Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVII
IL PARADISO È GAUDIO

L'anima nostra aspira alla felicità, al gaudio che non ha fine. Questa felicità e questo gaudio non può averli che in Paradiso.
Consideriamo, quindi, come il Paradiso sia gaudio, come in esso si viva di Dio, e come lo si meriti.

1. Il Paradiso è gaudio nello Spirito Santo. - Guardai e vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattromila persone che avevan scritto in fronte il suo nome e quello di suo Padre. E udii venire dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonino i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinanzi al trono, dinanzi ai quattro animali e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattromila riscattati dalla terra: quelli cioè che non si sono macchiati con donne, essendo vergini. Essi seguono l'Agnello dovunque vada; essi furono riscattati di fra gli uomini, primizie a Dio e all'Agnello; né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio (Apoc. 14,1-5).
Lo stato di grazia ci rende membra di Gesù Cristo.
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Le membra godono di quanto gode il capo essendo parte dello stesso corpo ed una cosa sola con esso. Per questo i beati avranno lo stesso gaudio di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Gesù Cristo poi, come Figlio di Dio, ha la stessa gloria e lo stesso gaudio del suo Eterno Padre. Non è un altro, ma un unico e solo gaudio, quello dell'anima, sebbene in diversa proporzione: «Intra in gaudium Domini tui».
L'uomo tende alla felicità. Questa felicità per soddisfare pienamente il suo desiderio deve essere somma, piena, eterna. Solo Dio può riempire il cuore. Non le ricchezze, che sono beni esterni e perciò non estinguono la sete del cuore; sarebbe come mettere dell'acqua nelle tasche di un assetato. Non i piaceri, poiché la sete nostra è spirituale, cioè propria dell'anima; volerla saziare di piacere sensuale è come lavarci gli occhi con acqua fresca mentre la nostra gola è riarsa. Non la stima, che rimane negli altri, mentre cerchiamo un bene nostro; sarebbe come dar da bere al vicino ed all'amico per estinguere la sete nostra. Non la virtù, ne la scienza, poiché sono mezzi, non fine; dire che esse saziano definitivamente l'anima, sarebbe come affermare che il sacrificio è felicità e che distribuire sia acquistare. Nei Martiri la virtù è stato gran mezzo per arrivare alla gioia eterna.
Dio solo è eterna nostra felicità, perché sommo bene, perché nostro bene, inammissibile, spirituale. Anche i santi avranno riposo solo in cielo. La terra è prova: l'eterno riposo è in Paradiso ove è gaudio eterno. Ecco la preghiera di Gesù: «Voglio, o Padre, che anch'essi siano dove vado io». Ed Egli è salito al cielo vittorioso. Ma quando? dopo il Calvario, dopo le condanne di Pilato, Erode, Caifa; dopo gli abbandoni, il tradimento, il Getsemani, Nazaret, l'esilio, Betlemme. Gesù prima d'incominciare la Passione, pregò così: «Ora vengo
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a te, o Padre; e questo dico nel mondo affinché abbiano il mio gaudio in sé stessi... Non chiedo che li levi dal mondo, ma che li guardi dal male... Santificali nella verità: la tua parola è verità. Né soltanto per questi io prego, ma per tutti quelli che crederanno in me, per la loro parola: che siano tutti una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me ed io in te... E la gloria che mi desti, l'ho data loro, affinché siano una sola cosa, come siamo noi... Padre, io voglio che dove sono io, siano pure con me, quelli che mi affidasti affinché vedano la gloria mia, che tu mi hai data, perché tu mi hai amato prima della creazione del mondo»1.
Canto di «Ubi charitas» e recita della invocazione «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi» a modo di coroncina.

UBI CHARITAS

Ubi charitas et amor, Deus ibi est.
Congregavit nos in unum Christi amor. Exsultemus, et in ipso jucundemur. Timeamus, et amemus Deum vivum. Et ex corde diligamus nos sincero.
Ubi charitas et amor, Deus ibi est.
Simul ergo cum in unum congregamur: ne nos mente dividamur caveamus. Cessent jurgia maligna, cessent lites. Et in medio nostri sit Christus Deus.
Ubi charitas et amor, Deus ibi est.
Simul quoque cum beatis videamus. Glorianter vultum tuum, Christe Deus: Gaudium quod est immensum, atque probum. Saecula per infinita saeculorum. Amen.

Coroncina: «Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi!» (50 volte, intercalando col Gloria ogni decade).
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2. In Cielo si vive di Dio: luce, forza, gaudio. - Dopo queste cose, vidi una folla immensa, che nessuno poteva contare, d'ogni nazione e tribù e popolo e linguaggio. Essi stavano davanti al trono e dinanzi all'Agnello, in bianche vesti e con palme in mano, e gridavano a gran voce e dicevano: La salute al nostro Dio che siede sul trono e all'Agnello! E tutti gli Angeli che stavano intorno al trono, ai vegliardi e ai quattro animali si prostrarono bocconi dinanzi al trono e adorarono Dio dicendo: Amen! Benedizione, gloria, sapienza, ringraziamenti, onore, potenza e forza al nostro Dio, nei secoli dei secoli. Così sia. E mi disse uno dei vegliardi: Questi vestiti di bianco chi sono? e donde vennero? Ed io gli risposi: Signor mio, tu lo sai. Ed egli mi disse: Questi sono quelli che vengono dalla gran tribolazione, e han lavato le loro vesti e le han fatte bianche nel sangue dell'Agnello. Perciò stanno dinanzi al trono di Dio, e dì e notte lo servono nel suo tempio; e l'assiso sul trono abiterà sopra di essi. Essi non avran più fame né sete, né li colpirà più il sole né ardore alcuno, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà loro pastore, e li condurrà alle fonti delle acque della vita, e Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi» (Apoc. 7,9-17).
Il gaudio in cielo sarà tale che basterebbe a farci scoppiare il cuore, se esso non fosse allora sostenuto da una forza divina. S. Francesco Saverio, ancor sulla terra, diceva, slacciandosi gli abiti sul petto: «Basta, o Signore, basta; non più! il mio cuore non è capace di sostenerne di più».
In Paradiso il gaudio sarà apportato da un triplice amore, che è l'amore stesso con cui Gesù Cristo ama il Padre.
a) Amore di benevolenza: cioè volere il bene e la
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gloria di Dio. Il Figlio si compiace di desiderare e procurare la gloria del Padre: «Io non cerco la gloria mia, ma cerco la gloria di Colui che mi ha mandato».
Egli cerca di accrescere e di procurare la maggior gloria del Padre. I beati saranno felici di procurare la gloria di Dio con le loro lodi, le preghiere, i ringraziamenti; come è felice Gesù Cristo nel cercare maggior gloria al Padre. I Santi, già vivendo sulla terra, vivono di questo e tutto immolano alla maggior gloria di Dio: «Ad majorem Dei gloriam».
b) Amore di compiacenza: l'anima si compiacerà della infinita grandezza, sapienza, eternità, potenza, carità di Dio. Resterà estatica innanzi a questo Dio infinito; la sua gioia sarà superiore ad ogni senso umano. Non vi è soltanto l'estasi d'amore di una S. Caterina; non vi è soltanto la compiacenza di un padre che abbia un figlio degnissimo; non vi è soltanto l'affettuosa consolazione di chi assiste ad una canonizzazione solenne in S. Pietro: ma, immensamente di più! L'Angelo diceva a S. Giovanni che, stupito della sua bellezza, voleva adorarlo: «Vide, ne feceris, conservus enim tuus sum». L'anima s'immerge in Dio; con una dolcissima violenza d'amore aderisce a Lui.
c) Amore di riconoscenza: la gioia della riconoscenza al Signore per la creazione, per la redenzione per la santificazione. Al Padre si attribuiscono le opere di potenza, specialmente la creazione. A Lui che è il principio di tutte le creature visibili ed invisibili, a Lui che è re della gloria e dei secoli, a Lui che è il tesoro unico e vero, con effusione commossa di riconoscenza canteremo: «Soli Deo honor et gloria», per averci creati. Al Figlio dobbiamo la Redenzione ed il Vangelo. A Lui baceremo le piaghe delle mani, dei piedi, del costato; per la sua Risurrezione e Ascensione; per l'Eucarestia ci rallegreremo come di vittorie
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amorose, poiché tutto fu fatto per noi; per il suo Vangelo, per la Chiesa, per la retribuzione ai giusti sentiremo ineffabile giocondità: «in ipso, et cum ipso, et per ipsum» Allo Spirito Santo dobbiamo la santificazione nell'amore. Lo ameremo per l'adozione a figli ed eredi di Dio; per la vocazione dei religiosi e Sacerdoti; per l'effusione di tutte le grazie, attuali e santificanti; per la perseveranza, per la risurrezione, per la visione beatifica.
Incominciamo sulla terra ad esercitarci in questo triplice amore di benevolenza, di compiacenza, di riconoscenza. Il vero nostro vivere è il Paradiso; sulla terra ci prepariamo e impariamo: conoscendo, servendo, pregando il Signore con fedeltà di figli.
Cantiamo «: Cristo risusciti» augurando gloria al Maestro Divino. Poi reciteremo la preghiera a Lui.

INNO

Cristo risusciti - in tutti i cuori,
Cristo si celebri - Cristo s'adori.
Gloria al Signor!

Chiamate o popoli, - Del regno umano
Cristo sovrano.
Gloria al Signor!

Dense le tenebre - son del pensiero:
Cristo è la fulgida - Luce del vero.
Gloria al Signor!

Del ciel la patria - Che il cor desia
Cristo è la via.
Gloria al Signor!

A GESÙ MAESTRO

O nostro Maestro, Gesù Cristo, che sei Via, Verità e Vita, fa' che noi impariamo la sovraeminente scienza della tua carità nello spirito di S. Paolo Apostolo e della
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Chiesa Cattolica. Manda il tuo Spirito Santo affinché ci insegni e ci suggerisca ciò che hai insegnato nel beneplacito del Padre.
Illumina le nostre intelligenze a comprendere e meditare le divine Scritture. Rendi docili le nostre volontà agli esempi e ai precetti della tua dolcezza. Insegnaci a pregare degnamente, attentamente e devotamente con le parole dello Spirito divino.
O Signore, che io ti conosca, ti ami, viva di te e ti possa godere in eterno.

O Gesù Maestro, Via, Verità e Vita
Abbiate pietà di noi.

3. Come prepararci al Paradiso. - Il settimo Angelo diede fiato alla tromba, e in cielo si alzaron grandi voci che dicevano: Il regno di questo mondo è passato nelle mani del Signor nostro e del suo Cristo, ed Egli regnerà nei secoli dei secoli. Così sia. E i ventiquattro vegliardi che nel cospetto di Dio seggono sui loro troni, si prostrarono bocconi, adorarono Dio, dicendo: Ti rendiamo grazie, Signore Dio Onnipotente, che sei, che eri e che verrai, perché hai assunto il tuo gran potere e sei entrato in possesso del regno. Le genti si sono irritate, ma è venuta la tua ira e l'ora di giudicare i morti, e di dar la ricompensa ai profeti tuoi servi, e ai santi, e a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di sperdere quelli che han mandato in perdizione la terra. E si aprì il tempio di Dio che è nel cielo, e nel suo tempio apparve l'arca del testamento, e ne vennero folgori e grida e terremoti e grandine grossa (Apoc. 11,15-19).
Il Paradiso è gaudio ineffabile: come meritarlo? Stando col Signore: «Nostra conversatio in coelis est». Dobbiamo incorporarci in Cristo coi Sacramenti, i Sacramentali, la preghiera. I Sacramenti, specialmente l'Eucarestia, ci innestano in Gesù Cristo per la grazia.
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Essi conferiscono la grazia prima, se sono Sacramenti dei morti; ovvero la grazia seconda, se sono Sacramenti dei vivi. La Santa Messa, poi, e la Comunione più direttamente accrescono in noi la grazia, anzi qui abbiamo il Fonte e l'Autore stesso della grazia.
I Sacramentali conferiscono la grazia secondo le disposizioni dell'anima che li riceve. Essi sono: le benedizioni, la lettura della Bibbia, la predicazione, le processioni, il Breviario, il segno di croce, la liturgia in generale...
La preghiera è già amore vero di Dio. Il trattenerci familiarmente con Dio è apprezzare la Sua compagnia. Il figlio che ama il padre sta volentieri con lui; lo sente, lo interroga, si confida con lui, chiede a lui: vive di una santa intimità con lui. «Non habet amaritudinem conversatio illius». Qui si dovrebbe riportare quanto Sant'Alfonso scrive nelle sue due operette: «Del gran mezzo della preghiera», e «Del trattare familiare con Dio». Preghiera, infatti, in senso generale, è: «Elevatio mentis in Deum». È preghiera: la meditazione, la lettura spirituale, l'esame di coscienza, il S. Rosario, le orazioni del mattino e della sera, ecc.
Sono preghiera tutte le forme di divozione: alla Madonna, a S. Giuseppe, a S. Paolo, agli Angeli Custodi a tutti i Santi ed alle Anime Purganti.
La conversazione con Dio sulla terra richiede la vittoria sulla fantasia, sulle tendenze umane e terrene della natura: perciò acquista grande merito per il Paradiso. I Santi anzi sono arrivati a godere di Dio anche sulla terra, dopo molto esercizio di preghiera e di contemplazione. Almeno ora cominciamo ad affezionarci sempre di più all'orazione. L'amore di Dio si mostra col desiderare e contemplare Dio, con lo stare con Lui. Se lo spirito di orazione sarà intimo ed elevato verso Dio, avremo meno od anche nulla di purgatorio; il
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nostro amore verso Dio ed il nostro gaudio in Gesù Cristo sarà assai più intenso.
Cantiamo il «Veni Sancte Spiritus» e preghiamo S. Giuseppe.

VENI, SANCTE SPIRITUS

Veni, Sancte Spiritus,
Et emitte caelitus
Lucis tuae radium.

Veni, pater pauperum,
Veni, dator munerum,
Veni, lumen cordium.

Consolator optime,
Dulcis hospes animae,
Dulce refrigerium.

In labore requies,
In aestu temperies,
In fletu solatium.

O lux beatissima,
Reple cordis intima
Tuorum fidelium.

Sine tuo numine,
Nihil est in homine,
Nihil est innoxium.

Lava quod est sordidum,
Riga quod est aridum,
Sana quod est saucium,

Flecte quod est rigidum,
Fove quod est frigidum,
Rege quod est devium.

Da tuis fidelibus
In Te confidentibus
Sacrum septenarium,

Da virtutis meritum
Da salutis exitum
Da perenne gaudium.
Amen.
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A S. GIUSEPPE

O custode e padre dei vergini, S. Giuseppe, alla cui custodia fu affidata la stessa Innocenza, Cristo Gesù, e la Vergine delle vergini, Maria; per questo duplice carissimo pegno, Gesù e Maria, ti prego e scongiuro a preservarmi da ogni impurità, e con mente incontaminata, con puro cuore e casto corpo, fammi castissimamente servire a Gesù e a Maria. Così sia.
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1 Gv 17.