Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IX
LA SENTENZA DELL'ANIMA

Abbiamo già considerato la nostra comparsa al tribunale di Dio e l'esame della vita; ora dobbiamo meditare ai piedi di Nostro Signore, la sentenza finale. Considereremo poi, se piacerà al Signore, il giudizio universale. Ma oggi dobbiamo pensare: quale sarà l'esito che avrà il nostro giudizio particolare?
Tre sono le sentenze che potranno essere pronunciate al giudizio particolare: condanna alla pena eterna; condanna alla pena del purgatorio; ammissione immediata al Paradiso.
E, per primo, consideriamo la sentenza che Gesù Cristo darà all'anima eletta che è passata all'altra vita, rivestita della grazia, abbellita completamente, senza Che le rimanga alcun debito della divina giustizia.

1. Sentenza all'anima eletta. - E ciò dovete farlo, riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l'ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto crediamo. La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: mettiam dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Viviamo onestamente, come di giorno: non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell'impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; ma
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rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza aver tanta cura della carne da svegliarne le concupiscenze.
In quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo senza discuterne le opinioni. Altri crede di poter mangiare qualunque cosa; chi è debole mangi pure degli erbaggi. Ma chi mangia non disprezzi colui che non mangia, e chi non mangia non condanni colui che mangia, perché Dio l'ha fatto suo.
E chi sei tu da condannare il servo altrui? O che egli stia ritto o cada, è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli starà in piedi perché Dio ha la potenza di sostenerlo. Uno distingue tra giorno e giorno, un altro li fa tutti uguali: ognuno segua la sua coscienza. Chi distingue i giorni, li distingue per amore del Signore; e chi mangia lo fa per amore del Signore. Infatti rende grazia a Dio. Ed anche chi non mangia, non mangia per amore del Signore e rende grazie a Dio. Poiché nessuno di noi vive per sé medesimo, né per sé stesso muore; ma se viviamo, viviamo pel Signore, e se moriamo, moriamo pel Signore. Sia che viviamo sia che moriamo, siam dunque del Signore: Perché appunto Cristo è morto e risuscitato per essere Signore dei vivi e dei morti. Ma tu perché giudichi il tuo fratello? O perché tu disprezzi il tuo fratello? Tutti invece compariremo davanti al tribunale di Cristo. Sta scritto infatti: io sono il vivente, dice il Signore, e davanti a me si piegherà ogni ginocchio ed ogni lingua darà gloria a Dio. Così adunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio
(Rm 13,1-14; 14,1-12).
Il nostro incontro sarà così dolce e pieno d'amore con Gesù Cristo, come quello della Maddalena dopo la risurrezione?
S. Luigi domandava al suo confessore, se esistono anime che dalla terra volino direttamente al cielo
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senza passare in purgatorio. «Ve ne sono» gli rispondeva il confessore. Questa dolcissima sentenza spetta all'anima partita dalla terra dopo avere scontato ogni debito contratto col Signore; all'anima che ha amato Iddio come dice il S. Vangelo, cioè con tutta la mente, con tutta la volontà e con tutto il cuore.
Quando un'anima, durante la vita, va purificando la mente da ogni pensiero mondano ed estraneo fissandosi in Dio e nella sua volontà, facendo sua meditazione la legge di Dio; quando un'anima non ha preferenze tra cosa e cosa, ma il suo criterio è sempre il beneplacito di Dio, qualunque sacrificio costi; quando un'anima ama il Signore così da trovare l'ora più deliziosa della sua giornata e della sua settimana e della sua annata, quella che passa davanti a Lui, nel S. Tabernacolo; quest'anima ama Iddio con tutta la mente, con tutta la volontà, e con tutto il cuore. Uscirà dal mondo rivestita di grazia; sulle sue vesti non porterà macchie; il Signore la mirerà, se ne compiacerà e la inviterà: «Veni, sponsa Christi, accipe coronam»1. O anima, che non hai amato che il tuo Dio, che non hai cercato che la sua volontà, che non hai avuto altri fini nelle tue intenzioni che servire meglio al tuo Padre celeste, «Veni, sponsa Christi»: vieni, entra al possesso della grande corona che ti è preparata. Quest'anima dalla terra di esilio passerà direttamente alla patria celeste. Per essa il giudizio sarà una constatazione fatta dal Signore, con uno sguardo istantaneo circa la sua bellezza, la sua innocenza, la sua grazia.
Venite, o veramente benedetti del Padre mio, avete solo cercato il Signore: sarà vostro in eterno;
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il vostro desiderio sarà saziato in eterno: «Beati qui esuriunt et sitiunt justitiam, quoniam ipsi saturabuntur»: beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati1. Si aprano quelle porte celesti; entri quest'anima al possesso del regno che si è guadagnato!
Alla sepoltura dei bambini, suonino pure a festa tutte le campane, si vestano di bianco i Sacerdoti, accorrano le anime innocenti, cioè i fanciulli: non abbiano un accompagnamento funebre, ma l'accompagnamento trionfale di un'anima che entra con gli Angeli in cielo. Si rallegrino adunque, e facciano festa cielo e terra. E noi cantiamo con la Chiesa il cantico che mette sulle nostre labbra nel giorno benedetto in cui si celebra l'entrata dei bambini in Paradiso: «Laudate, pueri, Dominum». Pensiamo di accompagnare una di quelle anime fortunate che sono passate sulla terra come candide colombe, senza macchiarsi; o meglio ancora: di quelle anime religiose che portano in cielo una doppia corona di meriti: l'innocenza e l'amore; il giglio e la rosa...
Cantiamo il «Laudate pueri» e recitiamo le prime due parti della coroncina al S. Cuore.

SALMO 112

Laudate, pueri, Dominum: * laudate nomen Domini.
Sit nomen Domini benedictum, * ex hoc nunc et usque in saeculum.
A solis ortu usque ad occasum, * laudabile nomen Domini.
Excelsus super omnes gentes Dominus, * et super coelos gloria eius.
Quis sicut Dominus Deus noster qui in altis habitat, * et humilia respicit in coelo et in terra?
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Suscitans a terra inopem, et de stercore erigens pauperem.
Ut collocet eum cum princibus, * cum princibus populi sui.
Qui habitare facit sterilem in domo, * matrem filiorum laetantem.
Gloria Patri, etc.

CORONCINA AL SACRO CUORE

O Gesù, nostro Maestro, io indegno peccatore, prostrato innanzi a voi adoro il vostro Cuore, che tanto ha amato gli uomini e nulla ha risparmiato per essi. Io credo al vostro amore infinito per noi e vi ringrazio dei grandi doni fatti agli uomini, specialmente: il Vangelo, l'Eucaristia, la Chiesa, il Sacerdozio, lo Stato Religioso, Maria come Madre, la vostra stessa vita.

1. O Gesù Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro Cuore generosissimo per u grande dono del Vangelo. Voi avete detto: «Sono stato mandato ad evangelizzare i poveri»; le vostre parole portano la vita eterna. Nel Vangelo avete svelato misteri divini insegnato la via di Dio con veracità offerto i mezzi di salvezza. Concedetemi la grazia di custodire il vostro Vangelo con venerazione, di ascoltarlo e leggevo secondo lo spirito della Chiesa e diffonderlo con l'amore con cui voi lo avete predicato. Che esso sia conosciuto, onorato, accolto da tutti! Che il mondo conformi ad esso la vita le leggi i costumi, le dottrine! Che u fuoco da voi portato sopra la terra tutti accenda, illumini, riscaldi.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

2. O Gesù Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro Cuore amorosissimo per il gran dono dell'Eucarestia. Che io vi conosca, o Dio nascosto! che io attinga acque salutari alla fonte del vostro Cuore. Il vostro amore vi fa dimorare nei nostri tabernacoli, rinnovare la vostra passione e morte nella Messa, farvi cibo delle nostre anime nella Comunione. Concedetemi di visitarvi ed onorarvi ogni giorno in questo Sacramento;
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comprendere ed ascoltare piamente la santa Messa; di comunicarmi spesso e con le dovute disposizioni. Che tutti gli uomini assecondino il vostro invito: «Venite a me tutti».

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

2. Sentenza dell'anima macchiata di venialità. - Cessiamo dunque dal giudicarci a vicenda; ma guardiamo invece di non metter inciampo o scandalo sulla via del fratello. Io so e son persuaso nel Signore Gesù che nulla è in sé stesso impuro; ma per colui che stima impura una cosa, essa per lui diventa impura. Or se per un cibo fai rattristare il tuo fratello, tu non cammini più secondo la carità. Non rovinare col tuo cibo uno per il quale Cristo è morto. Non sia dunque bestemmiato il nostro bene. Perché il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma è giustizia e pace e gaudio nello Spirito Santo. Chi serve Cristo in questa maniera piace a Dio ed è approvato dagli uomini. Cerchiamo dunque ciò che giova alla pace, e pratichiamo ciò che seme alla mutua edificazione. Non voler per un cibo distruggere l'opera di Dio. Certamente tutte le cose sono pure, ma fa male un uomo che mangia scandalizzando. Bene è non mangiare carne e non bere vino, né fare alcuna cosa che sia per il tuo fratello occasione di caduta o di scandalo o di debolezza. Tu hai una convinzione? Tientela per te dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che sceglie. Ma chi fa distinzione, se mangia, è condannato, perché non agisce secondo coscienza. Tutto ciò che non è secondo la coscienza, è peccato (Rm 14,13-23).
Una sentenza diversa spetta all'anima che passò da questa terra dopo aver peccato, senza essersi
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pienamente purificata. Essa ha amato al Signore, ma non con tutta la mente: nella sua mente vi furono pensieri che non erano del tutto soprannaturali. Ha amato il Signore con la volontà, ma non con tutta la volontà: sovente vi erano desideri, parole, azioni non del tutto sante. Ha amato il Signore col cuore, ma non con tutto il cuore: fredda nella preghiera, spesso indifferente all'amicizia di Dio, trascurata nell'aumentare i suoi meriti. Anima, dirà il Signore, sei salva, sei mia amica, ma purtroppo io scorgo ancora in te delle macchie; scorgo ancora in te delle imperfezioni, dei pensieri mondani, dei sentimenti terreni; quanto sei ancora diversa dagli Angeli che stanno davanti al mio trono in Paradiso, al mio cospetto in cielo!
È adunque necessario che siano purificati col fuoco quei pensieri; che vengano più affinati nell'attesa i desideri; che quella volontà tua si fissi interamente nel Sommo Bene che sono io. Discendi nel Purgatorio; io ti attendo, ma finché non abbia pagato anche l'ultimo centesimo, o per i suffragi dei fedeli, o per la veemenza di quelle fiamme, non potrai essere ammessa al mio cospetto.
L'anima lo capirà che è macchiata, e sentirà il bisogno di tuffarsi in quelle fiamme, perché amerà l'onore e la bellezza di Dio più di se stessa.
Che cosa ci dice ora la nostra coscienza? Sono stati totalmente soprannaturali i nostri pensieri? Sono totalmente soprannaturali i nostri desideri? Sono totalmente buone e pure le nostre parole e le nostre azioni? Sono totalmente fervorose e raccolte le nostre preghiere? Oppure dopo la morte dovremo discendere in quelle fiamme a sospirare, chi sa quanto tempo, la visione il possesso, la gioia del Cielo? L'amor di Dio sia davvero tale da poter dire al Signore: «Vi amo con tutto il cuore e sopra ogni cosa». Nel corso
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degli Esercizi spirituali forse dovemmo fare una lunga litania di imperfezioni e di miserie; ma Iddio ha un occhio più penetrante del nostro. Chiediamo perciò perdono anche di quello che non conosciamo. Ben a ragione, quindi, la Chiesa suffraga i trapassati adulti con Messe, indulgenze, pie pratiche.
Cantiamo il «Benedictus» e continuiamo la coroncina al S. Cuore.

CANTO DI ZACCARIA

Benedictus Dominus Deus Israel, * quia visitavit, et fecit redemptionem plebis suae.
Et erexit cornu salutis nobis: * in domo David, pueri sui.
Sicut locutus est per os Sanctorum, * qui a saeculo sunt, Prophetarum eius:
Salutem ex inimicis nostris, * et de manu omnium qui oderunt nos:
Ad faciendam misericordiam cum patribus nostris: * et memorari testamenti sui sancti.
Ius iurandum quod iuravit ad Abraham patrem nostrum, * daturum se nobis.
Ut sine timore; de manu inimicorum nostrorum liberati, * serviamus illi
In sanctitate et iustitia coram ipso, * omnibus diebus nostris.
Et tu, puer, Propheta Altissimi vocaberis: praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius:
Ad dandam scientiam salutis plebi eius: * in remissionem peccatorurm eorum.
Per viscera misericordiae Dei nostri: * in quibus visitavit nos, oriens ex alto.
Illuminare his, qui in tenebris, et in umbra mortis sedent: * ad dirigendos pedes nostros in viam pacis.
Requiem aeternam, * dona ei Domine. Et lux perpetua * luceat ei.

ANTIFONA: Io sono la risurrezione e la vita, dice Gesù; colui che crede in Me ancorché fosse morto vivrà: e chiunque vive e crede in Me non morrà mai.
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ORAZIONE

Concedi la tua misericordia, o Signore, a questo fedele defunto; non subisca la pena dei suoi peccati poiché in vita desidero compiere la tua volontà e come qui in terra la vera fede l'unì alla Società dei fedeli così Tu ora uniscilo in cielo ai cori degli Angeli.

CORONCINA AL SACRO CUORE (Seguito)

3. O Gesù, Maestro Divino, benedico e ringrazio il vostro Cuore dolcissimo per il grande dono della Chiesa. Essa è la Madre che ci istruisce nella verità ci guida nella via del cielo, ci comunica la vita soprannaturale. Essa continua la vostra medesima missione salvatrice sopra la terra come vostro Corpo Mistico. È l'arca della salvezza; è infallibile, indefettibile, cattolica. Concedeteci la grazia di amarla, come voi l'avete amata e santificata nel vostro Sangue. Che il mondo la conosca, che ogni pecorella entri nel vostro ovile, che tutti cooperino umilmente al vostro regno.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

4. O Gesù, Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro Cuore amantissimo per l'istruzione del Sacerdozio. I Sacerdoti sono mandati da voi, come voi foste mandato dal Padre. Ad essi avete consegnato i tesori della vostra dottrina, della vostra legge, della vostra grazia le anime stesse. Concedetemi la grazia di amarla di ascoltarli di lasciarmi guidare da essi nelle vostre vie. Mandate buoni operai alla vostra messe, o Gesù. Siano i Sacerdoti sale che purifica e preserva siano la luce del mondo; siano la città posta sul monte; siano tutti fatti secondo il vostro Cuore; abbiano un giorno in cielo attorno a sé, come corona e gaudio, un largo stuolo di anime conquistate.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

5. O Gesù, Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro santissimo Cuore per l'istruzione dello Stato
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Religioso. Come in cielo, così in terra sono molte le mansioni. Avete scelto i figli della vostra predilezione; li avete chiamati alla perfezione evangelica; vi siete fatto loro esempio, loro aiuto, loro premio. Moltiplicate, o Cuore Divino, le vocazioni religiose; sostenetele nella fedele osservanza dei consigli evangelici; siano le aiuole più profumate della Chiesa; siano le anime che vi consolano, che pregano, che zelano il vostro onore in ogni apostolato.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

3. Sentenza dell'anima reproba. - Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza' prima che venga il tempo dell'afflizione e si avvicinino gli anni dei quali dirai: «Non mi piacciono per nulla» prima che s'oscuri il sole e la luce e la luna e le stelle, e tornino le nuvole dopo la pioggia. Quando tremeranno i custodi della casa e i gagliardi vacilleranno e staranno oziose le macinanti ridotte a poche e si offuscheranno quelli che guardano per le finestre, e si chiuderanno le porte sulla via, e diminuirà il rumore della macina e ci sarà da levarsi al canto del gallo e diventeranno sorde tutte le figlie dei canti, e si avrà paura delle alture, e si avrà degli spaventi per la via. Fiorirà il mandorlo, la cavalletta diventerà pesante, il cappero non farà più effetto (perché l'uomo deve andare alla sua dimora eterna e già son per la strada le piangenti). Prima che si rompa il cordone d'argento, e faccia le grinze la benda d'oro, e si spezzi sulla fronte la brocca, e la carrucola cada in frantumi dentro la cisterna. E torni la polvere alla sua terra da cui ebbe origine e lo spirito torni a Dio che l'aveva dato.
Vanità delle vanità, disse l'Ecclesiaste, tutto è vanità. L'Ecclesiaste essendo sapientissimo, istruì il popolo, divulgò quanto aveva fatto, e, dopo molte
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ricerche, compose gran numero di parabole. Cercò utili detti, e scrisse massime rettissime piene di verità. Le parole dei saggi sono come pungoli, come chiodi che penetrano profondamente. E sono state date mediante il consiglio dei maestri, dall'unico pastore. Figlio mio, non cercar nulla di più: ari si possono moltiplicare senza numero, il continuo studio affatica il corpo. Ascoltiamo tutti insieme la conclusione del discorso: Temi Dio ed osserva i suoi comandamenti: questo è tutto l'uomo. E tutte le nostre azioni Dio le porterà in giudizio, per qualunque errore commesso, siano esse buone o cattive (Eccli. 12,1-14).
Ecco la grande conclusione cui giunse l'Ecclesiaste, dopo tante esperienze: tutte le nostre azioni verranno portate in giudizio; le buone per ricevere la ricompensa: Dio è giusto rimuneratore; le cattive per ricevere il castigo: Dio è giusto giudice.
Rivolto all'anima peccatrice, il Signore, che si era mostrato misericordioso durante la vita terrena, si mostrerà duro e giustissimo giudice: «Discendi nel fuoco eterno, preparato per il demonio e per i suoi seguaci».
Anima, io ti ho invitata al cielo, e tu hai disprezzato il mio invito; io sono morto per te sulla croce, e tu hai reso inutile la mia passione; ti ho minacciato l'inferno, e tu sei stata sorda. E se non hai voluto la mia benedizione, abbiti dunque la mia maledizione: va, va lontana, al fuoco eterno...
Terribile conclusione di una vita ostinata nel ma le. Non pensiamo che dipenda solamente da un ultimo istante il salvarsi o il perdersi: spesso dipende da un momento della vita; ma, generalmente, dal corso abituale della vita, chi si troverà bene nell'ultimo istante? Chi percorre una strada buona. Ma se percorriamo una strada falsa, specialmente in gioventù,
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che cosa sarà poi di noi? «Larga e spaziosa è la via che mena alla dannazione; sforzatevi dunque di entrare per la porta stretta»1.
Abbiamo letto: «Temi Iddio e osserva i suoi comandamenti»2. Questo è tutto. Tutte le nostre opere saranno portate al giudizio. Tutto ciò che facciamo, fuori del servizio di Dio, è vanità; tutto ciò che facciamo nel servizio di Dio, è merito, salvezza, gloria eterna: «Deum time et mandata eius observa».
Canteremo il Miserere, affinché il Signore ci tenga sempre impresso il pensiero del giudizio: «Beatus homo qui semper est pavidus»: beato chi è sempre pavido3. «Deum time et mandata eius observa». Tutto il resto è vanità e afflizione di spirito. Il timore di Dio ci converta come ha convertito molte anime che poi si distinsero in santità di vita. Nei doni dello Spirito Santo il timor di Dio occupa il primo posto, poiché si deve cominciare dalla via purgativa, a cui segue la illuminativa che conduce alla unitiva. Chiediamolo al Signore. Diciamo di cuore: «Judex crederis esse venturus». Recitiamo poi le ultime due parti della coroncina al S. Cuore.

SALMO 50

Miserere mei, Deus * secundum magnam misericordiam tuam
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, * dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: * et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco: * et peccatum meum contra me est semper.
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Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: * ut justificeris in sermonibus tuis, et vincas cum judicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: * et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: * incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me hyssopo, et mundabor: * lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: * et exultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis * et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus: * et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne projicias me a facie tua: * et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui: * et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas: * et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: * et exultabit lingua mea justitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: * et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: * holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: * cor contritum et humiliatum, Deus non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: * ut aedificentur muri Jerusalem.
Tunc acceptabis sacrificium justitiae, oblationes et holocausta: * tunc imponent super altare tuum vitulos.
Gloria Patri, etc.

CORONCINA AL S. CUORE (Seguito)

6. O Gesù, Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro Cuore pietosissimo per averci donato Maria SS. come Madre, Maestra e Regina. Dalla Croce voi ci avete posti tutti nelle sue mani; Le avete dato un gran cuore, una grande sapienza, un grande potere. Che l'umanità intera la conosca, l'ami, la preghi! Che tutti si lascino
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da lei condurre a voi, Salvatore degli uomini! Io mi metto nelle sue mani, come vi siete messo voi; con Maria SS. adesso, nell'ora della mia morte, nell'eternità.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.

7. O Gesù, Maestro Divino, ringrazio e benedico il vostro Cuore mitissimo, che vi spinse a dare la vita per me. Il vostro sangue, le vostre piaghe, i flagelli, le spine, la croce, il vostro capo inclinato parlano al mio cuore: nessuno ama più di colui che da la vita per l'amato. Il Pastore è morto per dare la vita alle pecorelle. Anch'io voglio spendere la mia vita per voi: fate che voi sempre, in tutto, ovunque possiate disporre di me secondo la vostra maggior gloria e sempre io ripeta: «Sia fatta la vostra volontà». Infiammate il mio cuore di santo amore per le anime, affinché le ami fino al più grande sacrificio.

Tre Gloria. Dolce Cuor del mio Gesù.
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1 Ct 4,8.

1 Matt. 5,6.

1 Mt 7,13.

2 Sir 12,13.

3 Prv 28,14.