Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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Quattordicesimo giorno - Come era lo zelo di San Paolo.

1. Lo zelo per essere vero deve nascere da un cuore tutto innamorato del Signore, deve l'apostolo avere una missione conferita dall'autorità legittima, deve lavorare per la Chiesa. Solo il cuore infiammato di vero amore al Signore può sentire quell'ardore per le anime che nulla risparmia, né comodità, né interesse, né vita, né se stesso: zelo che non si arresta mai, anche fra le contraddizioni umane: zelo che prima salva l'anima propria66. - Chi non lavora con divina missione può essere simile a quei predicatori che non sono stati inviati e che non ricevono la benedizione del Signore. - Chi non lavora unito alla Chiesa finisce col disperdere: e purtroppo quanti eretici, quanti scismatici hanno sbagliato strada in questo. Tutto deve partire dal papa e tornare al papa: ubi Petrus ibi Ecclesia67. Chi non lavora con Gesù Cristo68, disperde: e non lavora con Gesù Cristo chi non è strettamente unito al Papa.
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2 Il nostro Santo Apostolo aveva un vero zelo perché fondato sull'amore a Nostro Signore Gesù Cristo Già l'abbiamo considerato: il suo cuore ardeva del più vivo e puro affetto al Signore, per cui seppe tutto soffrire, tutto sopportare: e non bramava che far conoscere Gesù Cristo e guadagnargli anime. Da Gesù Cristo aveva ricevuta la sua missione, pure egli si recò a Gerusalemme per darne conto a San Pietro come primo papa69.
Anzi San Paolo, trovandosi in Antiochia di Siria, ebbe una meravigliosa visione. Nostro Signore Gesù Cristo gli si presentò e gli comandò di andare a Gerusalemme. San Paolo difatti vi andò, dimorò alcuni giorni a Gerusalemme, conferì con San Pietro sul Vangelo: e quindi aspettò che San Pietro stabilisse dove egli avrebbe dovuto predicare. E il Vicario di Gesù Cristo lo inviò appunto ai Gentili. - La sua cura e la raccomandazione principale ai fedeli era sempre quella che stessero uniti alla Chiesa. Almeno tredici volte70 fra gli Atti e lettere si trova che Paolo ripete questi concetti: obbedite ai vostri pastori, non date retta a chi vi insegna diversamente da ciò che vi insegna la Chiesa, di stare alle decisioni del Concilio di Gerusalemme, ecc.
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3. Se vogliamo essere zelanti per gli altri guardiamo di avere un grande ardore per la pietà e la virtù nostra: solo chi ama Gesù Cristo può farlo amare. Vi è sempre da dubitare di chi afferma di volere far del bene e non sente profondamente questa volontà: voglio farmi santo. - Amiamo poi il papa, come vicario di Nostro Signore Gesù Cristo, come nostro padre, nostro maestro, nostra guida; chi contraddice al Papa deve fuggirsi. Solo in una stretta unione con il Papa si può utilmente lavorare per Dio e per le anime. Facciamo delle Comunioni per il papa, leggiamo con rispetto e venerazione quanto Egli scrive e dice. - Non la nostra gloria dobbiamo cercare, non di attirarci il plauso degli uomini bisogna curarci: ma solo di attirare le anime alla Chiesa, perché nella Chiesa, arca di salute71, possano trovare salvezza.
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4. Esempio. La verità dello72 zelo di San Paolo si conosce da questo. Egli si serviva di tutto. Elima73 distruggeva la sua opera ed egli a nome di Dio gli intima: Tu sei pieno di ogni inganno e nequizia, perciò rimarrai cieco.
Nelle sue peregrinazioni cercava sempre le grandi città, le più colte e commerciali74, dove stabiliva un nucleo di fedeli che fossero come un focolare ed un centro da cui la fede si spargesse tutto all'intorno: come Efeso, Atene, Corinto, Filippi, Antiochia, Roma.
Ammoniva, correggeva, sgridava, minacciava ove occorresse75 e giunse anche a scomunicare un giovane che aveva osato scandalizzare i suoi compagni76. Quando era necessario sapeva anche far valere i suoi diritti e per ben tre volte seppe appellarsi ai diritti che aveva come cittadino romano e far rispettare la propaganda del Vangelo. A Efeso fu ricoverato in una scuola ed egli la cambiò in una Chiesa per la predicazione: servendosi dell'opera altrui in ogni città ordinava degni sacerdoti: le stesse donne servirono alla divulgazione del Vangelo e alcune di esse77 sono ricordate nelle sue lettere come persone a cui la Chiesa e le anime erano molto debitrici.
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66 Il pensiero che, per far del bene alle altre persone, “prima” bisogna salvare la propria anima, era familiare a Don Alberione. Ricordiamo un testo molto noto, scritto nel 1950: “Vi sia la persuasione che in questi apostolati si richiede maggior spirito di sacrificio e pietà più profonda. Tentativi a vuoto, sacrifici di sonno e di orari, denaro che mai basta, incomprensioni di tanti, pericoli spirituali di ogni genere, perspicacia nella scelta dei mezzi... Salvare, ma prima salvarci! Occorrono dei santi che ci precedano in queste vie non ancora battute ed in parte neppure indicate...” (SP, nov. 1950; cf CISP p. 807).

67 “Dove è Pietro (il Papa), quivi è la Chiesa”: cf S. Ambrogio, Enarratio in Psalmum XL, n. 30, PL 14, 1134B.

68 Cf Mt 12,30: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde”.

69 Cf Gal 1,18ss.

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71salute”: calco dal latino “salus”. Noi diremmo oggi: “arca di salvezza”.

72 verità dello: aggiunta posteriore nel ms.

73 Cf. At 13,8ss.

74 Nel ms.: commerciale.

75 Nel pensiero di Don Alberione, l'Apostolo vive in prima persona quanto poi raccomanderà a Timoteo: “Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2Tm 4,2).

76 Cf 1Cor 5,5: “Questo individuo sia dato in balìa di satana per la rovina della sua carne, affinchè il suo spirito possa ottenere la salvezza nel giorno del Signore”.

77 Ad esempio: Priscilla, moglie di Aquila, (At 18,2); Lidia, “una credente in Dio”, (At 16, 15); Febe, “diaconessa della Chiesa di Cencre”, (Rm 16,1); Perside, “che ha lavorato per il Signore”, (Rm 16,12); Loide ed Eunice, rispettivamente nonna e madre di Timoteo (2Tm 1,5); Appia (Fm 1,2), ecc.