Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. LA VIA UNITIVA E I SUOI CARATTERI*

Tutte le anime religiose devono aspirare alla vita di unione con Dio. I caratteri della vita unitiva sono tre, ossia: ridurre i nostri pensieri ad un pensiero; le nostre virtù ad una virtù; i nostri sentimenti ad un sentimento solo. Così la nostra vita è ridotta all'unità, e questa unità si ha in Gesù Cristo che deve vivere in noi. Nella vita spirituale deve predominare la virtù della fiducia. Il demonio tenta molto di scoraggiamento, di disperazione; il Signore invece da parte sua ispira sempre fiducia. «Confida, figlia»1. «Abbi fede»2, diceva spesso a coloro che si avvicinavano a lui. Egli è il Salvatore: questo è la sua caratteristica. Il trono di Gesù sono le nostre miserie, e noi dobbiamo presentargliele sempre perché egli possa aiutarci, salvarci. Le anime degli apostoli devono particolarmente distinguersi in questo: nell'ispirare agli uomini la fiducia. Niente fa più piacere a Gesù di questo: ispirare nelle anime la fiducia in lui, la confidenza, il credere alla sua grande bontà, al suo amore per noi.
La vita unitiva si distingue in primo luogo nel ridurre i pensieri all'unità. Quando l'anima è ancora molto in lotta con se stessa, si sforza di pensare di tanto in tanto a Dio: ha i momenti determinati per ricordare la meditazione del mattino, gli avvisi, ecc., quando invece l'anima entra nella vita unitiva, dal mattino alla sera non ha che un pensiero: Dio, Gesù. Ella vi pensa continuamente, anche in mezzo alle sue occupazioni, e tra lei e Gesù vi è una familiarità stupenda. Essi - l'anima e Gesù - si dicono tante cose che derivano dalla meditazione, dalla predicazione, ma che sono contemplate sotto un aspetto particolare, quello dell'intimità. «Tu pensa a me ed io penserò a te» diceva Gesù ad un'anima divota. Quell'anima si può dire che mette Gesù dappertutto dove va: il suo Diletto è tutto per lei, e lei è tutta per il suo Diletto3: e tra loro si stabilisce un'intima unione.
In secondo luogo si ha un'unità di volontà, di vita. In principio
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della vita spirituale si fanno propositi particolari, su una data virtù; ad esempio si propone di osservare la virtù dell'umiltà, dell'obbedienza, dell'osservanza religiosa; più tardi quando l'anima è entrata nella vita unitiva, le virtù si riducono tutte ad una sola: alla carità che dura in eterno, all'amor di Dio. L'anima osserverà ancora i suoi doveri, praticherà l'umiltà, la povertà, ecc. ma perché questo piace a Gesù. Quando fa la meditazione non fa tanti ragionamenti passando da un punto all'altro ma dopo aver letto ad esempio una frase, l'anima si sente attratta da Dio, si fissa in lui, in una dolce intimità.
Terzo carattere della vita unitiva è la riduzione dei sentimenti, degli affetti. I sentimenti sono ridotti ad uno solo, così gli affetti. L'anima ama ciò che ama Gesù e odia ciò che odia lui. Fra lei e Gesù si è stabilita una grande intimità, formano come un cuor solo. Giunta a questo punto non si può dire che l'anima non soffra più abbandoni, tristezze, ecc., anzi li soffre e assai di più, si sente come abbattuta dal male che dilaga: tutti i peccati che si fanno vanno a ripercuotersi su di lei, che prova quasi i dolori della flagellazione, i dolori che ha provato Gesù durante l'agonia nell'orto del Getsemani, perché egli l'associa alla sua passione. Si deve aspirare alla vita unitiva? Certamente! Si deve chiedere questa grazia? Certamente! Per noi questa vita di unione con Dio [se] la realizziamo già su questa terra, non dovremo più compierla in Purgatorio: è proprio questa vita che ci merita di passare da questa terra al Paradiso. Con semplicità di cuore, con tanta fiducia chiediamo la grazia di poter vivere anche noi questa vita unitiva, di stringere sempre più la nostra unione con Dio, unione di mente, di volontà e di sentimento, in modo che possiamo dire anche noi con S. Paolo: «Non son più io che vivo ma è Gesù Cristo che vive in me»4 e chiediamo questa grazia per intercessione del nostro Padre che ha raggiunto le più alte vette della vita unitiva, della mistica cristiana. Incominceremo domani il mese di maggio; la Madonna verrà per così dire ad abitare un mese con noi: noi staremo uniti a lei in modo speciale e sotto il suo sguardo sarà facile progredire nella vita spirituale ad imitazione di Gesù; che sotto lo sguardo di lei, cresceva in sapienza e grazia5. Sia lodato Gesù Cristo!
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* Meditazione dattiloscritta, carta vergata, fogli 1 (21,7x28), tenuta a Roma il 30 aprile 1944. Il Fondatore si ispira al Tanquerey, Compendio di teologia ascetica e mistica, nn. 1292-1295.

1 Cf Mt 9,22 (Volgata).

2 Cf Lc 8,50.

3 Cf Ct 2,16.

4 Gal 2,20.

5 Cf Lc 2,52.