Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. CONFERENZA ALLE NOVIZIE*

Spero che tutte abbiate buona salute. Ci vuole pazienza: ora sentiamo un po' il caldo e dopo sentiremo il freddo.
Oggi credo abbiate tutte domandato alla Madonna del Carmine la grazia di non far troppo lungo il Purgatorio, anzi di farlo tutto sulla terra, non di là. Ora ricordiamo che domani si celebra la festa di un Santo poco conosciuto in generale, ma di cui in Roma si parla abbastanza: S. Alessio. Era figlio di un senatore di Roma, di famiglia molto distinta e onorata, ma egli fin da bambino si era sentito inclinato a seguire Gesù nella sua vita privata, a imitare le virtù del Salvatore, e sebbene vivesse in una casa molto ricca, egli per sé adoperava cose molto povere; sebbene avesse molti servi, egli non si faceva servire, si serviva da sé; sebbene fosse in un gran palazzo, egli abitava in una stanzetta separata, molto povera che non aveva mobili come il vostro studio; cercava ciò che era più povero; e sebbene a tavola venissero serviti i cibi più squisiti e fini, egli prendeva il necessario e il resto lo metteva in tasca, se era possibile e lo passava ai poveri, oppure lo rimandava in cucina raccomandando ai cuochi che lo distribuissero ai poveri che lui nominava.
Per vivere più nascostamente, egli aveva pensato di allontanarsi da casa, ma i genitori lo obbligarono a sposarsi: egli in questo stato visse però sempre vergine.
Una bella mattina scomparve dalla casa e si recò in pellegrinaggio nel lontano Oriente. Si stabilì a Edessa e là visse per diciassette anni, chiedendo la carità, pregando con lunghe preghiere, frequentando le chiese; devotissimo soprattutto della Madonna, la quale volle dare al suo servo un segno di predilezione e il popolo cominciò ad onorarlo; Alessio allora vedendosi stimato scappò e tornò in Italia, approdò a Ostia e poi venne a Roma. Qui si incontrò coi genitori suoi e con quelli della moglie, ma non fu riconosciuto perché invecchiato, curvo, con la barba lunga. Questo lo dispose il Signore per dargli motivo di maggior
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virtù e perché lui desiderava di essere sconosciuto. Chiese ospitalità nella casa di suo padre, nel suo bel palazzo, e il senatore che era buono, credendo di ospitare un pellegrino qualunque gli assegnò un sottoscala buio e umido. E in casa compiva i più umili servizi: spazzava, mondava i legumi, raccoglieva legna, e tutti si ritenevano in grado di sgridarlo, e di rimproverarlo, perché ognuno si reputava superiore a lui. Quando tutti avevano finito di mangiare, portavano due piatti nel sottoscala: uno per lui e uno per il cane. E Alessio sempre paziente, buono, riceveva le sgridate, si manteneva dolce, umile e trascorse in questo stato altri diciassette anni.
Morì fra i cinquantacinque-cinquantasei anni, e il Signore volle glorificarlo subito; infatti quando spirò una gran luce si diffuse nel palazzo e un raggio illuminò la sua salma. Così tutti poterono constatare che erano vissuti e si trovavano davanti alla salma d'un santo. E da allora il mendicante cominciò ad avere gran stima e riverenza. Il padre ordinò che fosse vestito a festa. Addosso al mendicante fu trovato un libriccino su cui Alessio aveva scritto tutta la sua vita: dov'era nato, chi erano i suoi genitori, chi la sua moglie; che erasi recato in Oriente, poi di là era fuggito, venuto in Italia, vissuto nella casa di suo padre senza farsi conoscere, descriveva le virtù che più amava, come cercava il nascondimento, la povertà, lo spirito di sacrificio; che aveva sempre pregato per tutti: per i buoni e per i cattivi; e rivelava anche delle cose che in casa non si seppero mai: che al mattino si recava presto alla chiesa, faceva tante mortificazioni, tante elemosine, ecc. Quel libretto in sostanza narrava tutta la sua vita. Allora il padre che era ancor vivo, si buttò a terra pregando Iddio ad aver pietà di lui per il cattivo trattamento usato al suo santo figliuolo. Quando poi tutti seppero che il mendicante era il figlio del senatore, il suo funerale riuscì un vero trionfo. Il Papa lo canonizzò e domani si celebra in Roma l'ufficio proprio di S. Alessio. Santo umile ma pieno di virtù.
E quali furono le virtù che resero grande questo santo? Il silenzio, lo spirito di povertà, la preghiera fervente e soprattutto lo starsene sempre all'ultimo posto. Fuggì costantemente la stima degli uomini: lasciò Roma per l'Oriente e di là scappò quando era stimato. Tutti i servigi più umili li faceva, si prendeva tutte le sgridate, però era molto umile e molto unito con Dio e godeva nella sua anima un gran Paradiso.
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Noi quanto più siamo stimati tanto più siamo in pericolo; è una faccenda seria quando cominciano a dire: Rev.da Madre!... Una Figlia di San Paolo sarà buona quando imiterà S. Alessio. Ci sono delle suore che non sono per nulla stimate, ma cercano di avere molta unione con Dio. Quando vogliamo essere stimate amiamo più il nostro io che Dio, invece senza stima stiamo più con Dio. Bisogna che ci guardiamo dalla voglia di farci vedere e di essere viste.
L'amor di Dio sta nel cercare con tutto il cuore il Signore, e se cerchiamo altre cose l'amor di Dio se ne va. State raccolte, sempre unite con Dio. Ricordatevi di questo umile santo che voleva solo dar gusto a Dio. Non vi dico questo però per farvi cambiare divozione: la vera santità non sta nei molti desideri, nelle parole, negli atteggiamenti devoti, ma nella vera umiltà, nel nascondimento, nello spirito di sacrificio, nel cercare il disprezzo, il nascondimento; non nel dominare, ma nel servire, non nel primeggiare, ma nel cercare l'ultimo posto. E voi che fate il noviziato dovete praticare queste virtù, e dopo il noviziato dovete entrare ancor più decisamente nella scuola dell'umiltà. Vi giova molto il silenzio e l'umiltà, non vi dico però con questo di non parlare, o di non dire le cose che dovete, ma dirle bene e sapere tacere quando occorre.
Cercate di imitare questo santo anche nello spirito di servizio. Vi sono persone che domandano di far servizi ai poveri o ai malati; però nei tre voti: di povertà, castità, e obbedienza è già un po' compreso questo desiderio di servire, è meglio farne poco e farlo bene, e volerlo sempre osservare.
Soprattutto cercate la vostra santificazione. Quante volte nella mente di S. Alessio sarà passato questo pensiero: Io dovrei essere il primo in questo palazzo, io sono il primogenito, tutto è per me... E invece? Niente di tutto questo: un bugigattolo, un pane stentato, sovente rimproverato anche dall'ultimo servo al quale egli poteva comandare. Vedete dove sta la santità. Dio poi si riserva di glorificare i suoi servi dopo la morte; non però che dobbiate desiderare un raggio di luce sul vostro cadavere dopo la morte, ma avrete la glorificazione massima nel Paradiso. Qui sulla terra potrebbe essere la prima perché sa presentarsi, dire delle belle cose, cantare una bella lode; invece in Paradiso può darsi sia la seconda, la terza e anche l'ultima. Disgraziati coloro che vogliono sempre il primo posto. «Recumbe in novissimo
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loco»1, dice Gesù. Talora può darsi vi sia della superbia nello stare al primo posto: voglio stare vicina alla Maestra perché così sento tutto... ma può infiltrarsi un senso di compiacenza; talora poi vi può essere superbia nello stare all'ultimo posto: Così vedono che voglio essere umile... E allora? Dobbiamo pensare che il diavolo è molto furbo e dappertutto ci vuole ingannare. Allora state al vostro posto. Chi è Antonia starà la [prima], chi è Zita starà in ultimo, e chi è Giuseppina o Marcella starà in mezzo. Certo però che se tu devi andare la [prima] in fila perché sei piccola, non devi metterti l'ultima per essere umile. Quando noi eravamo più piccoli, scendevamo in refettorio e ognuno si prendeva la propria pagnotta e ci pigiavamo per prendere la più grossa. Vi erano i più virtuosi che appositamente stavano in ultimo per prendere quello che rimaneva... Voglio dire: quando è libero scegliete l'ultimo posto.
Poi un'altra virtù: prendete i lavori come vengono dati, i vestiti come ve li consegnano anche se rammendati; le varie incombenze come ve le danno i superiori: così si pratica la virtù. Siate sempre contente degli uffici più umili, fateli con gioia. Quando si è più avanti da professe perpetue anche, si crede che le probande, le novizie e le altre, siano più indietro di noi. Ma chi lo sa come sono le altre davanti a Dio?
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* Dattiloscritto, carta vergata, copia, fogli 2, (21,4x28). Il titolo sull'originale è: “Conferenza del Sig. Primo Maestro. Alle Novizie”. La data è espressa nella forma seguente: “Madonna del Carmine, 1944”. Fu quindi tenuta il 16 luglio.

1 CfLc 14,10:»... va'a metterti all'ultimo posto».