10. «PADRE, NELLE TUE MANI RACCOMANDO IL MIO SPIRITO»*
Settima parola di Gesù in croce
La funzione di questa mattina ci ha riempito il cuore di sentimenti pii di compassione verso il nostro divin Redentore Gesù Cristo, di fiducia nella sua passione e morte, di speranza perché dopo la vita presente possiamo partecipare alla gloria sua.
L'ultima parola con cui nostro Signore Gesù Cristo ha chiuso la sua vita è una parola che sta bene fra il tempo e l'eternità, il mondo e il cielo, la vita e la morte.
Nostro Signore Gesù Cristo disse infatti mandando un gran grido: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito»1 e sebbene piegasse la testa di fronte alla morte, tuttavia l'accettava volentieri, non perché da essa non potesse liberarsi, ma perché egli voleva uniformarsi alla volontà del Padre.
«Pater», dà questo nome a Dio nonostante che lo avesse come abbandonato ai suoi nemici; egli sapeva che gli era ugualmente Padre.
«Commendo spiritum meum, cioè: affido il mio spirito» e qui vuol significare la vita, poiché sapeva bene che la sua divinità non poteva morire.
Qual è il senso di questa frase sulla bocca di Gesù e sulla nostra?
Sulle labbra di Gesù significa: «Padre, ti affido la mia vita perché me la ridoni». Con ciò nostro Signore Gesù Cristo voleva manifestarci che nonostante la sua discesa nel sepolcro sapeva benissimo che sarebbe risorto. «Il tuo santo non andrà soggetto a corruzione»2.
Sebbene Gesù parlando coi discepoli dicesse sovente: «Il Figlio di Dio sarà dato nelle mani dei peccatori», tuttavia soggiungeva: «...e il terzo giorno risorgerà»3.
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La preghiera di Gesù finì con un gran grido. In quel momento tutti fecero silenzio, il sole s'oscurò; Gesù pregava e lacrimava invocando il Padre suo e venne esaudito. Ciò che il Figlio di Dio domandava come ultima grazia al Padre era la risurrezione e per i meriti suoi fu ascoltato4.
Egli aveva adempito la volontà del Padre fino alla fine.
Le parole di Gesù pronunziate da noi hanno un significato diverso; esse vogliono intendere la raccomandazione dell'anima: «Signore, nelle tue mani raccomando l'anima mia». Gesù disse: «lo spirito mio» per significare la sua vita che doveva risorgere. Noi invece diciamo: «l'anima mia» intendendo con ciò manifestare il desiderio di volerla salva.
Gesù come Dio non aveva bisogno di redenzione, che anzi redense tutti gli uomini. Noi che invece abbiamo bisogno di redenzione compiamo il versetto: «Redemisti nos, Domine, in sanguine tuo... et fecisti nos Deo nostro regnum»5.
Con questo versetto ricordiamo al Figlio di Dio il suo ufficio di giudice e di redentore. Da questa considerazione ricaveremo tre frutti:
1) Confidenza, non nei meriti nostri, ma nella redenzione di nostro Signore Gesù Cristo. Dio è Padre e noi dobbiamo rivolgerci a lui con cuore filiale. Quindi fiducia nel Signore, ma fiducia che non viene mai meno, che ci abitui a non dubitare mai della misericordia di Dio perché se noi ci abitueremo a confidare mentre siamo in vita, avremo anche in punto di morte tanta confidenza in Dio; bisogna che il nostro ultimo atto di fiducia sia il frutto della ripetizione di tanti altri atti.
2) Facciamo il bene mentre siamo in vita. Gesù aveva fiducia nel Padre che lo avrebbe richiamato dal sepolcro perché sentiva di essersi sempre uniformato ai suoi divini voleri. Quando uno nella vita fa bene, ha ragione di confidare in Dio. Dice la Scrittura che non dobbiamo porre la nostra fiducia nelle preghiere che ci faranno gli altri ma in quelle che avremo fatto noi. Facciamo bene in vita mentre abbiamo tempo.
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3) Gesù colle parole: «Raccomando il mio spirito» faceva l'atto di accettazione alla morte. Allorché diciamo: Siamo nelle mani di Dio, attestiamo che Dio è la nostra forza, la nostra salvezza.
«Pater, in manus tuas commendo spiritum meum»; Gesù aspettava rassegnato la morte. Accettiamo frequentemente in vita quella morte che Gesù vorrà mandarci; facciamo adesso quest'atto con merito poiché forse non potremo più farlo in punto di morte. Questo è un grande atto di obbedienza dopo quello della vocazione. Gesù passò la sua vita in una sola linea tracciata dalla volontà del Padre.
Dio ci risusciterà, la gloria eterna ci aspetta non solo per il nostro spirito ma per la nostra carne. Risusciteremo in gloria.
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* Meditazione stampata in un ottavo con numerazione di pagina progressiva, rispetto all'ottavo precedente (pp. 14-15). Comprende cinque meditazioni: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (pp. 12-13), “San Giuseppe modello di obbedienza” (pp. 15-16).
1 Cf Lc 23,46.
2 Sal 16,10.
3 Cf Mc 9,31.
4 Cf Eb 5,7.
5 Cf Ap 5,9-10: «Ci hai riscattati, Signore, con il tuo sangue...e ci hai costituiti per il nostro Dio come un regno».