Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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4. «PADRE, PERDONA LORO»*
Prima parola di Gesù in croce

Nella sacra Scrittura troviamo queste parole: «Santificate il digiuno»1; ciò è come dire: santificate il rosario.
Il rosario è santo ma bisogna recitarlo santamente; anche il digiuno è santo ma bisogna farlo santamente.
Io non sono venuto a dirvi di digiunare, ma di santificare il digiuno e cioè:
1) In Quaresima scegliete anzitutto qualche mortificazione da fare ogni giorno. Il cuore sia di Gesù, la fantasia frenata, la volontà consegnata alla santa Madonna, le parole passino prima da S. Paolo per domandare il permesso di uscire.
Mettete S. Paolo portinaio della bocca. Mentre la portinaia sta a sentire e pensa se ha da aprire, mentre prende la chiave e chiede: Dove vai? Da chi hai il permesso?, si è già riflettuto abbastanza se dire o no quelle parole. La portinaia deve stare attenta: Esci? Ma quest'oggi il tempo è brutto, bisogna prendere il paracqua. Santificate il digiuno con la mortificazione della lingua, del cuore, della volontà; chi non può far altro, faccia qualcosa di positivo, per esempio: raccogliere sempre la carta che si trova per terra, tenere in ordine i quaderni, ecc.
Ci sono tante mortificazioni da fare senza che la fornaia abbia da accorgersi che digiunate.
2) Retta intenzione. Senza di essa le opere esterne valgono ben poco. Gesù disse: «Quando digiunate non prendete un'aria melanconica, come gli ipocriti, che sfigurano la loro faccia per mostrare alla gente che digiunano. In verità vi dico che hanno già ricevuto la loro mercede»2.
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3) Santificate il digiuno ai piedi del Crocifisso; offrite tutte le azioni in unione ai dolori di Gesù.
Santificate il digiuno per ottenere la grazia ai lettori, agli indiani, ai cinesi, ai giapponesi, affinché tutti facciano Pasqua santamente e in modo speciale quelli della nostra parrocchia.
Vi dirò qualcosa in riguardo alla prima parola detta da Gesù in croce.
«Padre, perdona loro, perché non sanno quel che fanno»3.
Notiamo la circostanza in cui Gesù proferisce queste parole. Lo avevano confitto in croce; il suo spirito, il suo cuore erano crocifissi col corpo. Gesù era affisso alla croce non solo coi chiodi, ma colla sua volontà. Aveva accettato la croce, anzi, l'aveva voluta. «Ho da essere battezzato con un battesimo di sangue, e quanto sono angustiato finché ciò non avvenga!»4.
Penava perché era ancor lontano questo suo soffrire; ed ora i suoi desideri vengono completamente appagati. Appeso ad una croce, perché voleva compiere intieramente la volontà del Padre, viene sollevato alla vista di tutti. Da una parte è circondato da persone che lo compatiscono e si inteneriscono al suo dolore, e dall'altra da persone che ne avevano chiesto la morte e satanicamente se ne rallegrano.
Quale è stato il primo sentimento di Gesù nel vedersi sollevato in croce? Un sentimento di misericordia: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Notiamo: chiama Padre quel Dio che ha permesso che venga crocifisso; il suo amore per il Padre non è diminuito per questo. Gesù non pensa a sé, non si scusa, non dice neppure una parola che manifesti il suo grande dolore; pensa invece ai peccatori per i quali patisce e muore.
S. Paolo dice: «Una gran parola voglio annunciare, parola vera e degna di essere creduta e cioè che il Figlio di Dio è disceso dal cielo a salvare i peccatori dei quali il primo sono io»5.
Gesù, elevato sopra il legno della croce, fatto mediatore fra il cielo e la terra, offre a Dio il suo sangue, i suoi dolori per i
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peccatori, per quelli che in quel momento lo insultano, e dice al Padre: «Perdona loro perché non sanno quel che fanno».
Notiamo le parole: «non sanno quel che fanno»; li scusa. Vedete, noi stentiamo a scusare chi ci ha offeso; Gesù invece scusa. Ma come poteva essere scusata quella gente che era istruita, che aveva visto i suoi miracoli, che era stata tanto da lui beneficata?
Il cuore di Gesù sa trovare delle ragioni; con ciò non bisogna dire che abbia mentito. No. In mezzo a quella turba vi erano soldati ignoranti, gente accecata dalla passione, ed anche chi agiva con vera malizia aveva, sotto qualche aspetto, ragione di essere scusato.
Gesù voleva coprire i loro peccati. Costoro non capivano che erano gli esecutori dei giudizi di Dio. Ammiriamo questa grande bontà di Gesù.
Se anche lo avessimo offeso nella sua casa o quando, già consacrate a lui avremmo dovuto mostrargli la nostra riconoscenza, non perdiamoci d'animo, poiché la misericordia di Gesù è più grande della nostra ingratitudine.
Se un'anima si fosse macchiata di tante colpe gravi e si fosse sprofondata in un abisso di malizia, ricordi che non sarebbe ancora esaurita la bontà di Gesù.
Recitiamo spesso l'atto di speranza, e se non troviamo quasi più un'àncora a cui sostenerci, attacchiamoci al cuor di Gesù. In qualunque condizione ci troviamo, speriamo sempre, non solo il perdono dei peccati, ma anche delle debolezze, ed abbiamo fiducia che Gesù ci vuol far santi; spesso egli si serve delle creature più misere per operare le sue meraviglie.
Quando un'anima, che un tempo fu gran peccatrice, si presenta al tribunale di Dio piena di grazia, Gesù sarà doppiamente glorificato.
Quest'anima, un tempo così inferma, rivestita della grazia dello Spirito Santo, sarà presentata da Gesù al Padre come trofeo della sua vittoria.
O Dio, che mostri la tua potenza non tanto col creare ma col cambiare i peccatori in santi!
Santificate la Quaresima coll'amore al Crocifisso e quando siete ai piedi del tabernacolo o col Crocifisso in mano dite:
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Signore Gesù, raccomandatemi al Padre celeste; io sono di coloro che vi hanno crocifisso. Voi che avete pregato per i vostri carnefici, pregate anche per me che sono anch'io di costoro; ho peccato contro il Padre e contro di voi, o Gesù.
Poniamo le nostre speranze nel Crocifisso ed esse non saranno vane. Santificate specialmente il venerdì di Quaresima colla Via Crucis, santa Messa, santa Comunione e giaculatorie, specialmente questa: Adoramus te, Christe, ecc.
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* Meditazione stampata in un ottavo, pp. 7-8. È preceduta dalle tre prediche del Ritiro di febbraio con il titolo: «L'amore e la misericordia di Dio verso di noi», non predicato da Don Alberione. Non essendoci la data precisa, abbiamo tenuto sempre la dicitura “Quaresima”. Le meditazioni sulle parole di Gesù sono quindi del Fondatore, anche quando nello stampato l'autore è omesso (cf EC, 2-3[1937]1).

1 Cf Gl 1,14.

2 Mt 6,16.

3 Lc 23,34.

4 Cf Lc 12,50.

5 Cf 1Tm 1,15.