Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Undecimo giorno - La Missione di San Paolo.

1. Il Signore creandoci assegna a ciascuno un posto nel mondo, una carriera30 nella vita, una vocazione speciale. E secondo questa vocazione speciale Egli dà a ciascuno le inclinazioni e le attitudini convenienti; come pure prepara tutto quel complesso di grazie che sono necessarie all'ufficio speciale. Fra le principali e più nobili carriere e missioni, principalisisima e nobilissima è la vocazione a salvare anime. Con essa si esercita l'altissimo e delicatissimo ufficio di Gesù Salvatore e si diventa cooperatori, come scrive San Paolo31, di quel Dio che è l'amante delle anime: Deus, qui amas animas. La parte più importante poi di questa missione è affidata a coloro che lavorano per la buona stampa32.
San Paolo esaltava questa stessa missione di salvare anime quando diceva: Pro Christo legatione fungimur: siamo gli ambasciatori di Gesù Cristo33.
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2. Il Signore chiamò San Paolo a questo così alto ufficio.
Percossolo sulla via di Damasco, avvertì Anania di andarlo a istruire e battezzare. Anania obiettò: Ma, Signore, costui è qui venuto per far strage di tutti i cristiani. - E il Signore: Va'34 pure tranquillo, e non temere perché quest'uomo è un istrumento scelto da me per portare il mio nome ai gentili dinnanzi ai re e dinnanzi ai figliuoli d'Israele: perciocché io gli farò vedere quanto egli debba lavorare per me.
E il Signore l'aveva fornito di tutte le attitudini di un apostolo.
Egli era di bell'aspetto; di complessione robusta, sebbene di statura piccola; di carattere sanguigno e focoso, come si rivelava dalla sua faccia bianca e dalla sua testa piccola e presto calva: di uno sguardo penetrante e vivaciscimo: di un'35 aria dolce e affabile: di ingegno eletto: di volontà indomabile: di virtù eroica: di eloquenza irresistibile: di cuore generoso: di scienza vastissima: di spirito pronto: di una versalità singolare.
Fornito anche di doni straordinari: profezia come quando predice mali a certi ostinati36; miracoli e ne operò un gran numero37.
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3. Ed a quale ufficio, a quale missione ci ha chiamati il Signore? Anzitutto conviene ricorrere sovente al Signore per conoscere quanto Egli vuole da noi: far cioè come San Paolo che sulla via di Damasco chiede: Signore, che volete che io faccia? Pregare specialmente dopo la Santa Comunione.
In secondo luogo vediamo se in noi vi sono i segni della vocazione: cioè una virtù a tutta prova, alimentata da una pietà saporosa e viva, fondata su un'umiltà di fanciullo, sostenuta da una fede che sia irremovibile: studio che si richiede pure per chi intende darsi anche all'ufficio di scrittore, ufficio che esige molto sapere al giorno d'oggi: affezione a questa vita di sacrificio, movimentata, piena d'avventure, esposta a tutte le critiche ed a molte contraddizioni, che è destinata alla salvezza di molti e che finirà con una gran gloria in cielo. E corrispondiamo a tale vocazione? Con lo studio? con la pietà? con lavorare volentieri per la buona stampa?
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30Carriera”: termine forse un po' improprio in un contesto di “vocazione”. Da intendersi nel senso di professione, impiego, via da seguire con piena dedizione.

31 Cf 1Cor 4,1.

32 Affermazione abbastanza ardita: nell'ampia missione di collaborare con “l'ufficio di Gesù Salvatore”, il “lavorare per la buona stampa” costituirebbe “la parte più importante”. Pur considerando che nella prima stesura aveva scritto “la parte più delicata”, si tratta di un'asserzione di grande rilievo, a riprova di quale considerazione Don Alberione desse all'apostolato della buona stampa.

33 2Cor 5,20.

34 Nel ms è scritto semplicemente Va.

35 Nel ms è omesso l'apostrofo.

36 Nel ms aggiunge: (Vita di S. Paolo - D. Bosco - pag. 55).

37 Nel ms aggiunge: (ib., pag. 46-62).