Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE IV
LA CONFESSIONE

[25] La nostra considerazione è un omaggio che veniamo a fare al divino Maestro per la sua grande misericordia nell'avere istituito il sacramento della Penitenza e per averci concesso tante volte di ricevere questo sacramento: sollievo, conforto, pace, perdono, benedizione e grazia. Forse non sempre ringraziamo il Signore dopo ogni Confessione: serva ora questo ringraziamento per tutte le deficienze della nostra vita.
Il lavoro spirituale ha due scopi: purificazione dell'anima e aumento della grazia. Dio s'incarica di purificare le anime che sono docili alla sua grazia; egli ne ha preso l'impegno perché noi abbiamo detto di volerci santificare; ora questo Dio ci purifica e noi dobbiamo assecondare questo lavoro, e dire al Signore: Lavora, o Signore, fa' tu, è tua materia, maneggiala come vuoi. Questo lo facciamo dopo la professione; ma siccome abbiamo ancora tanta scoria di passioni e di deficienze, il buon Dio adopera il fuoco, sotto la cui azione il ferro e lo stagno si fondono: ciò che è scoria viene alla superficie, si raccoglie e si getta. A volte Iddio adopera lo scalpello, noi non sappiamo cosa siano gli avvenimenti di cui non ci diamo ragione: è la mano del buon Dio che lavora le anime che gli abbiamo dato.
Questa purificazione avviene in mille modi finché l'anima non vive più per sé né per le sue | [26] preferenze, e finché nell'anima non sono entrati i caratteri della vera virtù: umiltà, obbedienza, spirito di sacrificio.
La purificazione si compie tutti i giorni, ma particolarmente nel sacramento della Confessione. Sarebbe bene, quantunque più difficile, ricordare la data della prima Confessione per celebrarne l'anniversario: è il giorno che comincia la nostra purificazione, d'allora il buon Dio non ha cessato di lavorare l'anima togliendo quanto vi è di brutto e di indegno. Questo Gesù quante volte ci ha perdonato i peccati! Noi non abbiamo mai cessato di offenderlo, ma lui non si è mai stancato di perdonarci. Ognuno può fare il conto delle assoluzioni ricevute: è la storia della misericordia del cuore di Gesù, dello sforzo di questo Dio per togliere dall'anima tutto ciò che gli dispiace.
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La Penitenza la dobbiamo considerare come un segno molto grande della bontà di Dio. Le prove le abbiamo sotto gli occhi: siamo andati a confessarci e Gesù non ci ha mai rimandati. Tutto ciò che riguarda la incarnazione e la redenzione si può riassumere in una parola sola: il Signore è venuto a salvare ciò che era perduto. Lo ha detto lui stesso: «Non sono venuto a salvare i giusti ma i peccatori, non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati»1 e si è messo sotto la figura del buon pastore che ritrova la pecorella, del padre che accoglie il figliuol prodigo, della donna che ritrova la sua dramma; eccolo che mangia coi peccatori, perdona l'adultera, la Maddalena, vedete la sua pietà per Zaccheo, per Matteo, per Pietro. Questo Gesù è il riconciliatore, il pacificatore, tutta la redenzione è opera di riconciliazione: «Jesus Christus venit in hunc mundum salvum facere quod perierat»2, e per questo S. Paolo | [27] dice: «Reconcilians mundum Deus... pro Christo legatione fungimur... reconciliamini Deo»3. Tutta la vita del Signore fu un riconciliare le anime a Dio per dar loro la vita eterna.
Ora noi non vogliamo guardare la Confessione in generale, l'abbiamo considerata più volte; vogliamo considerarla come lo sforzo divino di purificare l'anima, affinché quando uscirà dal mondo non abbia nessun reato di colpa e di pena. S. Margherita M. seppe che il P. de La Colombière4 era arrivato a Paray-le-Monial in uno stato di salute molto precario. Egli voleva continuare il viaggio, ma la santa gli mandò a dire di restare perché il Signore voleva il sacrificio della sua vita in quella città. Vi restò. Dopo due mesi morì. La santa moltiplicò le penitenze e fu grandemente raccolta e occupata in mortificarsi fino al giorno della sua sepoltura. In quel giorno riprese l'aspetto ordinario, calmo, sorridente. La superiora allora la interrogò: «Come mai non mi chiedi di poter fare qualche penitenza? Sei solita farne quando muore qualcuno...». La santa rispose semplicemente: «Non ne ha più bisogno». Il P. de La Colombière era stato in Purgatorio
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fino al giorno della sepoltura per alcuni ritardi nella volontà di Dio e alcune imperfezioni nell'amarlo. Vedete: Iddio è purissimo, vede le macchie anche nei suoi eletti5... La purificazione si deve compiere o di qua o di là. Questo sposo vuole tutta la sposa, ma è difficile trovare una suora che sia tutta di Gesù, perché spesso l'amor proprio, le inclinazioni naturali, la pigrizia dell'anima è notevole e manca la generosità: la fiamma c'è, ma con molto fumo. Gesù vuole l'oro puro dell'amore, non l'orpello. A volte cerchiamo di più il nostro tornaconto che la gloria di Gesù Via, Verità | [28] e Vita: Gesù non farebbe così, non penserebbe così, non amerebbe quello che amo io. Questo sposo vuole che si tolga ogni giorno ed ogni settimana un po' di scoria e venga schiumata la superficie del ferro e dello stagno. La Confessione è il nostro purificatorio e il nostro purgatorio. Perché sia veramente così occorrono delle condizioni, e un avviso preliminare: togliere quanto vi può essere di umano nella Confessione; molte religiose vi portano più umanità che nelle altre cose. Non si cerchino consolazioni o tranquillità umane né persuasioni naturali; la purificazione dev'essere fatta. Brevi, molto brevi per quanto si può, ma portare le condizioni che occorrono, una profonda umiltà e una completa conoscenza di noi. Non ci conosceremo mai abbastanza, e allora diciamo: Signore, io porto l'anima mia al tuo cospetto con tutte le sue piaghe: abbi pietà e sanami. Esaminiamo bene lo stato dell'anima, e ricordiamo la immensa serie di lumi e di grazie ricevute da Dio: di qui scaturisce l'obbligo di amare Dio, giacché ognuno deve amarlo secondo che conosce e che riceve.
Portiamo dunque l'anima davanti al Signore e diciamo: Il Signore mi ha dato luce, ma io non ho voluto, ho resistito, non mi sono arresa alla grazia. «Ante oculos tuos, Domine, culpas nostras ferimus, et plagas quas accepimus conferimus»6. Bisogna riflettere, conoscere la nostra ingratitudine, conoscere la bontà del Signore che da quindici o vent'anni ci assolve e purifica e noi non ci siamo mai arresi. Vi sono persone che non credono nemmeno sufficientemente all'efficacia della Confessione. C'è poca fede. Bisogna avere fiducia grande nel cuore di Gesù; togliamo
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dalle nostre confessioni quanto può impedire queste due disposizioni: umiltà e confidenza.
[29] Sentiamo quanto è espressiva la preghiera di S. Agostino7: «Gravius est quod commisimus, laevius est quod toleramus»; abbiamo meritato molto di più, ma Dio ci ha castigati con mano paterna; «peccati poenam sentimus et peccandi pertinaciam non vitamus»: questa è la nostra disgrazia: riceviamo un avviso dal cielo e brontoliamo, ci ribelliamo e non desistiamo dal peccato; corretti da una parte cerchiamo di farla da un'altra: siamo pertinaci, l'amor proprio vuol nascondere il male. «In flagellis tuis infirmitas nostra teritur et iniquitas non mutatur»: nei bombardamenti chiediamo pietà e misericordia, ma dopo ci siamo fatti più buoni? Qualche volta si diventa meno buoni, più indifferenti: «mens aegra torquetur et cervix non flectitur», siamo duri di cervice e incirconcisi di cuore.
»Vita in dolore suspirat et in opere non se emendat», nella Confessione siamo umiliati, ma dopo non vogliamo più fare il bene, passato due o tre giorni svanisce l'impressione e ricadiamo nelle stesse mancanze;
»si expectas non corrigimur, si vindicas non duramus», noi siamo sventati, leggeri, se ci aspetti non ci correggiamo, se non ci aspetti non abbiamo pazienza;
»confitemur in correctione quod agimus, obliviscimur post visitationem quod flevimus», sotto i flagelli stiamo calmi, ma dopo la tua visita, non c'importa più; passata l'umiliazione dimentichiamo e la giornata comincia come prima;
»si ferias clamamus ut parcas, si peperceris iterum provocamus ut ferias», appena ci tocchi con mali, malattie, sofferenze, subito ti preghiamo; se poi tu ci risparmi con bontà, allora torniamo a provocarti perché tu ci castighi di nuovo; [30] «habes, Domine, confitentes reos; novimus quod, nisi dimittas, recte nos perimus», siamo persone che riconoscono i loro torti; ma se non interviene il tuo sangue e la tua misericordia, siamo tutti perduti;
»praesta, Pater omnipotens, sine merito quod rogamus, qui fecisti ex nihilo qui te rogarent». Concedici dunque un perdono universale e dacci di risorgere davvero. Tu ci hai concesso questo
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sacramento di purificazione e ci hai dato un Crocifisso che ti presentiamo: per i suoi meriti perdona le nostre iniquità.
Curiamo ancora un'altra cosa: la buona Confessione purifica le idee, la volontà ed il cuore, cioè purifica tutta l'anima; cambia i pensieri, i propositi, i sentimenti. Ad es. se uno era abituato a pensar male, dopo la Confessione viene acquistando i pensieri di Gesù verso tutte le persone; sulle debolezze umane più pazienza: Dio sopporta le anime e noi chissà quanto faremo soffrire gli altri! Pensare con bontà di tutti. E se gli altri fanno male, che contributo diamo noi alla loro conversione e salvezza? Poi i propositi: trattar bene tutti e ciò viene di conseguenza dal pensare bene. Indi i sentimenti: desiderare il bene degli altri, che Gesù sia amato, le anime purificate, che la comunità sia santa; compiacersi del bene degli altri, desiderare loro beni che non hanno ancora, ecc. Vedete che la Confessione non tolga solo le foglioline dell'insalata, cioè le parole e le azioni, ma vada proprio alla radice, affinché il Signore non sia disgustato per nulla dalle sue spose; il vostro connubio è di anima, non di carne, e Dio vuole tutta l'anima, tutta la mente, tutti i desideri.
Guardiamo al dovere di amare il Signore: Ma | [31] hanno sbagliato, non hanno fatto bene!.... Ma siamo tutti peccatori e Gesù come si comporta con noi? «Si iniquitates observaveris, Domine, quis sustinebit?»8. Il giorno della sepoltura si canta: «Non intres in iudicio cum servo tuo, Domine... quia apud te non iustificatur omnis homo...»9. Vediamo di giudicare ora le nostre opere, non aspettiamo che ce lo cantino, ma meritiamocelo fin da adesso.
La riforma della Confessione deve essere molto profonda, proprio dell'anima.
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1 Cf Mt 9,13.

2 Cf Mt 18,11: «Gesù Cristo è venuto in questo mondo a salvare ciò che era perduto».

3 Cf 2Cor 5,19-20: «E' stato Dio... a riconciliare a sé il mondo in Cristo... Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo... lasciatevi riconciliare con Dio».

4 Claudio de La Colombière (1641-1682), gesuita, direttore spirituale di S. Margherita M. Alacoque, santo. Contribuì in modo determinante alla diffusione della devozione al Sacro Cuore.

5 Cf Gb 4,18.

6 «Davanti a te, Signore, confessiamo le nostre colpe; a te, o Signore, manifestiamo le piaghe del nostro spirito».

7 Ci è sconosciuta la fonte. La relativa traduzione risulta una libera interpretazione.

8 Sal 129,3: «Se consideri le colpe, Signore, chi potrà sussistere?».

9 Sal 143,2: «Non chiamare in giudizio il tuo servo... nessun vivente davanti a te è giusto».