Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. L'UMILTÀ E LA BENEDIZIONE SUGLI STUDI*


Vi raccomando due cose, due intenzioni da tener a mente sino a Pasqua; due cose da chiedere al Signore: l'umiltà e la benedizione sugli studi.
[I.] Quello che guasta, che fa perdere la pace del cuore è la superbia. La vera pace dell'animo invece è l'umiltà. Nell'umiltà è il vero merito, nella superbia ogni spreco e vano dispendio di forze.
Ho incontrato nella mia vita persone molto umili. Questa loro virtù trasparisce da tutto il loro esterno: dall'espressione degli occhi, dal comportamento. Se si chiedeva: Sei buona tu?. Oh, io buona!. Poche parole, pochi gesti, ma l'espressione di una viva e profonda persuasione.
Vedete? L'anima umile si sente tutta confusa per le proprie miserie ed è sempre un po' timorosa di sbagliare. Questa ha il cuore stesso di Gesù che disse: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore»1.
Altre, invece, stentano tanto a credere al proprio nulla. Sono così superbe che non si abbassano mai a chiedere un consiglio, essendo sicure di sé. Quando nessuna di voi era qui, eccettuate le vostre maestre più anziane, una persona mandò alla casa di S. Paolo la bella somma di circa L. 400.000 (quattrocentomila) a piccole offerte settimanali che essa accompagnava sempre con un biglietto in cui diceva: Preghi per me, perché possa far bene e non attaccarmi alle cose della terra. Preghi perché possa farmi dei meriti e salvarmi l'anima2.
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Alcune persone invece non muovono un passo senza aver di mira la propria vanità. Non un respiro, non un atto che non sia corrotto dall'amor proprio. No, no, abbiamo sempre di mira la gloria di Dio, quella soltanto! Quello che dobbiamo sempre desiderare ed ambire è l'umiltà. Non perdiamo i meriti! Quanti si vantano di sapere, di aver detto, di aver fatto! Poveretti, poveri infelici che perdono tutto sulla terra! Che cosa resterà loro per il cielo? Nell'ultimo giorno, quando si attenderanno il premio, si sentiranno rispondere: «Jam recepisti mercedem tuam»3. Io me li figuro come quell'uomo che torna dal mulino con un sacco di farina, ma il sacco è bucato e che cosa avrà quel poverino quando sarà giunto a casa sua?
Oh, chiediamo l'umiltà a Gesù crocifisso! Guardiamolo una volta: egli era innocente, eppure lo hanno fatto morire giustiziato; è Dio e lo hanno posto fra due grandi malfattori; lo hanno sputacchiato, deriso, vilipeso; è lo sposo, e l'anima che avrebbe dovuto essere sua intima, suo conforto, gli ha trafitto con la lancia il costato.
E noi saremmo più innocenti di Gesù? Più grandi di lui? Siate veramente umili e dovunque andiate, con chiunque siate, farete del bene, avrete la benedizione di Dio, la pace. Se tu t'innalzi, il Signore ti abbasserà; se ti umilii, il Signore si chinerà fino a te.
Umili dunque nelle parole, nei pensieri, nelle opere, nel vestito, nel portamento: in tutto.

II. Mettiamo l'intenzione e preghiamo perché il Signore benedica gli studi. Preghiamo per le sorelle che studiano, ma specialmente per le classi di filosofia e di teologia4.
Vedete? Nelle classi complementari e nel ginnasio s'impara, sì, ma non si può dire di sapere: sono anni di preparazione ai veri studi della vera scienza. È quanto si dice sempre ai novelli studenti di filosofia; quel che dissero anche a noi nella prima lezione, quando alcuni si credevano già mezzi dottori solo perché
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sapevano un po' di latino, un po' di francese e un po' di greco: Voi non sapete nulla; ma ora incomincerete a sapere. I veri studi dunque sono quelli della filosofia che insegna a ben ragionare, e quelli della teologia che insegna e svolge i principi di dogmatica, di ascetica, di morale, di mistica, di pastorale. Da queste due materie vi formerete un vero corredo di cognizioni: quel che dovrete insegnare e scrivere per la salvezza delle anime.
Come vedete, è molto importante pregare per tutti gli studi e in particolare per quelli di filosofia e teologia.
Il Maestro divino se ne compiace e vi benedirà, vi aiuterà, state sicure. Questi studi gli sono molto graditi. Non che quelle che studiano guadagnino più meriti delle altre, no, davanti a Dio tutto è poco in sé, e tutto è molto quando si fa per suo amore. Può meritare chi studia e chi stampa, chi lega, chi cucisce e chi è in cucina: ciò che conta è l'amore.
Camminate dunque sempre, siate serene, andate avanti. Il Signore vi benedica in ogni passo, in ogni sospiro, in ogni lavoro.
Salviamoci! Non viviamo di fantasia, ma di umiltà. No, no, lo spirito di vanità, di superbia, di vanagloria, noi non lo vogliamo, lontano! State buone, spendete tutta la vita per il Signore. Pregate per gli studi e per ottenere l'umiltà. Siate ubbidienti ed umili di cuore.
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* Testo stampato in EC, 11[1934]4-5 insieme ad altre tre prediche, tutte sotto il titolo: “Prediche del Sig. Primo Maestro”. In EC la data è indicata in apertura, a forma di titolo: “Mercoledì, 24 ottobre 1934”. I curatori dei dattiloscritti successivi hanno messo come titolo: “L'umiltà e la benedizione sugli studi”.

1 Cf Mt 11,29.

2 Probabilmente il Fondatore allude alla signora Amalia Cavazza Vitali, insigne benefattrice nei primi anni della Famiglia Paolina.

3 Cf Mt 6,16: «Hanno già ricevuto la loro ricompensa».

4 Cf Martini C. A., Le Figlie di San Paolo…, o. c., pp. 197-198.