5 Cf L. Beaudenom, Pratica progressiva della confessione, vol. I, p. 73.