Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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L'INFERNO

XX
L'INFERNO

La presente ora di adorazione è indirizzata ad ottenere l'orrore al peccato. Esso è insulto a Dio e rovina per l'anima. I frutti deleteri che produce per il povero peccatore, sono molti ed amarissimi, ma il frutto più amaro è la dannazione eterna. Basta un solo peccato mortale per essere condannati all'inferno.

1. Che cosa sia l'Inferno. - C'era un uomo ricco il quale vestiva porpora e bisso e tutti i giorni banchettava splendidamente. E c'era un mendico, chiamato Lazzaro, il quale, pieno di piaghe, giaceva all'uscio di lui, bramoso di sfamarsi colle briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ma nessuno gliele dava: venivano invece i cani a leccargli le piaghe. Or avvenne che il mendico mori, e fu portato dagli Angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto nell'inferno. Allora, alzando gli occhi, mentre era nei tormenti, egli vide lontano Abramo e Lazzaro nel suo seno. E disse gridando: Padre Abramo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a bagnar la punta del suo dito nell'acqua, per rinfrescarmi la lingua, perché io spasimo in questa fiamma. Ma Abramo gli disse:
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Figliuolo, ricordati che tu avesti i beni in vita, mentre Lazzaro allora ebbe dei mali: e quindi ora lui è consolato e tu soffri. E poi, tra noi e voi c'è un grande abisso, tale che quelli che vogliono di qui passare a voi non possono, né di colà a noi, possono valicare. E quello replicò: Allora, o padre, ti prego, che tu lo mandi a casa del padre mio, che ho cinque fratelli, affinché li avverta di queste cose e non vengano anche essi in questo luogo di tormenti. E Abramo gli rispose: Hanno Mosè e i Profeti: ascoltino quelli. Replicò l'altro: No, padre Abramo, ma se un morto va da loro si ravvederanno. Ma Abramo gli rispose: se non ascoltano Mosè ed i Profeti, non crederanno nemmeno se uno risuscitasse dai morti (Luca 16,19-31).
Vi è un luogo che è chiamato inferno. Esso è stato creato da Dio per punizione di quelli che sulla terra rifiutano di credere alla Chiesa, di osservare i Comandamenti, di pregare. Questi infelici si allontanano da Dio, sulla terra: si allontanano nella mente con l'infedeltà; si allontanano nella volontà con le opere cattive, si allontanano nel cuore con l'abbandono della preghiera. Finché si resta sulla terra vi è possibilità di riacquistare la fede, di mutare la volontà, di rimettersi in grazia. Ma giunta che sia l'ora della morte, l'anima è confermata nello stato in cui si trova in quel momento; e se un'anima è distaccata da Dio, non potrà più sperare la salvezza, perché la prova è finita. Il figlio rimarrà sempre lontano dal Padre, la creatura dal Creatore, il peccatore dal Cielo. Questo stato di un'anima si dice inferno.
Gesù, dopo aver descritto la scena del Giudizio Universale, ci ha preannunziato le parole con cui darà la sentenza per i buoni e per i cattivi, conchiudendo: et ibunt hi in supplicium aeterum; iusti autem in
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vitam aeternam: i cattivi scenderanno nell'inferno ed i buoni saliranno in Cielo alla vita eterna1.
Attualmente vi è il Paradiso, il purgatorio, l'inferno. Ora la Chiesa si compone di tre parti: la Chiesa trionfante, che comprende i beati; la Chiesa purgante in cui si trovano le anime che si preparano a salire al cielo; e la Chiesa militante nella quale siamo noi che lottiamo contro il male, guidati dal nostro grande capitano Gesù Cristo. Al giudizio universale sarà chiusa la Chiesa purgante, sarà terminata la Chiesa militante. Rimarrà soltanto la Chiesa trionfante; e tutti quelli che, essendo macchiati, saranno trovati indegni di entrare a quella beata eternità, andranno lontani da Dio, nel fuoco eterno: in supplicium aeternum. Già, là, si trovano Caino, Giuda e tanti seminatori di scandali e di rovine, da anni e secoli... Vi è tanto da temere che altre anime, ostinandosi nel male, finiscano col cadere là dentro; l'ostinazione è la via che conduce alla perdizione e tanti, purtroppo, la prendono.
L'inferno è «locus tormentorum». Dio è misericordia e giustizia insieme. Sulla terra sentiamo tutta la Sua tenerissima carità di Padre che invita al Paradiso; ma dopo morte il peccatore sentirà tutta la Sua giustizia. Dio accumula sul dannato tutti i mali: pene per lo spirito, pene per il corpo. Dante immagina scritto sulle porte dell'inferno:
Per me si va nella città dolente,
per me si va nell'eterno dolore,
per me si va fra la perduta gente.
Come vi era una valle presso Gerusalemme in cui venivano buttati tutti i rifiuti, per essere bruciati «Gehenna ignis». così vi è moralmente un posto in cui si raccoglieranno tutti i mali. La sorgente del male
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è unica: il peccato; nell'inferno si raccolgono tutti i peccati e quindi tutte le sue conseguenze: le pene. «Congregabo super eos mala».
Contempliamo l'eternità; miriamo il Paradiso popolato di Santi; consideriamo l'inferno rigurgitante di demoni e di ogni sorta di peccatori, raccolta di ogni tormento. Comprendi che cosa sia il peccato! Affacciati all'inferno e mira un poco quello spettacolo. Poi rivolgiti a Gesù e ascolta: «Che cosa gioverebbe all'uomo se guadagnasse anche tutto il mondo e perdesse l'anima?»1.
Canto del Salmo 6 e altra preghiera a San Giuseppe.

SALMO 6

Domine, ne in furore tuo arguas me, * neque in ira tua corripias me.
Miserere mei, Domine, quoniam infirmus sum: * sana me, Domine, quoniam conturbata sunt ossa mea.
Et anima mea turbata est valde: * sed tu, Domine usquequo?
Convertere, Domine, et eripe animam meam: * salvum me fac propter misericordiam tuam.
Quoniam non est in morte qui memor sit tui: * in inferno autem quis confitebitur tibi?
Laboravi in gemitu meo, lavabo per singulas noctes lectum meum: * lacrimis meis stratum meum rigabo.
Turbatus est a furore oculus meus: * inveteravi inter omnes inimicos meos.
Discedite a me omnes qui operamini iniquitatem: * quoniam exaudivit Dominus vocem fletus mei.
Exaudivit Dominus deprecationem meam: * Dominus orationem meam suscepit.
Erubescant et conturbentur vehementer omnes inimici mei: * convertantur et erubescant valde velociter.
Gloria Patri, etc.
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PREGHIERA

A Te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua SS.ma Sposa. Deh! per il sacro vincolo di carità che ti strinse all'immacolata Vergine, Madre di Dio, e per l'amore paterno che portasti al fanciullo Gesù riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno, la cara eredità che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido Custode della divina Famiglia, l'eletta prole di Gesù Cristo. Allontana da noi, o Padre amantissimo, codesta peste di errori e di vizi che ammorba il mondo; ci assisti propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo Protettore; e come un tempo scampasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio; affinché sul tuo esempio e col tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere piamente morire e conseguire l'eterna beatitudine in cielo. Cosi sia.

2. Esistenza dell'Inferno. - Chi avrà scandalizzato uno di questi piccoli credenti in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse legata al collo una macina, e fosse gettato in mare. Se poi la tua mano ti scandalizza, mozzala; meglio per te entrare nella vita monco, piuttosto che andar con tutte e due le mani nell'inferno, nel fuoco inestinguibile, dove il loro verme non muore, e il fuoco non si estingue. E se il tuo piede ti scandalizza, taglialo; è meglio per te giungere alla vita zoppo, piuttosto che essere gettato con tutti e due i piedi nell'inferno, al fuoco inestinguibile, dove il loro verme non Malore e il fuoco non si estingue. E se l'occhio tuo ti scandalizza, cavatelo; è meglio per te entrare con un occhio solo nel regno di Dio che essere gettato con tutti e due gli occhi nel fuoco dell'inferno,
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dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Saran salati col fuoco come ogni vittima col sale. Buono è il sale, ma se esso diventa scipito, con che lo salerete? Abbiate sale in voi, e state in pace gli uni cogli altri (Mc 9,41-49).
L'esistenza dell'Inferno è un articolo della nostra Fede. Diciamo nel Simbolo Atanasiano: «La fede retta insegna che dobbiamo credere e confessare che chi avrà fatto bene andrà alla vita eterna, mentre chi avrà fatto il male andrà nel fuoco eterno. Questa è la fede cattolica, che se qualcuno non la credesse fedelmente e fermamente, senza dubbio si dannerebbe».
Si dice nel Vangelo: «Radunerà il Signore il suo grano nel granaio) brucerà la paglia con fuoco inestinguibile». Dal contesto è chiaro: il grano rappresenta i giusti, la paglia rappresenta i cattivi. S. Ireneo scrive: Tutti coloro cui il Signore avrà detto: Allontanatevi da me, o maledetti! saranno per sempre perduti e tutti coloro, invece, cui avrà detto Gesù Cristo: Venite, o benedetti, nel regno del Padre mio, saranno per sempre salvi.
Tutti i popoli hanno compreso e creduto la esistenza di un inferno eterno. Ammessa la Divina Giustizia, è evidente, infatti, che il male deve venir punito; ed è pure un fatto che questo non accade sempre nella vita presente. Non si vedono talora i buoni perseguitati ed i cattivi in prosperità?
Sia lode a Dio legislatore! sia gloria eterna alla Bontà che perdona gli umili e contriti di cuore, sia gloria alla giustizia che punisce gli ostinati che passano all'eternità in peccato.
L'albero se cadrà a destra rimarrà in eterno alla destra; che se invece cadrà alla sinistra rimarrà in eterno alla sinistra.
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Causa unica di dannazione è il peccato: frutto sia dunque un vivo dolore dei peccati. Una goccia di piacere porta un mare di dolori. Dicono i dannati: Che ci giovò la ricchezza? che ci giovò la gloria mondana? che ci giovò il piacere? Tutto passò come ombra! rimane eterno l'amarissimo frutto: l'inferno. Abbiamo gustato un po' di miele, e ne fummo avvelenati per una morte eterna.
Cantiamo a Gesù nostra Via, perché ci dia di camminare sulle sue orme e invochiamo la protezione di S. Giuseppe.

EGO SUM VIA

Tu certa, Christe, semita,
mortalibus palantibus
inter salebras saeculi
ad discupitam patriam.

Humano amictus tegmine,
exemplar exstas efficax,
tuisque nos vestigiis
haerere semper allicis.

Squalenti in antro vagiens,
domoque sudans Nazarae
languensve dura in arbore
profaris: ­ A me discite!

Te bone fida Ecclesia
subit tuisque filios
aptare quaerit moribus
coeloque dignos reddere.

Non umbra mortis obruet
quos Mater ista dirigit;
hic exsules spe recreat
coelique regnis inseret.

Aeterna, Iesu, veritas,
qua ducimur, qua vivimus,
Patri, Tibi, Paraclito,
honor, potestas, gloria. Amen.
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A SAN GIUSEPPE

Deus in adiutorium ecc.
1. O San Giuseppe, fedele cooperatore nella nostra redenzione, abbiate pietà della povera umanità ancora avvolta in tanti errori vizi e superstizioni. Voi foste docile strumento nelle mani del Padre Celeste, a disporre tutto per la nascita, la fanciullezza di Gesù e la preparazione della vittima, del Sacerdote, del Maestro Divino agli uomini. Benedetto voi che, pure alle volte senza comprendere, vi lasciaste guidare in tutto dai lumi celesti e dalle parole dell'Angelo! Otteneteci lo spirito dell'apostolato, perché con la preghiera, la parola, le opere e le edizioni cooperiamo umilmente alla cristianizzazione del mondo. Che sia scancellata l'iniquità e che tutti accolgano Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.

Tre Gloria Patri.
Sancte Joseph, ora pro nobis

2. O San Giuseppe, modello di ogni virtù otteneteci il vostro spirito interiore. Nel silenzio amoroso ed operoso nella pratica di tutte le prescrizioni religiose e sociali nella docilità a tutto il volere di Dio, avete raggiunto un altissimo grado di santità e di gloria celeste. Otteneteci aumento di fede, speranza e carità; larga infusione di prudenza, giustizia, fortezza, temperanza; abbondanza dei doni di sapienza, intelletto, scienza, Consiglio, pietà, fortezza e timor di Dio. Assisteteci dal Cielo perché possiamo sempre meglio conoscere il fine per cui siamo creati e la saggezza di chi opera il bene, e ordinare ogni momento della vita verso il Paradiso.

Tre Gloria Patri.
Sancte Joseph.

3. Peccato e Inferno. - Conserviamo senza vacillare la professione a nostra speranza (essendo fedele chi promesso) e vigiliamoci a vicenda; per stimolarci alla carità e alle opere buone; senza abbandonare le nostre adunanze come alcuni avrebbero il costume di fare, ma fatevi animo quanto più
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vedrete avvicinarsi quel giorno. Or se volontariamente pecchiamo, dopo aver conosciuta la verità, non rimane pia alcun sacrificio per i peccati, ma la terribile attesa del giudizio, e la vampa del fuoco che dovrà divorare i ribelli. Se uno che viola la legge di Mosè sulla deposizione di due o tre testimoni è messo a morte senza misericordia, quanto più acerbi supplizi pensate voi che si meriti chi avrà calpestato il Figlio di Dio, ed avrà tenuto come profano il sangue del testamento col quale è stato santificato, ed avrà fatto oltraggio allo spirito della grazia? Ben sappiamo chi sia colui che ha detto: Ci: A me la vendetta! lo darò la retribuzione!» ed ancora: «Il Signore giudicherà il suo popolo». È cosa terribile cadere nelle nani del Dio vivente (Eb 10,23-31).
Dio è sapientissimo. Ed Egli ha posto alle sue leggi una giusta sanzione: la minaccia cioè delle pene eterne. Dio ha dato agli uomini dei comandamenti, e vuole che vengano osservati; né può lasciare che le sue creature si concedano una libertà che suoni indipendenza. La legge divina importa molti sacrifici: occorre rinnegare passioni, spesso assai violente; occorre vincere un mondo che trascina l'uomo verso il peccato; occorre resistere a molte insinuazioni del demonio. Come obbedirebbe l'uomo in certi casi senza il timore di Dio? il principio della sapienza è il timor di Dio. Deum time, et mandata eius observa; sono messi in correlazione: osserverà cioè i comandamenti colui che ha il santo timor di Dio. E vi sono tuttavia uomini cui neppure il pensiero di un inferno così penoso, è sufficiente per far fuggire il peccato.
Inoltre, Dio concede agli uomini ogni sorta di aiuti e grazie perché osservino la sua legge. Egli ha creato l'uomo per il Paradiso; ha mandato il suo
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Figliuolo Unigenito a salvarlo. L'uomo ha la Chiesa, ha i Sacramenti, ha l'orazione e infiniti mezzi per salvarsi... Che se, nonostante tutto, non obbedisce a Dio, di quale castigo sarà meritevole! La perdizione sarebbe proprio voluta! Nessuno si danna senza saperlo e volerlo. Vi è l'inferno, ma Dio ti avverte: Stanne lontano, poiché la salvezza è in mano tua. Non è che Dio sia troppo severo, ma è troppo stolto il peccatore.
Ancora. Il peccato ha una certa infinita malizia. Per esso infatti, è offesa una infinita maestà. Il castigo dovrebbe essere come infinito e, non potendo esserlo in intensità, lo è in durata. L'inferno dura eternamente.

Canto: Terzo salmo penitenziale.
Continuiamo la coroncina a S. Giuseppe.

SALMO 37

Domine, ne in furore tuo arguas me * neque in ira tua corripias me.
Quoniam sagittae tuae infixae sunt mihi: * et confirmasti super me manum tuam.
Non est sanitas in carne mea a facie irae tuae: * non est pax ossibus meis a facie peccatorum meorum.
Quoniam iniquitates meae supergressae sunt caput meum: * et sicut onus grave gravatae sunt super me.
Putruerunt et corruptae sunt cicatrices meae, * a facie insipientiae meae.
Miser factus sum, et curvatus sum usque in finem: * tota die contristatus ingrediebar.
Quoniam lumbi mei impleti sunt illusionibus: * et non est sanitas in carne mea.
Afflictus sum, et humiliatus sum nimis: * rugiebam a gemitu cordis mei.
Domine, ante te omne desiderium meum: * et gemitus meus a te non est absconditus.
Cor meum conturbatum est, dereliquit me virtus mea: * et lumen oculorum meorum, et ipsum non est mecum.
Gloria Patri, etc.
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CORONCINA A S. GIUSEPPE
(Seguito)

O San Giuseppe, vi veneriamo come il modello dei lavoratori, l'amico dei poveri, il consolatore dei sofferenti e degli emigrati, il Santo della Provvidenza. Sopra l a terra avete rappresentato visibilmente la bontà e la premura universale del Padre Celeste. Foste fabbro di Nazaret e il maestro di lavoro al Figlio di Dio, fattosi umile lavoratore per noi. A Nazaret il lavoro fu elevato a dignità, come mezzo di santificazione e redenzione. Soccorrete con le vostre preghiere quanti faticano nel lavoro intellettuale, morale e materiale. Alle nazioni tormentate da questioni sociali ottenete una legislazione conformata al Vangelo, a tutti lo spirito di carità cristiana, al mondo un ordinamento secondo gli insegnamenti del Sommo Pontefice. San Giuseppe, provvedete.

Tre Gloria Patri. Sancte Joseph.

4. O San Giuseppe, padre putativo di Gesù, benedico il Signore per le intime vostre comunicazioni con lui durante la sua infanzia e giovinezza a Betlemme, in Egitto, a Nazaret. Lo avete paternamente amato e siete stato filialmente riamato. La vostra fede vi faceva adorare in lui il Figlio di Dio incarnato, mentre egli vi ubbidiva, vi serviva, vi ascoltava. Avevate con lui soavi conversazioni, comunanza di lavoro, grandi pene e dolcissime consolazioni. In cielo grandi sono il vostro gaudio ed il vostro potere. Ottenetemi la grazia di mai offendere e perdere Gesù col peccato. Pregate per me che possa sempre comunicarmi e confessarmi bene, arrivare ad una grande intimità e ad un amore tenero e forte verso Gesù, sopra la terra, ed a possederlo per sempre in cielo. Vi prego ancora per la grazia che tanto mi sta a cuore. San Giuseppe, pensateci voi.

Tre Gloria Patri. Sancte Joseph.
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1 Mt 25,46.

1 Mt 16,26.