LA MORTE
I
CHE COSA SIA LA MORTE
Facciamo questa considerazione per ottenere di non morire di morte improvvisa o senza preparazione. Il Rosario mira a chiedere tale grazia per l'intercessione di Maria SS.ma: «nunc et in hora mortis». Il Maestro Divino ci ha raccomandato tante volte di stare preparati, perché la morte viene come un ladro di notte. In ossequio alla sua raccomandazione noi Gli chiediamo la grazia di star preparati alla morte: in ogni ora, in ogni luogo, e nelle migliori disposizioni.
Deve temere di morir male chi non è in ogni momento preparato a morire; e deve esser pieno di fiducia di morire bene chi ogni mattino si propone di passare la giornata come l'ultima della vita, e ogni sera, raccogliendosi per l'esame di coscienza, può dire: se in questa notte venisse la morte, mi presenterei fiducioso al tribunale di Dio.
1. La morte, pena del peccato. - Ora il Signore aveva piantato fin da principio un Paradiso di delizie, dove pose l'uomo che aveva formato. E il Signore Dio fece spuntare dal suolo ogni sorta di alberi belli a vedersi, dai frutti soavi al gusto, e l'albero della vita in mezzo al Paradiso, e l'albero della scienza del bene e del male. E da questo luogo di delizie, usciva ad irrigare il Paradiso, un fiume che di là si divide in quattro capi.
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Il Signore Dio prese dunque l'uomo e lo pose nel Paradiso di delizie, affinché lo coltivasse e lo custodisse. E gli diede questo comandamento: Mangia pure di ogni albero del Paradiso, ma dell'albero della scienza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai, tu morrai...
Or l'uno e l'altra, Adamo cioè e la sua moglie, eran nudi, e non ne avevano vergogna.
Ma il serpente era il più astuto di tutti gli animali della terra che il Signore Dio aveva fatto. Egli disse alla donna: Perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto di tutte le piante del Paradiso? E la donna gli rispose: Del frutto delle piante che sono nel Paradiso ne mangiamo; ma del frutto dell'albero che è nel mezzo del Paradiso, Dio ci ordinò di non mangiarne, e di non toccarlo, che forse non s'abbia a morire. Ma il serpente disse alla donna: No, voi non morrete. Anzi Dio sa bene che, in qualunque giorno ne mangerete, si apriranno i vostri occhi, e sarete come dei, avendo la conoscenza del bene e del male. Or la donna, vedendo che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi, bello all'occhio e gradevole all'aspetto, lo colse e ne mangiò e ne diede al suo marito, che ne mangiò. Allora si apersero gli occhi ad ambedue, ed essendosi accorti d'essere nudi, cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture. Ed avendo udito la voce del Signore Dio che passeggiava nel Paradiso al fresco della sera Adamo con la sua moglie si nascose dal cospetto dei Signore Dio in mezzo agli alberi del Paradiso. E il Signore Dio chiamò Adamo e gli disse: Dove sei? Ed egli rispose: Ho sentito nel Paradiso la tua voce, e avendo paura, perché nudo, mi sono nascosto. E Dio gli disse: Chi ti ha fatto conoscere d'essere nudo, se non l'aver mangiato il frutto del quale io ti avevo comandato di non mangiare? Adamo rispose:
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La donna che mi desti per compagna, mi ha dato il frutto, ed io ne ho mangiato. E il Signore Dio disse alla donna: Perché hai fatto questo? Ed essa rispose: Il serpente mi ha sedotta, ed io ne ho mangiato.
Allora il Signore Dio disse al serpente: Perché hai fatto questo, sei maledetto fra tutti gli animali e le bestie della terra; tu striscerai sul tuo ventre e mangerai terra tutti i giorni della tua vita. Ed io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di lei; essa ti schiaccerà la testa e tu la insidierai il calcagno. E alla donna disse: lo moltiplicherò i tuoi affanni e le tue gravidanze: con dolore partorirai i tuoi figliuoli, sarai sotto la potestà del marito, ed egli ti dominerà. Ad Adamo poi disse: Perché hai dato ascolto alla voce della tua moglie, ed hai mangiato del frutto del quale io t'avevo comandato di non mangiare, la terra è maledetta per causa tua, con fatiche ne trarrai il nutrimento per tutti i giorni della tua vita. Essa ti produrrà triboli e spine, e tu mangerai l'erba dei campi. Col sudore della tua fronte mangerai il pane, finché non ritornerai nella terra dalla quale fosti tratto; perché tu sei polvere, ed in polvere ritornerai (Gen. 2,8-25; 3,1-19).
La morte è dunque una pena del peccato. Adamo ed Eva non tennero conto della minaccia di Dio, ma si cibarono del frutto vietato ed allora fu pronunziata la sentenza: «Tu morrai».
Ma questa morte è incerta. Può avvenire in ogni momento, in ogni luogo, quando meno ce l'aspettiamo! Incerta per tre motivi: a) per ragioni della nostra natura; b) per ragioni della misericordia di Dio; c) per ragioni di giustizia.
a) Per la nostra natura. - Il nostro corpo è formato di materia corruttibile. Basta un nonnulla: una disgrazia, una caduta, una rottura nelle nostre vene,
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una febbre ostinata, una polmonite, un collasso cardiaco. Quotidianamente i giornali danno notizie di morti avvenute improvvisamente o per disgrazia esterna in viaggio di terra, di cielo, di mare o per malattia proveniente dall'organismo. Il vaso è molto fragile, può rompersi per cause esterne e per cause interne: basta un microbo, a volte! Da un momento all'altro possiamo passare all'eternità.
b) La morte è incerta per ragioni della misericordia di Dio. - Iddio spesso chiama anime all'eternità improvvisamente, perché è misericordioso. Il Signore vede che se un giovane diventasse adulto, vecchio, cadrebbe in peccato e si metterebbe in serio pericolo della sua salvezza. Allora lo chiama a sé mentre è ancora innocente: «Raptus est ne malitia mutaret intellectum eius»: è stato rapito perché la malizia non ne mutasse il pensiero1. Muore giovane chi al cielo è caro! Altre volte il Signore concede vita lunga per misericordia, e cioè: quando un'anima opera bene. Vi sono apostoli zelanti, anime tutte di Dio che ne estendono il Regno: il Signore per la sua gloria e per il bene maggiore di queste anime concede molti giorni, pieni di grazie. È detto di S. Tito che morì «plenus dierum et meritorum»: onusto di anni e di meriti.
c) La morte arriva improvvisa, anche per giustizia di Dio. - È il peccato che l'attira: «Per peccatum mors»2; «Stimulus autem mortis peccatum est»3: paga e stimolo della morte è il peccato. Quello che sollecita la morte è il peccato o le ingratitudini verso la Divina Misericordia. Quante volte non si sanno spiegare morti immature, improvvise...; ma Iddio lo sa e lo vedremo poi al giudizio universale.
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A chi perdonerà dieci, a chi venti; e v'è chi viene invece colpito al primo peccato, chi al secondo, chi al terzo...; non è cosa per tutti uguale. Quando è compito il numero determinato da Dio, viene il castigo. È infinita la misericordia di Dio; ma gli atti di questa misericordia sono numerati per ognuno. Vigiliamo adunque, «Quia nescitis diem, neque horam»4: perché non conoscete né il giorno, né l'ora. Stiamo sempre come in sacro timore, diffidando, vigilando perché il nostro corpo è corruttibile; stiamo nella fiducia della Divina Misericordia, e nel santo timore della Sua giustizia.
Recitiamo spesso il Padre nostro, per essere liberati dalla morte improvvisa. Cantiamo il salmo: «Beatus vir qui timet Dominum» perché questo uomo, che teme di offendere il Signore, disponga i suoi giorni nella saggezza di chi mira sempre all'etemità, in ogni sua opera.
SALMO 111
Beatus vir qui timet Dominum: * in mandatis eius volet nimis.
Potens in terra erit semen eius: * generatio rectorum benedicetur.
Gloria et divitiae in domo eius: et iustitia eius manet in saeculum saeculi.
Exortum est in tenebris lumen rectis: * misericors, et miserator et iustus.
Iucundus homo qui miseretur, et commodat; * disponet sermones suos in judicio: * quia in aeternum non commovebitur.
In memoria aeterna erit iustus: * ab auditione mala non timebit.
Paratum cor eius sperare in Domino, confirmatum est cor eius: * non commovebitur donec dispiciat inimicos suos.
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Dispersit dedit pauperibus: iustitia eius manet in saeculum saeculi, * cornu eius exaltabitur in gloria.
Peccator videbit et irascetur dentibus suis fremet et tabescet: * desiderium peccatorum peribit.
Pater noster, ecc.
A mala morte, libera nos, Domine (tre volte).
2. In che cosa è incerta la morte. - Un tale chiamato Anania, con Saffira sua moglie, vendette un podere e, lei connivente, ritenne parte del prezzo; portandone una porzione, la pose ai piedi degli Apostoli. Or Pietro disse: Anania, come mai Satana tentò il tuo cuore da mentire allo Spirito Santo e ritenere parte del prezzo del podere? Se non lo vendevi non era forse tuo? e, vendutolo, non rimaneva a tua disposizione? Per qual motivo ti sei messo in cuore tale cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio. Anania, all'udir queste parole, cadde e spirò. Allora, mossisi dei giovani, lo tolsero e lo portarono a seppellire.
Circa tre ore dopo, ecco entrare la moglie di lui, che nulla sapeva di quanto era accaduto, e Pietro le disse: Dimmi, donna, avete venduto per tal prezzo il podere? Quella rispose: Precisamente. E Pietro a lei: Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di coloro che hanno seppellito il tuo consorte sono all'uscio, e porteranno via anche te. In quell'istante ella cadde ai piedi di Pietro e spirò. Ed entrati quei giovani, la trovarono morta; e la portarono a seppellire accanto al suo marito. Allora grande paura ne venne a tutta la Chiesa e a tutti quelli che udirono tali cose (Atti, 5,1-11).
La morte è incerta: a) riguardo al luogo; b) riguardo al tempo; c) riguardo al modo.
a) Riguardo al luogo. - Si può morire in qualsiasi
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posto: per strada, nel letto! a tavola, in chiesa, in cortile, a studio, durante il lavoro...
Ricordo un uomo che morì appena si alzò dal confessionale cui si era accostato; una donna che cadde davanti alla balaustra, appena ricevuta l'Ostia Santa; un signore che nel giorno dell'Assunta, dopo aver ascoltato la Messa solenne, uscendo di chiesa cadde e nel cadere venne a battere col suo capo sopra i miei piedi: era morto. La morte ci può sorprendere in qualunque luogo.
b) In qualunque tempo. È facile che i giovani quando sentono parlar di morte, guardino a quelli che sono più vecchi, pensando: Andiamo per ordine, prima a te... Se andassimo sempre per ordine di età, noi potremmo aspettare il nostro turno con precisione! Ma non sempre va per ordine; dei vecchi nessuno sopravvive, ma dei giovani ne muoiono tanti: si muore a tutte le età; sì, a tutte. E sono i 40mila che passano ogni giorno all'eternità! Non si può mica dire che la morte risparmi coloro che sono robusti o nel fior delle forze. Non si è sicuri dal mattino alla sera. Levandoci al mattino, non sappiamo se alla sera torneremo a riposarci sani nel nostro letto e alla sera non sappiamo se al mattino saremo ancora vivi. Quanti sono stati sorpresi dalla morte durante il riposo! Ogni anno ciascuno può fare il calcolo: Non sono sicuro di arrivare al 31 dicembre si può dire altrettanto anche all'inizio del mese, all'inizio della settimana, del giorno: Non sono sicuro di terminare il mese, non sono sicuro di arrivare al termine della settimana, del giorno. Un fanciullo del nostro Istituto1, andato in vacanza, si ammalò e morì nei giorni di vacanza... Non siamo sicuri in nessuna età.
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c) Non siamo sicuri, e questa è la più terribile incertezza, circa il modo della morte. Moriremo bene o male? Tutti dobbiamo morire. Il timore della morte però deve essere moderato. È la morte cattiva che si deve temere. Tutti i giorni possiamo essere tentati a peccare, possiamo cadere, e la morte può sorprenderci in quello stato. Chi non temerà, adunque? Chi non deve temere?
E se anche la morte fosse preceduta da malattia, non siamo sicuri se chi ci assisterà ci avvertirà per tempo; né se avremo a disposizione un bravo Sacerdote; se avremo la calma di fare un buon esame di coscienza e accusarci come si deve; se avremo il dolore dei peccati per ottenere sicuramente il perdono. Chi può essere sicuro di questo? Ordinariamente il Signore non lo rivela neppure ai più buoni.
Quindi la grazia di una buona morte è una delle più belle grazie da chiedersi, è da chiedersi ogni giorno! più volte al giorno: la perseveranza finale è n particolare dono di Dio. Nell'Ave Maria, rivolgiamo sempre la stessa domanda alla Madonna: che preghi per noi adesso e nell'ora della nostra morte.
Ci avverte Gesù Cristo: Come i pesci sono presi nelle acque torbide, così i peccatori sono presi nelle ore brutte.
Cantiamo il «De profundis». Recitiamo sette «Ave Maria» ai sette dolori della Madonna, per essere liberati da una cattiva morte, da una cattiva fine: che la morte non ci sorprenda in stato di peccato.
SALMO 129
De profundis clamavi ad te, Domine: * Domine exaudi vocem meam.
Fiant aures tuae intendentes * in vocem deprecationis meae.
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Si iniquitates observaveris, Domine: * Domine, quis sustinebit?
Quia apud te propitiatio est: * et propter legem tuam sustinui te, Domine.
Sustinuit anima mea in verbo eius: * speravit anima mea in Domino.
A custodia matutina usque ad mortem: * speret Israel in Domino.
Quia apud Dominum misericordia: * et copiosa apud eum redemptio.
Et ipse redimet Israel * ex omnibus iniquitatibus eius.
Ave Maria, ecc. (sette volte)
A mala morte, libera nos, Domine (tre volte)
3. Ciò che si richiede per essere pronti a morire bene. - Le anime dei giusti sono in mano di Dio, e il tormento della morte non potrà toccarli, agli occhi degli stolti parve che essi morissero: la loro partenza fu stimata una sciagura e la loro separazione da noi una distruzione; ma essi sono nella pace, e se nel cospetto degli uomini hanno sofferto dei tormenti, la loro speranza è piena d'immortalità. Dopo breve afflizione, saran messi a parte dei grandi beni, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. Li ha provati come oro nel crogiolo, li ha graditi come vittime d'olocausto, e a suo tempo saran consolati. I giusti brilleranno, correranno qua e là come scintille in un canneto, giudicheranno le nazioni, domineranno i popoli, e il Signore dominerà in essi eternamente. Quelli che confidano nel Signore comprenderanno la verità; i fedeli vivranno uniti a Lui nell'amore, perché grazia e pace è riserbata agli eletti di Dio.
Ma gli empi avranno il castigo secondo i loro pensieri, perché disprezzarono il giusto e si allontanarono dal Signore; perché chi rigetta la sapienza e la disciplina
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è infelice: le loro speranze sono vane, le loro fatiche sono senza frutto, le loro opere sono inutili, le loro mogli sono insensate, i loro figli sono pessimi, la loro stirpe è maledetta (Sap. 3,1-12).
Diversa è la sorte che attende i giusti da quella che attende i cattivi. Per essere pronti a ben morire occorrono almeno cinque cose:
a) Essere mondi dal peccato mortale. Il peccato è l'unico vero male. È una parola, un pensiero, un sentimento del cuore contrario alla legge di Dio. I peccati di pensiero han fatto portare la corona di spine a Gesù; i peccati di cuore han causato la lanciata crudele nel costato; i peccati di occhi sono costati tante lacrime a Gesù; i peccati di gola Gli han fatto bere il fiele e la mirra... I tuoi discorsi vani, l'eccessiva premura nell'acconciarti, il tuo amore alla comodità, Gesù li ha scontati con sputi e schiaffi...
Quale rovina e quale danno è il peccato che priva l'anima della grazia!
Guai a chi vive in peccato mortale! Che cosa sarebbe di lui se il Signore lo richiamasse improvvisamente? Da ricordare che il peccato è come una calamita che richiama continuamente la morte. È come un'invocazione alle creature, perché vengano a vendicare il Creatore offeso. Come l'albero infruttuoso richiama la scure, così il peccatore la vendetta divina.
b) Non commettere peccati veniali. Il peccato veniale porta alla tiepidezza. Per essa si dovrebbe poi cadere in purgatorio. Bisogna detestarlo il peccato veniale; e sforzarsi a non commetterne mai avvertitamente. Vi sono imperfezioni che sono debolezze di natura; ma quello che dobbiamo evitare è il peccato veniale acconsentito, commesso, come si dice, ad occhi aperti.
c) Soddisfare per tempo a tutta la pena. Non
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sempre, con la confessione scancelliamo tutta la pena temporale. Forse dopo rimesso il peccato, rimane ancora qualche pena da scontarsi in questa vita o nell'altra. Facciamo penitenza, e usiamo del tesoro delle indulgenze. S. Agostino dice che nessuno, anche quando la vita non fu cattiva, dovrebbe avvicinarsi alla morte senza aver passato un certo tempo in penitenza e mortificazione. Dio vede le cose dell'anima nostra assai meglio di noi. Quante volte si indulge almeno a un po' di vanità! Quante volte si acconsente a imperfezioni! Quante volte si ha meno zelo, meno energia nel servizio di Dio...
d) Arricchirci di meriti per tempo. La morte è il tempo della raccolta; non potremo trovare né di più, né di meglio di quanto avremo fatto. Le mani dei giusti saranno piene: «Venient cum exultatione portantes manipulos suos»: tornando, verranno con festa, portando i loro manipoli1; ma le mani del trascurato si troveranno vuote. I pigri dovranno dire: Il tempo è passato, ma la nostra lampada è senz'olio...
e) Farci santi! Questo è il programma che si sceglie ogni anima religiosa; questa è la grazia che si chiede da molti nella coroncina recitata mattino e sera: «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi». Questo è il fine, tutto il fine, il solo fine per cui si vive. Di poco o molto ingegno, di poca o molta salute, stimati o no, ricchi o poveri, poco importa, ma il tutto è qui: farci santi: «Hoc est enim omnis homo»2: questo è tutto l'uomo. «Questa è la volontà di Dio, soggiunge S. Paolo, che vi facciate santi»3.
Canto delle «Litanie della Madonna» che attendiamo sul letto della nostra morte e recita della preghiera per la buona morte.
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LITANIE DELLA BEATA VERGINE
Kyrie, eleison
Christe, eleison
Christe audi nos
Christe exaudi nos
Pater de coelis Deus, miserere nobis
Fili, Redemptor mundi, Deus, miserere nobis
Spiritus Sancte Deus, miserere nobis
Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis
Sancta Maria, ora pro nobis
Sancta Dei Genitrix, ora
Sancta Virgo Virginum, ora
Mater Christi, ora
Mater divinae gratiae, ora
Mater purissima, ora
Mater castissima, ora
Mater inviolata, ora
Mater intemerata, ora
Mater amabilis, ora
Mater admirabilis, ora
Mater boni consilii, ora
Mater Creatoris, ora
Mater Salvatoris, ora
Vigor prudentissima, ora
Virgo veneranda, ora
Virgo praedicanda, ora
Virgo potens, ora
Virgo clemens, ora
Virgo fidelis, ora
Speculum iustitiae, ora
Sedes sapientiae, ora
Causa nostrae laetitiae, ora
Vas spirituale, ora
Vas honorabile, ora
Vas insigne devotionis, ora
Rosa mystica, ora
Turris Davidica, ora
Turris eburnea, ora
Domus aurea, ora
Foederis arca, ora
Ianua coeli, ora
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Stella matutina, ora
Salus infirmorum, ora
Refugium peccatorum, ora
Consolatrix afflictorum, ora
Auxilium christianorum, ora
Regina Angelorum, ora
Regina Patriarcharum, ora
Regina Prophetarum, ora
Regina Apostolorum, ora
Regina Martyrum, ora
Regina Confessorum, ora
Regina Virginum, ora
Regina sanctorum omnium, ora
Regina sine labe originali concepta, ora
Regina in coelum Assumpta, ora
Regina sacratissimi Rosarii, ora
Regina pacis, ora
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.
Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.
V) ora, Sancta Dei Genitrix,
R) ut digni efficiamur promissionibus Christi.
OREMUS
Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere: et gloriosa beatae Mariae semper Virginis intercessione, a praesenti liberari tristitia, et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum. Amen.
PREGHIERA PER LA BUONA MORTE
Signore, mio Creatore e Redentore, io accetto in spirito di adorazione la sentenza di morte che avete pronunziato sopra di me, con l'ora e le circostanze secondo la maggior vostra gloria.
Io intendo morire come devoto figlio della Chiesa e passare all'eternità con le migliori disposizioni di fede, di speranza, di carità, e di pentimento dei miei peccati; rinnovando i voti battesimali e la professione religiosa.
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Tutte le circostanze anche più dolorose che accompagneranno al mio passaggio all'eternità, ogni distacco e l'umiliazione del sepolcro, intendo siano una riparazione per i molti miei peccati e ringraziamento per la vocazione con cui mi avete onorato e prescelto fra tanti sulla terra.
Invoco con tutto il cuore i tre grandi modelli della buona morte da cui spero la pia misericordiosa assistenza: Gesù Crocifisso, con cui intendo pronunziare le parole: «Padre, nelle tue mani affido l'anima mia»; la Vergine Madre di Dio e Madre mia, affinché preghi per me adesso e nell'ora della mia morte; San Giuseppe, che mi ottenga una santa vita per meritare una santa morte, simile alla sua.
Gesù agonizzante, Maria Santissima, morta di puro amor di Dio, San Giuseppe, protettore dei morente vi supplico per queste grazie:
1. Di non essere sorpreso dalla morte improvvisa, ma di poter ricevere in tempo e con conoscenza i sacramenti della Confessione, Viatico, Estrema Unzione, ed anche l'indulgenza plenaria;
2. Di essere fedele al Ritiro mensile ed alla confessione settimanale, onde trovarmi ogni giorno preparato a morire.
3. Di corrispondere pienamente nella mia vita a tutti i disegni che il Signore aveva sopra di me nella creazione, nel battesimo e nel chiamarmi al Suo speciale servizio.
4. Di spendere per il Signore tutti i talenti naturali e soprannaturali, e le grazie mie particolarissime, affinché la mia vita dia il massimo frutto di gloria a Dio, di merito per me, e di pace per le anime.
O Signore, ricompensate con la vostra misericordia tutti quelli che in vita mi fecero del bene; accettate l'offerta della mia vita per coloro ai quali fui di cattivo esempio, o ai quali dovevo fare maggior bene o che per ignoranza mi fossero; applicate a me i meriti del mio Redentore Crocifisso.
Accettate, o Signore, le mie orazioni, le azioni e patimenti che vi offro in unione del Cuore di Maria e secondo le intenzioni per le quali Gesù si immola continuamente sugli altari.
Per ottenere queste grazie, o Signore, mi impegno
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anche di assistere con premurosa sollecitudine ogni morente a cui sia tenuto per motivo di carità o di giustizia, e di suggerire che ognuno dei morenti reciti più volte:
Gesù, io credo in voi!
Gesù, io spero il Paradiso!
Gesù, vi amo con tutto il cuore!
Gesù, perdonatemi ogni mio peccato.
Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono di cuore e l'anima mia.
Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell'ultima mia agonia.
Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia.
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1 Sap 4,11.
2 Rm 5,12.
3 1Cor 15,56.
4 Mt 25,13.
1 Pia Società San Paolo.
1 Sal 125,6.
2 Sir 12,13.
3 1 Ts 4,3.