Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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8. «TUTTO È COMPIUTO»*
Quinta parola di Gesù in Croce



Siamo invitati a chiedere sempre la grazia di morire nel santo amor di Dio, e cioè: morire secondo gli esempi santissimi che abbiamo ricevuto da S. Giuseppe, protettore degli agonizzanti, dalla Madonna che ebbe un transito santissimo, e particolarmente dal modello di tutti i moribondi: Gesù Cristo. Egli è veramente il modello perché morì nella perfettissima unione col Padre, morì in un mare di dolori che servirono a redimere l'umanità, morì dopo aver compiuto perfettamente la sua missione. Nessuno potrà dire in modo più preciso di Gesù le parole: «Consummatum est»1 che significano: la mia missione è adempiuta, tutto quello che voleva da me il Padre è stato fatto.
Che gran cosa è quella di poter dire in punto di morte: Ho fatto tutto quello che il Signore richiese da me! Ogni anima che vuol essere sicura del Paradiso, dovrà poter dire queste parole in punto di morte. Il Figlio di Dio, conoscendo i desideri del Padre circa la redenzione del genere umano, si offerse con queste parole: «Se vuoi, manda me»2. Ed il Padre lo mandò a redimere i figli di Adamo caduti nella colpa e, per quanto sta da loro, esclusi dal Paradiso.
Gesù nacque a Betlemme, visse a Nazaret, predicò la sua dottrina compiendo in tutto la volontà del Padre. Sia nel lasciare al mondo la legge dei suoi esempi, sia nel predicare il Vangelo, poté affermare: «Faccio sempre ciò che vuole il Padre»3.
Ed ecco che, giunto al termine dei suoi giorni, per adempiere perfettamente la volontà di Dio, deve sopportare una pena ben grave: l'umiliazione della sua passione.
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Nell'orto del Getsemani lo udiamo esclamare: «Padre, se è possibile, passi da me questo calice...»4 e tuttavia con coraggio lo beve fino all'ultima goccia.
Dal Getsemani è condotto a Caifa, indi a Pilato, ad Erode e di nuovo a Pilato; coronato di spine, condannato a morte, prende la pesante croce e si dirige verso il Calvario e là viene crocifisso. In lui si compì perfettamente la volontà del Padre.
Era venuto dal cielo per redimere gli uomini, aveva eletto i dodici Apostoli, aveva offerto al mondo la sua dottrina, i sacramenti, aveva lasciato se stesso nella santissima Eucaristia. Ormai gli uomini avevano il cielo aperto e i mezzi per giungere a salvezza. Tutto era compiuto. Ebbene, questo è il gran conforto dei moribondi: dopo essere giunti al termine della loro vita poter volgere lo sguardo a tutti gli anni passati e dire al Signore: Tu mi hai offerto una fede, tanti mezzi per accrescere in me la grazia, una vocazione, ed io ho trafficato tutti questi talenti5 compiendo tutto quello che mi hai comandato; ora tutto è compiuto.
Quanta pace possederà quest'anima! Non è stata forse fedele a tutto quel che ha promesso nel Battesimo? Non è essa stata buona? Sì, perché chi fa la volontà di Dio è buono. Si sentirà dire da Gesù: «Vieni, serva buona e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore»6.
Ecco la consolazione che dobbiamo cercare di assicurarci nell'ora della nostra morte. Quanto sarebbe mai dolce poter dire allora: Signore, la vostra volontà su di me si è adempiuta; ho perfin cercato di appagare i vostri gusti ed i vostri desideri, tutto è compiuto, datemi ora il Paradiso, la ricompensa eterna.
Come il buon operaio che dopo aver compiuto diligentemente il suo dovere per tutta la settimana, alla fine di essa dice al padrone: Ecco, la settimana è finita, dammi la retribuzione, così S. Paolo, dopo aver tanto faticato per il Signore, gli chiede la ricompensa: «Cursum consummavi, fidem servavi, in
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reliquo reposita est mihi corona justitiae»7. E chi, in punto di morte si troverà in questo stato?
Discendiamo in noi medesimi ed esaminiamoci se la nostra volontà è conforme a quella del nostro Padre celeste. Vi sono due momenti importanti nella vita, riguardanti cioè la scelta dello stato e l'accettazione della morte. Chi accetta la vocazione abbraccia la volontà di Dio in blocco, e chi accetta le umiliazioni che le verranno in morte, compie un atto di abbandono alla volontà di Dio assai meritorio.
«Beati i morti che muoiono nel Signore»8, cioè: beati quelli che quando viene la morte hanno già il cuore staccato da tutto, anche dalle opere di Dio poiché non cercano in esse l'approvazione degli uomini.
Oltre l'osservanza dei comandamenti, vi è quella dei consigli evangelici. Amiamo la santa Regola, uniformiamoci anche ai comandi più minuti che ci vengono dati. La volontà di Dio non facciamola noi per non cambiarla poi colla nostra; essa ci viene dall'esterno. Dio ha detto: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me»9
Chi ascolta i ministri della Chiesa ascolta Dio; chi ascolta chi guida ascolta Dio. Dobbiamo stare alla Chiesa e non a quel che sentiamo nei libri di devozione. Non è dato uno Spirito Santo a ciascuno. La volontà di Dio viene da chi guida l'esterno e l'anima, e chi obbedisce può dire di aver fatto la volontà di Dio e di non essere stato una vittima dell'amor proprio.
Guardate alla santa pisside, guardate al Crocifisso. Gesù, colle parole: «Consummatum est» attesta di aver compiuto il volere del Padre fino all'ultimo momento.
Prima di andare a patire dice: «Padre, glorifica me»10 e cioè: «Ho fatto tutto quello che mi hai comandato, ed ora glorifica me onde anch'io glorifichi te»11.
La nostra preghiera, questo venerdì, sia la seguente: Signore, che alla fine della vita io possa dire: Quello che tu mi hai dato a fare, l'ho sempre fatto.
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* Meditazione stampata in un ottavo con numerazione di pagina progressiva, rispetto all'ottavo precedente (pp. 11-12). Comprende cinque meditazioni: “Oggi sarai meco in Paradiso” (pp. 9-10), “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (pp. 12-13), “Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito” (pp. 14-15), “San Giuseppe modello di obbedienza” (pp. 15-16).

1 Gv 19,30.

2 Cf Is 6,8.

3 Gv 8,29.

4 Cf Lc 22,42.

5 Cf Mt 25,14-30.

6 Cf Mt 25,21.

7 2Tm 4,7-8: «Ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia».

8 Ap 14,13.

9 Lc 10,16.

10 Cf Gv 17,1.

11 Cf Gv 17,4-5.