Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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7. EUCARISTIA - SACERDOZIO - PASSIONE DI GESÙ*


Questa sera ci uniamo in spirito a tutta la cristianità che, per invito del Papa, è raccolta innanzi ai santi altari a pregare secondo le sue intenzioni. La nostra ora di adorazione1 mira a tre fini: 1) ringraziare il Signore per la istituzione dell'augustissimo sacramento dell'Eucaristia; 2) ringraziarlo della istituzione del sacramento dell'Ordine, cioè del Sacerdozio cattolico; 3) entrare nello spirito della Chiesa, oggi domenica di Passione, e raccoglierci per questa quindicina, la settimana prossima e la settimana santa, attorno al nostro adorato Salvatore agonizzante sul Calvario, insieme a Maria Addolorata.

I. Per ringraziare nostro Signore della istituzione dell'Eucaristia

Ed è bene che incominciamo elevando il nostro canto al Signore, il nostro canto di amore: Inni e canti sciogliamo, o fedeli, ecc.
[Sacra Scrittura]. Leggiamo la promessa dell'Eucaristia.
«Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato, ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: Saranno tutti ammaestrati da Dio. Chiunque pertanto ha udito e ha imparato dal Padre viene a me. Non già che alcuno abbia veduto il Padre, eccetto colui che è da Dio: questi ha veduto il Padre. In verità, in verità vi dico: Chi crede in me
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ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I padri vostri mangiarono nel deserto la manna e morirono. Questo è il pane disceso dal cielo, tale che chi ne mangia non muore. Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vive in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.
Altercavano perciò tra di loro i Giudei, dicendo: Come può mai costui darci a mangiare la sua carne? Ma Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico, se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è veramente cibo ed il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui. Come il Padre vivente mi inviò ed io vivo per il Padre, così chi mangia me, vivrà anch'egli per me. Questo è il pane disceso dal cielo; e non sarà come la manna che i vostri padri mangiarono e morirono. Chi mangia di questo pane, vivrà in eterno»2.
Sia benedetto il nostro Dio, sia benedetto il suo sacratissimo Cuore, il suo eucaristico Cuore! Contempliamo Gesù nell'ultima cena: dopo aver chiuso il tempo della Pasqua mosaica, apre i tempi nuovi istituendo la Pasqua cristiana. Alzatosi, dà uno sguardo d'amore ai suoi discepoli, prende il pane e spezzandolo lo offre agli Apostoli dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio corpo». E similmente fa del calice dicendo: «Prendete e bevetene tutti, questo è il calice del mio sangue che sarà sparso per voi»3. Così, per tutti i secoli il Dio di amore fissa la sua dimora in mezzo agli uomini. Egli dice: «Ego vobiscum sum, omnibus diebus, usque ad consummationem saeculi»4. Si cambieranno le sacre particole, si cambieranno i sacerdoti consacranti, ma sarà sempre lo stesso Gesù che rimarrà sugli altari ad attendere gli uomini per conversare con essi, e distribuire loro le sue grazie.
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L'Eucaristia è dunque la presenza reale di Gesù: Gesù è con noi! Ma noi siamo con lui?
«Sono con voi fino alla consumazione dei secoli», disse Gesù. Ma voi mi adorate? E voi mi visitate? E voi state con rispetto alla mia presenza? Siete, in una parola, con me?
Un atto di dolore sincero deve partire dal nostro cuore per aver perso tempo in tante bagattelle inutili e per aver dimenticato e lasciato solitario il divino Amante che dal Tabernacolo ci chiamava con instancabili e dolcissimi inviti.
Inoltre l'Eucaristia è cibo dell'anima: «Io sono il pane di vita disceso dal cielo»5. Gesù istituì questo sacramento perché fosse nutrimento spirituale delle nostre anime. L'Eucaristia deve produrre quattro effetti nell'anima nostra a somiglianza del pane materiale il quale opera effetti simili riguardo al corpo. La santa Comunione ben fatta eleva il cuore ai beni eterni e ci fa desiderare le delizie del Paradiso dove l'unione nostra con Dio sarà perfetta ed indissolubile. La Comunione ripara le forze perdute a causa dei peccati e ristora il nostro spirito. La Comunione sostenta l'anima ed accresce in noi la grazia, e dalla Comunione noi partiamo più ricchi di meriti. La Comunione ancora aumenta le forze spirituali per combattere e soffrire, lavorare e portare quotidianamente la nostra croce con fedeltà fino al Calvario.
«Io sono il pane di vita». E l'abbiamo mangiato bene? Come sono state le nostre Comunioni? Esse devono essere preparate dal dolore dei peccati, dallo spirito di fede ed accompagnate dall'amore. Sono state così le nostre Comunioni?
L'Eucaristia è la rinnovazione del sacrificio della croce in mezzo a noi. Sul Calvario venne stampato il più bello dei libri che è il Crocifisso, come lo chiama S. Filippo Benizi6. Fu stampato con caratteri particolari, e dobbiamo vederli questi caratteri mirando il volto di Gesù imbrattato di sangue e di sputi; mirando il suo capo crivellato dalle spine; mirando il suo corpo
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tutto coperto di piaghe e di flagelli; mirando le sue mani ed i suoi piedi trafitti dai chiodi. Ora quel libro stampato sul Calvario, possiamo dire così, arriva in una copia anche a noi, ogni mattina sul nostro altare. La Messa è difatti il Calvario portato dinanzi a noi.
E noi come abbiamo ascoltato, assistito alla santa Messa? Oh, S. Luigi7, quale fervore portava alle sue Messe! Fervore di un serafino. S. Giovanni [Berchmans]8 che non si accorgeva di quello che accadeva intorno a lui, che anzi, veniva additato ai compagni perché bastava che uno lo osservasse in volto per rimanere anche lui colpito da divozione e spirito di pietà; quali esempi!
Come abbiamo assistito alla santa Messa? Gesù sta morendo per noi! E spesso vede innanzi a sé cuori freddi, languidi, indifferenti. Domandiamo la grazia di sentire sempre bene la santa Messa.
In ringraziamento a Gesù cantiamo: Adoro Te devote9, affinché si ecciti la nostra devozione verso l'Eucaristia. Signore, io vi offro in unione con tutti i Sacerdoti, ecc.10.

II. Istituzione del Sacerdozio

Iniziamo col canto: Tu es sacerdos…11!
Sacra Scrittura.
«Disse Gesù: Ho desiderato ardentemente di mangiare con voi questa Pasqua prima del mio patire, perché vi assicuro che non ne mangerò più finché non si compia nel regno di Dio. E, preso il calice, rese le grazie e disse: Prendete e dividetelo tra voi; vi dico che non berrò del frutto della vite, finché non venga
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il regno di Dio. E, preso il pane, rese grazie, lo spezzò e diede loro dicendo: Questo è il mio corpo, il quale è dato per voi; fate questo in memoria di me. E così il calice, dopo cenato, dicendo: Questo è il calice del nuovo patto nel mio sangue che sarà sparso per voi»12.
Gesù inventò il modo di continuare la sua presenza, non solo eucaristica, ma anche mistica in mezzo al mondo per tutti i secoli. Sapendo che era giunta la sua ultima ora, e che doveva ritornare al Padre, istituì il Sacerdozio, il sacramento dell'Ordine. E come per mezzo della consacrazione si rinnovano le sacre specie e rimane sempre in mezzo al popolo cristiano Gesù sacramentato, così per mezzo dell'Ordinazione sacerdotale che il Vescovo amministra, rimane sempre in mezzo al popolo cristiano Gesù mistico. Mutano le specie e rimane Gesù eucaristico; mutano gli individui che hanno il sacerdozio, e rimane Gesù Cristo Sacerdote. Rimane il sacerdote che come Gesù Cristo predica, come Gesù Cristo rimette i peccati, come Gesù Cristo ci fa entrare nella Chiesa per mezzo del Battesimo, come Gesù Cristo risana le anime, le guida a salvezza, converte le traviate, incoraggia le timide. Egli assiste gli uomini in tutte le loro età, li conforta quando sono vicini a passare all'altra vita, e dopo la morte il sacerdote rimane a benedire ed a pregare.
«Sacerdos alter Christus; pro Christo legatione fungimur»13; un altro Gesù Cristo, Gesù Cristo misticamente presente. «Sic nos existimet homo, ut ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei»14, diceva S. Paolo; gli uomini non ci guardino sotto altri aspetti, non badino alla nostra scienza, non alla nostra condizione sociale, ma vedano in noi il ministro di Dio, vedano i dispensatori della misericordia di Dio.
Pieno l'animo di riconoscenza a questo Gesù che mi ha chiamato, io sento di dover esclamare questa sera, con più sentimento del solito: «Gratia Dei sum id quod sum»15: sono sacerdote, ma solo per grazia altissima di Dio. Nessun mio merito,
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anzi, quanto è da parte mia, oh, quali impedimenti ho messo alla grazia del Signore! Ma per grazia di Dio sono sacerdote. E se lo sarete pure voi, sarà ugualmente per misericordia di Dio. Inoltre: «Gratia eius in me vacua non fuit»16, diceva S. Paolo, con piena fiducia: ho corrisposto alla grazia. Non posso dire così io17, e sento il bisogno di piegare la fronte dinanzi a Gesù, umiliato e confuso.
Ma voi, cari figliuoli, voi corrispondete anche alla grazia di Dio? Il sacerdote confessa; e voi vi andate con le debite disposizioni? Il sacerdote celebra; e voi ascoltate la Messa devotamente? Il sacerdote guida le vostre anime; e voi siete docili? Possiamo dirlo: «Gratia eius in me vacua non fuit»? Ancora: «Nec quisquam sumit sibi honorem, sed qui vocatur a Deo tamquam Aaron»18. Nessuno può ascriversi al sacerdozio se non sia chiamato. E voi studiate la vostra vocazione? «Qui ascendit aliunde fur est et latro»19; e voi ascendete a questa altezza, passando per la porta buona? Date veramente segni di vocazione? I segni del sacerdozio sono la pietà, lo studio, lo zelo. Li avete voi? La Chiesa ha bisogno di molte vocazioni; e pregate per le vocazioni? Contribuite alle vocazioni con lettere e con le esortazioni? Le suscitate? Le aiutate con le borse di studio e con gli altri aiuti materiali e spirituali?
Quando questo Principe dei pastori, questo Sacerdote Gesù Cristo, nel gran giorno del giudizio ci chiederà conto di nostra vocazione, che cosa gli risponderemo noi? «O voi che dovete portare i vasi sacri del Signore, fatevi santi»20.
Cantiamo l'inno di ringraziamento: Lauda Sion Salvatorem, ecc.21.
Preghiera: Gesù Maestro, accettate il patto, ecc.22
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III. Per entrare nello spirito della Chiesa: tempo di Passione

Sacra Scrittura.
«I soldati, crocifisso che ebbero Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti (una per ciascun soldato). E presero anche la tunica, ma essa era senza cuciture, tessuta [tutta] di un pezzo da cima a fondo. Dissero quindi tra loro: Non la stracciamo, ma tiriamo a sorte a chi debba toccare. Affinché si adempisse la Scrittura che dice: Si divisero tra loro le mie vesti e sulla mia tunica tirarono le sorti. E questo lo fecero i soldati. Or presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre Maria di Cleofa e Maria Maddalena. Avendo Gesù veduto sua madre e lì presente il discepolo suo prediletto, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio. Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre, e da quel punto il discepolo la prese con sé. E dopo questo, sapendo Gesù che tutto era compito, affinché si adempisse la Scrittura, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno di aceto. E i soldati, inzuppata una spugna nell'aceto, e postala in cima ad una canna di issopo, gliel'accostarono alla bocca. E, quando ebbe preso l'aceto, Gesù disse: È compito. E, chinato il capo, rese lo spirito»23.
Ascendiamo anche noi il monte Calvario, insieme a Gesù, accompagnati con Maria e il discepolo prediletto Giovanni. Et stemus iuxta crucem cum Maria matre Jesu24; stiamocene là ad imparare le divine lezioni e a invocare su di noi tanta misericordia. Il crocifisso Gesù, nostro Maestro, è via, modello. Egli c'invita ormai più con l'esempio che con le parole: «Chi vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua»25. Seguiamolo Gesù nella via del quotidiano sacrificio, nella vita comune specialmente, fino all'ultimo giorno; chi persevera fino alla fine sarà coronato.
Il Crocifisso è per noi verità: siamo redenti col preziosissimo sangue di Gesù; il Paradiso era chiuso, la croce lo riaperse. In quel giorno tremò per rabbia l'inferno e sentì la scossa tutto
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il Calvario e molti defunti risorsero; si squarciò il velo del tempio; il Paradiso spalancò la porta ai giusti dell'Antico Testamento e per tutti i fedeli che un giorno si sarebbero dati alla sequela del Signore.
Adoramus Te Christe... quia per crucem tuam redemisti mundum26. Noi che non abbiamo meriti, noi che gemiamo sotto il peso di molte responsabilità e di molte iniquità, alziamo gli occhi fidenti all'albero della salute, della croce: Salus, vita et resurrectio nostra27. Gesù è morto e con la [sua] morte noi tutti abbiamo la vita.
Il Crocifisso è ancora vita: «Cum exaltatus fuero a terra omnia traham ad meipsum»28. Ci attragga Gesù a sé, ci incorpori in sé, ci unisca a lui; uniti in vita, uniti in morte, nell'eternità faremo una cosa sola con lui. Dov'è lui che possiamo andare ancora noi! Che tutti i giorni crescano i nostri meriti, si stringa la nostra unione con Gesù Cristo. Questi giorni di salute e di grazia, questi giorni fatti per il pianto e per l'amore, portino un risveglio spirituale, un senso nuovo di devozione alle anime nostre e pentiti e dolenti sulla nostra vita passata, prepariamo la risurrezione vera, la risurrezione pasquale.
Cantiamo il Vexilla Regis29; preghiera: Coroncina a S. Paolo.
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* Testo ciclostilato, fogli 3 (22,2x35). È un'ora di adorazione tenuta alla Famiglia Paolina nella chiesa di San Paolo, Alba. Risulta che per le funzioni di maggiore importanza, le Figlie di San Paolo, in gran parte già residenti a Borgo Piave dal novembre 1933, si recavano nel tempio di San Paolo. Nel ciclostilato non è indicato l'autore; a mano aggiunto “P. M.”. Una nota autobiografica, verso la fine del punto II del testo, conferma questa ipotesi (cf p. 66). La data è dedotta dal riferimento liturgico: Alba, 18 marzo 1934. In alto è posta la sigla: I.M.I.P. Questo stesso ciclostilato è pure conservato nell'Archivio della SSP. Sembra opportuno includere il testo in questa raccolta per l'esplicito riferimento alla Congregazione femminile.

1 Il testo è strutturato a forma di preghiera, divisa in tre parti, ognuna delle quali segue il metodo via, verità e vita; comprende: Parola di Dio, esortazione, esame, formula di preghiera.

2 Cf Gv 6,44-58.

3 Cf Mt 26,26-28.

4 Mt 28,20: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

5 Cf Gv 6,41.

6 Filippo Benizi (1233-1285), medico fiorentino, entrò come fratello laico nell'Ordine dei Servi di Santa Maria. L'esempio è citato da Sant'Alfonso M. de' Liguori, La Passione di N. S. Gesù Cristo, vol. II, PSSP, Alba-Roma 1934, p. 10.

7 Luigi Gonzaga (1568-1591), mantovano; entrò nella Compagnia di Gesù a Roma. Durante la peste del 1590 nell'esercizio della carità contrasse il morbo che lo portò alla morte.

8 Giovanni Berchmans (1599-1621), belga; chierico gesuita si distinse per la sua osservanza, carità e tenero amore verso la Madonna.

9 Ti adoro devotamente… Inno eucaristico composto da san Tommaso d'Aquino.

10 Invocazione iniziale della preghiera “Per chi sente sete di anime come Gesù”, ora denominata Offertorio paolino (cf Le preghiere della Famiglia Paolina). La preghiera venne pubblicata per la prima volta su UCBS, 15 febbraio 1924, p. 4 (cf PP, p. 458).

11 Tu sei sacerdote…: cf Sal 109,4.

12 Cf Lc 22,15-20.

13 2Cor 5,20: «Noi fungiamo da ambasciatori per Cristo».

14 1Cor 4,1: «Ognuno ci consideri come ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio».

15 1Cor 15,10a: «Per grazia di Dio sono quello che sono».

16 1Cor 15,10b: «E la sua grazia in me non è stata vana».

17 Qui si nota che Don Alberione parla in prima persona.

18 Cf Eb 5,4: «Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne».

19 Cf Gv 10,1: «Chi vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante».

20 Cf Is 52,11.

21 Sequenza della Messa della solennità del Corpus Domini: «Sion, loda il Salvatore…».

22 La preghiera, successivamente modificata, venne pubblicata nella prima edizione di Le Preghiere della Pia Società S. Paolo, Alba 1922, pp. 15-16.

23 Cf Gv 19,23-30.

24 «E stiamo presso la croce con Maria la madre di Gesù»: risonanza di una strofa della sequenza Stabat mater attribuita a Jacopone da Todi.

25 Cf Mt 16,24.

26 Antifona alla Comunione della liturgia del venerdì santo: «Ti adoriamo, o Cristo….perché con la tua croce hai redento il mondo».

27 «Salvezza, vita e risurrezione nostra». Antifona di ingresso, Messa: Esaltazione della croce.

28 Gv 12,32: «Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me».

29 Inno dei Vespri della domenica di Passione: «I vessilli del Re…».